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Arrivo - giorno 1 parte 4

Hailey, dopo un ora di viaggio, aveva preso ad innervosirsi.
Dopo quell'ora, con un aggiunta di trenta minuti, aveva cercato di coinvolgere Eiji, mettendosi in piedi sul sedile -fregandosene dei rimproveri e dei 'potresti farti male!'- in una sfida sulle parole.
Per spiegare meglio, tale "scontro", consisteva dal partire con un termine totalmente casuale come 'pistacchio' , da cui si prendeva la sillaba finale 'chio' per trovare una nuova parola, la quale poteva essere coerente con l'altra quanto poteva invece non esserlo.
Ad esempio 'chiosco'.
Non vi erano punti, quindi non è che fosse una vera e propria sfida, nessuno faceva un conteggio di quanti termini spuntavano a persona... E se ci provarono, dopo un po' finirono con l' arrendersi.
Questo inizio di sfida aveva attirato solo alcuni dei ragazzi nell'autobus ed era durato circa per una sessantina di minuti, poi tutti in generale si erano rotti le scatole e avevano deciso di smettere, chi cacciandosi le cuffie nelle orecchie, chi dormendo, chi ancora guardando il paesaggio che scorreva rapidamente fuori dal finestrino.
Dopo due ore e mezza, la ragazza, annoiata, aveva preso a lamentarsi ripetutamente come se non ci fosse un domani, siccome il mezzo aveva rallentato in maniera spaventosa nel suo ritmo per colpa del forte traffico.
A detta del professore di italiano, vi era un palese sforare dalla tabella di marcia.
Il traffico era infatti testimoniato da una fila spaventosa di auto in coda. Inutile suonare a dietro ai guidatori con il clacson, inutile provare a evocare incantesimi stile Potterhead o chiedere un possibile giratempo a chiunque nella speranza di raggiungere il futuro in cui erano già a destinazione, altrettanto inutile fare la danza della pioggia, evocare Satana, Gesù Cristo, Ryuk di Death note o magari sventolare a destra e manca un santino di San Gennaro -tutti tentativi ovviamente fatti da Bow, uno dopo l'altro-.
Dopo tre ore, era diventata un vero e proprio esemplare di "Ciuchino di Shrek" reincarnato, ripetendo -Siamo arrivati?- dietro alle orecchie del guidatore, il quale sembrava palesemente avere un qualche Buddha interiore che gli permetteva di mantenere la calma, seppur la sua espressione sembrasse quella di un morto dentro dopo la centesima volta in cui aveva sentito quella stramaledetta domanda.
Dopo tre ore e trentasette minuti esatti, quando al suo ennesimo -Siamo arrivati?- l'adulto al volante fece uno stizzito -Sí, ora posso avere pace per le mie orecchie?! Mi hai ammazzato il cervello e mi hai scassato i coglioni!- di tutta risposta, la ragazza, ignorandolo, aveva preso a saltellare in giro per il mezzo, provocando fischi ed applausi di apprezzamento da parte di April e in generale tutti gli alunni - anche perché quel viaggio stava diventando estremamente fastidioso... e non solo per il tempo impiegato, ma anche proprio per la ragazza dai capelli castani con ciocche arcobaleno, secondo alcuni pareri-
E così, superato quello che appariva al gruppo come un lungo ponte in legno, quasi immerso nell'acqua in certi punti, l'arrivo alla destinazione scelta fu definitivo.
Il mezzo si fermò appena che le ruote si staccarono dalla superficie di legno e toccarono invece la spiaggia.
I ragazzi presero ad alzarsi dalle proprie postazioni, scivolando in un totale disordine al di fuori della vettura, dirigendosi verso il fianco di esso per afferrare le proprie innumerevoli borse.
Vi erano quelle più piccole, poi i trolley, le borse da strumenti musicali e tra contenitori a destra e manca lo spazio risultava decisamente scarso.
Anche i professori stessi non è che non si fossero portati poca roba a dietro, ma per un mese ci poteva stare, insomma, non era una cosa da due giorni e basta.
Missis B prese l'aria di mare a pieni polmoni, gettandola poi fuori con un che di sollevato, assumendo un espressione rilassata ed attirando l'attenzione generale con un semplice -Allora- detto a mezza voce, indicando in contemporanea con l'indice la strada che era alle loro spalle.
-Per arrivare dovremo percorrere quel sentiero lì. Sì. É in salita. Ma non durerà molto a lungo. Poi, ci troveremo davanti ad una statua con un cartello. Dovete prenderlo come riferimento, perché vi aiuterà, nei giorni liberi che avrete, a non perdervi per l'isola. Questa statua porta ad una biforcazione, che a sua volta hanno due divisioni ciascuna. La prima porta in città. La seconda alle grotte naturali, la terza alla nostra destinazione, che viene seguita da un bosco. La quarta invece si divide in altre di cui non mi metterò a fare l'ordine preciso sennò perderò la vostra attenzione nel giro di pochi istanti, di cui una specifica porta ad un castello. Tutto chiaro?-
Alcuni sì. Alcuni cenni di testa. Altri che si stringevano nelle spalle, come per dire che non era una cosa così complicata.
-Molto bene. Andiamo, allora- concluse dunque la professoressa di filosofia con tono allegro, avviandosi rapidamente verso il sentiero che lei stessa aveva indicato.
Era decisamente molto in salita. Non quel tipo di percorso che, okay, se allungavi il passo, riuscivi a fare, stringendo un po' i denti.
Era quel tipo di ripidità che fece subito pensare "Sto per andare in Paradiso?" ad Eiji, che dopo i primi attimi in cui si era detto che non sarebbe stato tanto male, si era già trovato ansimante, con il trolley che si faceva inspiegabilmente pesante, neanche questo fosse stato schiacciato dalla gravità.
Le sue braccia, già quasi scheletriche, sembravano stuzzicadenti sul punto di spaccarsi... E a tratti il cuore gli esplodeva fuori dal petto, la gola secca come un deserto.
Una parte di lui aveva già calcolato il dettaglio che, sì, molto probabilmente avrebbe evitato di scendere una volta dopo aver finito di percorrerla, sennò gli sarebbe toccato rifarla una seconda volta... E già la prima in sé lo stava uccidendo.
Ne avrebbe decisamente fatto a meno, insomma.
Una parte del suo cervello, quella estremamente melodrammatica, si immaginava già a dover scrivere il testamento, con la bara già pronta e magari con Hailey che avrebbe speso una lacrima o due per lui, dicendo -Era un bravo ragazzo!- con tono commosso.
Sì. Forse era davvero tanto melodrammatico e beh, non seppe esattamente come fece ad arrivare in fondo, sul serio.
Come non seppe neanche come avesse fatto, sia April, sia Axelle, a salire e a non trovarsi sdraiate come invece la maggioranza di loro era finita col fare, boccheggiando peggio di pesci fuor d'acqua.
Perfino il prof di Italiano sembrava stremato, troppo stanco dalla salita per commentare qualcosa o provare a fare lo spaccone come era il suo solito fare.
Missis B, nel percorso, si era tolta le scarpe con il tacco, cacciandole nella valigia, ed una volta dopo essere giunta, concludendo il suo prendere fiato, si era messa in posizione eretta e aveva commentato con un -Beh. Mi aspettavo di peggio, dai-

 

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