16. CONFESSIONE FINALE
Leggendo quel foglio, il poliziotto trovò scritto ciò che cercava.
Queste furono le parole della donna...
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Io sottoscritta Dionisi Elena coniugata in Rossi, nata nel 1948, in data 10 - 9 - 1989, dichiaro nel pieno delle mie facoltà mentali, quanto segue:
Prima di conoscere il mio attuale marito, Rossi Paolo frequentavo il signor Berti Giovanni con il quale ebbi un figlio.
Subito dopo averlo messo al mondo, mi trovai ad affrontare una forte depressione post parto. Non avevo nessuna voglia di tenere quel bambino.
Di comune accordo con Giovanni lasciai a lui l'incombenza di crescere Luca. Giovanni, non più fidanzato con me, si sposò con Maria, una donna straordinaria, che si assunse la responsabilità di mamma e di moglie molto meglio di quanto io riuscissi a fare.
Ma la vita è davvero strana.
Dopo pochi giorni conobbi Paolo, un uomo fantastico, colui che ora sta scontando anni di carcere per omicidio... per una colpa che non ha.
Paolo mi aiutò molto, lui fu l'uomo giusto per me.
Seppe capirmi, lui con la sua bontà fu la mia cura. Riuscii per merito suo a scrollarmi di dosso quel male psicologico che avevo.
Dopo tre mesi dal primo parto, rimasi di nuovo incinta, di mia figlia Daniela.
Non fu come la prima volta.
Io insieme a Paolo crescemmo quella bambina senza problemi.
Paolo fu talmente comprensivo nei miei confronti che addirittura trovò casa vicino Giovanni, cosicché io potessi vedere a distanza la buona crescita di Luca con il padre.
Purtroppo i miei problemi mentali riaffiorirono tutto ad un tratto, quando venni a sapere che Luca e Daniela si erano innamorati.
Nessuno doveva sapere la verità al di fuori di noi genitori, e tanto meno loro, non potevano proseguire la loro storia d'amore.
Dovetti decidere cosa fare, ero fuori di me.
Quello stesso pomeriggio arrivò a casa una telefonata di Stefy, la segretaria di Giovanni, disse che voleva parlare con Paolo. Io passai il telefono a mio marito e andai di nascosto in camera da letto. Alzai la cornetta dell'altro telefono e ascoltai di nascosto.
Quella maledetta, infida, infame donna, disse a Paolo che Luca e Daniela si sarebbero visti nella stanza numero venti dell'hotel "Royal", che era ad un chilometro da casa nostra. Non seppi mai da chi lei lo venne a sapere.
Dopo aver attaccato, vidi Paolo molto provato ma non disse nulla dei ragazzi, disse che si trattava della causa che aveva in corso con Giovanni.
Quella sera cenammo da soli io e mio marito, Daniela era già uscita, mangiammo senza dirci una parola. Fu lì che decisi cosa avrei fatto.
Versai a Paolo nel suo immancabile bicchiere di vino una massiccia dose di sonnifero.
Quando si addormentò aprii la cassaforte presi la pistola e mi diressi all'hotel. Bussai alla porta ben incappucciata, Daniela venne ad aprirmi. Mi guardò con occhi spaventati e a stento pronunciò quella frase.
"No papà ti prego!" Subito dopo svenne.
Puntai la pistola con il silenziatore verso di lei sudavo freddo, stavo per premere il grilletto, ma non riuscii. Così andai avanti, arrivai al letto dove sotto le lenzuola c'era Luca, riconobbi la sua voce. Non immaginava cosa stesse per succedere. Era rilassato, girato di spalle, e convinto che fosse la sua amata di ritorno.
"Era lo champagne vero? Una sorpresa per te amore mio!"
Non fece neppure in tempo a girarsi che io incominciai a sparare tutti i colpi che avevo nell'arma. Non contai neanche quanti fossero. Sparai fino a che non ne uscivano più. Sparai fino a quando il lenzuolo da bianco diventò quasi del tutto rosso.
Daniela stava quasi rinvenendo. Scappai di corsa da quella stanza e successivamente dall'uscita di sicurezza dell'hotel, la stessa dove ero entrata per non farmi notare dal portiere.
Andai a casa, misi la pistola dove l'avevo presa. Paolo dormiva profondamente.
Mi feci una doccia, mi misi nel letto e diedi un bacio a mio marito dicendogli:
"Te l'avevo detto tesoro che si sarebbe sistemato tutto!"
Rimasi immobile, senza riuscire a dormire fino a quando non ci vennero a suonare le forze dell'ordine.
Paolo si alzò e ancora stordito andò ad aprire.
Quello fu l'ultimo giorno che io vidi mia figlia e mio marito.
In fede
Elena Dionisi
P. S.
Luca... ti prego, perdona la mia follia figlio mio, a breve ti raggiungerò e mi prenderò finalmente cura di te.
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Al poliziotto tremavano le gambe. Non riusciva a credere a ciò che aveva letto.
Ma ora finalmente tutto era chiaro.
A breve Paolo uscì di galera. Gli venne risarcito l'anno di prigione con una somma che gli bastò per risolvere i problemi giuridici che aveva con la sua attività.
Elena, dopo la sua confessione, fu dichiarata colpevole dell'omicidio di Luca e condannata all'ergastolo.
Dopo pochi mesi si suicidò.
Daniela passò un breve periodo in una casa famiglia. Giuso il tempo che Giovanni e sua moglie Maria, ci misero per ottenere l'affidamento provvisorio della ragazza. Ovviamente con il consenso della ragazza stessa.
Quando Paolo uscì di galera, risolse anche la causa vecchia, pagando il debito. Sistemato tutto, Daniela tornò ad abitare con il suo adorato papà.
Yuri, prese una brutta strada. Dopo quattro anni fu arrestato per spaccio insieme al suo socio Franchino.
Stefy fu licenziata da Giovanni che non tradì mai più sua moglie.
Al suo posto assunse un giovane apprendista, amico del suo piccolo Luca.
Lei invece andò ad esercitare in un altro studio legale, in cerca di quella lode che non avrebbe avuto mai per colpa delle sue incapacità lavorative.
Claudia, non riuscì a superare subito il trauma della perdita di Luca. Ci volle del tempo, fino a quando incontrò un ragazzo che seppe amarlala e trascinarla di nuovo verso l'amore.
Lei capì in seguito che la gelosia doveva avere un limite.
Per i ragazzi di quella comitiva fu molto difficile andare avanti facendo finta di nulla. Non era più la stessa cosa.
Ma col tempo, che si sa, aggiusta tutto, e con la simpatia del Ciccio e di Mauro, piano piano tutto tornò come prima...
O quasi.
FINE .
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Carissimi lettori, siamo giunti alla fine. Spero tanto vi sia piaciuta.
Ciao a tutti e grazie di cuore.
Maurizio.
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Mi raccomando, non perdetevi i ringraziamenti eh? 😉
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