II.
Dopo aver preparato caffè e cappuccini dalle 6:30 del mattino, è arrivato finalmente il momento tanto atteso della giornata lavorativa: la pausa pranzo. Appena che io, Camilla, Spike e Thomas percepiamo di aver terminato il nostro turno mattiniero, ci togliamo subito il grembiule e corriamo verso l'unica trattoria che ci accoglie ogni giorno come se fossimo i loro figli. Nel momento in cui ci troviamo di fronte all'uscio della porta d'ingresso, il proprietario accenna un sorriso e ci fa entrare, come se già sapesse che saremmo venuti.
"E anche oggi siete a casa mia!" grida il proprietario buttando la sigaretta appena finita per terra.
"Non la tradiremo mai!" replica Thomas già dentro nella disperata ricerca di un tavolo con quattro posti disponibili.
Il proprietario sbotta in una risata compiaciuta e il resto di noi entra cautamente.
"Trovato!" annuncio io. "Sta letteralmente dietro l'angolo della porta."
"Vedi? Ogni tanto i tuoi riflessi funzionano!" Spike si gira verso di me enunciando questa battuta non richiesta con tanto di occhiolino.
"Mamma mia, quanto sei simpatico, sto morendo dal ridere!" rispondo io alla sua provocazione con una battuta anch'essa ironica.
Tutti e quattro ci sediamo e la cameriera viene subito al nostro tavolo. Normalmente il menù cambia ogni giorno, anche se ho sempre notato che i piatti giornalieri non differiscono tanto tra loro, ma essendo una picky eater e che fortunatamente non sono l'unica al mondo, l'unico menù che può salvare il mio pranzo è quello composto da pasta al sugo, qualsiasi tipo di carne e le famose patate come contorno, che siano fritte, al forno e di qualsiasi tipo esistente. Molto spesso questa situazione mi mette un po' a disagio: per esempio nei matrimoni, battesimi o cerimonie importanti, sono quasi costretta a optare per il menù bambini perché non mangio pesce, e sì, mi imbarazza mangiare lo stesso menù dei bambini sotto i dodici anni, ma quando arriva il piatto di pasta al sugo sotto il naso, tutte i miei dubbi e preoccupazioni riguardo l'argomento svaniscono.
"Mmh, oggi tagliata di carne e melanzane grigliate." Camilla scruta il menù e poi si volta verso di me. "Tu menù bambini, giusto?"
"Ma che avete contro di me oggi?!" inizio a sbottare. Scoppiano a ridere mentre io divento rossa dall' imbarazzo. "E' da stamattina che, qualsiasi cosa che faccio, avete da dire!"
"Melissa, rilassati, stiamo scherzando!" dice Thomas ridendo e posando il menù sul tavolo. "Sei una persona molto... particolare!"
"Cosa intendi con particolare?" dico arcando un sopracciglio e stringendomi nelle spalle.
"Lo sappiamo tutti quanti ormai." Dice Camilla.
"C-cosa?" balbetto mentre la mia gamba inizia a muoversi nervosamente e chiedendomi se effettivamente avessero capito il mio talento nascosto.
"Non lo puoi più nascondere ormai, anche perché si nota tantissimo." Commenta Spike provocandomi come sempre.
"N-non capisco di cosa state parlando." Sposto nervosamente il ciuffo davanti ai miei occhi accorgendomi successivamente che mi sento accaldata e che sto sudando freddo.
Oltre alla mia gamba, però, anche l'acqua nel mio bicchiere e nei bicchieri di loro tre inizia a tremare. La porta d'ingresso inizia a spalancarsi, poiché fuori dal locale si sta alzando il vento, paragonabile ad una tromba d'aria. Peccato però che il meteo di oggi non prevedeva nessuna tromba d'aria in corso e neanche un filo di vento. Era tutta colpa mia.
"Ma oggi portava vento forte?" chiede Camilla scettica guardando dalla vetrata del locale.
"È inutile che lo nascondi. Sappiamo tutti che sei un'imbranata di prima categoria!"
Al sentire quella frase, tiro un sospiro di sollievo non tanto notevole e il mio livello di ansia inizia a calmarsi. All'improvviso, però, la porta che prima era spalancata si chiude con tanta violenza e i vetri si frantumano in mille pezzi e anche i bicchieri con l'acqua dentro si rovesciano sul tavolo. I miei tre colleghi si guardano negli occhi scettici dall'andamento della situazione. Nel frattempo, il proprietario e i camerieri si dirigono subito verso la porta con scopa e paletta in mano per raccogliere i pezzi di vetro.
