CAPITOLO 1 - MOSTRI ED EROI
Tadashi lo fece accomodare e richiuse la pesante porta di noce scuro alle sue spalle. Il grande ufficio era in penombra, la luce brillante che filtrava dalla parete a vetri rendeva difficile identificare le sagome in controluce.
Langa si addentrò esitante sul soffice tappeto fino a che la voce profonda di Shindo lo accolse, la poltrona di pelle che ruotava verso la scrivania mostrando finalmente il suo occupante.
"Langa-kun, grazie per essere venuto. Accomodati."
"Grazie, Shindo-san."
Fasciato nel suo impeccabile completo blu, Ainosuke Shindo gli indicò la poltrona davanti al tavolo di mogano, accompagnando il suo gesto affettato con un sorriso predatore. Langa fece un altro passo verso il grande tavolo, gli occhi che lentamente si abituavano alla semioscurità.
"Langa-kun..."
A quel saluto Langa si volse di scatto verso l'altra poltrona davanti alla mastodontica scrivania, accorgendosi solo in quel momento che era occupata.
"Sakurayashiki-san." balbettò confuso "Mi fa piacere vederti." aggiunse poi, abbozzando un sorriso nel notare la presenza rassicurante di Kaoru. Langa rilasciò lentamente il fiato che non si era nemmeno accorto di trattenere e si accomodò sulla poltrona.
"Bene, visto che siamo tutti qui, verrò subito al punto." Ainosuke si alzò e raggiunse con passo elegante il fronte della scrivania, a cui si appoggiò esattamente in mezzo ai suoi ospiti, le braccia incrociate con arroganza sull'ampio torace.
"Ho un affare milionario per le mani e ho bisogno di... Snow!"
Seduto rigido sulla grande poltrona, Langa sollevò un sopracciglio, spostando lo sguardo dal padrone di casa all'altro ospite dai capelli confetto che lo fissava con un sorriso divertito sulle labbra.
Erano passati diversi mesi, ormai, dalla sfida che aveva portato Adam a scontrarsi con Snow sul percorso della vecchia miniera. Ne era seguito un periodo pacato e tranquillo, in cui Adam si era fatto vedere saltuariamente alla 'S'; aveva gareggiato con alcuni sfidanti seguendo un nuovo codice morale corretto e all'insegna della sicurezza, e sembrava essere davvero tornato a correre per il puro gusto di divertirsi. La presenza stessa di Kaoru nell'ufficio di Ainosuke, sorridente e rilassato, era un felice segnale di quanto i rapporti tra tutti loro si fossero andati rasserenando.
"Uno dei miei contatti mi ha segnalato il ritrovamento di un antico manoscritto del maestro Zhang Jizhi" spiegò Shindo "se fosse autentico avrebbe un valore incalcolabile. Sakurayashiki-san ha già acconsentito ad accompagnarmi per confermarne l'autenticità ma... ahimè, il luogo dove si trova è davvero impervio. Si tratta di un antico Santuario sulle pendici del Kumano Peak, uno dei monti più alti dello Yamagata. Il Santuario è raggiungibile solo tramite piste non battute. Mi occorre qualcuno esperto di sci che possa insegnarci e farci da guida. Ovviamente è previsto un generoso compenso per il tuo disturbo."
Langa si prese qualche istante prima di rispondere; la presenza imponente di Shindo a pochi metri da lui lo innervosiva, il suo ufficio austero da solo bastava a farlo sentire in soggezione. Ma Kaoru stava ancora sorridendo, quindi poteva concedersi di valutare seriamente l'offerta di Shindo anziché rifiutarla con un no secco come l'istinto gli stava suggerendo.
"Io non scio, faccio snowboard. Anzi, facevo, sono ormai due anni che non tocco la neve." Langa provò a prendere tempo per concedersi qualche altro minuto e riflettere meglio sulla proposta.
Ainosuke scosse la mano con un'espressione infastidita, come a scacciare quelle deboli obiezioni.
"Allora sono sicuro che sarai felice di accompagnarci e ritrovare la tua amata neve dopo così tanto tempo." e poi aggiunse "Occorre che tu ci prepari una lista di tutta l'attrezzatura che potrebbe servirci. Ovviamente al termine della missione resterà tutto a te, se ti fa piacere."
"Non ho ancora detto che accetterò." ribatté Langa sollevando il mento.
Shindo sbuffò e alzo gli occhi al cielo, per poi rivolgersi di nuovo al ragazzo.
