Ninfadora.

"Quindi che vi ha detto Silente?" Heidi ci ha fatto una specie di agguato quando siamo usciti dall'ufficio di Silente e alla domanda 'che ci fai qui? Come sapevi che ero qui?' posta dalla sottoscritta ha risposto con un 'ho le mie conoscenze'.
"Niente di importante, Heidi, non preoccuparti."
Si, simpatico, Lupin. Se 'cosa dobbiamo fare? Tra pochi anni il piccolo Potter verrà qui ad Hogwarts e allora scoprirà anche di Black, no?!' non è importante io sono tua moglie.

Sono l'ultima rimasta nella sala comune e mi viene in mente la lettera di mia madre, mai aperta e buttata nella borsa, dove ora sarà accartocciata sul fondo.
Inizio a pescare tutti i fogli che trovo dalla borsa, appoggiata a terra, e li divido sul tappeto dove sono seduta. Magari è la volta buona che metto un po' di ordine dentro a quella maledetta borsa.
"Un Kappa è... difesa"
"Un animagus è un essere umano che sceglie di diventare un animale....trasfigurazione"
"Disegno fatto da Heidi, ma ehy!" Osservo il foglietto su cui è tracciato in nero un cuore con dentro due lettere, una N e una R, con scritto sotto 'finirete per stare insieme -H.'
Afferro un altro foglio e riconosco la grafia di mia madre e l'inchiostro della sua penna preferita, un azzurro intenso.
"Cara Dora, bla bla bla, mi sono messa a frugare fra le cose di Sirius, brava mamma, e ho trovato questa, okay, te la allego, ottimo." La leggo molto velocemente e afferro la foto piegata in mezzo alla lettera.
La apro e riconosco subito un viso molto famigliare, quello di Remus. Peccato che sia leggermente appiccicato a quello di una ragazza riccia, che riconosco immediatamente come Emmeline Vance.
Prendo tutto quello che ho trovato nella borsa e ce lo ributto, per poi mollarla lì, dietro ad una poltrona, uscendo solo con quella foto in mano, la bacchetta e le lacrime sull'orlo degli occhi.

La mia intenzione principale era quella di andare a buttare questa foto nel bel mezzo della foresta, per poi schiantare mia madre, ma i miei piani sono falliti nel momento in cui mi sono seduta per terra vicino ad un muro, non so neanche a che piano o dove sono, continuando a fissare quella foto. Mi passo il dorso di una mano sotto gli occhi e sento la foto che viene sfilata dalle mie dita, una voce che conosco parecchio bene mormorare 'incendio' e, infine, due braccia cingermi per i fianchi abbracciandomi.
Passa del tempo, non so se minuti oppure ore, so solo che sono ancora seduta a terra, che non ho più freddo perchè un corpo maschile mi sta riscaldando, che sono abbracciata da un uomo leggermente più grande di me, di cui mi sono innamorata nell'arco di meno di un anno scolastico, il quale fra pochi mesi se ne andrà lasciandomi qui, di nuovo, senza una minima speranza di rivederlo.
Sento un sospiro e poi un bacio che viene lasciato sulla mia guancia, il che mi fa avvampare nella maniera più assoluta e ringrazio mentalmente il buio.
"Non avresti mai dovuto trovare quella foto, piccola Ninfadora."
Non lo correggo neanche, mi sono persa a quel 'piccola' che detto da lui sembra tanto più bello, rispetto a quando me lo diceva mio padre.