Il soggetto di questa intervista è la signorina Lien Liu.

- Salve.
- (Mi fissa mentre si siede e accenna un sorriso).
- Le dispiace (Indico la telecamera)?
- (Si piega nelle spalle).

- Anche lei di poche parole. Siete davvero fatti l'uno per l'altra. (Continua a tenere un sorriso accennato) Passiamo alle domande?

- Ma sì, certo. Lien Liu è il suo nome completo? Non ha domande più interessanti? Comunque, sì.

- Un po' di pazienza. Le prime, sono domande di routine. Quanti anni ha? Trentasei.

- Da dove viene? (Abbozza un sorriso e indica il suo viso) Intende perché sono asiatica?

- Oh, no. Non volevo avere quel genere di intenzione. (Pone una mano in avanti per fermarmi) Scherzavo (Sorride). Sono nata a New York, ma i miei genitori sono originari della Cina.

- Mi dispiace. Niente di grave. È vero che sono asiatica (Fa spallucce).

- Se potesse usare una parola per descriversi, quale sarebbe? Letale.

- In che senso (Ho un déjà vu)? Nel senso a cui sta pensando (Fa un ghigno).

- D'accordo. Ha dei difetti? Sono molto orgogliosa.

- C'è qualcosa in particolare che le piace? La soddisfazione quando scopro che quello che avevo ipotizzato, corrisponde alla realtà.

- Ci prende spesso? Sempre.

- Ok. Qualcosa che odia? I tradimenti.

- Anche su questo, lei e Marcus siete uguali. Non potrei mai stare con qualcuno troppo diverso da me.

- Capisco. E nelle sue relazoni, ci è sempre riuscita, a trovare qualcuno che le somigliasse? (Sorride) Quali relazioni? Niente di serio, prima di Marcus.

- Come vi siete conosciuti? In missione. Eravamo entrambi in un brutto momento. Ma per fortuna, ci siamo trovati.

- Che tipo di missione? (Sorride e mi fa segno di andare oltre).

- D'accordo. Sarà una cosa molto particolare, se nessuno di voi vuole parlarne. È lavoro, è noioso. Andiamo pure avanti (Evita elegantemente l'argomento).

- Va bene. Il suo ragazzo, Marcus, parla di famiglia, ma non credo si riferisca solo a quella dei legami di sangue, giusto? (Annuisce).

- Come avevo intuito. Quindi, per lui anche gli amico sono "famiglia". Lo stesso vale per lei? Avete amici in comune? (Prende un grosso respiro) Diciamo che, in genere, sono una tipa più solitaria. Però mi sono subito sentita legata ai suoi amico. Il mio "personale" amico è Nicholas. La nostra amicizia è recente, ma già abbastanza solida.

- In che circostanze vi siete conosciuti? Lavoro.

- Naturalmente. Siete tutti degli stacanovisti (Sorrido). Fossi il vostro capo, vi darei una promozione. E un aumento, ovvio. Se fosse il nostro capo, saremmo spacciati (Sbuffa un sorriso).

- Cosa vuole dire? (Scuote la testa) Lasci stare, le verrebbe un gran mal di testa.

- Come vuole. Ha rimpianti (Mi sistemo sulla poltrona)? No.

- Ottimo. Ha delle passioni? Questi (Tira fuori una coppia di strani pugnali, molto appuntiti).

- (Reagisco con un sussulto) Sono... sono armi quelle (La mia voce è tremolante)? (Si acciglia) Oh, non si preoccupi, sono da collezione (Sorride).

- (Deglutisco sonoramente). Le rimetto a posto, tranquilla.

- (Prendo un sorso d'acqua) Quindi è una collezionista di armi bianche? Esatto (Sorride di nuovo).

- Quali sogni ha per il futuro? Non ho tempo per sognare.

- Non è triste, come cosa da dire? (Fa spallucce) Non ho tempo neanche per essere triste. Il presente mi tiene molto impegnata.

- Ho capito. Vuole aggiungere qualcosa a questa intervista? Sì. Le consiglio di aggiungere qualche domanda più interessante.

- D'accordo. La ringrazio per il tempo che ci ha dedicato e per il consiglio (Mi sforzo di sorridere). Si figuri.