❤️🪄
tw: doveva essere una os tranquilla, ma questi alla fine 🎺no come conigli.
Mi spiace!
Non c'è bisogno che glielo si faccia notare, Simone ci arriva pure da solo a capire l'assurdità della sua idea, grazie tante.
Ciò comunque non lo fermerà dall'attuarla.
Hanno provato Giulio e Monica a dissuaderlo, avvolti nella loro aurea luminosa tipica degli innamorati che non conoscono angosce e sempre pronti a ripetere formule di rito quali "guarda che noi lo diciamo per il tuo bene... non la puoi affrontare così sta situazione."
Per il mio bene?! – sbuffa intanto che scandaglia tutti i portoni alla ricerca del civico giusto – se mi volessero davvero bene sarebbero venuti con me in questo quartiere dimenticato da Dio, altroché.
Non è stato semplice, anzi si è dovuto muovere come un ladro nella sua stessa casa, i passi felpati e le varie maniglie abbassate a rallentatore, per non essere né visto né sentito da papà e nonna che ancora dormivano, ma alla fine è riuscito a sgattaiolare fuori.
Per fortuna.
Se solo Dante avesse saputo cosa stava facendo, probabilmente avrebbe tentato di fermarlo con uno dei suoi monologhi sulla vita, la filosofia, o dio non voglia, il lasciarsi vedere per quello che si è e la legge morale dentro di noi, che tanto sfidano la soglia di tolleranza e pure la pazienza del figlio.
Simone non ce l'ha con il padre, sa bene che si impegna davvero, che prova con ogni mezzo possibile a recuperare il loro rapporto, forse molto di più di quanto in effetti faccia lui, ma è anche consapevole che, appena vengono fuori certe questioni, il dialogo diventa più difficile.
Della sua sessualità, più nello specifico del perché con quella brava ragazza di Laura, mi pare tanto a modo, non fosse finita bene, gliene aveva detto con un nervosismo dovuto solo all'imbarazzo dell'argomento e non di certo alla paura di essere giudicato.
Che poi quello ci avesse messo un attimo a farsi i conti in testa e capire più di quanto Simone volesse ammettere, è un altro discorso che preferisce non ricordare, non fosse altro per il rossore sulle guance che sente propagarsi anche a distanza di giorni da quando ne hanno parlato.
Non perdeva tempo infatti Dante a chiedere, con il suo solito fare impiccione, se Manuel lo sa che ti sei innamorato di lui? e al figlio non restava che, nell'ordine, sgranare gli occhi, strozzarsi con la saliva e "io non– non è così, non è così" ribadire come una nenia fra un colpo di tosse e l'altro.
Ripensandoci, non è tanto sicuro che la sua dote attoriale sia stata apprezzata, ma piuttosto teme che, se non si sbriga a prendere in mano la situazione, si ritroverà presto vittima della solita incapacità paterna di mantenere un segreto che sia uno per sé.
Abbassa allora gli occhi sull'indirizzo trovato per caso sull'elenco due sere prima, legge di nuovo il nome della «fattucchiera Rossana: filtri d'amore, lettura carte e numeri del lotto» e, quando risolleva la testa, si rende conto di essere finalmente giunto a destinazione.
Se lo chiede fino all'ultimo se stia facendo una cazzata di proporzioni bibliche, ma poi – come tutte le volte in cui gli sorge tale domanda – ignora la risposta offerta dal cervello e procede a battere le nocche sul portoncino in legno.
Sono passate diverse ore da quando ha fatto ciò che doveva, o così almeno gli segnala l'orologio al polso, eppure Simone continua a sentirsi esattamente uguale a prima.
Un po' deve confessare di essersi innervosito all'idea di quello che sarebbe potuto succedere una volta in casa della maga, ma poi, tanto il fatto che si trattasse di una normale abitazione solo un po' vetusta, quanto che la stessa proprietaria lo abbia accolto con un sorriso gentile e parole d'affetto come se lo conoscesse da sempre, lo hanno placato.
Sembra una signora come le altre, potrebbe essere benissimo mia nonna, rifletteva intanto che ne scrutava i lineamenti paffuti, il prendisole fiorito e i capelli scuri raccolti in una crocchia scomposta e non faceva in tempo a chiedersi cosa avrebbe dovuto fare o dire che quella già lo invitava a sedersi al tavolino del salotto e a porgergli le mani.
