La zia Adelaide buonanima
O sei avvocato o sei bello.
Non puoi essere entrambe le cose!
Susanna
Dove ero rimasta, ah sì. Dicevo, uno strafigo intergalattico che sembra uscito da una sfilata a Palazzo Pitti Uomo, sta percorrendo con passo sicuro il corridoio nella mia direzione.
Posso vedere tutto il personale maschile e femminile sbavare al suo passaggio.
Non appena mi vede:
lui, accenna un sorriso,
io, perché non sono più una da tacco 12!
Se oggi non mi arrestano giuro che la prima cosa che faccio quando esco di qui è andare immediatamente a comprare un tacco 12.
Che ci vorrà mai a camminare su un tacco 12? D'accordo, in passato non camminavo sui tacchi. Chiamavo un taxi, e via!
Ma, guardando la cosa da un'altra prospettiva, è tutta questione di equilibrio, sembra facile, che ci vuole!
Cuore mio non ti fermare, Palazzo Pitti sta rallentando.
Sì.
Viene proprio verso di me. Sono io l'oggetto dei suoi desideri più inconfessabili.
È ufficiale, lui è l'avvocato dei miei sogni!
Mi correggo, mio nel senso che la sua segretaria ha chiamato me e fissato un appuntamento. Lui, con me.
Tecnicamente abbiamo un appuntamento. Tutto il resto sono cavilli!
Ma non divaghiamo e concentriamoci sul momento magico.
Wow! Da vicino è ancora più bello! I suoi grandi occhi, sono verdi blu o blu tendente al verde... non so decidermi.
Di certo, gli occhi grandi sono preferibili a quelli piccoli, dal momento che sono le porte dell'anima.
Se devi guardarci dentro per vedere l'anima più grandi sono e meglio è!
Non mi sono mai piaciuti gli occhi piccoli e stretti, sembrano passaggi angusti verso un'anima che si vuole nascondere.
Cosa avranno da nascondere?
Palazzo Pitti invece, i suoi occhi sono grandi, enormi e sembrano voler dire: prego entrate pure, non ho nulla da nascondere!
Lo amo già, lui ancora non lo sa ma, sarà il protagonista maschile della mia vita...
«Buongiorno signorina Panna. Prego, si accomodi»
Signorina, ho sempre detestato questo appellativo, ma sentirlo pronunciare dalla sua voce così sensuale, così... così... celestiale, dedicata a me... beh, assume tutto un altro signignificato! E poi lui è così gentile e...
«Signorina...»
«Eh?»
«Si accomodi, la prego.»
«Ah, sì, certo, mi accomodo subito. Chiedo scusa, anzi, buongiorno a lei avvocato»
Mi siedo sulla prima poltrona davanti alla scrivania su cui poggio lo sguardo.
«Ecco, mi sono accomodata», sorrido beata.
«Mi scuso per l'attesa, spero sia stata a suo agio»
«Altroché, il suo salotto è fantastico, ci starebbe tutto il mio loft e...»
Sento lo sguardo di Palazzo Pitti su di me.
D'accordo, parlo troppo e a proposito.
Mi accomodo meglio sulla poltrona di pelle nera e accavallo le gambe con fare ambiguo.
Ma che sto facendo, chi voglio sedurre con i jeans e le scarpe da ginnastica. Dilettante!
Fortuna che è concentrato sulle sue scartoffie e si è perso il mio patetico tentativo di seduzione.
Mi ricompongo, metto da parte il mio piano di seduzione e attendo in religioso silenzio che l'avvocato mi dica il perché della mia convocazione.
«Signorina Panna...»
Ecco, ora mi dà un infarto secco!
«... l'ho convocata perché ho una comunicazione da darle. Ho una cattiva e una buona notizia. Iniziamo con la cattiva notizia. Sono dolente ma...»
Ecco che mi affloscio come un soufflé moscio.
