7.
Gabriele chiude la porta, dopo che Spadino ed Aureliano sono usciti, e mi rivolge il suo sguardo. Capisco subito che c'è qualcosa che non va, che lo preoccupa.
- Samurai mi ha chiesto di cambiare la tabella di marcia della pattuglia che controlla i terreni di Ostia dove il Vaticano ha messo i migranti... hanno intenzione di fare qualcosa là.- sento il cuore accelerare appena lui si confessa con me. È una delle poche volte che si apre e mi si spezza il cuore a doverlo tradire, in qualche modo.
- Che intenzioni hai?- chiedo speranzosa che decida di sua spontanea volontà di eseguire gli ordini di Samurai, ma la sua espressione mi fa capire che non sarà così.
- Non lo so...- scrolla le spalle e si siede sul divano, trascinandomi con lui, facendomi sedere per la seconda volta di seguito sulle sue gambe. Mi stranisco ancora, non capendo tutta questa sdolcinatezza.
- Ho un'idea!- esclamo, sorridendo seriamente, sperando che l'idea possa andare davvero bene, così da non fare del male a loro, ma dal non mancare nemmeno alle promesse fatte a Samurai.
- Che idea, Serè?- mi invita ad andare avanti con un gesto della mano, quasi con impazienza.
- Tu fai spostare la pattuglia e voi vi appostate là nel momento in cui i terreni di Ostia sono incustoditi. Se Samurai ti ha chiesto di far spostare i tuoi colleghi è perché loro hanno intenzione di fare qualcosa, cosa c'è di meglio di sorprendere Samurai là? Non aspettandosi una vostra visita magari è più vulnerabile.-
Lui ci ragiona su qualche secondo, poi mi guarda negli occhi e mi stampa un bacio sulle labbra, senza interrompere il contatto visivo. - È una bellissima idea! Stasera ne parleremo con gli altri.-
Spero che gli altri accettino. Magari riescono a far fuori quel bastardo e usciamo tutti dai problemi, io compresa. Non ne posso già più di mentire a Lele, di creare sotterfugi e di fare il doppio gioco, non se lo merita, dovrei stargli accanto.
Mi guarda intensamente negli occhi e si corica sul divano, facendo sdraiare anche me, delicatamente, accanto a lui, per poi accarezzarmi piano il viso e poi il collo, facendomi venire i brividi. Posa le sue labbra sulle mie e mi bacia piano, delicatamente, come non aveva mai fatto, come se fossi fatta di porcellana e avesse paura che mi possa rompere.
- Lele cosa hai oggi? Non è da te essere così dolce, mi sto spaventando.- scherzo pronunciando l'ultima frase, anche se mi sa che c'è davvero poco da scherzare.
- Ho odiato sentirti avere un incubo stanotte... sono sicuro sia successo per colpa dei problemi che abbiamo avuto ultimamente e mi sento di merda.- spalanca la bocca davanti alle sue parole e scuoto la testa. Non può prendersi sempre le colpe di tutto. La colpa di quel maledetto incubo è solo di Samurai. Solo sua. Mi ha terrorizzata perché so bene come reagisce se uno osa non rispettare ciò che ordina.
Poso la mano sulla sua bocca e gli accarezzo piano le labbra, sorridendo amaramente. - Tu non c'entri nulla, Lele. Te lo giuro.-
Lo prendo per la maglia e faccio scontrare le nostre bocche, baciandolo. Lui mi attira più a sé e ricambia immediatamente, come se non aspettasse altro, facendomi sorridere sinceramente, dopo tempo.
- Mi fido da morire di te, Serè. Non farmi mai cambiare idea.- mi stampa un bacio sul collo, mentre apre la mia camicetta, ma io lo fermo, sentendomi in colpa per le sue parole. Si fida di me... mentre io lo sto mettendo contro Aureliano e Spadino, in un certo senso, e lo sta avvicinando a Samurai. Dio, potessi avere una scelta in più.
- Serena, che t'ho fatto?- si mette anche lui a sedere e mi lascia un bacio sulla spalla lasciata nuda dalla camicetta mezzo tolta. - Ehi...-
- No, tu niente... Mi è venuto un giro di testa assurdo.- mento, sperando che se la beva.
Mi stringo nelle spalle e mi risistemo la camicetta, respirando piano, mentre Lele si allontana da me, borbottando qualcosa che non riesco a capire, perciò mi giro verso di lui e lo vedo seduto poco lontano da me, con le mani sul viso.
Mi avvicino e appoggio una mano sulla sua spalla, accarezzandolo piano, ma lui si scosta, come infastidito dal mio tocco.
- Sta succedendo qualcosa, ne sono certo.- punta i suoi occhi su di me e io sento il cuore andare più forte, capendo che il mio comportamento lo sta insospettendo. - Pensi che mi beva il fatto che hai avuto un giro di testa o che mi beva il fatto che tu non ricordi cosa hai sognato stanotte? Non sono stupido, Serena.-
Alza la voce pronunciando l'ultima frase e io trasalisco, guardandolo attentamente. Come posso rimediare? Vorrei eliminare i suoi sospetti. Non so gestire tutta questa situazione, lui capisce bene il mio comportamento, sono sempre stata super trasparente con lui.
- Non ti mentirei mai, Gabriele.- mi avvicino ancora a lui e appoggio la mano sul suo viso, stavolta non si allontana, e io lo accarezzo piano. -Davvero... di me puoi fidarti, potrai fidarti sempre. Sarò sempre dalla tua parte, qualsiasi cosa succederà.-
Annuisce appena e si alza dal divano, lasciandomi sola, senza aggiungere altro. Mi mordo nervosamente il labbro inferiore e, dopo qualche minuto che gli lascio per calmarsi, lo raggiungo in camera, dove vedo che sta ricaricando la sua pistola.
Rimango ferma nello stipite della porta, ad osservarlo, e lui rimane a fare ciò che sta facendo, senza girarsi. - Non sono più sicuro che sia giusto che tu sappia dei nostri affari, è già difficile starmi accanto Serena, aiutarci anche con i piani sarebbe un lento suicidio per te.-
Sussulto e deglutisco a fatica capendo che vuole tagliarmi fuori dagli affari. Non può, non ora che ero riuscita a convincerli.
- Lele, vi ho aiutati no? Ti ho dato una buona idea, ti posso essere utile, lo sai.- lui ride nervosamente sentendo le mie parole, si alza dal letto, posa la pistola sulla cassettiera e si avvicina a me.
- Forse è meglio che vai a stare da qualche tua amica da domani, neanche stare qua con me è sicuro.- mi lancia un ultimo sguardo ed esce dalla stanza, lasciandomi nuovamente da sola.
Sospiro pesantemente e mi porto i capelli all'indietro, con fare esasperato.
Ora sono nuovamente punto e a capo, sono nuovamente fuori dai giochi dei ragazzi e Lele è nuovamente in pericolo.
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