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CAPITOLO VI - NOVITÀ ALL'ORIZZONTE

Ottobre è ormai arrivato, e nell'ultimo periodo ho passato molto tempo a studiare Economia, un esame che mi sta dando filo da torcere. Le mie giornate sono tutte uguali. Mi alzo, faccio colazione, sfoglio le pagine del quotidiano sportivo e in modo particolare quelle della "Parola di San Colomba", il quotidiano locale, ed è li che apprendo le novità.

Ultimamente c'è sempre un articolo che riguarda Iris e il gran lavoro che sta portando avanti per il restauro della nostra Chiesa. "Presto ci saranno grandi novità"; è stata la sua ultima dichiarazione. Per lo studio ho trascurato anche la mia squadra, ho saltato alcuni allenamenti e da capitano mi è dispiaciuto non essere presente in questo momento particolare che lo spogliatoio sta attraversando.

Purtroppo non trovo comprensione nemmeno nel mister che nell'ultima partita mi ha messo in panchina, sorprendendo la squadra e anche i nostri pochi sostenitori. Ho preferito perfino trascurare la mia passione per i libri, quando non studio, il pomeriggio, spesso vado a dare una mano a mio padre al caseificio.  Ultimamente anche gli amici li vedo di rado, restiamo in contatto telefonicamente ma ci vediamo poco. Giosuè è intendo a studiare, ma passa più tempo in chiesa che sui libri, è lui che spesso ci aggiorna su quello che accade lì e su come le acque si stiano calmando. Sul Don in trepidante attesa per una grossa notizia. Di Iris che sta portando avanti un lavoro metodico di progettazione per far arrivare i finanziamenti e di come sta cercando di far quadrare i bilanci per un possibile investimento.

***

Essendo martedì pomeriggio e visto che questa sera c'è il corso di cresima ho deciso di prendermi una pausa da tutto e tornare a distrarmi un po'. Penso che certe volte sia necessario rallentare e godersi un po' di spensieratezza e semplicità.

Serve più di quando una persona possa immaginare, serve per ricaricare le batterie. Guardo l'orologio, sono le 17:00 e passeggio per il corso, voglio andare al chioschetto. Ho voglia di una cioccolata calda. Guardandomi intorno noto che la luce dell'autunno sembra sempre troppo frettolosa, cade sulle case, sui vetri delle auto, sugli oggetti e ti rendi conto che in un attimo il caldo e i colori vivaci hanno lasciato il passo al giallo e rosso delle foglie. Ho sempre pensato che questa stagione avesse qualcosa di speciale, una dolce lentezza che sa regalarti emozioni antiche.

Arrivato da Fabio ordino la mia cioccolata e mi trattengo a chiacchierare un po' con lui, poi andrò in chiesa.

***

In canonica incrocio Don Luca e mi rendo conto di come Giosuè avesse ragione, il Don è in pieno fermento. Un misto tra euforia e orgoglio, poche volte l'avevo visto così. Mi sa che quella grossa notizia tanto attesa è arrivata.

Passandomi di fianco mi saluta affettuosamente, ma non dice nulla. L'uomo con il broncio e l'espressione accigliata che avevo incontrato una decina di giorni prima era solo la brutta copia dell'uomo pacioccone, ridente e amichevole che ha sfioratola mia spalla. Sembra quasi che la nostra discussione non ci sia mai stata. È evidente che la priorità resta il lavoro che sta portando avanti con Iris e riflettendoci bene, penso che la grossa notizia possa proprio riguardare quel lavoro, almeno glielo auguro.

La lezione viene interrotta da qualcuno che bussa alla porta. Vediamo entrare nel salone il Don con al fianco una sorridente Iris.

«Scusate l'interruzione, Tullio permettimi di dire due parole ai ragazzi»

«Prego Don Luca faccia pure... è il padrone di casa...»

«Ragazzi...», dal tono solenne e dal volto sorridente si comprende che sta per darci una comunicazione bella e importante al tempo stesso. Vederlo così mi mette di buon umore, la sua emozione è contagiosa.

«Devo dirvi una cosa importante...»