«Se posso dire qualcosa in mia difesa, tengo a precisare che di qualsiasi cosa mi si accusi, io sono innocente. Lo metta pure agli atti», mentre agito il dito indicando le sue scartoffie.
«Stia tranquilla, non c'è nulla a suo carico, tranne...»
«Tranne?», ripeto anche se non sono sicura di volerlo sapere.
«Alcuni mesi fa è venuta a mancare sua zia Adelaide»
«ZIA CHI?», mentre sto per cadere dalla poltrona.
«Sua zia Adelaide»
«Non sapevo di avere una zia. Di che zia stiamo parlando? È sicuro che non sia uno scambio di persona?», mi sistemo di nuovo sulla poltrona.
«Nessun errore. Stiamo parlando di una lontana zia di sua madre Anna»
«Strano, questo nome non mi risulta familiare, non ricordo che mia madre mi abbia mai parlato di questa zia. Però, riflettendoci su, l'unica Adelaide che conosco è la mia tata... oh, forse è lei la zia in questione? È morta e ne sono venuta a conoscenza soltanto ora? Povera tata, non le ho potuto dare l'estremo saluto e...»
«No, la sua tata gode di ottima salute e ha trovato un ottimo impiego»
«A quanto pare sta ottimamente meglio di me», cinismo maiuscolo.
«Tornando alla questione per la quale l'ho convocata, devo informarla che esiste un testamento, e sua zia ha nominato me come suo curatore testamentario...»
«Un testamento, addirittura!», a questo punto una risata isterica è d'obbligo!
«Sì, e sua zia ha disposto che lei, signorina Panna, sia la sua erede»
Mi alzo di scatto dalla poltrona affinché ciò che devo dirgli arrivi forte e chiaro!
«No aspetti, aspetti, Palazzo Pitti...»
«Come dice, scusi?»
«Lasci stare, avvocato, cose mie! Dicevo, se mia zia ha lasciato a me i suoi debiti le dico subito che non ho soldo bucato, quindi casca male! Le consiglio vivamente di contattare mia madre, sempre che ci riesca», e mi lascio cadere nuovamente sulla poltrona accavallando le gambe. Tiè.
«Le assicuro, signorina, che non ci sono debiti da saldare, ma un appartamento...»
«Che?»
«Stiamo parlando di un prestigioso appartamento sito in Piazza Navona»
«Che?»
«Sì, un appartamento di quattrocento metri quadri»
«Solo?», rispondo con aria di sufficienza.
«No, sviluppato su due piani, ciascuno di quattrocento metri quadrati»
«Ah!»
«Il superattico misura solamente cento metri quadri, ma la restante parte è occupata dal terrazzo con vista a sulla città»
«Ah beh certo, volevo dire, mi pareva strano che non ci fosse un terrazzo con vista su Roma. Mi faccia capire bene che la notizia mi ha cortocircuitato i neuroni. Ricapitolando, eredito dalla zia Adelaide, che non sapevo nemmeno che esistesse, un attico e super attico sito in Piazza Navona. Dove vivono contesse, eccetera. Mi corregga se sbaglio.»
«Infatti, non si sbaglia, l'appartamento apparteneva a una principessa spagnola»
«Porca pa... ehm, mia zia, una principessa?»
«No, sua zia è stata la dama di compagnia della principessa per molti anni, le è stata accanto fino al giorno della dipartita. E la principessa Marìa del Camino Otero Del Río Seco, questo è il suo nome, non avendo eredi a cui lasciare il suo patrimonio, nominò sua zia Adelaide, erede universale»
«E io sono l'erede universale di mia zia Adelaide»
«Esatto»
«E perché io e non mia madre?»
«Perché è lei la persona più idonea.»
«In che senso?»
«Risiede a Roma, lavora a Roma. Ha dei legami più o meno stabili a Roma. Al contrario di sua madre che, secondo quanto risulta dalle mie ricerche, è sempre in giro per il mondo.»
«E questo che c'entra?»
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