Simone obbediva subito, passandole prima sul pantalone in lino e scusandosi comunque per l'eventuale sudore, "sono un po' nervoso, signora mi perdoni", balbettava e quella pareva quasi offesa da tutta la preoccupazione dimostrata.
Lo squadrava poi da sotto in su, storceva il viso in una smorfia incomprensibile e, con i palmi già sui suoi "non c'è bisogno di nessun nervosismo qua, Simo'. Mo riceme nu poc chi è sto guaglione che ti ha inguaiato."
Lui si meravigliava stupidamente di come avesse già capito tutto, poi annuiva e, preso com'era, nemmeno pensava al fatto che il proprio nome non l'avesse mai svelato.
Glielo raccontava così che il rapporto con Manuel era sempre stato un po' strano.
"Ci siamo conosciuti a scuola, io ho perso la testa appena l'ho visto e per un periodo pensavo pure che lui ci stesse... mi ha- mi ha anche baciato una volta" spiegava alzando una mano per mostrare il numero con l'indice, salvo poi essere fulminato con gli occhi dalla fattucchiera che "ma fuoss scem Simo'? Posa quelle mani o si perde l'incantesimo."
Continuava allora a parlare più fermo che mai, le diceva che le aveva provate tutte per fargli capire l'interesse, dallo stargli sempre accanto al cercare di farlo ingelosire con questo amico che però si era fidanzato e quindi non sortiva più tanto effetto, ma era come se Manuel non volesse rendersi conto, "dopo quel bacio mi ha chiesto scusa manco mi avesse fatto un torto e, nel frattempo sono passati diploma, vacanze assieme, primo anno di università per entrambi e nessuno dei due ha più fatto cenno all'evento."
Rossana lo seguiva assorta, ogni tanto emetteva dei brevi mh da cui Simone ricavava un emerito niente e solo alla fine del riassunto, "e tu quand'è che ti sei dichiarato?" chiedeva.
"Io quando mi sono... Mai! Sign– Rossana ma come mi devo dichiarare scusa? Manuel manco ci pensa a me, come posso farlo?!"
"Quindi Manuele non lo sa che lo vuoi... E se tu non glielo dici quello che ne può sapere?! Tu glielo devi dire e così si risolve tutto!"
Lui provava a non farsi influenzare, però, il dubbio che si fosse messo nelle mani di una totale svampita, gli batteva nella testa in modo sempre più prepotente.
Andava pure per dirglielo che la sua proposta era tutto meno che una soluzione effettiva al problema, ma lei lo precedeva balzando in piedi dalla seduta e "mo ti dò io quello che ti serve a te!" attestando.
Simone l'aveva tracannata tutta d'un fiato la brodaglia scura che, in un bicchiere della nutella di chissà quale tempo lontano, gli veniva messa sotto gli occhi.
Se ci pensa, gli pare ancora di sentire un distinto odore fruttato nelle narici, così come il sapore che ricordava qualcosa di dolce tendente all'esotico.
"E questo è un filtro d'amore potentissimo!" chiariva la fattucchiera prima di posarlo sul tavolo con un lieve tumpf "mo senti a Rossana tua, tu ti bevi questo e poi gli vai subito a dire a Manuele che lo ami e vedrai che lui cadrà ai tuoi piedi... vabbuò?"
Simone non se l'era fatto ripetere, aveva bevuto di fretta e, solo prima di andarsene, si era ricordato di doverla ancora pagare.
Insisteva molto, faceva anche per prendere il portafogli, ma la maga non voleva saperne. "Basta che ogni tanto venite a trovarmi con il fidanzato, accussì so' cuntenta!" sorrideva per poi sbattergli l'anta in faccia e lasciarlo per strada come un cretino.
L'ansia gli balla nella pancia da quando ha iniziato a prepararsi e neppure le mani si decidono a collaborare, tanto che di chiudere i polsini della camicia non se ne parla proprio ed è costretto, con non poca seccatura, a cercare il padre per tutta la casa solo per delegargli tale lavoro.
Dante riesce a resistere ben dieci secondi in silenzio, che dopo tutto è comunque un buon risultato, ma poi la domanda pare proprio scalpitargli dentro e lui allora ne ha pietà.
"Parla, dai, lo vedo che stai per esplodere."
Quello scuote la testa, "non ho niente da dire", giura, ma appena il figlio fa per andarsene con i polsini chiusi e un mormorato grazie, lo tira indietro da una spalla e "tu lo sai che sono tanto fiero di te, vero amore?" chiede.
E' solo perché non può fare tardi all'appuntamento da lui stesso organizzato che Simone non cede ad un pianto commosso tra le braccia del papà.