È praticamente elettrizzato, ha un›aura cosi radiosa che sta riempiendo l'aria di elettricità. In quelle semplici parole dette con il cuore sta tra-sparendo tanta di quella gioia che coinvolge tutti. Gli occhi lucidi, sì credo che mai dimenticherò questi occhi così lucidi. Iris al suo fianco sembra ansiosa, come se non vedesse l'ora di darci la buona notizia. 

«Dopo anni e anni di lunghe e interminabili richieste, pratiche su pratiche, domande scritte, perizie fatte da tanti professionisti, progetti faxati, e-mail inviate e mai prese in considerazioni e dopo ripetute bocciature, grazie all'enorme mole di lavoro della Signora Casertano...»

Signora? È la prima volta che la sento chiamare così! E se fosse sposata? Uh Dio! No! Questo non l'avevo considerato! Per un attimo mi manca il respiro, cerco di prendere fiato e tornare in me, cacciare via questa brutta prospettiva, non ci voglio nemmeno pensare, sarebbe la fine. Ritorno, seppur con fatica a concentrami sulle parole di Don Luca:«La Santa Sede oggi con un comunicato ufficiale ha inserito tra le Chiese da restaurare e ristrutturare per intero anche la nostra!!!».

Molti di noi si alzano istintivamente dalla sedia. Applausi, tanti applausi, qualche "wow" di meraviglia, volti felici e soddisfatti, qualcuno che fischia in allegria, vedo Tullio alzarsi e applaudire con gioia.

«Che bella notizia Don Luca, che grande notizia!», urla alzando le braccia in esultanza, poi vedo avvicinarsi al Don e abbracciarlo. Il Don si lascia scappare qualche lacrima, è sopraffatto dal momento abbastanza tenero. Beh, ha raggiunto davvero un grande traguardo, e anche a me viene voglia d'abbracciarlo perché so quanto ci tiene e quanto ha lottato per portare a casa questo risultato. La mossa vincente questa volta credo proprio che sia stata contattare prima e lavorare dopo con Iris a questo piano.

"Grande DON! Ben fatto!", vorrei urlargli, ma non ci riesco. Si stacca dall'abbraccio con Tullio e riprende a parlare:«Calma, calma, ragazzi, c'è dell'altro. Come ogni cosa bella c'è il risvolto della medaglia», l'espressione adesso è più seriosa.

«Prima nell'euforia ho detto "per intero" ed è la verità, ma solo con i permessi», nella stanza si sente un brusio di delusione, «lasciatemi spiegare. Abbiamo i permessi per ristrutturare tutta l'opera parrocchiale quindi chiesa, oratorio, sale studio e canonica, ma con i finanziamenti che ci mandano copriamo solo tre quarti dei lavori generali, il resto deve essere pagato dall'amministrazione della Nostra Parrocchia».

Nella sala ci scambiamo varie occhiate interrogatorie, intanto il Don continua il suo monologo.

«È anche per questo che sono qui. Volevo essere io a darvi la notizia. Ma sono qui anche per dirvi che abbiamo un nuovo progetto che coinvolge tutti noi per una raccolta fondi», poi rivolgendosi a Iris, conclude, «Lascio la parola a lei per ulteriori delucidazioni, e prima di farlo vorrei ancora una volta ringraziarla a nome mio e di tutta la comunità!»

Il Don fa un passo indietro permettendo così a tutti noi di fissare lo sguardo su Iris. E all'inizio non riesco a capire nulla di quello che dice. Mi sento imbambolato, come se fossi fermo a un semaforo a fissare il disco rosso e mi fossi perso nei miei pensieri tanto da non accorgermi del disco verde fino a che le macchine in fila dietro di me suonano all'impazzata, e nel ritornare in me stesso mi sento disorientato. Mi sento così quando ritorno al presente e ascolto la dolce voce di Iris. Non ho ascoltato le sue esatte parole nei primi secondi, almeno fino a che Giosuè non mi ha toccato il braccio per attirare la mia attenzione.

«Che c'è?», domando stizzito.

«Niente, è che ti eri incantato».

«Caro Don, così la chiamano i ragazzi, giusto?», lui annuisce e sorride.

