Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 18

Settembre 2024

Sesso e amore. Per qualcuno non c'era differenza. Sarah aveva conosciuto centinaia di persone che confondevano le due parole. Aveva conosciuto persone che facevano sesso per il gusto di farlo. Il sesso era strano. Se fatto bene, poteva mandarti in estasi. Riusciva a non farti pensare, a portarti in un mondo parallelo, un mondo bello ed eccitante. Ma fare sesso e fare l'amore non erano la stessa cosa, e negli ultimi anni lo aveva capito. A New York aveva fatto tanto sesso, era diventata la sua terapia, la sua dipendenza, l'unico modo per evadere dal mondo. Avrebbe potuto buttarsi su alcol e droga, ma aveva preferito sesso e sigarette.

Aprì gli occhi e capì, in quel momento, che era tornata a fare l'amore. Quello vero, quello che le era mancato per due anni, nonostante lo nascondesse a se stessa. Lo capì stesa su quel letto, ancora completamente vestita, persa in quel bacio che non voleva finire. Nessuno dei due aveva fretta. Lei, che aveva sempre avuto fretta, negli ultimi due anni. A New York non le era mai importato del piacere dell'altro, aveva pensato solo al suo godimento. In quel momento, al contrario, sarebbe rimasta ore a baciarlo.

Joseph fu il primo a mettere le mani sotto il maglione. Sfiorò la pelle candida della ragazza e quel breve contatto la fece tremare. Un brivido più soddisfacente di un orgasmo. Lei accolse quell'iniziativa, spostandosi a cavalcioni su di lui che già le stava sfilando la maglia. La buttò sul pavimento senza troppa importanza, staccandosi dal bacio per scendere un po' più giù. Passò al collo, dove si soffermò per qualche attimo, prima di arrivare al seno. Lì si perse del tutto, mentre lei giocava con i suoi capelli spettinati. Sorrideva.

Erano seduti entrambi, lei su di lui, con le gambe legate al suo bacino. Rimasero così per un po', finché Sarah non si staccò per togliere anche la maglia di Joseph, ormai solo d'intralcio. La lanciò senza curarsene troppo, interessata soltanto a lui. A lui, a loro, a quel momento.

Avevano fatto l'amore in quella stanza tante volte e Sarah aveva sempre avuto paura. Aveva sempre avuto quel giusto pudore, quel timore reverenziale, il giusto rispetto. Il timore, a tratti eccitante, che qualcuno avrebbe potuto aprire la porta, o sentirli. La paura di fare una pessima figura davanti ai genitori del fidanzato. Adesso, per la prima volta, non importava a nessuno dei due. Esistevano solo loro. Erano tornati a esistere.

Meccanicamente, senza mai perdere il contatto, sfilarono via anche pantaloni e intimo. Joseph decise di ribaltare la situazione, facendola stendere sotto di lui e sovrastandola, attento a non farle male. Continuò a baciarla ovunque, facendo scendere le mani sempre più in basso. Sarah si abbandonò completamente a quelle mani. Non aveva dimenticato quanto fosse bravo, quanto fosse attento e quanto la conoscesse. Sapeva farla godere come nessun altro, e lei sentì l'orgasmo sempre più vicino. Troppo vicino.

«Aspetta» sussurrò. Lui si fermò e tornò a baciarla, mentre lei apriva le gambe completamente per lasciargli spazio. Voleva che godessero insieme. Non voleva essere egoista. Non in quel momento. Le spinte si coordinarono, mentre Sarah portò le labbra sul collo di Joseph. Quel collo pieno di lei. Su quel tatuaggio che parlava di lei. Capì che era su di lui e dentro di lui da anni. Che, forse, c'era sempre stata, anche prima di quel tatuaggio.

Aprile 2018

«Si può sapere che hai?» indagò Mattia. Sarah sbuffò sonoramente, buttando la penna aperta sul tavolo.

«Che ho? Hai davvero il coraggio di chiedermelo?» ringhiò. «Sai che giorno è oggi?» aggiunse. Mattia annuì, confuso.

