Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

5 - Deja-vu non proprio veri

Quel giorno, un giorno come tanti altri, Nikolai si trovava a scuola.
Non ricordava bene come fosse tornato di nuovo davanti a quel distributore, si sentiva come in un deja-vu.

Il ragazzo allora si girò, deciso a tornare in giardino, dove avrebbe sicuramente incontrato i suoi amici ma si scontrò con una persona.

«Akutagawa-san... Ormai questo è il nostro punto» ridacchiò l'albino, un po' stranito da tutta quella situazione assurda.
C'era qualcosa che non andava.

La ragazza si limitò a fissare i fogli che le erano caduti a terra, senza espressione.

«Ti senti bene?» Chiese titubante Nikolai, cercando contatto visivo con la ragazza, la quale però continuava a guardare i fogli a terra.

«Sto bene. Nulla mi può più far male ormai»
Non c'era tono nella sua voce.
Non c'era espressione nel suo viso o vivacità nei suoi occhi argentati.

«Oh. Beh, mi dispiace ma non credo di poter essere molto utile a riguardo»

Finalmente la ragazza alzò lo sguardo.
Lo puntò in quello di Nikolai e improvvisamente delle lacrime cominciarono a scorrerle dagli occhi.
Manteneva sempre la stessa espressione neutra mentre le sue guance venivano bagnate dalle calde lacrime e i suoi occhi diventavano rossi.

«Potevi. Mi hai lasciata morire»

Nikolai era interdetto. Anzi, era completamente confuso.
A malapena si conoscevano, cosa avrebbe dovuto fare per lei? Neanche sapeva che stesse tanto male.

«Beh, scusa ma cioè non lo sapevo-»

«Hai preferito lui a me» continuò lei, noncurante delle parole dell'altro.

Nikolai era sempre più confuso.

«Ehm...»

«Pensavo che fossimo inseparabili. Io ti volevo tanto bene»

Il ragazzo voleva uscire da quella situazione il più in fretta possibile, quella era evidentemente pazza e non sapeva cosa fare.
Solo che quando si girò, non vide niente.
Intorno a loro c'era solo bianco.
Il pavimento.
Il soffitto.
Una distesa infinita di bianco.

«Vuoi abbandonarmi di nuovo?» Chiese Akutagawa, facendo scorrere una lunga ciocca di lunghi capelli bianchi tra le dita.
Nikolai riportò lo sguardo su di lei e notò con orrore che tutti i suoi capelli erano diventati bianchi.

«I-io...»
Il cuore di Nikolai aveva preso a martellare forte nella gabbia toracica. Cominciava a sentire l'angoscia schiacciarlo, un'angoscia grande quanto tutta quell'infinita coltre di bianco.
Da un momento all'altro avrebbe probabilmente fatto fatica a respirare.
Gli occhi gli dolevano.
Un dolore acuto si manifestò nel cuore e si diffuse come un ago, squarciando qualsiasi parete del suo corpo fino alla gola.
La sensibilità alle ginocchia cominciò a mancargli.

«Ci pensi mai a me, fratellone?»

La ragazza riaprì gli occhi.
Erano gialli.
Iniettati di sangue e lacrime.
Fissò quel volto scarno rigato da lacrime e d'un tratto, tutto gli fu più chiaro.

«Erza...»
Tutte le altre parole gli morirono in gola.
Quella singola parola, aveva smosso tutta quella macchina che era il suo corpo e lo aveva fatto cadere in ginocchio.
Guardava quella che adesso sembrava una bambina di più o meno nove anni, dai capelli di un bianco candido e gli occhi di un giallo luminoso, tanto simile a lui e non riusciva a non provare una tristezza e un rammarico immensi.

Lei sorrise.
«Niko... Tu mi volevi bene?»

Nikolai non riusciva a rispondere.
Non riusciva a fare niente.
Non voleva rispondere.
Non voleva dire la verità.
Perché la verità era passato, era ricordi, era debolezza e prigionia.
Lui adesso era su un'altra strada, la strada della libertà d'animo.
E non avrebbe guardato indietro.
Per quanto il suo cuore avesse voluto.
Avrebbe ascoltato la sua anima.

«No»

La bambina stette in silenzio.
Guardò suo fratello e il suo viso apatico.
E subito dopo, il sangue iniettato nei suoi occhi, cominciò a sgorgare dai condotti lacrimali mentre il suo sorriso luminoso, un tempo la più grande gioia agli occhi del fratello, si spegneva.

«Io si»

E detto questo, sotto gli occhi di Nikolai, la bambina cadde a terra a gattoni, mentre un livido si formava sulla sua spalla.
Cacciò un urlo.
Qualcos'altro sembrò colpirle il braccio, cadde a terra continuando a urlare e piangere sangue, mentre sempre più colpi e lividi cominciarono a martoriarle il piccolo corpicino denutrito, fino a farla sanguinare.

Nikolai a guardarla si sentiva distrutto dentro.
Si accasciò mentre un dolore troppo grande per essere sopportato gli riempiva il corpo e lo faceva tremare.
Mentre sentiva le urla di sua sorella e la vedeva morire ancora una volta.
Veder morire ancora una volta la persona a cui più teneva.

La bambina che dava sempre metà del poco cibo che aveva al fratello che mangiava troppo.

La bambina che a furia di chiedere al fratello di farle la treccia, aveva fatto si che quello imparasse a farla.

La bambina che sorrideva nonostante la fame.

La bambina che quando vedeva un animaletto morto prendeva dei fiori e glieli poneva con gentilezza vicino.