Iris continua, avvicinandosi maggiormente a noi. Ha una gonna beige e una camicia bianca con una leggera scollatura che le dona un'aria da professorina elegante ma sexy.

«Allora ragazzi, voi siete i più grandi tra i gruppi che Don Luca ha a disposizione, ed è per questo che vengo da voi per una collaborazione. Ho pensato ad una serie di eventi il cui ricavato andrà al fondo per il restauro e la ristrutturazione della chiesa. Il primo evento sarà uno spettacolo con tanto di canti e recitazione. Il prezzo del biglietto di entrata si deciderà nei prossimi giorni, l'importante, per adesso è che sappiate che i protagonisti sarete voi "i ragazzi della chiesa"!», il coro che si alza alla fine delle parole di Iris è pieno di stupore, «Ho pensato anche ad un concerto di musica classica, ma quello sarà fatto da musicisti. E in un'altra sede. Sarebbe bello che tutti partecipiate. Organizzare uno spettacolo richiede tempo, e noi ne abbiamo poco, e ci sono tanti ruoli da coprire, da chi va in scena a chi è dietro le quinte. Sarà impegnativo e chi non se la sente può sempre venire a vederci e aiutarci pagando il biglietto!»

«Complimenti, gran bella idea!», è una voce femminile che arriva dalle ultime file.

«Ora, io vi chiedo... chi di voi se la sente?»

Il silenzio intorno a me. Cerco di scrutare i volti dei ragazzi ma sembrano tutti disinteressati. La prima mano incerta che si alza per aderire è quella di una ragazza timida, che è seguita da altre ragazze. Troppo pochi! Non ho intenzione di farmi avanti, semplicemente non mi considero adatto a un palco. Osservo gli occhi del Don, sembra che tutto il suo entusiasmo sia svanito, è un po' deluso, così anche Iris. Nessuno di noi sta dando una mano. Una voce pian piano sta salendo dal mio stomaco. No, Alex, non farlo! E non so perché mi ritrovo con la mano alzata.  È il mio solito spirito di sacrifico a vincere sulla ragione. Sono qui che mi offro volontario e già so che me ne pentirò. Cosa centro io col mondo dello spettacolo? Il fatto è che, vedere il Don e Iris passare così rapidamente dal luccichio degli occhi rotti dall'emozione allo sconforto più totale, mi ha toccato il cuore.

«Contate pure su di me...», il guaio è fatto! Ancora una volta mi sono lasciato guidare dall'impulsività, e mi sono lanciato nel vuoto. Ma è anche vero che molte delle più belle esperienze le ho fatto in questo modo. In questo momento credo di essermi deciso ad entrare in gioco più per scuotere gli altri che per mettermi in mostra. Mi innervosisce il fatto che, dopo l'entusiasmo iniziale, quando c'è stato da mettersi in campo in modo concreto, si siano tutti un po' tirati indietro. No, io non sono fatto così!

«Aglià!»,la gomitata di Ezio si è sentita forte nei miei fianchi. A denti stretti, senza nemmeno guardarmi mi sussurra: «Ma che fai? Che hai in mente? Non contare su di me! Noi non sappiamo fare niente!» 

Mi scappa da ridere, lo spavento sul suo volto è comico. Ecco cosa significa avere dei "fratelli", non sono tenuti a darmi una mano, non c'è bisogno che io la chieda, ma in quel suo "noi" c'è già il suo assenso!

«Ci sono anche io!», dice Ezio alzandosi. Poi mentre torna a sedersi mi sussurra: « Non ridere, questa me la paghi!»

Io non riesco a smettere di ridere e intercetto lo sguardo di Iris che sorride con me come se sapesse cosa sta accadendo. Sono certo che questa sarà una di quelle scene che ricorderò con maggior piacere.

«Grazie, Alessandro», sento dire da Iris ed è un piacere sentirle pronunciare il mio nome, «È un piacere sapere che siete dei nostri, grazie anche al ragazzo al tuo fianco, ora non ricordo il nome, ma presto cercherò d'impararli, è una promessa!»

«Signora, mi chiamo Ezio!», Signora? Ma come si fa a chiamarla "Signora"!?! è una ragazza! Trovo quell'attributo, stonato. 

