16.
Gabriele non si fa sentire da due giorni e i ragazzi hanno deciso di andare a fargli visita direttamente al commissariato. Una volta lì ci dovrà stare a sentire per forza, no?
Aureliano ferma la sua macchina fuori dal commissariato di Ostia e spegne il motore, per poi lanciarmi un'occhiata. So che vuole capire se sto bene o se sono pronta a rivederlo e a un suo possibile rifiuto, ma non c'è bisogno che si preoccupi, so badare a me stessa e so gestire Gabriele. Lo conosco alla perfezione ormai, più di quanto io conosca me stessa.
- La macchina sta là.- Spadino indica il parcheggio interno del posto di lavoro di Gabriele e io la interceto immediatamente. - È già qua.-
Apro lo sportello della Jeep e faccio per scendere, più determinata che mai a parlargli, ma la voce di Aureliano mi fa fermare. - Che stai a fa?-
- Sto andando da lui. Dentro al commissariato non può fa scenate, me deve sta a sentì per forza.- cerco di convincerlo, mentre gesticolo nervosa, e il biondo sospira, come se sapesse già che darmi una risposta negativa non mi farà cambiare idea. La testardaggine è una mia caratteristica, non so ancora se sia buona o no, ma sono fatta così.
- Daje, ma fa a modo.- si raccomanda, come se fossi la piccola sorellina da proteggere e io scendo dalla macchina, con l'ansia che mi divora, sperando di riuscire nel mio intento.
Chiudo il mio giubbotto di pelle fino al naso e infilo il telefono nella tasca posteriore dei jeans, prima di entrare nel cortile del commissariato e poi all'interno vero e proprio dell'edificio.
Un poliziotto mi chiede immediatamente il perché della mia presenza e quando gli spiego che sono la ragazza di Gabriele Marchilli, e che vorrei parlargli, sento una voce femminile fare il mio nome. Mi giro confusa verso destra e Cristiana, la collega, entra nella mia traiettoria visiva.
- Tu dovresti essere Serena, Gabriele mi ha tanto parlato di te.- mi sorride in modo palesemente falso, mentre io la guardo seria. Ha davvero il coraggio di mostrarsi così a me dopo averlo baciato?
- Molto emozionante. Risparmiamoci questi incovenevoli e avverti Lele che sono qua, devo parlargli urgentemente.- il mio tono è glaciale, non ho paura di mostrare il mio astio verso di lei.
- Ma Gabriele non c'è ancora. Se vuoi, appena arriva, posso dirgli che l'hai cercato.- cerca di usare un tono gentile, fallendo miseramente. Ma crede che io sia una deficiente? Ho visto la macchina di Gabriele qua fuori, perché mi sta mentendo?
- Senti Cristina, Cristiana, o come diavolo ti chiami, sai quante volte sono salita sulla Mercedes di Gabriele? Sicuramente talmente tante da riconoscerla e capire che è parcheggiata qua fuori e che tu mi stai dicendo un mucchio di cazzate. Ora, per favore, dì a Gabri che sono qua.- infilo le mani nelle tasche del giubbotto, cercando di stare calma, ma il nervosismo trapela dalla mia voce e dalle mie espressioni facciali.
Questa ragazza non mi convince. E non perché l'ha baciato. C'è qualcos'altro. Ha un non qualcosa che non mi piace, proprio per nulla.
La mora fa per ribattere, ma nello stesso momento Gabriele appare alle sue spalle, intercettando il mio sguardo. Inizialmente sgrana gli occhi, meravigliato dalla mia presenza, ma poi si ricompone e si avvicina a noi.
- Serena, che ci fai qua?- mi guarda serio, cercando di non sembrare troppo scortese, facendomi così capire di non voler fare spettacolo e/o far sapere i fatti nostri.
- Vorrei parlarti in privato, per favore.- inizialmente penso che rifiuterà la mia richiesta, ma poi annuisce e mi fa segno di seguirlo.
Prima di andargli dietro mi giro verso Cristiana e gli sorrido falsamente, per poi ringraziarla ironicamente per ciò che non ha fatto- Grazie di averlo avvisato, sei stata molto carina. Ti devo un favore sicuramente.- mi lancia uno sguardo glaciale sentendo le mie parole, ma io la ignoro e raggiungo Gabriele, che mi sta aspettando sull'uscio del suo ufficio, evitando accuratamente il mio sguardo.
Ci accomodiamo all'interno e lui chiude la porta e le tendine, per avere un po' di privacy. - Perché sei qua, Serena?-
- Credevi davvero che non mi sarei almeno presentata qua dopo che non ci rispondi alle chiamate e ai messaggi da due giorni? Eravamo preoccupati per te!-
- Perché mi ami, no?- il suo tono di voce ironico mi fa storcere la bocca in una smorfia contrariata. - È un po' tardi per preoccuparvi, per fare gli impicci alle spalle mie non vi siete messi il minimo problema.-
- Davvero pensi che io non tenga a te? E poi non pensi che sia immaturo sparire per una cosa del genere? Quanto te ce vole a capì che volevo solo proteggerti? Gabri...-
- Non mi piace quando mi chiamano così, lo sai.-
Mi avvicino a lui piano piano e poso la mano sul suo viso, vedendo che non si sposta. I miei polpastrelli accarezzano delicatamente la sua pelle, ricoperta da un leggero accenno di barba. - Hai sempre detto che io potevo chiamarti così, visto che solo i tuoi genitori lo facevano.-
- Questo prima che anche tu mi lasciassi solo in questa merda.- i suoi occhi luccicano - Mi fidavo di te, Serena.-
- Di me puoi fidarti ancora, lo sai anche tu. Sei solo teso per colpa di tutta questa situazione e ogni piccolezza ti spaventa.- alzo il viso verso il suo e azzero la distanza tra le nostre bocche, lasciandoli un bacio delicato, che però non ricambia. Rimane immobile a guardarmi, con gli occhi vuoti.
- Serena vai via.- mi manca l'aria davanti alle sue parole. Non riesco a fargli capire la mia buona fede. Non era mai successo che non si facesse sentire per giorni e che poi mi mandasse via quando cercavo di risolvere. Mai.
- Gabriele, sei libero di non credermi, sono tue scelte se non vuoi stare con me... ma almeno stai a sentire Aureliano e Spadino, hanno intenzione di coinvolgerti in un affare grosso. Ti aspettano qua fuori, ok?- ora che Samurai non sa dove sono, posso lasciare a Gabriele il tempo di stare senza di me per schiarirsi le idee, visto che prima ero obbligata a convincerlo che perdonarmi, anche senza aver sbagliato, fosse la cosa migliore ogni volta che discutevamo. Tanto poi le cose tra noi si sistemeranno, come sempre, no?
- Va bene. Tra mezz'ora sarò fuori. Il tempo di finire delle robe qua.- annuisco davanti alla sua domanda e poi esco velocemente dal suo ufficio e in seguito dal commissariato, con il cuore in gola.
Il fatto che abbia accettato di parlare con Spadino e Aureliano è già un gran passo avanti. Non sto salvando la nostra storia, ma almeno sto salvando lui.
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