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La Guerra delle Due Rose

    La vita è una continua lotta
per riportare a casa
lo scalpo
Susanna

Ore 9:25 AM

Non so come, ma sono riuscita a salire sul primo autobus disponibile, per mia fortuna semivuoto. Accontentiamoci.
Ma soltanto perché ho un appuntamento, sono in ritardo e ho molta fretta.

Io sono una di quelle che lascia passare gli autobus finché non trova quello di suo gradimento, ovvero, vuoto.

Il mio motto è: pretendere sempre il massimo dalla vita... che a scendere c'è sempre tempo!

L'autobus chiude le porte, uno scossone, si parte.

Il problema ora è individuare la terza fermata.

Google pensaci tu.

Google...?
Google Maps, non oserai abbandonarmi al mio destino proprio ora!
Google...non oserai...!

Alzo il cellulare roteando il braccio alla disperata ricerca di una tacca, anche striminzita, ma nulla.
Ha osato!
Google ha osato abbandonarmi al mio destino!
E mo come faccio?

«Ahó, nun c'è campo qua!», dice una voce cavernosa proveniente da qualche parte in fondo all'autobus.
«E me ne sono accorta! Grazie, comunque, chiunque tu sia!» rispondo.

A quanto pare stiamo attraversando l'unica zona di Roma senza campo.
Beh, pazienza.
Farò come gli antichi, farò di necessità virtù, come si suol dire in questi casi per indorare la pillola.

Mi toccherà fare alla veccia maniera.
Ma come facevano i nostri genitori a.I. (avanti internet) a vivere senza Google? Mistero.

Un bel respiro profondo, mi schiarisco la voce... do una rapida occhiata a tutti i passeggeri a bordo, alla ricerca di qualcuno che mi ispiri.

Vediamo un po' cosa abbiamo qui.

Ecco, proverò a chiedere a quel signore dall'aria sveglia attaccato al palo.

«Mi scusi, gentilmente, potrebbe aiutarmi? Avrei bisogno di una informazione...», il tipo si gira lentamente verso di me guardandomi con un punto interrogativo stampato sulla faccia.
La cosa non depone molto a suo favore, e neanche al mio, ma tant'è, ormai ci sono.

«Mi scusi tanto se la disturbo, vedo che lei è molto impegnato con le sue cose ma...»
«Lei chi?» mi chiede il tipo sveglio.
«Lei, lei» rispondo, mentre lo indico con il dito.
«Ah, lei io», e io comincio a sudare freddo. Tra un po' puzzerò.

Dopo aver ripassato inutilmente tutti i pronomi personali, è arrivato il momento di usare le maniere forti e affondare il coltello. Senza pietà!
Tiro su con il naso e vado dritto al punto.

«Dovrei andare in via delle Due Rose... » così, secco!
«Vuoi due rose? Ragazza mia, non ho due rose qui con me! Cosa ti fa pensare che io vada in giro sugli autobus con due rose! Abbi pazienza!», ecco lo sapevo.

Mantieni la calma Susanna, non vorrai finire su tutti i social per aggressione a un innocuo viaggiatore!

Video virale! Mi sembra già di vederlo: ragazza maleducata manca di rispetto a un innocuo passeggero che se ne stava tranquillo per i fatti suoi!

«No, non ci siamo capiti, non voglio due rose, devo andare in via delle Due Rose, VIA DELLE DUE ROSE!», ma perché sto alzando la voce? È rintronato, mica sordo.

Mi stanno guardando tutti, che situazione imbarazzante. E qualcosa mi dice che questa situazione può soltanto peggiorare.

Mi sta bene, così imparo a salire sugli autobus semivuoti!

«Se vuoi due rose posso accompagnarti da mio cognato, è un fioraio molto ben fornito, Sai? Lui sicuramente avrà due rose per te, vedrai...»
«Tanto per cominciare io non sono la ragazza di nessuno, tantomeno di suo cognato, ma chi lo conosce suo cognato! E le due rose sa dove le può mett... ma che diavolo... ahi!», quando la situazione può soltanto peggiorare!

«Signorina» sento una voce femminile alle mie spalle mentre qualcuno mi tira i capelli.
Porto di scatto una mano sulla testa per evitare che qualcuno si porti via i capelli con tutto lo chignon.

Mi volto. Davanti a me vedo una giovane donna che tiene in braccio un marmocchio il quale, con aria trionfante, stringe qualcosa nel suo pugnetto.

Metto meglio a fuoco.
Orrore!
Ricomincio a sudare.
Deglutisco per riprendere il controllo dei miei poveri nervi.

«Mi scusi...», la donna sembra davvero dispiaciuta per il gesto temerario del suo simpatico pargoletto.

Mi sforzo di sorridere mentre il pupo lascia cadere a terra una parte considerevole della mia già rada chioma.

Ora dovrò semplicemente radermi a zero per pareggiarli, e non si noterà nulla!

«Fa sempre così quando vede i capelli. Cerco di togliergli questo brutto vizio ma, a quanto pare, con scarsi risultati», si giustifica la giovane mamma visibilmente imbarazzata.

Ho visto e sentito, grazie!

«Non si preoccupi, è una sciocchezza», che sarà mai, il pargolo mi ha soltanto tolto mezzo scalpo!

Controllo se l'altra metà è ancora al suo posto. Per sicurezza.

«Davvero, non è nulla... non ne parliamo più», accompagno il tutto con una risata isterica.

«Non ho potuto fare a meno di ascoltare, doveva scendere alla fermata Due Rose», cambiando discorso.
«Sì, sa dirmi qual è?», chiedo, mentre cerco di sistemarmi quel che resta dello chignon.
«Ecco, doveva scendere due fermate fa...»
«COSA?», con tutto quel trambusto ho perso il conto delle fermate.
«Ma non si preoccupi, può scendere alla prossima fermata, l'autobus sta girando intorno all'isolato. Sa, i sensi unici delle vie di Roma.»
Oh, ringraziamo i sensi unici!

Oggi è il mio giorno fortunato.
Speriamo che continui così anche dall'avvocato.

Saluto la giovane donna e lancio un'occhiataccia fulminante al pargolo che ricambia con una linguaccia.

Dovrò ricordarmi di annotare l'accaduto nella colonna dei CONTRO sulla lista dei PRO e CONTRO di una poco probabile gravidanza futura.

GRANDIOSO 1500 metri a piedi! Posso farcela.

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