11.
Apro gli occhi lentamente e mi rendo conto di essere ancora abbracciata a Gabriele, così sorrido sinceramente, ringraziando chiunque ci sia lassù per avermi dato un risveglio pseudo normale, dopo tanto tempo.
Lo osservo attentamente e sistemo meglio le coperte sopra i nostri corpi, sentendo un leggero freddo sulla pelle nuda. Mentre dorme sembra così tranquillo, come se non avesse problemi, mentre appena si sveglia l'inquietudine riprende pieno possesso di lui e della sua quotidianità.
Accarezzo i suoi capelli scuri in modo lento e delicato, cercando di non farlo svegliare, ma Lele apre gli occhi, posandoli su di me.
- Ehi.- gli sorrido sentendo la sua voce impastata dal sonno. - Sei sveglia da tanto?-
Scuoto debolmente la testa e poso le mie labbra sulle sue, regalandogli un bacio dolce, che lui ricambia immediatamente, attirandomi più a sé.
- Posso farti una domanda?- allontano le mie labbra dalle sue e aggancio il suo sguardo. Capisco immediatamente che è curioso, infatti mi invita immediatamente a parlare, con un cenno della mano destra. - Qualche giorno fa ho chiamato Sara per sapere se fosse tutto ok, visto che i ragazzi non rispondevano, ma quando le ho chiesto se era con voi mi ha risposto di no... però dopo poco ho parlato con Aureliano e lui mi ha detto che eri con lei e Cinaglia, perché mi ha mentito?-
Mi scosta da sè immediatamente, per poi mettersi a sedere, scuotendo la testa. - Non lo so, non sono Sara caso mai non ti fossi accorta.-
Resto un attimo interdetta davanti al suo cambiamento d'umore repentino, ma poi mi riprendo. - Lele, cosa ti preoccupa?-
- Ho la testa che mi scoppia.- si porta la mani sul capo, con fare esasperato, premendosi le tempie con forza. - Ho troppe cose a cui pensare e queste cazzate che ti vengono in mente mi fanno solo sbroccare.-
- Ti ho solo fatto una domanda, non c'è bisogno di alzare la voce così. Con te non si può nemmeno più parlare. Sono qua, faccio di tutto per cercare di rimanerti vicino, invece tu che fai? Te la prendi per tutto, ti chiudi in te stesso e non riesco mai a capire cosa ti passa per la testa.- alzo anche io la voce, mentre mi alzo dal letto. - Cosa devo fare di più? Dimmelo tu.-
- Stai facendo un casino per niente. Te ne vuoi andare? Nun te trattengo. Torni sempre e fai tutta la carina, ma dopo qualche ora sei nuovamente la spacca palle di prima.- molla un pugno sul muro, facendomi trasalire per la paura.
Annuisco debolmente ed esco dalla stanza ingoiando il boccone amaro e le parole che vorrei dire ma decido di tenere per me. Il dolore che abbiamo dentro ci sta facendo allontanare, tra di noi si stanno innalzando troppi muri che con il tempo diventeranno difficili da distruggere, Samurai sta rovinando tutto e tutti.
*
- Come mai m'hai voluto vedè?- Spadino si accende la canna e fa un lungo tiro, per poi passarmela, ma io rifiuto. Probabilmente non è il momento che io mi metta a fumare erba. - Che c'hai?-
- Avevo bisogno de vedè n'amico.- gli sorrido, facendo spallucce, mentre lui mi guarda con indifferenza, sorridendo a sua volta.
- E pensi che ce credo? Te è venuta 'na botta improvvisa d'amore?- scoppio a ridere davanti alla sua battuta e scuoto la testa.
- Ho dei problemi con Lele e avevo bisogno di sapere se a voi ha mai detto qualcosa, se parli di un'altra...- sussurro quasi le ultime parole, mentre guardo il Tevere che si estende davanti a noi. Che poesia Roma.
- Un'altra? Quello ti ama da morire. Non credo lo farebbe mai, quando al campo profughi gli hai detto della sua collega pensavo fossi impazzita.- mi lancia un sorriso cercando di smorzare la tensione e io annuisco distrattamente.
- E Angelica come sta?- gli chiedo, cambiando discorso, volendo sapere come sta sua moglie, visto che è in dolce attesa. - Il bambino come sta?-
Un sorriso raggiante prende spazio nel suo viso, mentre gli occhi si illuminano. Ama già questo bambino, il suo erede, sono sicura sarà un mini Spadino. - Sta benissimo, sarà principe Anacleti! Io e Aureliano abbiamo preso già la culla.-
- Sono sicura che andrà tutto benissimo e sarà splendido. Te lo meriti Spadì.- mi ringrazia piano e continuiamo a stare insieme, ma in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, ma comunque vicini, proprio come due ottimi amici.
*
Sento il campanellino che sta sopra la porta suonare, segno che qualcuno sta entrando, perciò smetto di sistemare la merce e mi giro con il sorriso sulle labbra, pronta ad accogliere il cliente, ma mi gelo immediatamente vedendo Samurai davanti a me.
- Cosa ci fai qua? Potrebbero vederti, qua ci lavoro.- mi agito immediatamente, impaurita dall'idea che qualcuno possa vederlo e possa capire che ci ho qualcosa a che fare, purtroppo.
- Come vanno le cose con Lele?- deglutisco a fatica davanti alla sua domanda, ma annuisco, facendogli intendere che va tutto bene. - Mi serve che stasera Aureliano Adami stia con la guardia abbassata e che non sia circondato da amici.-
- Scusa?- tremo immediatamente capendo cosa ha intenzione di fare, non posso assolutamente permettere che faccia qualcosa al mio amico e ancora meno essere sua complice. - No, stavolta non ti aiuterò. Non sono ai tuoi servizi, non ti aiuterò a fare fuori Aureliano.-
- Regazzì, tieni lontano er regazzetto tuo, che allo zingaro ce penso io. Aureliano Adami deve stà a casa sua stanotte, senza sé e senza ma. Vedi te cosa organizzare. Se ci tieni a Gabriele.-
- Non puoi chiedermelo davvero, Aureliano è mio amico, e tu lo sai. Perché mettere in mezzo me? Perché fammi scegliere tra due persone importanti?- cerco di trattenere le urla e la rabbia, ma sono davvero al limite, come ne esco da questa cosa?
- Fallo e basta. Ti ho già detto che non mi interessano ste cazzate sentimentali.- mi punta un dito contro ed esce dal negozio in un attimo, senza aggiungere altro, lasciandomi solo un fardello così grande.
Inizio a respirare con fatica e, involontariamente, urto un profumo con la mano, che cade a terra e si frantuma in mille pezzi. Mi inchino a raccoglierli velocemente, prima che entri qualcuno, ma con le mani che tremano e la mente annebbiata, mi ferisco il palmo con un frammento di vetro,.inizio a sanguinare.
Mi mordo nervosamente il labbro e corro nel bagno per sciaquarmi e disinfettare la ferita. Ho talmente adrenalina in corpo che non sento nemmeno il dolore fisico, assurdo.
Mi guardo allo specchio e vedo il mio riflesso, che ha su un'espressione terrorizzata, che mi fissa. No, questa non sono io. Non sono mai stata così spenta. Non mi riconosco.
Non mi sono mai sentita così impotente, disperata e fuori luogo come in questo momento, cosa dovrei fare io ora? Devo per forza trovare una soluzione, non ho intenzione di far morire nessuno dei due.
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