«Sì, è il tuo compleanno. Ti ho fatto gli auguri stamattina» rispose, quasi scusandosi.

«Esatto!» urlò lei in tutta risposta, «e quel coglione del tuo migliore amico non si fa sentire da ieri sera. Mi ha mandato un misero messaggio a mezzanotte e poi niente. Non è venuto a scuola, non è passato a casa. Un cazzo, Mattia. Un cazzo! E fortuna che parla da mesi del mio primo compleanno passato insieme da fidanzati. Bel regalo, davvero. Il compleanno più merdoso di tutta la mia vita. Dico, è morto? È in ospedale? Perché sarebbero le uniche giustificazioni» sproloquiò facendolo ridere di gusto.

«Sei come mamma» fu l'unica risposta di Mattia.

«Come, prego?» chiese Sarah riducendo gli occhi a due fessure. Non ci avrebbe messo molto a inveire anche contro il fratello.

«Hai detto "il tuo migliore amico". Sei come mamma che quando è arrabbiata con noi, io e te diventiamo automaticamente figli solo di papà. Sei come lei» spiegò lui tranquillamente, continuando a ingozzarsi di patatine al formaggio.

«Non è questo il punto» sbraitò Sarah. «Dovrebbe essere qui, con me» continuò a lamentarsi, facendolo sorridere ancora. «Tu sai qualcosa» aggiunse puntandogli contro un indice. Mattia alzò le mani, negando fermamente.

«No, io non so niente. Lasciami fuori dai vostri casini» la interruppe.

«Casini? Che casini? Parla, dimmi che cazzo sai» sbraitò avvicinandosi sempre più al fratello.

«Non so niente, Sarah» continuò lui, fermo sulle sue posizioni.

«Va bene», sbuffò lei, «se non vuoi dirmi niente tu, lo scoprirò da sola», e senza aggiungere altro corse verso la porta d'ingresso. Mattia le urlò dietro un "dove vai" a cui non rispose. Si chiuse la porta alle spalle, senza preoccuparsi di prendere telefono o chiavi di casa, e iniziò a correre verso la casa di fronte, quella oltre il vialetto. Doveva parlarle. Se voleva lasciarla, doveva dirglielo in faccia. Non lo avrebbe lasciato sparire così.

La sua corsa forsennata si fermò a metà vialetto di casa sua. Sbatté contro qualcuno e cadde rovinosamente a terra.

«Pulce, ma dove vai come una furia?» Era Joseph. Sarah si alzò da terra rifiutando prontamente la mano di lui che voleva aiutarla.

«Hai anche il coraggio di parlare, brutto coglione?» urlò lei, spintonandolo. Joseph le prese i polsi dolcemente, bloccandola.

«Ok. Adesso ti calmi e mi dici che succede» sospirò lui mantenendo la calma.

«Che succede? Dico, sei cretino?» ribatté lei secca. Joseph corrugò la fronte, leggermente confuso, soffiando uno "scusa" che la fece alterare ancora di più.

«Scusa?» urlò lei a pieni polmoni. Joseph finse un colpo di tosse, pur di nasconderle una risata che quasi non riusciva a trattenere.

«Sì, scusa» disse, tornando serio. «Non so per cosa, ma sei arrabbiata, quindi devo aver fatto sicuramente qualcosa, a meno che tu non sia impazzita all'improvviso» spiegò. Sarah pensò che quella fosse tutta una presa in giro, e si allontanò di scatto da lui, interrompendo ogni contatto.

«Davvero non capisci perché sono arrabbiata?» chiese, incrociando le braccia al petto. Il secco e sincero no di lui la fece continuare «Sei sparito tutto il giorno. Il giorno del mio compleanno». Gli occhi cominciavano a pizzicarle ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di piangere.

«Ti ho mandato un messaggio a mezzanotte, non me ne sono dimenticato» provò a giustificarsi.

«Un messaggio?», ridacchiò. «Dici di amarmi e mi fai gli auguri con un misero messaggio, sparendo per tutto il giorno?»