"Langa-kun, non hai davvero motivo per rifiutarti... E soprattutto, il mio compenso sarà sicuramente sufficiente per pagarti l'università senza alcun problema." aggiunse, un sorriso beffardo e una scintilla di divertimento che brillava nei suoi occhi scarlatti.
Langa sostenne lo sguardo di Shindo per un lungo momento, i suoi occhi celesti altrettanto intensi e taglienti.
Ovviamente l'offerta era più che generosa, sarebbe stato uno stupido a rifiutare per puro orgoglio. E non poteva negare almeno a sé stesso che la sola idea di rimettere piede sulla neve, cavalcare di nuovo una tavola da snowboard, gli aveva generato subito un guizzo di eccitazione in mezzo allo stomaco.
"Va bene. Ma a una condizione." la voce di Langa era salda e determinata, e si stupì lui per primo del tono deciso che era riuscito ad utilizzare, a dispetto del groppo che ancora gli stringeva lo stomaco.
Un sorriso divertito si allargò sul volto di Kaoru, che si appoggiò col gomito al bracciolo della poltrona, del tutto deciso a godersi lo spettacolo del giovane eroe che sfidava il mostro finale.
"Viene anche Reki."
"E perché mai dovrei portare anche Reki-kun? Non mi è di nessuna utilità." obiettò Shindo infastidito.
Ovviamente Langa non aveva nessuna motivazione concreta per supportare la sua richiesta. Ma d'altro canto, era da un sacco di tempo che immaginava come sarebbe stato portare Reki sulla neve e fare snowboard insieme a lui. Aveva persino pensato di proporgli una vacanza in montagna, loro due insieme, magari come regalo per il prossimo compleanno di Reki. La proposta di Shindo capitava davvero inaspettata ma Langa non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione. Aveva giurato a sé stesso che la prossima volta che avrebbe rimesso piede sulla neve, sarebbe stato con Reki!
"Allora non se ne fa niente." rispose, cercando di mettere nel suo tono di voce tutta la sicurezza di cui era capace. Si alzò quindi dirigendosi verso la porta.
"Va bene." Shindo cedette, la mascella stretta in una smorfia contrariata che ingenerò un guizzo di apprensione nel petto di Kaoru.
"Ma sarà sotto la tua responsabilità. Non voglio davvero saperne nulla."
"Certo." confermò Langa, inchinandosi per ringraziare e, soprattutto, per nascondere il sorriso soddisfatto che gli increspava le labbra.
"Si parte fra tre giorni. Troverai nella tua casella e-mail i dettagli dell'itinerario e la mappa del luogo. Fammi avere al più presto la lista dell'attrezzatura da acquistare."
"D'accordo, Shindo-san. A presto Kaoru-san."
Langa uscì dallo studio e si richiuse la porta alle spalle senza nemmeno aspettare Tadashi.
Ainosuke restò ancora per un istante a fissare la porta chiusa, quindi si volse verso Kaoru.
"Speriamo che Reki-kun non sia d'intralcio. Credo che non abbia mai visto la neve in vita sua."
"Se Langa si fida, io mi fido." rispose Kaoru "E comunque, da quando sono Sakurayashiki-san?" domandò, il sopracciglio alzato con una punta di divertimento "Non mi hai mai chiamato così..." mormorò.
Kaoru si morse subito la lingua. Stava evidentemente invecchiando, non era mai stato un sentimentale, comunque non da quando aveva finito il liceo e aveva capito che avrebbe dovuto trincerarsi dietro solide barriere per difendere il suo animo ingenuo dalle delusioni della vita.
La partenza quasi in contemporanea di Ainosuke per l'America e di Kojiro per l'Italia, era stata un colpo troppo violento perché Kaouru riuscisse a uscirne indenne. Si era trovato costretto a nascondere la sua fragilità dietro ad uno spesso strato di arroganza e pretenziosità, ma si rendeva conto che forse gli ultimi mesi, complice anche il clima più sereno con Adam, avevano instillato in lui la nostalgia dei tempi passati. Sentiva ancora nel profondo del suo cuore la mancanza di quei giorni spensierati ai tempi del liceo, quando era semplicemente Kaoru per Adam e Kojiro, e poteva permettersi di sorridere senza alcun pensiero al mondo.
"Preferisci Cherry, forse?" chiese Ainosuke con un sorriso che sembrava sincero, venato solo da una punta di curiosità per la singolare puntualizzazione del calligrafo.
