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8- NICO

C'è chi i tuoi desideri
Li esaudisce, chi li intuisce
E chi li scatena...


Non so perché lo abbia fatto. Non è da me offrire passaggi, soprattutto se tutto quello che voglio è andare a casa, farmi una doccia e piantarmi davanti alla play fino all'ora di cena.

Eppure mentre andiamo alla macchina non riesco a nascondere il sorriso che ho da quando Emma ha accettato, anche se solo grazie a suo fratello.

«É questa» dico prendendo le chiavi e aprendo la Nuova Fiesta Titanium nera che mio padre mi ha ceduto dopo essersi comprato una BMW.

«C'è un seggiolino!» nota il piccoletto voltandosi verso di me e guardando il rialzo che non ho più tolto da stamattina dopo aver portato Elena a scuola.

«Si, lo usa mia sorella» dico aspettando che salga e chiudendogli la portiera. Guardo Emma che fa per salire dietro e cerco di sfoggiare il mio miglior sorriso. «Non mi fai compagnia davanti?»

«No, grazie. Preferisco stare dietro con mio fratello»

Annuisco anche se mi da leggermente fastidio. Non sono un assassino seriale che ha intenzione di rapirla e farci chissà cosa! É solo uno stupido passaggio in macchina fino a casa!

«Dove devo portarvi?»

Emma, mettendosi in mezzo e allacciandosi la cintura – chi diamine si allaccia ancora la cintura? – indica la strada davanti a me. «Dritto, la seconda a destra»

Appena accendo la macchina la musica parte a tutto volume e cerco di abbassarlo prima che arrivi la parte piena di parolacce.

«Ti piace la musica piccolino?» chiedo al fratello di Emma, di cui mi sono dimenticato il nome, mentre faccio retromarcia.

«Si. Mi piace Rovazzi» dice con un grosso sorriso.

«Ah, e ascolti solo lui?»

«No... come si chiama quel... gruppo?» domanda guardando la sorella e giocando con una sua ciocca di capelli.

Mi aspetto che spari qualche nome come One Direction e compagnia bella, invece dice:«Imagine Dragons»

Alzo le sopracciglia guardandola attraverso lo specchietto retrovisore. É decisamente bellissima, probabilmente non sa nemmeno di esserlo. Non è certamente come le altre ragazze che conosco, che cercano di mettersi in mostra e indossavo vestiti attillati per attirare l'attenzione, principalmente sulle loro tette. Non è truccata come loro e quando sorride ha un che di contagioso.

«Aspe', dovrei avere una loro canzone». Approfitto della coda che si è creata davanti a noi per prendere il cellulare e collegarlo al dispositivo. Cerco una loro canzone su internet e alzo il volume.

«Demons» sento Emma sussurrare e poco dopo il fratellino inizia a cantarla, sbagliando tutte le parole.

Ma la cosa fa ridere Emma e finalmente sembra lasciarsi andare. «La prossima a sinistra e poi ancora a destra quando vedi un panettiere» dice smettendo di canticchiare.

Faccio come mi ha detto e mi ritrovo davanti a un vecchio palazzo dall'aria importante. Solo tre piani, un parco esattamente di fronte e la pista ciclabile dove passano veramente dei ciclisti. «Va benissimo qui» dice Emma stringendo la borsa del fratello. «Grazie mille per il passaggio»

«Figuratevi. Be', buona serata»

«Buona serata» mi urla il marmocchio prima di seguire la sorella fuori dalla macchina.

Emma lo tiene per mano e per qualche secondo resto immobile a guardarli mentre su youtube parte la pubblicità dell'Iphone X interrotta da una chiamata in corso.

Faccio una smorfia mentre porto il telefono verde verso l'alto. «Che c'è ma'?»

«Dove sei finito?»

«All'inferno, probabilmente» dico sentendola stridere i denti.

«Non dirlo nemmeno per scherzo! La cena è fra un'ora, e tuo padre viene da noi. Sei pregato di esserci. Se non per lui, almeno per Elena!»

Batto i pugni sul volante. «Perché tu e papà non potete farla finita una volta per tutte con questa storia?»