"Mai visto una cosa del genere!" esclama Camilla versando altra acqua nel suo bicchiere.
"Camilla, le trombe d'aria esistono." Dice Spike sorridendo. "Non è piacevole vedere ciò che causano, ma non possono neanche essere considerate eventi paranormali." Nel mentre tenta di asciugare l'acqua rovesciata sulla tovaglia con il tovagliolo, mi lancia un'occhiata. "Tu, piuttosto. Possibile che prendi tutto sul serio?"
"È vero!" si intromette Thomas. "Ti sei addirittura agitata. Va tutto bene?"
"Si!" dico facendo uno scatto inspiegabile sulla sedia. "Sì, sì, perché no?!" mi schiarisco la voce mentre scruto negli occhi di tutti e tre.
"Tesoro, se hai un qualsiasi problema, puoi parlarcene. Possiamo aiutarti a trovare una soluzione." Dice Camilla in tono preoccupato.
"Sì, infatti." Dicono Thomas e Spike all'unisono.
"Sì, ragazzi, è tutto a posto! Semplicemente..." continuo a scrutare i loro visi nel tentativo di trovare una scusa plausibile per giustificare la mia reazione. "ODIO che qualcuno mi dica quanto...sia...imbranata." Concludo questa frase con un sorriso a trentadue denti nella speranza che si siano bevuti questa scusa.
"E c'è bisogno di andare in iperventilazione?" dice Thomas alzando un sopracciglio.
"Beh, sono una persona sensibile!" dico la prima risposta sensata che mi viene in mente. Ovviamente, scoppiano a ridere. Come non detto. Nel frattempo, arriva il primo piatto che abbiamo ordinato.
"Amore, secondo me sei un tantino esagerata." Interviene Camilla mentre inforchetta la pasta. Beh Camilla, come potevo dire che avevo paura che il mio cosiddetto talento venisse fuori e che il vetro della porta d'ingresso si era spaccato a causa mia? "A parte gli scherzi, se c'è qualcosa che non va o ti vuoi semplicemente sfogare, noi siamo qua." Poggia la mano sul mio braccio e me lo stringe dolcemente.
"No ragazzi, veramente, sto bene! Ho solo questo piccolo difetto. E so che con voi posso condividere le mie eventuali preoccupazioni. D'altronde, siete gli unici amici che ho e le uniche persone che conosco."
"Ma perché domenica sera non andiamo allo Spazio Novecento?" Sbotta Thomas con questa proposta. "Hanno organizzato un esibizione con dei ballerini professionisti e mi ha incuriosito."
"Cosa? L'esibizione o i ballerini?" chiede Spike con il suo solito modo di fare.
"Che simpatico, intendevo l'esibizione. E per la cronaca, io so contenere certe esigenze."
"Come quando andavamo a scuola ed eri nel bagno per fartela con...come si chiamava? Luca? E vi hanno sentito tutti?"
"Avevo 17 anni e avevo appena compreso la mia sessualità."
"Oh, su questo alzo le mani. De gustibus non est disputandum."
"Comunque, sì, mi piace l'idea. Io ci sono!" intervengo io per evitare di rendere la situazione imbarazzante.
"Anche io." Afferma Camilla.
"Perfetto, allora oggi chiamo!" esulta Thomas contento.
15:30.