«O.K. Ezio è un piacere conoscerti», poi aggiunge «Ehi ragazzi, iniziamo a darci del "Tu" O.K.?».

Qualche mormorio e il Don riprende parola: «Bene ragazzi, visto che non ci sono ulteriori adesioni, per chi è dei nostri ci vediamo domani sera per cercare d'intavolare qualche linea guida per lo spettacolo. Vorrei realizzarlo per il giorno dell'Immacolata».

Sedici Ottobre - Otto Dicembre, abbiamo un mese e qualche settimana per organizzare l'evento. Siamo in pochi con un lavoro enorme da portare avanti. Un po' d'ansia sale, non è il mio campo, per intenderci non c'è un prato verde, ma suppongo ci siano assi di legno. Non so cosa mi aspetta e peggio ancora non so da dove iniziare. La lezione termina così in netto anticipo, tra il fragore e l'entusiasmo del momento. Nel salone si sparge la voce di gruppi di ragazzi che parlano delle loro cose. Intorno al Don e ad Iris ci sono ragazze che con molta probabilità si stanno complimentando con loro. C'è una bell'atmosfera, ma nonostante quest'entusiasmo decido di andare via e Andrew, Ezio e Giosuè mi seguono.

Appena siamo sulle scale, Ezio si volta verso di me e per scherzo mi afferra al petto: «Questo non dovevi farmelo!», mi strattona ed io rido. Un suono dolce, facilmente riconducibile ad una voce soave e delicata, mi chiama:«Alessandro? Alessandro!»

Vedo il volto di Ezio diventare di getto serio e far finta di pulirmi sul petto.

«Signora Iris...», dice con finta sorpresa,

«Non è come sembra...», è imbarazzato ed io muoio dal ridere. Lui mi guarda, so cosa sta pensando, vorrebbe ammazzarmi in questo momento, ma non può farlo ed io rido! Io non l'ho vista arrivare, ma sentirle pronunciare il mio nome rende quel tono già così familiare. 

«Caro, noi iniziamo a scendere», si avvicina Andrew appoggiando una mano sulla spalla di Ezio.

«OK...», dice Ezio che mi fa l'occhiolino.

Mi volto a guardare Iris che oramai è vicina a me.

«Brr, che freddo», la vedo stringersi nel giubbotto.

«Dica...»

«Siete sempre così calorosi tra di voi?», e con un cenno di testa indica Ezio.

«No, è... che...», un sorriso nasce spontaneo,

«siamo amici da una vita...», taglio corto.

«Voleva dirmi qualcosa?», chiedo con aria curiosa.

«Ancora a darmi del lei? Guarda che non sono così vecchia!»

«Si lo so, ma...»

«Ma niente...», mi blocca.

«È successo qualcosa?», chiedo, ma solo per evitare qualunque silenzio.

«No, niente di speciale, volevo solo ringraziarti per aver accettato di partecipare allo spettacolo...»

«Sinceramente? L'ho fatto perché non mi è piaciuto che dopo l'entusiasmo iniziale nessuno si facesse avanti. È bello essere felici e contenti all'inizio, poi basta che si chiede un piacere e tutti che scompaiono come se non fossero più fatti loro. Non lo trovo giusto, tutto qui>>.

«Hai ragione, e l'ho intuito sin da subito. È per questo che apprezzo maggiormente il tuo gesto».

La guardo e in mente ho l'attributo "Signora". Com'è possibile chiamarla "signora"? È una ragazzina! E comunque non sembra così adulta. Può essermi coetanea. Sono i modi che la fanno apparire più grande e di sicuro più donna. Sto cercando in lei qualcosa che mi rassicuri del fatto che non sia "signora". Sono turbato da questa eventualità, perché di solito dalle mie parti, viene associato ad una persona sposata. E lei... lo è? Non riesco nemmeno a vedere se al dito porta la fede.

«Ci vediamo domani sera?»

«Certamente...», ed il mio sguardo l'accompagna mentre lei risale le scale. Resto ad osservarne i movimenti agili mentre si allontana.

«Iris!», è la prima volta che la chiamo, e pronunciare il suo nome è stata una breve e intensa sensazione di piacere. Si ferma e si volta a guardarmi.

