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8.

- Hai preso tutte le tue cose?- Gabriele entra nella stanza, dove sto sistemando le ultime cose da portare via. - È per il tuo bene, lo sai.-

Rido nervosamente, senza nemmeno guardarlo. Sono davvero infastidita dal fatto che mi stia praticamente mandando via di casa e sono tesa perché so che se lui non rispetterà ciò che Samurai gli ha chiesto, stasera, poi riceverò una visita tutt'altro che gradita.

- Possiamo andare.- gli passo accanto, uscendo dalla stanza, ma lui mi trattiene, facendo agganciare i nostri sguardi.

- Serena, daje... Non fare così, mi fai sentire in colpa.- mi stringe i fianchi e, dopo avermi fatto posare lo zaino per terra, fa aderire i nostri corpi, guardandomi intensamente. - Ho tanti casini Serè, devo risolvere tutto... Non avercela con me! Siamo tutti nervosi e fuori di noi, ma io ho bisogno del tuo sostegno, sei l'unica che sa tutto quello che ho fatto e che comunque sta al mio fianco. Sono quasi sul fondo... cerca di capirmi!-

Sospiro debolmente e lo stringo forte, cercando di calmarlo, di fargli capire che sono qua, nonostante le cose tese tra noi.

*

Esco dal negozio dove lavoro, con la testa che mi scoppia e l'ansia che non mi ha abbandonato neanche un minuto da quando Lele mi ha portata da Mia, l'amica che ha accettato di ospitarmi, forse l'unica amica che mi sia rimasta nell'ultimo periodo.

Giro la testa verso destra e mi meraviglio nel vedere la Jeep nera di Aureliano parcheggiata davanti al negozio. Appena il biondo intercetta il mio sguardo muove la mano a mo di saluto, per poi invitarmi ad avvicinarmi.

Lancio uno sguardo al cielo, notando che si sta scurando e quindi molto probabilmente a breve pioverà, per poi aprire lo sportello della macchina di Aureliano e salire.

- Metti la cintura, te devo portà a casa.- mi informa piatto, accendendo il motore. - Tutto ok? Te vedo stanca.-

- Sto bene.- taglio corto, volendo capire perché lui è qua, sarei potuta tornare a casa da sola, proprio come sempre. - Perché sei qui?-

Mi aggancio la cintura e poi torno a guardarlo, attentamente.

- Lele nun poteva venì, sta a lavoro. C'ha paura pe te, ha mannato me. Nun v'abituate però, nun so er tassista vostro eh.- mi lancia un'occhiata divertita, mentre io sospiro debolmente.

- State attenti stanotte...- poso lo sguardo fuori dal finestrino, osservando le luci romane. - Samurai sa bene quello che fa.- vorrei aggiungere che è pure inutile che vengano a prendermi a lavoro per paura che mi succeda qualcosa, perché tanto Samurai sa bene quando agire, ma sto zitta, visto che non possono e non devono sapere niente.

- Avrai ancora er ragazzetto tuo intero, rilassate. - tenta di alleggerire la tensione e io gli sorrido debolmente, nonostante le sue parole non mi facciano distrarre, ho un peso troppo grande nello stomaco.

*

Spengo la mia macchina davanti al commissariato dove lavora Lele, sapendo che quello che sto per fare andrà contro tutto e tutti, ma non importa. Non ha ancora capito che più cerca di tenermi lontana dai loro impicci più farò di tutto per aiutarlo.

Dopo qualche minuto lo vedo uscire, proprio come al solito, ma viene fermato da qualcuno. Strizzo leggermente gli occhi per mettere a fuoco la persona e mi rendo conto che è la sua collega.

Da questa distanza non riesco a leggere il labiale, ma vedo bene lei che gli mette una mano sul braccio e lo accarezza piano, come se fossero in confidenza. Vedo lui scuotere la testa e poi lei accarezzargli i capelli. Sgrano immediatamente gli occhi, aspettando che lui si allontani, ma questo non avviene, anzi. La ragazza gli si avvicina sempre di più, stampandogli un bacio sulle labbra, lui le sorride e poi va via, salendo sulla sua Mercedes grigia.

Resto interdetta un attimo, a guardare davanti a me, non sapendo cosa pensare. Non credo che sia un qualcosa che dura da tanto, me ne sarei accorta, o almeno, quando mi successe con il mio ex me ne accorsi. Non è mai stato strano o sfuggente con me.

Inalo un bel po' di aria fresca, che entra dal finestrino appena abbassato, e depuro così i polmoni, cercando di rilassarmi.

Poso lo sguardo sulla macchina di Gabriele e, vedendolo partire, metto in moto anche io ed inizio a seguirlo. Ora devo mettere da parte quello che ho visto tra lui e la sua collega, devo essere concentrata, per il momento ho cose più importanti a cui pensare, a loro penserò in un secondo momento.

Guidiamo per un bel po' e poi giungiamo a destinazione, dopo aver rischiato di perderlo nel traffico un bel po' di volte.

Ferma la macchina nel posto più buio che ci sia, mentre io resto indietro, con i fari spenti, per non farmi notare.

Scende quasi subito dall'auto, mettendo il colpo in canna, e raggiunge gli altri, che lo stanno aspettando.

Mi alzo il cappuccio sulla testa e, dopo aver spento la macchina, scendo anche io, avvicinandomi a loro, ma non troppo, in modo tale che ancora non mi vedano. Mi caccierebbero via.

- Regà, stanno arrivando.- Gabriele informa gli altri e, infatti, poco dopo si sentono diverse macchine avvicinarsi, nella parte anteriore del campo profughi.

Aureliano prende la pistola in mano, mentre Spadino fa scattare il coltello, e, dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, entrano anche loro nel campo, ma dalla parte laterale, da un buco nella rete, che presumo abbiano fatto loro.

Mi armo di coraggio e li seguo attentamente, lanciando un'imprecazione dopo essermi tagliata il braccio con la rete. Cristo, che disastro. Lascio perdere il dolore e mi avvicino ai miei amici, che sono nascosti dietro a dei tendoni.

Appena entro nel loro campo visivo mi guardano come se fossi un fantasma, tranne Aureliano, lui mi guarda come se volesse uccidermi.

- Me spieghi che ce stai a fa qua?- il biondo digrigna i denti, trattenendosi dall'urlare, per non attirare l'attenzione, mentre io lo ignoro e poso il mio sguardo su Gabriele, che mi sta osservando con rabbia.

- Sto qua, vi aiuto.- dichiaro con indifferenza, mentre Aureliano inizia a sbroccare, dicendo che devo andare via e che sono un'incosciente, ma io lo lascio parlare, aspettando una risposta di Gabriele, che non tarda ad arrivare.

- Vattene, ora.- sibila, a qualche centimetro dal mio viso, dandomi uno strattone. - Serena, seriamente, sparisci.-

Faccio per ribattere, ma un'enorme esplosione attira la nostra attenzione, illuminando tutto poco davanti a noi.

- Stanno a mette fuoco, daje, è er momento giusto pe ammazza Samurai.- Spadino incita gli amici a muoversi, mentre Gabriele torna a guardarmi.

- Non ti posso far andare via sola ora, è troppo pericoloso. Serena, sta attaccata a me, non fa niente di testa tua.- annuisco davanti alle sue parole e lui mi prende per un polso, in modo tale da trascinarmi con lui.

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