Manuel è bellissimo.
Non che sia una novità scoperta sul momento, in un locale affollato e con il sole che tramonta ad illuminargli appena il volto, ma Manuel è bellissimo davvero e Simone non sa proprio come smetterla di ripeterselo nella testa.
Gli sta seduto di fronte, ne osserva i lineamenti perfetti del viso, le dita che scorrono piano sul menu, lo sguardo che ogni tanto sale nel suo per chiedere cosa gliene pare di questo o quell'altro cocktail e pensa solo a quanto vorrebbe allungare un braccio, spingere a terra bicchieri, tovagliette, insomma tutti gli ostacoli e "non me ne frega un cazzo dei cocktail" dirgli "prendi me qua sopra."
Il cameriere arrivato per ritirare i loro ordini lo ferma giusto in tempo dal farlo.
Si schiarisce la gola, recita la propria richiesta come una flebile preghiera e, appena sono di nuovo soli, decide che quello è il momento giusto per parlare.
Non sa in che modo Manuel lo stia vedendo a causa del filtro d'amore ingerito, muore anzi dalla voglia di capirlo, sa solo che deve essere meraviglioso, forse irresistibile.
O così, o altrimenti non se lo spiega perché a stento riesce a terminare una goffa dichiarazione che quello già pare volergli saltare addosso impaziente.
Sorride con gli occhi illuminati, stringe la sua mano tremante sul tavolino, non sai da quanto speravo di sentire una cosa del genere Simo', mormora e il piccolo crede di sognare mentre lo vede sporgersi oltre la seduta per lasciargli un casto bacio sulle labbra, proprio lì nel bar, davanti a tutti.
Da lì in poi non capisce più nulla, anzi gli pare che il pomeriggio voli via in un attimo tanto da ritrovarsi fuori dal locale senza nemmeno accorgersene, il cuore ancora a mille e una sosta non preventivata dal primo fioraio che incontrano sulla strada del ritorno perché Manuel "volevo portarteli da prima, ma temevo di aver frainteso tutto" dice porgendogli gentilmente un mazzolino di orchidee.
Con il naso immerso nei fiori, Simone riesce solo a pensare a quanto, nonostante la magia del filtro, gli occhi dell'altro non sembrano poi così diversi da come l'hanno sempre guardato.
Giulio e Monica, senza alcuna sorpresa, iniziano a prenderlo in giro prima ancora di sentire tutto il racconto.
Che l'innamoramento di Manuel verso di lui sia dovuto ad una brodaglia preparata da una imbonitrice seriale, così la chiama l'amico, è assolutamente fuor di discussione.
"Manuel ti muore dietro dal terzo anno di scuola, Simo'" dice una "basta vedere come era geloso di me" aggiunge l'altro.
"Ma ti ricordi quando in gita ha finto di stare male e svenire sul mio letto per non farci dormire insieme?"
Monica scoppia a ridere, poi tira fuori il solito aneddoto del fidanzato che vagava nei corridoi dell'hotel con cuscino sottobraccio e occhiaie fino ai piedi e "non c'è nessuno che ha contribuito alla nostra relazione più di Manuel" attesta "quello avrebbe fatto di tutto per togliersi Giulietto dai piedi."
Sbuffa irrequieto Simone, "che c'entra questo" borbotta "comunque ci sono tante altre volte in cui non ha fatto nulla del genere!"
Gli amici lo guardano come se fosse scemo, Giulio si spinge addirittura a dirglielo a voce alta e, per avvalorare ancora di più la tesi, gli fa presente che per diverso tempo è stato proprio lui a tagliarlo fuori dalla sua vita.
"Ti eri messo in testa di dimenticartelo e hai pensato bene di fare il cretino con Mimmo per tutto il quarto anno, te lo ricordi questo, si? Te lo ricordi pure come c'è stato male Manuel?" insiste come se Simone non si fosse sentito già una merda all'epoca.
Non ci aveva manco combinato nulla con il nuovo inquilino di casa sua alla fine.
Gli piaceva riceverne le attenzioni, certo, lo facevano sentire utile, visto – che quello era un periodo in cui si sentiva parecchio invisibile – forse approfittava un po' della vicinanza, ma comunque dismetteva subito qualunque giochetto non appena notava, più che la gelosia, la delusione di Manuel.
A pensarci, l'amico non era mai stato un tipo arrendevole, ciò che anzi l'aveva fatto innamorare di lui era stata proprio la forza con cui imperterrito contrastava tutto ciò che gli si mettesse di traverso.
Non sembrava mai voler scendere a patti con niente, le cose le faceva di testa sua o non le faceva affatto e Simone, che invece si lasciava soffocare dal senso del dovere, da quell'atteggiamento così sprezzante era rimasto folgorato, vedendoci dentro un mondo intero da conoscere ancora.
Ecco perché si era allarmato quando lo aveva scoperto improvvisamente spento, privo di qualsiasi reattività, la vita che gli cadeva addosso e lui che si lasciava travolgere.
Ci aveva messo una settimana a dimenticarsi di Mimmo, delle sue giacche prestate solo per fare scena, dei finti appuntamenti che poi erano pomeriggi passati in casa, delle mille volte che aveva ignorato gli sguardi di Manuel per ottenere cosa? Non se lo ricordava nemmeno più.
Mi manca parlarci tutti i giorni – pensava – stare sempre insieme, girare in moto per Roma stretto a lui, litigare per qualche cazzata e tenergli il broncio anche se poi mi lascia un caffè sul banco e non dice nulla, ma io lo so che è il suo modo per chiedermi scusa.
Glielo fa presente Monica, riportandolo così alla realtà, che solo quando lui si era deciso a recuperare il rapporto, a chiedere il solito passaggio dopo scuola, a suggerire nei compiti in classe, a sedersi di nuovo nel posto accanto al suo, Manuel aveva ripreso a sorridere.
Simone lo sa che non ha torto, così come sa che, mentre lui parlotta fittamente sotto l'ombrellone, il soggetto del discorso lo guarda dall'acqua nella quale è immerso fino al collo e, se i loro occhi si incrociano, prima lo invita a raggiungerlo e poi gli offre un sorriso identico a quello dei tempi della scuola.
Riesce a resistere altri dieci minuti, ma alla fine sospira, si scrolla la sabbia di dosso e, fregandosene delle risate degli amici ad accompagnarlo, corre dal suo amore.
Ai baci leggeri come sveglia mattutina, alle passeggiate sulla spiaggia mano nella mano e pure al modo illegale che ha Manuel di sussurrargli all'orecchio la frase più dolce del mondo e nello stesso tempo la peggiore porcheria mai sentita, Simone fatica ad abituarsi.
Ne accoglie le premure, si lascia anzi cullare dalla dolcezza dell'altro, che mai pensava avrebbe potuto goderne e di certo non è così scemo da privarsene ora che può averla tutta per sé, ma c'è sempre una sensazione di incompletezza a tormentarlo, un pensiero cupo che gli impedisce di sentirsi totalmente sereno.
L'altro pare non accorgersi di nulla, o se lo fa non lo dà a vedere, anzi è sempre spensierato quando sono insieme, glielo ripete di continuo, lo stringe poi da dietro, ne bacia le spalle, il collo, si ferma sulla mandibola, non ci credo che sei tutto mio, dice contro la pelle coperta di brividi e Simone vorrebbe rispondere che pure lui stenta a farlo, che vive nella paura di alzarsi una mattina per scoprire l'effetto del filtro svanito e Manuel, svegliato dal torpore, pronto a mollarlo in un attimo.
Solo che poi i baci aumentano, le mani addosso non si fermano e il piccolo dimentica qualsiasi discorso volesse intraprendere, annientato dalla foga con la quale viene sbattuto sul letto di casa, o sul bancone di un vecchio garage o ancora sulla spiaggia deserta, il compagno perso nelle sue carni e lui che ricambia le spinte allo stesso ritmo folle.
Se lo chiede per la maggior parte del tempo cos'è che strega Manuel, quale visione distorta abbia che lo rende tanto innamorato.
Magari adesso mi vede biondo, riflette, più basso, più magro?, magari sembro meno petulante, più intelligente, forse– forse mi vede più femminile.
Non gli piace affatto avere tali pensieri.
Cerca infatti di segregarli in un angolo buio della mente per evitare che lo travolgano e rendano più angosciato di quello che sta diventando negli ultimi giorni.
E' un senso di colpa sfiancante a turbarlo ormai, la consapevolezza di aver costretto all'amore un ragazzo che, se avesse potuto farlo, di certo non avrebbe scelto lui.
