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CAPITOLO VII - UN PIEDISTALLO PER DUE - Parte 2

Alcuni giorni sono passati da quando c'è stato quell'incontro "particolare" con Filippo e ho deciso di "non" intervenire, per adesso. Sarebbe inutile, e rischierei di fare il gioco di Filippo che evidentemente vuole allontanare Andrew da Rossana.

Ma soprattutto vorrei accertarmi dell'esistenza di un terzo incomodo prima di allarmare il mio amico. Non voglio scoraggiarlo, e comunque penso che non esista nessun altro oltre Andrew e Filippo in questa storia. Continuo a pensare che Filippo mi ha fatto quella confidenza convinto di potermi usare contro Andrew. Bel tentativo, ma non ci casco!

Mi presento alla riunione dello spettacolo con molta serenità anche perché sono soddisfatto di me e di come nei giorni appena passati sono riuscito a districarmi tra le mille cose che avevo da fare, sono andato veramente al di là di ogni mia rosea aspettativa.

Sono le 20:15 di Giovedì 20 Ottobre quando inizia la riunione e allo spettacolo manca poco più di un mese. Iris non c'è. Voci di corridoio la vogliono a Roma per lavoro e che non tornerà prima di qualche giorno. La riunione senza di lei non è la stessa cosa per me, non è interessante, ecco. Entrando nell'ufficio subito noto che le sedie sono già state ordinate come la volta precedente. Mi da l'impressione di un'accortezza quasi maniacale da parte di chi le ha sistemate.

Come i miei compagni di viaggio, sono soddisfatto di ciò che abbiamo fatto fino ad oggi. Siamo ad un buon punto, e adesso che ne parleremo con il Don, sono certo che anche lui avrà buone ragioni per essere sereno.

21:15 - un piccolo sbadiglio nasce spontaneo subito dopo aver visto l'orario. È passata già un›ora, la riunione va per le lunghe ed è noiosa, ma fortunatamente sta per terminare. Tutti gli argomenti sono stati toccati, devo dire che il confronto è stato costruttivo.

Il Don mi preoccupa un po', è stranamente nervoso e non ne riesco a comprendere il motivo.

«Molti tra voi si interfacciano con me per avere spiegazioni ed espormi lamentele varie sull'organizzazione», dice con un sorrisetto ammonitore.

Adesso inizio a capire.

«Ma io non sono sempre bene informato di tutti i cambiamenti e le cose che riguardano lo spettacolo. Per questo ritengo che ci sia bisogno di un tramite più competente, un supervisore che diriga lo spettacolo e sappia gestire ognuno di voi e i vostri gruppi, e prendere decisioni ferme e insindacabili. Credo che in questo modo anche lo spettacolo ne gioverà».

L'idea mi sembra buona, il Don cerca un capo e subito penso ad Iris, è perfetta per quest'incarico.

«Io credo che Tullio sia la persona adatta per questo!»

Ascoltare quelle parole mi causa un certo rancore, è come ricevere un pugno allo stomaco.

«È la persona più vicina a voi», continua il Don, «non riesco a pensare a nessun altro».

Ovviamente tutti sono subito d'accordo, sono l'unico a chiudersi in un silenzio contrariato. Non solo non condivido la decisione, ma è sconcertante il modo: troppo frettolosa, senza chiedere un parere, sembra una scelta presa e programmata già da parecchio.

«Bene, abbiamo il nostro direttore artistico», annuncia Don Luca.

«Il nostro?», sussurro a me stesso con un sorrisino beffardo, e scioccamente qualcuno si accorge del mio sarcasmo.

«Hai qualche problema?», con sfrontatezza, Tullio mi pone la domanda dal suo oramai piedistallo.

«Meglio tacere», rispondo ancora più sfrontato. Sta diventando una guerra di nervi. Non riesco ad ingoiare il boccone amaro della discussione avuta con il Don a causa sua, la testa rielabora continuamente quel collegamento sulla storia Andrew-Rossana-Filippo, e proprio non riesco a fare finta di nulla, non è da me.

«Parla pure, non tacere», la sua voce è ancora più strigliante.

«Penso solo che Don Luca non avrebbe dovuto assegnare questo ruolo di direttore. Così facendo ha messo uno di noi su un piedistallo e adesso nasceranno maggiori incomprensioni. Prima eravamo una squadra»,  sto lottando con me stesso, cercando di limitarmi a queste parole, non posso tornare su vecchi argomenti, non ora, non posso fare la guerra, rischiando di incrinare i rapporti con il Don. 

«Non se ognuno fa quello che deve fare e non pensare ad altro», questa frase mi brucia, è una provocazione che mi fa salire il sangue alla testa. Sono cosciente del fatto che mi si sta annebbiando la mente.

«Vedi, già ti comporti da capo!»

«BASTA!», è il rimprovero a voce urlante di Don Luca che blocca la discussione.

Cala un silenzio tombale. Poi continua:«Se questi sono i presupposti, allora non ci siamo proprio. Non dovete comportarvi così altrimenti lo spettacolo salta e ci rimettiamo tutti. Non so cosa stia succedendo tra voi due, ma è ora che vi chiariate e la smettiate una buona volta».

Effettivamente ha ragione il Don, creare una lite ora sarebbe deleterio per tutti, ma soprattutto per l'evento.

«La riunione, per stasera è finita! Se vi serve qualcosa avete un direttore: contattatelo!», è la parola finale di Don Luca che mi fissa.

Saluto velocemente i presenti e vado fuori. Ho bisogno d'aria per calmarmi.

Accendo una sigaretta.

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