Dopo essermi cambiata e messo un po' di trucco sul viso, mi avvio verso il luogo in cui considero la mia seconda casa: il teatro. Ne sono sempre stata affascinata da piccola, molto spesso immaginavo di essere su un palco o su un set cinematografico per recitare la parte della protagonista eroina della situazione, oppure immaginavo anche di ricevere un Oscar come migliore attrice protagonista in un film. Peccato che i miei genitori sono sempre stati contrari a questa mia passione e il voler diventare un'attrice un giorno, ritenendo che sia solo una perdita di tempo, che, se non sei il figlio di, non ti accetterà mai nessuno e che nella vita esistano questioni più importanti, come i lavori manuali, la famiglia e il volersi realizzare in base ai loro progetti. Ma adesso che sono lontana da loro e indipendente posso finalmente credere e sperare di poter realizzare i miei obiettivi. Come stavo dicendo prima, il teatro per me è sempre stato la mia seconda casa, poiché non solo è una passione, ma mi ha anche aiutato ad affrontare le mie debolezze; sin da piccola ho avuto problemi legati alla balbuzie e a scuola, precisamente durante gli anni delle elementari e medie, per questo motivo, ero diventata il giullare della classe, dove i miei compagni di classe mi prendevano costantemente in giro e mi escludevano da qualsiasi gruppetto in quanto ritenuta strana. Da questa vicenda, avevo iniziato a sviluppare una sorta di ansia sociale, più che altro una fobia nel parlare difronte agli altri, e tendevo a chiudermi senza voler avere contatti con nessuno e stare completamente sola. All'età di 19 anni il teatro mi prese per mano e mi aiutò a risolvere il mio problema: all'inizio è stato veramente difficile, perché nel momento in cui dovevo recitare un monologo di fronte ai miei compagni di corso, iniziavo a tremare, sudare freddo, balbettare e la voglia di scapparmene a casa mi divorava il cervello; ma dopo aver parlato con Ludwig, il mio insegnante, spiegando del perché di queste mie reazioni, mi disse che non ero più da sola ad affrontare questo problema e che mi avrebbe aiutata in tutti i modi possibili, poiché vedeva in me un grandissimo potenziale. Adesso sono passati sei anni da quel giorno e ogni volta che arriva il mercoledì, non vedo l'ora di andare a scuola di teatro e recitare i vari monologhi che Ludwig mi assegna e sbellicarmi dal ridere quando faccio un errore. Dopo tutti questi anni, ho finalmente iniziato a prendere alla leggera il fatto di parlare difronte alle persone. Prima di uscire di casa, realizzo che effettivamente per andare a teatro, non ho bisogno di mezzi e neanche di camminare, poiché non si trova né a Roma e né in questo pianeta. Strofino il ciondolo che ho al collo finché non si illumini e magicamente si apre un portale che collega questo mondo con quello di cui ne sono originaria: l'Altrove.
"Ciao Luna, ci vediamo stasera!" dico alla mia gatta sdraiata sul divano, non è neanche più sorpresa di questi portali che si aprono in casa.
Una volta attraversato il varco, mi ritrovo davanti ad un edificio basso ma ampio, con una tenda viola che funge da porta d'ingresso. Entro nell'edificio e mi trovo davanti Ludwig a braccia conserte con aria spazientita.
"Ciao!" dico rivolgendogli un sorriso.
"Allora?" dice lui senza neanche ricambiare il saluto.
"Allora cosa?" dico io non capendo del perché di questo suo rammarico.
"Che ore sono?" dice facendomi notare l'orologio a pendolo dietro di lui.
"le tre e mezza." Rispondo senza pensarci troppo.
"Sulla Terra."
"Ah...oh!" dico realizzando poco dopo. "Ancora faccio confusione con il fuso orario!"
"Non è la prima volta che succede. Fra una settimana abbiamo uno spettacolo da fare! Adesso non c'è tempo da perdere. Vai nel camerino e indossa i tuoi vestiti di scena. Veloce!" mi canzona mette batte le mani per far sì che io mi sbrighi.
"Sì, subito..." dico io iniziando a correre verso il mio camerino. "E scusa ancora!"
Entro nel camerino e trovo già il mio costume di scena appeso: un body rosso luccicante con il corpetto allacciato davanti, un paio di scarpe con il tacchetto, guanti di velluto rossi e un cerchietto con una piuma rossa da mettere sulla testa. Li indosso velocemente e mi avvio verso la sala cercando di non inciampare per via delle scarpe che stavo indossando. Mi metto in posizione flettendo la gamba destra e rivolgendo il mio corpo verso lo stesso lato e appoggio successivamente la mano destra sotto il mento.
"Quando sei pronta." Dice Ludwig sedendosi a fianco al pianista del corso.
"Pronta!"
Il pianista inizia a suonare le prime note del pianoforte ed io inizio a cantare.