Alla realizzazione che non può più continuare così ci arriva circa un mese dopo, tempo nel quale Manuel è stato capace di regalargli infiniti mazzi di fiori, portarlo ad almeno quindici appuntamenti, arrivare in villa e mettere su la ridicola pantomima delle presentazioni con il papà perché Dante mi conosce come alunno mica come fidanzato tuo, spiegava, mo devo entrare nelle sue grazie!, organizzare la stessa messinscena con Anita che ha pure finto di sconvolgersi quando si è trovata Simone nel salotto di casa e altre mille cose che hanno contribuito a cementare il suo amore e, nel frattempo, a farlo sentire una feccia della peggior specie.
Sono uscito un attimo, scribacchia quella mattina su un biglietto striminzito che lascia accanto alla testa addormentata di Manuel.
Ne accarezza piano i capelli, lo guarda muovere un braccio e imbronciarsi come se avesse riconosciuto anche nel sonno la mancanza di Simone e, prima che dei pensieri melodrammatici sopraggiungano, esce di casa.
A giudicare dalla faccia, la signora Rossana è piuttosto stupita di vederlo.
Lo accoglie lo stesso con due baci sulle guance, fa caldo assai Simo', non ti sei messo manco un cappellino in testa, rimprovera e lui le spiega che non deve preoccuparsi, che è corso da lei perché ha bisogno di parlarle con urgenza, non posso andare avanti così, e quella allora gli fa segno di sedersi e in silenzio si mette ad ascoltarlo.
Cerca di riassumere più che può Simone, dalla dichiarazione fatta nel bar dopo aver bevuto il filtro, fino agli ultimi giorni trascorsi con Manuel nei quali "sembra che sia ancora più preso di prima" dice "mi guarda come se fossi l'amore della sua vita."
"E tu non si cuntent? Volevi questo, o no?"
"Appunto! Io volevo questo!, ma Manuel no! Manuel chissà che voleva, chissà chi guardava prima che arrivassi con sto filtro, chissà come mi vede adesso che sono diverso!"
Si affanna per parlare, agita le mani in aria e, nella foga, gli viene pure il fiato corto.
Rossana non lo sta capendo, continua a ripetere che secondo lei Manuel ha sempre saputo di volerlo, che gli serviva solo la conferma di essere ricambiato, ricevere una certezza che, per qualche motivo, sentiva di non avere.
"Forse è nu poc insicuro il nostro Manuele, mh? Quello pensava che tu ti fossi scordato di lui e perciò non ti diceva niente!"
Lui non è per niente d'accordo, insiste anzi sul potere del filtro e non c'è altra spiegazione, conclude nervoso.
La maga allora si addolcisce, non ti pigliare collera, gli dice e dal nulla materializza una bottiglia con due bicchieri sul tavolinetto.
"Lo vuoi un succo di frutta? Tu mo c'avrai la pressione bassa, lo zucchero aiuta!"
E' solo dopo il secondo bicchiere, buttato giù anche quello ad una velocità esagerata, che Simone se ne rende conto.
Rossana lo chiama fesso una decina di volte, non può proprio darle torto.
Gli epiteti poco gentili comunque se li ripete anche da solo intanto che corre verso casa di Manuel, eppure, una volta sull'uscio, si blocca lo stesso, l'ansia che qualcosa non vada, che l'altro – filtro magico o meno – non lo voglia più, a paralizzarlo.
Simone ne è sicurissimo, quello non si sarà manco accorto di nulla, aprirà la porta, rientrerà in camera e se lo troverà lì, bellissimo, ancora a dormire in pace, lui che ha pensato a Manuel per tutto il tempo, e Manuel che–
"Amore mio, ma dov'eri finito?"
Gli salta addosso appena lo vede.
Ne accarezza le guance accaldate, sorride come se solo a vederlo il mondo avesse ripreso di nuovo a girare e mi ero preoccupato così tanto, non hai idea ripete sotto lo sguardo confuso del più piccolo il quale sono- sono stato via solo due ore, fa notare.
A Manuel però questa informazione risulta essere assolutamente irrilevante.
"Stavo impazzendo" continua infatti "credevo di aver sbagliato qualcosa... pensavo solo a quale cazzata delle mie potevo aver combinato, a te che te ne andavi perché avevi capito che alla fine non ne vale la pena..."
Ha bisogno di un attimo Simone per recepire quello che gli viene detto, assorbire il senso delle parole e rimanerne, di conseguenza, sconvolto.
Della sua insicurezza, delle volte che si è ritenuto inadeguato, ne è sempre stato fin troppo consapevole, ma che pure il compagno vivesse quei tormenti, che anche lui fosse logorato da identica angoscia, proprio non riusciva a figurarselo.
Gli scoppia dentro allora la necessità di confessare tutto quello che ha fatto per essere alla sua altezza, di rendergli chiaro che ero così disperato da usare pure mezzi ultraterreni affinché tu mi volessi e si prepara nel frattempo alla reazione divertita o peggio di rabbia che riceverà indietro.
Manuel però né ride, né perde le staffe, piuttosto, con gli occhi che paiono spiritati, gli porta le mani sui fianchi, si avvicina tanto da posare la testa contro la sua e "ma come fai a pensare che non ti voglia?" ringhia dando un colpo di reni in avanti.
"Io penso sempre a te Simo'" gli giura ancora "sono anni che non faccio altro... da quando ti ho visto la prima volta a scuola... avrei menato Palmieri ogni volta che ti toccava, preso Mimmo a calci solo perché ti stava troppo vicino e tu pensi che io non ti voglia? Ma non lo vedi quanto ti voglio? Non lo senti?"
Simone pare prendere fuoco sul posto, fa anche per rispondere, lo sento benissimo, vorrebbe dire, ma Manuel gli spinge la lingua in bocca e a lui non rimane che ansimare disperato mentre viene sbattuto sempre più forte contro il muro.
Quasi non se ne accorge poi quando il compagno indietreggia appena e nemmeno riesce ad iniziare una protesta che quello già è in ginocchio, gli occhi fissi verso l'alto e la sua mano che afferra per portarsela nei capelli.
Non dice neppure una parola, ma solo sorride strafottente e il piccolo si rende conto allora che se avesse più forza d'animo, se difronte a tale scena riuscisse a controllarsi, probabilmente lo tormenterebbe come Manuel fa sempre con lui, le spinte inferte fino a farlo lacrimare e il pollice premuto sul pomo d'Adamo solo per dirgli mi senti, amore? Mi senti che ti sto fottendo la gola?
Annuisce pure Simone quasi che i ruoli fossero invertiti e il piacere lo stesse dando e non ricevendo, si libera in pochi secondi nella bocca del compagno e, prima di poter dire altro, prima di imbarazzarsi nell'esternare le sue assurde pretese, è Manuel stesso, al solito, a leggergli nella mente.
"Adesso pensiamo a te, va bene amore mio?" chiede ancora in ginocchio e come se non avesse fatto nulla fino a quel momento e lui, con le gambe molli e già direzionato verso il letto ha pure l'ardire di "si Manu, ti prego" pigolare impaziente.
Manu non se lo fa ripetere due volte, ma gli è addosso in un attimo, le bocche subito unite e due dita che si intromettono nel bacio solo per sparire poi nel suo punto più intimo.
Lo prepara piano, pianissimo, e Simone si acquieta e si lascia riempire mentre quello lo inebria di parole dolci con una serietà nella voce e una devozione nello sguardo per le quali può solo chiedersi come ha fatto a non vederle prima, come ha fatto per tanto tempo a non accorgersi di un sentimento così palese.
"Lo capisci adesso quanto ti voglio Simo'?" gli dice ancora e ancora con le labbra sulle sue "Lo capisci che sei mio e che non serve un filtro d'amore se sono già innamorato perso?"
Fa cenno di si con la testa Simone e promette che è tutto reciproco, io pure ti amo Manu, assicura e sono tuo, solo tuo, ripete in una nenia disperata che basta a entrambi per raggiungere l'apice nello stesso momento, le mani strette assieme e lo stomaco del piccolo che si gonfia ad ogni spinta.
Manuel lo bacia un'ultima volta, tenta pure di muoversi, ma lui non ci sta e, con le gambe attorno al suo busto e un broncio prominente sul viso, gli impedisce di farlo.
Lo vede scuotere piano la testa, sempre così fai tu, dire divertito e, quando finalmente gli si stende di nuovo addosso, "Manu" lo richiama sottovoce.
"Mh? Che c'è amore?"
"Quindi... hai sempre voluto me?"
Si solleva appena appena Manuel, quanto serve per arrivare alle labbra di Simone e posarci sopra un leggero bacio.
"Ho sempre voluto te."
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nota dell'autrice:
Chiedo scusa in ginocchio a Mina per aver utilizzato il titolo di una sua canzone e alle paffute per tormentarle continuamente con queste fetecchie 🙏🏼
Grazie sempre a voi per l'attenzione e l'affetto, mi fanno scoppiare il cuore di felicità ♥️
Ciao!🧚♀️
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