14. LA FINE DI UN PRINCIPIO
I ragazzi di quella comitiva, ormai quasi tutti maggiorenni, cominciavano ad assumere un comportamento più maturo.
Era il ventuno agosto del 1988, quell'anno fece molto caldo, le temperature sfiorarono addirittura i quaranta gradi. Sotto quel caldo umido c'era da diventare matti e di persone che bastava poco per impazzire, ce n'erano molte.
Erano le quattro pomeridiane e si ritrovarono tutti in cortile, uniti sotto l'unico pino a fargli ombra.
Mauro e suo cugino, gli artefici di quella dannata penitenza a Luca, discutevano di calcio con un linguaggio non molto forbito.
I due pur essendo entrambi romani, parteggiavano per due squadre diverse. Mauro tifava per la squadra che prende il nome dalla capitale, facendone di ciò un vanto. L'altro invece teneva per quegli altri.
Anche se in estate il campionato era già finito, le prese per i fondelli non finivano mai.
"Ma dove ve' credete d'anna'?
L'anno prossimo ve famo vedè noi!"
Disse il cugino sorridendo, ma fu subito zittito da Mauro che replicò prontamente.
"Ma voi, dove ve' credete d'anna'!
Cò quelle magliette celesti sbiadite...
Sembra che cjavete un pigiamino addosso! Ahahahah...."
Quando si parlava di pallone, si usava sempre il dialetto romanesco. I due si sfidavano in una sana rivalità calcistica che in quegli anni, non andava mai oltre lo sfottò.
Yuri, proprio non voleva saperne di maturare. Subiva la mancanza di una presenza importante come quella del padre, mentre la mamma era impegnata a lavorare per dargli un buon futuro.
Passare l'infanzia e poi l'adolescenza in quel modo, senza appigli fondamentali nei momenti cruciali della vita, per quel ragazzo fu fatale.
Lui in fondo era bravo, se avesse avuto qualcuno più vicino, forse non si sarebbe ridotto in quel modo.
Ormai era uno sbandato in preda alla droga, i suoi risparmi stavano finendo tutti in tasca a Franchino, il fratello del suo amico, colui che spacciava a basso prezzo, rendendolo una larva ma con sbalzi d'umore incredibili.
Yuri si sentiva perso, senza stimoli, forse solo la vicinanza di una ragazza, in quel periodo così bastardo, sarebbe riuscita a tirarlo fuori da tutto. Ma anche sotto quel punto di vista, sentiva di aver fallito.
Solo il Ciccio riusciva a portare un pò di allegria tra quei ragazzi ma anche lui, in quel periodo, faceva veramente tanta fatica.
Ci provava sempre e in tutti i modi, ma spesso si trovava davanti a persone che per farle ridere, non bastavano neanche le sue battute più divertenti.
Non funzionavano neppure le sue brutte figure involontarie, dove lui era campione del mondo.
Nulla quei giorni riusciva a tirare fuori del buonumore e di questo il Ciccio ne soffriva molto.
Quel giorno Daniela stava aspettando sua cugina Alessia, aveva un appuntamento con lei, dovevano andare a fare delle compere insieme. Inoltre le avrebbe dovuto chiedere un favore, sapeva che della cugina si sarebbe potuta fidare.
Alessia arrivò puntuale come sempre e le due ragazze si avviarono salutando tutti i presenti.
Mentre passeggiavano chiacchierando del più e del meno, ogni tanto Daniela fermava il suo sguardo ad alcune vetrine che di solito lei non guardava.
Sempre accompagnata da sua cugina, che non la lasciava un attimo, entrò dentro un negozio di biancheria intima.
Lì, dopo aver visto alcuni articoli, ne comprò alcuni veramente carini. Uscendo dal negozio notò nello sguardo di Alessia, molta curiosità. Infatti la cugina, che non aveva peli sulla lingua, le domandò:
"Cuginetta stai crescendo eh?"
"Perché mi dici questo Alè?"
"Non ti sembra di aver comprato dei completini un po' troppo trasparenti?
Cosa bolle in pentola?
Come sì chiama il tipo?
Mmmm... A si, Luca! Hahaha."
Daniela arrossì un istante. Doveva rispondere, e così ne approfittò per chiederle il favore.
Prese coraggio, e tutto d'un fiato pronunciò le parole:
"Cuginetta mia, tu sai tutto di me e di Luca. Domani vorrei incontrarlo di sera e passare la notte con lui. Sarà la nostra prima e indimenticabile notte.
Ma sai che non potrei mai dirlo ai tuoi zii, quindi ti volevo chiedere:
Tu, potresti aiutarmi?"
" E se lo venissero a sapere?"
Rispose Alessia visibilmente preoccupata.
"Non ti preoccupare, se non lo diciamo ai miei amici, nessuno lo saprà. Ti prego Alè una volta sola, non ce la faccio più. Una volta sola!"