«Il divorzio non è una soluzione! Quando l'ho sposato ho giurato che gli sarei stata accanto nel bene e nel male» replica con calma, come se uno stupido contratto, perché il matrimonio non è altro che questo a mio parere, fosse più importante del resto.

«Hanno inventato il divorzio»

«Il divorzio è per chi si arrende. Io ho giurato davanti a Nostro Signore che ci sarei stata per lui, non ho altro da aggiungere. La cena è alle sette». La linea cade e fisso davanti a me.

La voglia di spaccare qualcosa è decisamente forte, ma invece di far andare le mani premo al massimo sull'acceleratore. Al diavolo le multe e i divieti di velocità.

Metto la musica al massimo, il rap vero, mentre sfreccio per le strade ricevendo suonate di clacson a cui rispondo alzando il dito medio.

Che vadano tutti a farsi fattore.

Allungo la strada solo per sentire ancora l'adrenalina pomparmi nel sangue e farmi battere il cuore confermandomi che sono vivo. Che mi sento vivo.

***

Quando entro in casa il profumino delizioso dello stufato mi fa venire l'acquolina in bocca.

Pongo, il Golden Retriver di mia sorella, alza la testa dal divano e mi guarda assonnato prima di riappoggiarla sulle spalle davanti. «Ciao anche a te» commento divertito allungandomi e dandogli una bella accarezzata sulla testa.

Pongo non fa una piega e mi guarda. Se fosse in grado di parlare probabilmente mi manderebbe a quel paese.

«Nico, sei tu?» domanda la voce infantile di mia sorella.

Mi tolgo la giacca, appendendola al muro, e lascio le scarpe sul tappeto. Ho bisogno di una doccia, ma dubito di averne il tempo.

Elena si affaccia dalla cucina e mi guarda sorridente. «Vieni ad abbracciarmi?»

Non ci penso due volte e mi avvicino a lei, inginocchiandomi e stringendola a me sentendo il suo corpo, così minuto rispetto al mio, ricambiare. Mi allontano leggermente e le sue mani passano dalla schiena, alle spalle e infine sulle guance.

«Questa mattina ti sei rasato» commenta con un sorriso facendo passare la mani soffici e delicate sul mio viso. É il suo modo di vedere e, anche se all'inizio mi dava fastidio, ora non riuscirei a farne a meno.

La sua mano mi sfiora l'occhio dove c'è ancora il livido, anche se non più così visibile, che quello stronzo di Vaccaro mi ha lascito. Forse è un bene che Elena sia cieca, così da non vederlo.

«Ti fa ancora male?» chiede, e so che si sta riferendo al livido. Non lo ha visto ma ha sentito mia madre quando mi ha urlato contro  la sera che sono tornato dalla partita.

«No, per niente» le assicuro prendendole le mani e facendole scomparire nelle mie. La allontano leggermente e le faccio fare un giro. «Come sei vestita bene!»

Lei sorride liberandosi le mani e portandole sul maglioncino con le perline che formano un cuore e la gonna di tulle. «Ti piacce? Mamma dice che sembro una principessa»

«Lo sei» le assicuro dandole un bacio sulla fronte e alzandomi. Mi affaccio alla cucina guardando mamma, vestita come se stesse andando a un appuntamento galante e riesco appena a trattenere una smorfia. «Vado in camera. Esco solo quando quel verme arriva»

Mamma mi scocca un'occhiata di quelle che mi avrebbero fatto tremare le gambe se fossi stato ancora un bambino di otto anni. «Non parlare in questa maniera di mio marito, tuo padre, davanti a Elena»

Scrollo le spalle e lasciando un altro bacio a mia sorella raggiungo camera mia.

Forse il tempo di una doccia ce l'ho, e magari riesco anche a togliermi Emma dalla testa. Com'è possibile che il suo sorriso non sia ancora sbiadito dietro a tutto il resto della merda?

Hola readers! Ecco un altro capitolo, cosa ve ne pare?
Volevo far capire un po' il carattere dei personaggi e anche se i capitoli sono corti spero vi piacciano.
All the love😘

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