"Clear the way boys
The lady has arrived
All you handsome fellas
Please wait for me to the right
Don't keep me waiting
Ooh, thank you for the drink
It's quarter past eleven
I'm not in the mood to think"*
Le mie braccia e le mie gambe si muovono a ritmo della canzone creando alla fine una coreografia stile anni '50. Per quanto l'Altrove sia un mondo stile medievale, Ludwig è sempre affascinato dallo scoprire i vari stili e generi appartenenti al pianeta Terra e cerca sempre di portarli nei suoi spettacoli per far conoscere alla gente del posto quanto il mondo in cui vivo sia vario e colorato. Dopo aver provato la mia esibizione per altre cinque volte, interrompiamo tutto e ci sediamo vicini per chiacchierare un po'.
"Mi piace quest'idea di portare gli anni '50 nel tuo prossimo spettacolo!" affermo soddisfatta aprendo la mia borraccia termica per bere un po' d'acqua.
"Beh, sì, mi hai fatto ascoltare un sacco di canzoni di quei tempi e le canzoni del musical Burlesque. Mi sono incuriosito e ho pensato: perché non farci uno spettacolo?" prende il suo cellulare e me lo mette sotto gli occhi. "Comunque grazie per avermi regalato questo coso."
"Si chiama cellulare." Dico cercando di trattenermi dal ridere.
"Eh, sì, quello. È molto utile, posso ascoltare tutte le canzoni che voglio e se ti devo dire una cosa urgente, non vi è più il bisogno di aprire un portale e mandarti un gufo con una lettera. È efficace e immediato!"
"Beh, sulla Terra è il XXI secolo, sono abbastanza...aggiornati."
"Cambiando discorso" posa il telefono e dalla sua espressione noto che la situazione sta diventando seria. "Ti stai allenando con i tuoi poteri?"
"Ludwig, sto lavorando a tempo pieno e quando posso vengo qui per seguire il corso di teatro, non ho tempo."
"Melissa, allora non hai capito nulla." Sbotta improvvisamente. "La tua famiglia ti sta cercando."
"Tu non hai detto che sono qui, vero?"
"Assolutamente no, ti sto proteggendo e con me sarai sempre al sicuro. Ma non so quanto possa durare."
"Tu mi avevi detto che mi avresti difesa ad ogni costo!" dico balzando dalla sedia.
"Se un giorno io non ce la dovessi più fare, per motivi plausibili o perché quest'anno compirò 350 anni e il mio corpo a mano a mano cederà, tu dovresti essere pronta a difenderti da sola. Lo sai com'è la tua famiglia e sai con chi hanno a che fare." Dice alzandosi dalla sedia e tenendomi stretta la mano.
"Va bene...Si, hai ragione, ho preso troppo alla leggera questa situazione e devo rimediare. Da domani dedicherò un'ora al giorno per allenarmi; anzi, inizio già da adesso!" punto il dito su una candela vicino alla tenda per spegnerla, ma sfortunatamente aumento l'intensità della fiamma facendo bruciare la tenda dietro di essa. Guardo negli occhi Ludwig e automaticamente mi si stampa un largo sorriso sul mio viso. "Scusa."
"Mettiti sotto seriamente." Dice in tono severo stringendo la mano a pugno per spegnere il fuoco.
"Sulla Terra sono le 19:00, dovrei andare...O dobbiamo provare ancora?"
"No, per oggi va bene così. Comunque, sei stata fenomenale, cerca solo di essere più espressiva con il viso."
"Certamente!" mi dirigo verso il mio camerino, mi tolgo i vestiti di scena e rimetto i miei.
Saluto Ludwig con un abbraccio e apro un portale per tornare a casa. Appena metto piede a Roma, mi rendo conto di non essermi teletrasportata di fronte casa mia, ma in un quartiere a me sconosciuto.
"Melissa!" mi volto e vedo Spike sorpreso dalla mia presenza. "Che ci fai qui?"
"S-Spike!" dico incredula togliendo le mani del ciondolo. "Ehm..." inizio a sudare freddo pensando a quale scusa potrei tirare fuori. "Sono andata al supermercato a fare la spesa."
"Sei andata ad un supermercato che dista almeno un'ora e mezza da casa tua? E dove sono le buste?"
"Dovevo prendere poche cose e le ho messe nella borsa."
"Okay..." dice ancora più scettico di prima. "Vuoi salire? Ti preparo il caffè."
"Oh, grazie, molto gentile!"
*Absolutely Me - Caro Emerald, Deleted Scenes From The Cutting Room Floor, 2010
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