«Si?»

«Complimenti, gran bel lavoro con la chiesa!»

Mi sorride e aggiunge:«Grazie...», e poi mi strizza l'occhio.

Raggiungo i ragazzi in piazza e non ho nemmeno modo di aprire bocca, che:«Eh, bravo! Adesso abbiamo amicizie altolocate!», sbotta Giosuè accompagnando tutto con un gesto della mano in segno di approvazione!

«Ma di che?»

«Raccontaci tutto!», subito la domanda di Ezio.

«Che voleva?», chiede di scatto Andrew.

«Dai non fate gli stupidi, voleva solo ringraziarmi per aver accettato di partecipare allo spettacolo.»

«Aahhh e perché non ha ringraziato anche me?», mi chiede ironicamente Ezio.

«E dai, che ne so?»

«OK! Visto le amicizie altolocate che ti ritrovi, ora paghi un caffè a tutti!», interviene Andrew saltando dallo schienale della panchina.

«Bella scusa, ma va bene, andiamo».

***

Il giorno seguente è inutile qualunque tentativo di studio. Decido di chiudere i libri e uscire di casa. Anche se è una decisione avventata, visto che manca poco all'esame ed io ho chiuso il libro su un capitolo cruciale. Mi sento frenetico, e non riesco a concentrarmi su nulla, la mia testa è già proiettata all'incontro che ci sarà tra qualche ora. Il pomeriggio vola via tra le sigarette di troppo; al caseificio provo a distrarmi navigando un po' in rete, ma niente da fare, sono decisamente distratto! Leggo le notizie, ma non riesco a cogliere il senso, devo sempre rileggerle. Fortunatamente arriva l'ora dell'incontro e con Giosuè ed Ezio andiamo alla riunione. Andrew, nonostante tutte le nostre suppliche, non si è lasciato convincere. Nel salone dove spesso si tiene l'incontro settimanale del corso di cresima, ci sono Don Luca, Tullio, le ragazze che hanno aderito, e Vanna che avevo già vista diverse volte e pensavo fosse una collaboratrice. Con sorpresa all'interno ritrovo anche Filippo con cui sullo spiazzale adiacente la chiesa ho parlato dei ragazzini della "Scuola Calcio" dove gioco. Filippo sogna di diventare allenatore di calcio, sta già studiando per questo e il suo tirocinio è proprio con i ragazzini. Poi c'è un ragazzo di nome Manolo che non riconosco subito, ma è colui che suona l'organo e dirige il coro. Un ragazzo esuberante, molto egocentrico, ma con un tanta ironia. Iris arriva per ultima e ancora una volta resto ad osservarla più del dovuto. È di una bellezza incantevole. Al suo fianco una ragazza che le somiglia, ma dove l'ho già vista? Provo a ricordare, mi risulta inutile. Da lontano riconosco le gemelle Alba e Ambra. Tre ore di riunioni per gettare le basi dello spettacolo: Alba, Ambra, Manolo e Giosuè si occuperanno della sezione canto. Tullio provvederà con un suo amico alla parte audio, con mixer e registrazioni varie e l'illuminazione. Domenica, Vanna e Rossana sono le addette all'allestimento palco. Iris curerà tutta la parte burocratica più la vendita dei biglietti. Io, Ezio e Filippo ci siamo impegnati a mettere su uno sketch teatrale, piccola sceneggiata napoletana, di quelle comiche. Conosciamo un pezzo che ha proprio tre personaggi: un avvocato e due fratelli. Filippo sarà l'avvocato. Sappiamo che stiamo per imbatterci in una sfida molto difficile, ma con il giusto impegno possiamo farcela. In queste tre ore scopro alcune cose molto interessanti: la prima, che quella ragazza accanto a Iris si chiama Domenica ed è sua sorella, e soprattutto che è la fidanzata di Tullio. Una notizia che mi conforta, e quando sorrido a Iris incrociando il suo sguardo ho la sensazione che le faccia piacere farmi sapere che non è fidanzata con lui. Forse sto davvero esagerando nell'enfatizzare l'episodio, ma quello sguardo complice mi compiace.

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