«Fratellone»
Nikolai puntualmente si girava, abituato a quell'appellativo.
«Quando avremo di nuovo una casa voglio che tu mi insegni come fare la treccia» diceva tutta sorridente, guardando il fratello con quegli occhi luminosi, più scuri rispetto ai suoi.
«Certo sorellina» rispondeva lui prendendola in braccio, dandole un bacio sulla tempia.

E poi era arrivato quel giorno.
Quel giorno in cui quel sorriso si era spento.
Quel giorno in cui i suoi capelli candidi si erano macchiati di sangue scarlatto, fango sporco e bagnati di neve gelida.
Quel giorno in cui le sue urla si erano sentite tanto forti da aver riunito tutta la piazza davanti a quel macabro spettacolo dell'orrore.

Quello stesso spettacolo di cui adesso Nikolai era dolente spettatore.
Quello stesso spettacolo che avrebbe voluto interrompere, ma che non poteva fermare.

Voleva urlare con lei.
Voleva morire con lei.
Non voleva vedere quegli occhi colmi di lacrime, quella stessa bocca che tanto spesso si era posata sulle sue guance, lurida di sangue mentre urlava di dolore.

«N-niko...» esalò con il suo ultimo respiro, con la sua piccola manina che tentava di raggiungere il fratello, il quale inerme, poteva solo assistere a quell'incubo.

E quando vide gli occhi della sorella perdere vita per una seconda volta, una sola lacrima solcò le sue gote.
Aveva di nuovo assistito alla morte della persona che più amava.
Aveva di nuovo assistito alla morte della sua anima.

Poi si svegliò.
Si guardò intorno ansimante, constatando con un po' di sollievo di essere nella sua stanza.
Era sudato, il cuore gli andava a mille e la lacrima che aveva sognato di versare era veramente sul suo viso.
Erza...

Si portò una mano al cuore e strinse gli occhi, come se così facendo potesse far svanire quell'opprimente sensazione, quella di cui stava cercando incessantemente di liberarsi da più di quattro anni.
Quella pesantezza sul petto che gli aveva fatto capire quanto ristretto potesse essere tutto ciò che provava.
Non era forse l'anima qualcosa di infinito?
Le emozioni erano come catene che gli impedivano di prendere il volo verso il cielo, il vasto e infinito cielo che avrebbe reso libero il suo spirito.
Le emozioni erano limitazioni.
Le persone erano un bene relativo.

Finché si sarebbe limitato ad amare, avrebbe soltanto custodito e sprecato la chiave delle sue catene.
Non avrebbe potuto volare.
Volere bene significava soffrire.
Soffrire significava essere rinchiusi nel baratro delle emozioni.

Nikolai fece scorrere i suoi occhi luminosi nel buio della sua camera, di cui solo un'infima parte era illuminata dai malinconici raggi lunari e allungò una mano per cercare di raggiungerli.
Quando questa fu illuminata totalmente, la osservò e cominciò a muovere le dita, a ruotare la mano come se non fosse mai stata sua.
Come se fosse stata la prima volta che la vedeva.
Riguardò quella piccola cicatrice su un pollice e la carezzò piano con l'indice, mentre la sua mente vuota guardava la falange con stupore.
Poteva essere forse una cosa strana quella, ma non gli importava.
Era solo.
E comunque se non lo fosse stato, non gli sarebbe importato.
Aveva bisogno di svuotare la testa.
Aveva bisogno di guardare la sua mano per realizzare di esserci.
Ogni tanto, aveva bisogno di sentirsi ancora lì, di riscoprire ancora che era vivo, che aveva un corpo e una vita intera, frutto delle sue azioni nel trascorso di anni e anni.

Poi si sentì un cigolio e la maniglia si abbassò, rivelando la figura di un Fyodor assonnato.
Nikolai puntò i suoi occhi sorpresi in quelli stanchi dell'altro che lo guardava con un cipiglio.
«Tutto bene Fyofyo?» Chiese piano l'albino, pensando che svegliare Makoto in quel momento era proprio l'ultima cosa che gli ci voleva.

Il corvino gli rivolse un'occhiata seria per un paio di secondi, forse stava studiando cosa fare o forse era solo arrabbiato perché era sveglio ad un orario così improbabile, fatto sta che borbottò qualcosa e si stropicciò gli occhi.
E con grande sorpresa di Nikolai, Fyodor si avvicinò a lui, spostò le coperte e si infilò nel letto, prendendo poi un po' bruscamente la sua testa e spostandola sul suo petto.

Lì l'albino potè sentire il cuore dell'altro, placido e regolare, un tum-tum che somigliava quasi ad una ninna nanna.
Sentì il respiro dell'altro infrangersi sulla sua nuca e la sua mano sulla sua testa che piano piano cominciava a lasciare la presa sui suoi capelli.
«Ora dormi scalmanato»

E pensò che Fyodor non era lì chissà per cosa.
Era lì perché probabilmente lo aveva sentito agitarsi nel sonno.
Perché voleva vederlo felice.
Sapeva che Nikolai amava essere abbracciato anche se diceva di no, sapeva anche che gli piaceva sentirsi protetto così, come lui stava facendo proprio adesso.

Fyodor, sapeva che Nikolai era importante per lui.

A.A

Scusate l'assenza, comunque, se volete un po' più di movida aspettate il 7👀
E non dico nient'altro.
Veramente, non pensavo fosse passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho pubblicato, ma è stato un periodo movimentato e io diciamo che neanche io sono stata proprio benissimo.
Spero che la storia anche se un po' strana, vi stia piacendo e spero anche che stiate un po' capendo quel che succede HAHAHA
Comunque, alla prossima💖

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro