10.
Aureliano ferma la macchina davanti al mio palazzo e, dopo averlo salutato, scendo, pronta a rinchiudermi in casa. Voglio solo mettermi a letto e dimenticare questa serata orrenda e tutte le cose brutte degli ultimi giorni. Vorrei dormire seriamente e bene, per riposarmi, visto che ho passato l'ultimo periodo, e le ultime notti soprattutto, a fare incubi.
Ho deciso di tornare a dormire a casa, sapendo di essere in pericolo in qualsiasi luogo, Samurai non ci mette nulla a trovarmi ovunque io mi trovi. Almeno a casa mia ho i miei spazi e le mie abitudini, nonostante Mia sia come una sorella per me e mi faccia a sentire sempre a mio agio, ma ora ho bisogno di stare sola, pensare a come agire.
Mi stringo nella felpa, vista l'umidità che c'è, ed entro nel mio cortile sussultando appena mi rendo conto che Samurai e Boiardo sono fermi davanti al portone. Per un momento mi salta alla mente l'idea di scappare, ma visto che mi hanno già notata mi sembra alquanto inutile che io ci provi.
Sospiro debolmente e mi avvicino a loro, impaurita e stanca. Non so cosa mi aspetti ora e so che non sarà felice dell'improvvisata che i ragazzi gli hanno fatto.
- Eccoti, ci avete messo tanto, eppure io sono andato via già da un po' da Ostia- Samurai punta i suoi occhi su di me, facendomi capire che è nervoso. - Spiegami perché erano lì a spararmi e perché te non m'hai detto niente!-
- Io ho detto a Lele di cambiare la tabella di marcia della pattuglie, non dovevo fare altro.- il mio compito era solo far rispettare al moro gli ordini di Samurai, basta, tutto qua.
- Secondo te non dovevi pure avvisarmi che avrebbero voluto ammazzarmi?- quasi urla, con il viso rosso per la rabbia. - Me pare ovvio che devi esse' leale co me.-
Annuisco debolmente, sapendo che contraddirlo non è la cosa migliore da fare, e poi decido di aggiornarlo sulle novità, che so che non gli piaceranno. - Non posso più aiutarti... Gabriele mi ha mollata.-
- Che cosa? Non me importa de ste cazzate da ragazzini, tu devi tornà co lui. Me servi pe fa i miei impicci e sei l'unica che la guardia ascolta.-
Sospiro debolmente, portandomi le mani sul viso, in maniera frustrata. Non riesco più a gestire questo doppio gioco, mi sta già facendo impazzire. - Non è così, Gabriele non mi vuole più vedere e io non posso obbligarlo.-
- Torna da lui, nun me importa se devi fa cazzate romantiche o che, l'importante è che te fai perdonà.- faccio per ribattere, non sapendo che cosa io debba organizzare, ma Samurai fa un cenno al suo scagnozzo, e vanno via, senza lasciarmi il tempo di ribattere.
In fin dei conti è detto che coloro che comandano fanno la legge e finché Samurai avrà il possesso di Roma io, e nessun altro, potremmo fermarlo.
*
Cammino fino a casa di Gabriele, non sapendo bene perché. Forse perché non riuscirò a dormire dopo la visita di Samurai, forse perché ho il pensiero che Lele mi abbia lasciata a torturarmi la mente o forse perché sono spaventata dalla realtà che sto vivendo.
Arrivo fino al suo palazzo e suono direttamente, senza aspettare, visto che è tardi e si gela. Pigio la targhetta con su scritto "Marchilli" e poco dopo la sua voce risuona dal citofono, chiedendomi chi è.
Mi inumidisco le labbra prima di rispondergli, come a prendere coraggio, magari non mi vuole qui, visto che prima ha espressamente detto di sparire dalla sua vita. - Sono Serena, mi fai salire?-
Lo sento sospirare e dopo qualche secondo, che mi è sembrato un tempo interminabile, apre il portone invitandomi a salire fino al suo appartamento. Non me lo faccio ripetere due volte e, senza attendere l'ascensore, prendo le scale e arrivo fino al suo appartamento, dove mi sta già aspettando sull'uscio.
- Perché sei qua?- è la prima cosa che mi chiede, senza nemmeno salutarmi. - Me pareva de esse stato chiaro, è finita.-
- Non mi fai nemmeno entrare, Lele?- lui sbuffa sentendo la mia domanda e poi si sposta dalla porta, invitandomi ad entrare, con un gesto della mano.
Chiude la porta, mentre io lo osservo attentamente, finché non riposa lo sguardo su di me. - Allora, perché sei qua?-
- Lele, mi dispiace. Non volevo creare casini o metterti in pericolo, volevo solo aiutarti, io ci tengo a te, non sopporterei che ti succedesse qualcosa.- Faccio per avvicinarmi a lui, ma indietreggia, impedendomi così di posare la mia mano tra i suoi capelli. - Non possiamo lasciarci per questo, dobbiamo sostenerci.-
- Serena, non voglio più stare con te, non sto più bene con te.- evita il mio sguardo e mi basta questo per capire che sta mentendo.
- Perché lo stai facendo?- lo guardo negli occhi, attendendo una risposta che però non arriva. - Voglio spiegazioni. È per la tua collega?-
- Ma sei davvero convinta che io abbia una relazione con lei?- stesso sguardo di prima, come se stessi dicendo la cosa più assurda del mondo. - Mi ha dato un bacio stamattina, non c'è mai stato nulla, m'ha baciato lei.-
- Ti ho visto sorridere...- lascio la frase a metà appena lui prende il mio viso tra le mani e azzera la distanza, facendo scontrare le nostre bocche.
Resto un attimo interdetta, non aspettandomi una sua mossa del genere, visto che qualche minuto fa si è sottratto dal mio tocco, ma poi appoggio le mani sul suo petto, incerta.
- Davvero pensi ancora che io abbia un'altra?- mi chiede, tra un bacio e l'altro, togliendomi il giubbotto e lasciandolo cadere a terra. - Come puoi pensarlo?-
Accarezza la pelle sotto la mia maglia, facendomi venire i brividi, mentre continua a baciarmi sulla bocca e fa aderire i nostri corpi.
- Non ti voglio perdere Lele, siamo fatti per stare insieme in questa merda. Sappiamo aiutarci alla perfezione.- annuisce in modo quasi distratto e mi guarda in modo strano, come non aveva mai fatto. Sembra quasi spaventato e io mi sento così in colpa, non vorrei fare il doppio gioco con lui.
- Non voglio portarti a fondo con me, non voglio togliere la libertà anche a te.- scuoto la testa davanti alle sue parole, come a volerle cancellare, e riposo le mie labbra sulle sue, come per tranquillizzarlo.
Ricambia il mio bacio e mi conduce nella sua camera, continuando a tenermi stretta. Come se avesse paura che io possa scappare, facendomi capire che non voleva davvero che andassi via, che sparissi dalla sua vita.
Vorrebbe solo tenermi al sicuro e proteggermi, facendo anche del male a se stesso pur di riuscirci. Non smette mai di sentirsi in colpa per gli altri.
Chiudo gli occhi e mi assaporo le sue carezze e i suoi baci, tutte le cose brutte della nostra vita restano fuori da queste mura, esistiamo soltanto noi, uniti dalla paura di due ragazzi troppo giovani in mezzo a un mondo che non gli appartiene e uniti da quello che credo sia amore, nient'altro di più.
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