«Non sono sparito per tutto il giorno. Eccomi, sono le tre di pomeriggio... abbiamo tempo per stare insieme» obiettò pacato.

«Stai scherzando, vero? Insomma, è uno scherzo? Parli del mio compleanno da mesi»

«Sì, appunto», la fermò, «dovevo prepararlo. Non sono venuto a scuola per farti il regalo»

«Tu sei andato a comprarmi il regalo il giorno del mio compleanno? Cristo, ma dove sei cresciuto? Nelle caverne?» sbottò lei ancora, fregandosene dei vicini che avrebbero potuto sentire quelle urla. Era talmente furente che se non fosse stato il doppio di lei lo avrebbe preso a pugni.

«Tieni». Le porse la busta che teneva salda in mano. Lei la prese nervosamente, aprendola senza dire nulla e ritrovandosi in mano un completino intimo. «Caterina dice che è una delle marche migliori... La Perla» aggiunse lui.

«Non me ne frega un cazzo di quello che dice zia Cate. Un fottuto completino intimo? Questo regalo è più per te che per me» tuonò. «E poi, che cazzo hai sul collo?» aggiunse, accorgendosi solo in quel momento di un enorme cerotto bianco. Joseph sospirò esausto.

«Ok... avrei dovuto darti solo il completino... volevo aspettare stasera per gli altri, ma sei troppo schizzata e rischi di rovinare tutto, quindi...» lasciò la frase a metà, togliendo il cerotto delicatamente. Sarah sgranò gli occhi, iniziando a maledirsi silenziosamente.

«Il completino è solo uno dei regali. Questo è l'altro» spiegò, voltandosi appena. Sarah rimase senza parole, colma di vergogna per aver tratto, come al solito, conclusioni affrettate.

«Sono una cogliona. Scusa» si colpevolizzò. Lui ridacchiò, attirandola a sé e stringendola tra le braccia.

«Vieni qua, scema» rispose. Lei si lasciò abbracciare, senza mai staccare gli occhi da quella pulce.

«È bellissima» sussurrò. «E io sono pazza»

«Tu sei bellissima» rettificò subito lui. «E sì, sei anche un po' pazza, ma è proprio questo che ti rende unica» aggiunse.

«Avrai speso una fortuna tra tatuaggio e completino, e io non merito niente. Sono una cogliona» si lamentò.

«Non pensare a quanto ho speso, per te non mi pesa. Voglio che tu sia una regina, capito? Perché ti amo» disse guardandola negli occhi. Lei ricambiò il suo sorriso, imbarazzata e felice. Si buttò sulle sue labbra e il bacio, inizialmente casto, prese presto una piega diversa. Una piega che fece ridere entrambi e che subito li fece staccare. Erano in strada, dopotutto.

«Non ti ho detto di accompagnarmi perché avrei voluto fartelo vedere stasera. A proposito, non prendere impegni» la informò.

«Dove andiamo?» chiese subito Sarah, incuriosita.

«Almeno questa sorpresa non rovinarmela, ti prego» la implorò lui. Lei annuì ridendo e gli saltò al collo. Lo amava. Lo amava da impazzire. Lo amava come nemmeno credeva si potesse amare.

Settembre 2024

«Pensavo l'avresti tolto» sussurrò, baciando il tatuaggio. Erano quasi al limite. Lui continuava a spingere, l'affanno di entrambi era ormai un tutt'uno.

«Non lo toglierò mai» rispose col fiato corto.

«Mai?» chiese lei. Era più una speranza, la sua. La speranza di essere sua per sempre, nonostante tutto.

«Mai» rimarcò, guardandola negli occhi. «A prescindere dal futuro, questo tatuaggio è parte di me. Tu sei parte di me». Non lo disse, per sempre. Non a parole. Ma Sarah riusciva a leggerlo nei suoi occhi. Gli occhi di una persona che aveva sofferto, che aveva amato, che aveva pianto. Gli occhi di una persona che aveva vissuto e che voleva tornasse a vivere davvero. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro