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Clausola fa rima con Fregatura

All'avvocato bisogna contare le cose chiare;
a lui poi tocca di imbrogliarle
A.Manzoni

«C'entra, perché sull'eredità c'è una clausola»
«In che senso»
«Nel senso che sull'eredità esiste un vincolo.»

«Conosco il significato della parola "clausola" e so anche che fa rima con fregatura! E la fregatura, ehm, la clausola sarebbe?»

«Lei potrà entrare in possesso dell'appartamento e di tutti gli altri beni appartenuti alla sua defunta zia, solamente se si prenderà cura del gatto, che fu della Principessa, come un buon padre di famiglia. Così è scritto!»

«Eh? Come sarebbe a dire, un gatto?»
«Sì, un gatto da accudire. Dargli da mangiare e bere, pulire la lettiera, portarlo dal veterinario...»
«Sì, Sì! Forse le sembrerà strano ma conosco anche il significato della parola accudire, e sentiamo un po', tutti gli altri beni hanno un nome?»
«Una ingente somma di denaro che le permetterebbe di non avere nessun problema economico per tutta la durata della sua vita»

«Mia o del gatto?»

«Di entrambi»

«E se metto il gattac..., ehm, il gatto nel gattile e non se ne parli più?»

«In quel caso, niente eredità e dovrò contattare l'erede che sta dopo di lei nella linea di successione.»

«Ma porca paletta! Sta forse dicendo che il mio futuro dipende da un sacco di pulci?! Io odio i gatti, da piccola ho avuto un incontro ravvicinato piuttosto tragico con un puma travestito da gatto, dal quale incontro sono uscita fuori con la faccia a strisce, e traumatizzata a vita! Odio i gatti e tutti quelli che mettono foto di paffuti gattini sui social, mi danno la nausea!»

«Non deve darmi una risposta subito. Ha una settimana di tempo per decidere se accettare o meno il lascito di sua zia.»

«E sentiamo un po', se dovessi, e sia ben chiaro che non ho detto che lo farò, se dovessi accettare che succede?»

«In quel caso lei dovrà vivere un mese nella sua nuova residenza. Durante questo lasso di tempo dovrà farsi conoscere dal suddetto felino e sperare di entrare nelle sue grazie. Altrimenti...»

«Lo so lo so, si risparmi il fiato, in quel caso, niente eredità e dovrà contattare l'erede che sta dopo di me nella linea di successione.»

"Mai una gioia" deve essere nato con me, sennò non si spiega.

«Sa che le dico avvocato? Anche la mia storia è molto triste. E non lo dico tanto per dire! Un tempo anche io vivevo in un chiccosissimo e spaziosissimo attico e superattico con vista su Roma: Colosseo e Colle Oppio, per l'esattezza. La mia vita era perfetta, il mio futuro era pianificato nei minimi dettagli. Ed era un futuro radioso!
Finché un giorno, i miei genitori, così, di punto in bianco, decisero di vendere il nostro chiccosissimo e spaziosissimo attico e superattico dove ho trascorso i momenti più belli della mia vita, così, senza nemmeno interpellarmi, e tutti i beni in nostro possesso, perché ad un certo punto della loro noiosissima vita decisero che dovevano ripercorrere non so che camino... dagli Appennini alle Ande, credo, per riscoprire se stessi, il senso dell'intimità di coppia, cose sconce di questo genere, insomma. A me hanno lasciato il loft... ovvero la cantina. Mi sono ritrovata di punto in bianco senza un soldo bucato. Sì, vivo in una cantina! Lavoro sodo sei giorni su sette in una pizzeria, per mettere i soldi da parte per... qualcosa di bello che non sia tornare a casa con la puzza di patate fritte addosso e ora scopro che potrei cambiare vita e che succede? Il mio futuro dipende da un gatto. Io odio i gatti, e i gatti odiano me e lui se ne accorgerà che lo odio e non mi accetterà mai!»

Inspiro profondamente prima che la carenza di ossigeno provochi danni irreversibili al mio cervello.

«Signorina, mi ascolti...»

«E non mi chiami signorina, non lo sopporto... fa molto "Signorina Margherita"!», alzo il tono della voce

«D'accordo. Volevo soltanto farle notare che dovrebbe convivere con un gatto che trascorre tre quarti della sua vita dormendo...»

Mi alzo furiosa battendo le mani sulla scrivania (forse mi ero già alzata, ma non me lo ricordo).

«No, è lei che non mi ascolta! Porca paletta! Cosa non le chiaro del "i gatti mi odiano"?», continuo sullo stesso tono.

«Se la smette di interrompermi in continuazione, vorrei che riflettesse sul fatto che poteva andarle molto peggio, in fin dei conti sua zia non le sta imponendo un matrimonio entro l'anno. Ci pensi su, si dia una possibilità», conclude in tono amichevole

Mi lascio cadere sulla poltrona. Esausta, avvilita. Non so più cosa pensare.
Riprendo il controllo della mia voce.

«Beh, sa che le dico? Sarebbe stato meglio un matrimonio entro l'anno! A guardarmi non si direbbe ma, ho discrete capacità seduttive, io! Ora, se ha finito le sue argomentazioni, per quel che mi riguarda la conversazione finisce qui.»

Ma soltanto perché sono esausta, ho fame e voglio tornarmene nella mia cantina.

Mi alzo lentamente da quella poltrona per non avere un capogiro da calo di zuccheri, credo di aver salutato Palazzo Pitti, ma non ne sono sicura.

So soltanto che mi avvio verso l'uscita, a passo spedito, calpestando con rabbia quello che solo pochi minuti prima era il pavimento dei miei sogni e che invece ora odio dal profondo, con la certezza che anche lo strafico Palazzo Pitti è un vero stronzo, maniaco sessuale e lo odio dal profondo!

«Sì, odio tutti dal profondo», bello a voce alta e che mi sentano tutti. Mi volevo togliere lo sfizio. Ecco.

Mentre percorro a passo spedito il corridoio a scacchi, lasciando le impronte delle suole di gomma delle mie scarpe da ginnastica, posso sentire gli sguardi di tutti gli aspiranti soci di minoranza, guardarmi con disgusto.

Arrivata alla porta ecco la tipa dalla voce gentile che sembra uscita dalle pagine di Vogue che mi aspetta con la porta aperta e il sorriso di circostanza stampato sul viso liscio e setoso come il culetto di un neonato.

«Sto andando, sto andando», le rispondo con astio leggendo il suo sguardo, quello di una che non vede l'ora di sbarazzarsi di una bustina con dentro la pupu liquida.

«Le auguro una buona giornata signorina Panna»

«Buona giornata un corno!»

Esco sul pianerottolo, ma c'è ancora un macigno che mi voglio togliere. Mi volto di scatto verso miss Vogue.

«Tutte le moine del mondo e quelle labbra a canotto sul punto di esplodere non ti faranno entrare nel letto di Palazzo Pitti», tiè, beccati questa.
E non venitemi a parlare della solidarietà femminile.

Quando è troppo è troppo.

Vedo con grande soddisfazione, il suo sorriso trasformarsi in una smorfia di odio nei miei confronti.

«Ho colto nel segno eh?», sì, affondo il coltello nella ferita e lo giro, mentre sorrido trionfante

Senza dire una parola Vogue mette fine ai convenevoli sbattendomi la porta in faccia.

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