"Lascia perdere." Kaoru sospirò infastidito mentre si alzava dalla poltrona e, dopo aver sistemato un paio di pieghe invisibili sul suo kimono, si diresse verso la porta dello studio.
"Aspetto i dettagli per la partenza, Shindo-san." disse calcando sull'ultima parte, prima di richiudersi la porta alle spalle.
Ainosuke restò a fissare il vuoto ancora per un lungo istante, un sorriso enigmatico sul suo viso che si allargò nell'istante in cui il segretario fece il suo ingresso.
"Tadashi, entra! Abbiamo diversi preparativi da fare!"
❆∞✹
Reki sbadigliò sonoramente, la testa che ciondolava contro al sedile, le palpebre che si facevano sempre più pesanti mentre le immagini scorrevano sul maxischermo. La voce pacata e lievemente metallica di Carla usciva dagli altoparlanti del Jet privato della famiglia Shindo e sovrastava appena il ronzio dell'apparecchio, trascinando Reki nella sua spirale ipnotica.
"Zhang Jizhi, nato nel 1.186 e morto nel 1.266. È stato l'ultimo grande calligrafo del periodo Song. Proveniente da una famiglia di alti ufficiali ed eruditi della provincia di Anhui..."
La testa rossa crollò definitivamente sulla spalla di Langa che sorrise al leggero solletico dei riccioli soffici di Reki sul collo. Si voltò lentamente e il profumo agrumato dei capelli di Reki gli invase le narici.
Ancora una volta fu sopraffatto dall'urgenza di infilare le dita tra quei riccioli morbidi; era un bisogno impellente, che lo coglieva sempre alla sprovvista, prepotente e formicolante come un prurito a cui era impossibile resistere.
Strinse i pugni e prese un profondo respiro.
Era soddisfatto di essere riuscito a convincere Shindo a portare anche Reki. Ma in un minuscolo angolo del suo cervello cominciava a chiedersi se fosse stata una buona idea. Shindo, da presuntuoso qual era, non aveva minimamente pensato che Langa potesse davvero rifiutare, e aveva già organizzato tutto per loro tre; quella stessa mattina, prima di imbarcarsi, gli aveva quindi comunicato che Reki sarebbe stato in camera con lui. E in quel preciso momento Langa si era reso conto di non avere davvero fatto i conti con quello.
La mano di Reki si posò lentamente sulla sua coscia, il gomito che scivolava dal bracciolo alla vibrazione costante dell'aereo, e Langa si stupì ancora una volta di quanto fosse calda. La sensazione gli strinse lo stomaco, come sempre violenta e implacabile; ogni volta che il corpo di Reki aderiva al suo, per Langa era una tortura, il bisogno di stringerlo tra le sue braccia che sentiva crescere di giorno in giorno gli stava dando ormai il tormento. Non sapeva davvero per quanto tempo avrebbe potuto resistere ancora. Il terrore di venire rifiutato, la paura di perdere la loro meravigliosa amicizia, lo frenavano dall'esternare quel sentimento così travolgente che provava verso l'amico. Ma temeva che prima o poi quel nodo che sentiva stringergli la gola lo avrebbe soffocato.
Non poteva andare avanti così ancora per molto e cominciava a pensare che, in qualche modo, quel viaggio inaspettato, la condivisione della stessa camera, avrebbero potuto dargli l'opportunità di raccogliere qualche indizio su quello che Reki stesso provava per lui, e dare finalmente al loro rapporto una definizione più netta e precisa, qualunque essa fosse.
Un lieve cambio nel registro del motore gli diede modo di sganciarsi da quelle riflessioni su cui si arrovellava ormai da settimane.
"Reki..." bisbigliò accanto al suo orecchio, intanto che Carla proseguiva con le informazioni sulla vita del maestro calligrafo "Non dormire. Siamo quasi arrivati. A proposito, lo sai che a Zao Onsen, il posto dove stiamo andando, ci sono gli 'Snow Monster'?"
Era davvero distrutto dalla levataccia e stava per ripiombare nel sonno ma l'attenzione di Reki fu catturata dall'ultima parola e riaprì gli occhi di scatto sollevando la testa.
"Mostri?" biascicò mentre si sfregava gli occhi coi palmi delle mani.
Langa ridacchiò.
"Non sono mostri veri. Sono delle sculture naturali di neve e ghiaccio. La neve che cade sugli alberi viene lavorata dal vento e dal freddo, avvolgendo completamente le piante che diventano dei giganteschi pupazzi di neve. In Canada erano famosissimi, qui in Giappone li chiamano 'Juhyo'".