Alessia, proprio perché sapeva tutto, era molto preoccupata, ma accettò.
Le due ragazze spesso si erano aiutate in molti altri momenti della vita, e non riuscì a negarle questo grande favore.
Daniela l'abbracciò commossa e le disse:
"Grazie tesoro mio, sappi che ti voglio bene. Per qualunque cosa, io ci saró sempre e non mi tirerò mai indietro!"
Così tornando verso casa, le due ragazze si salutarono andando ogniuna per la sua strada, Alessia era contenta di farle un favore, Daniela era felicissima di incontrare Luca per poter passare un'intera notte con il suo amore.
Claudia e Luca intanto si trovarono seduti sul solito muretto, leggermente in disparte, quel tanto per non essere ascoltati.
Claudia guardò Luca con gli occhi di sempre, notò però in lui un imbarazzo insolito.
Lei lo fissò con occhi innamorati, cercando di fargli capire quanto lo amasse. Claudia non riusciva a rassegnarsi, non ce la faceva proprio.
Luca intuì e abbassò lo sguardo, facendole capire che il suo desiderio non si sarebbe mai potuto avverare.
Così anche Claudia, delusa e amareggiata, abbassò gli occhi dicendogli:
"Cosa c'è Luca?
Cosa vuoi dirmi?"
La ragazza insistette: conosceva bene il suo amico. Così, all'ennesimo tentativo, lui decise di confidarsi.
"Volevo uscire con Daniela."
"Ma sei matto...?
Lo sai come la pensano i genitori di lei, e sai anche come la pensano i tuoi, di genitori."
"Lo so, lo so!"
Rispose Luca sempre piu sconsolato.
"Non vorrei entrare nei particolari ma se suo padre scoprisse che voi due ve la intendete, sai come andrebbe a finire? Gira la voce, che abbia pure una pistola, con regolare porto d'armi e che non ci stia più di tanto neanche con la testa. Non basta neanche questo a frenarti? Occhio Lù...
Sei un pazzo secondo me, questo è quello che penso, un pazzo vero!"
Luca continuò:
"Lo vuoi capire che noi ci amiamo!
Ma per quanto tempo ancora ci dobbiamo nascondere? Non ce la faccio più a vederla di nascosto. Non voglio più nascondermi da nessuno... dai miei genitori, dai suoi, e tanto meno da te, che sei la mia migliore amica.
Basta, ti prego aiutami...
Ti prego."
Scoppiò a piangere come un bambino.
Claudia rimase esterrefatta. Non avrebbe mai immaginato che il suo Luca sarebbe stato in grado di nasconderle una cosa del genere.
Rabbiosa dentro e rossa fuoco in viso, volle sapere da quanto tempo stesse andando avanti quella storia.
"Ormai è già un anno che ci incontriamo di nascosto, almeno due volte a settimana.
Tutti sanno che vado in palestra cinque volte a settimana, in realtà sono due. Tre volte, ho sempre mentito."
Continuò a raccontare tutta la verità, compresi i particolari. Aveva la voce spezzata.
Claudia stette in silezio per qualche secondo, poi prese coraggio e gli disse:
"Se è questo ciò che tu realmente vuoi, se sei veramente innamorato di lei e se non riesci a farne a meno, ok...
Ti aiuto Lù!"
"Davvero? Davvero faresti questo per me? Grazie amica mia. Grazie!"
L'abbracciò forte per qualche secondo, come non aveva mai fatto prima. Poi lei si staccò.
Luca gli confidò che il giorno dopo avrebbe voluto vedere Daniela dopo cena e restare con lei tutta la notte.
Lui avrebbe detto ai suoi genitori che sarebbe stato con la sua amica, mentre invece avrebbe passato la notte in albergo con Daniela.
"Ok, amica mia!"
Disse sorridente e ancora con le lacrime agli occhi.
"Confido su di te...
Grazie!"
Così, dopo avergli spiegato, il luogo, l'orario e tutto il resto, se ne andò a casa.
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La notte dopo i carabinieri entrarono nella stanza numero venti, chiamati dal portiere dell'albergo.
Trovarono il corpo di un ragazzo, ucciso dai colpi di una pistola. Era sotto le lenzuola, in un letto matrimoniale.
Una ragazza, coetanea della vittima, era in piedi di fronte a lui e lo fissava.
Era attonita, impietrita, visibilmente scossa.
"Signorina! Cosa è successo?
Risponda?"
Le urlarono contro gli agenti.
Lei, restò fissa a guardare il corpo esanime e riuscì a dire solo queste parole:
"Io mi chiamo Daniela e lui era Luca, il mio amore."
"Lo ha ucciso mio padre."
"Colui che diciotto anni fa mi ha dato la vita e oggi me l'ha levata."
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Continua ...
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