"Wow! Sì, ora mi ricordo, alle medie ci avevano fatto vedere un documentario. Non vedo l'ora di vederli... A proposito, se ricordo bene il paese è famoso anche per le sue sorgenti termali. Speriamo che Shindo abbia preso una casa vicino alle terme."
Il pilota annunciò in quell'istante l'inizio della discesa e in meno di mezz'ora erano atterrati all'aeroporto di Yamagata. Da lì proseguirono in elicottero fino al campo base, uno chalet che Shindo aveva affittato nei pressi del Zao Onsen Village.
Due ore dopo, si trovavano tutti e quattro in cima alle piste del comprensorio sciistico Zao Onsen, ciascuno con una calda tuta da snowboard e la sua tavola sotto al braccio.
Non appena Langa scese dalla funivia l'emozione lo travolse come una valanga e dovette aggrapparsi al parapetto. I suoi occhi brillavano luminosi mentre spaziavano lungo le cime innevate e si riempivano del panorama meraviglioso che si stendeva davanti a lui. Inspirò a fondo l'aria gelida e pulita di montagna. Aveva sentito immensamente la mancanza di quel clima, di quel paesaggio, di quella sensazione di maestosità che riusciva a percepire solo in posti come quello. Per quanto avesse imparato ad amare il mare di Okinawa, con le sue spiagge assolate e il rumore morbido della risacca, non poteva negare a sé stesso che quello era il suo ambiente naturale.
Inevitabilmente, la montagna riportava alla memoria il ricordo del padre e, come sempre, il dolore si presentò, pulsante e profondo; ma aveva imparato ad accettarlo e Langa era sicuro che suo padre sarebbe stato contento di vederlo lì, pronto per una nuova avventura sulla neve, con nuovi amici e una vita davanti che non vedeva l'ora di vivere.
"Forza, muoviamoci!" Shindo riportò l'attenzione di tutti sulla missione, guidando la comitiva verso il rifugio lì vicino.
Langa aveva preso molto seriamente il ruolo di istruttore: fece sedere i suoi allievi sulla terrazza assolata e fornì loro le informazioni basilari di teoria. Non che occorresse chissà che introduzione, erano tutti veterani dello skateboard, e quindi Langa concentrò la sua attenzione più che altro sul diverso bilanciamento che bisognava tenere col peso, visto che la tavola è attaccata direttamente ai piedi e la spinta della neve è completamente diversa da quella del terreno contro le ruote dello skate. Aveva passato i giorni precedenti a ricordare il processo mentale che aveva fatto lui stesso quando aveva imparato ad andare in skateboard, lo aveva smontato nei suoi pezzi elementari per poi ricomporlo al contrario e fornire così i giusti consigli ai suoi amici.
Ci vollero giusto un paio di piste perchè tutti e tre riuscissero ad arrivare a valle senza nemmeno una caduta, il che era l'obiettivo principale per la missione del giorno successivo. Tadashi li avrebbe portati in elicottero sulla cima del monte Kumano e da lì sarebbero scesi lungo il costone verso il monte Katta dove si trovava il Santuario. E poi, a missione compiuta, da lì a valle. Bisognava quindi semplicemente riuscire a stare in piedi, e scendere in sicurezza.
Ma Langa non aveva probabilmente considerato il fascino che i salti e le evoluzioni degli altri snowboarder presenti sul pendio avrebbero esercitato su di loro. Erano tutti skater provetti e spericolati, e già alla terza discesa cominciarono ad imitare gli altri snowboarder soltanto osservandoli.
Non avevano alcuna tecnica né conoscevano i nomi esatti delle evoluzioni che facevano seguendo semplicemente l'istinto, ma era innegabile che si stessero divertendo un mondo. Scoprirono presto che cadere sulla pista da snowboard causava irrefrenabili risate e una meno piacevole sensazione di 'culo bagnato', il marchio di fabbrica dei principianti. Ma a parte quel lieve disagio, il divertimento era amplificato dall'aria pura e cristallina e dal cielo azzurro e terso, così diverso dal buio con cui erano abituati a correre alla 'S'.
Il sole scintillava sulla neve in mille riflessi colorati, redendo il panorama del tutto simile alla copertina di un libro di fiabe; gli 'Snow Monster' assistevano da bordo pista alle loro evoluzioni come enormi giganti di meringa, modellati con sapienza e creatività dal vento che, per fortuna, quel giorno soffiava appena, rendendo più semplice per loro prodigarsi in articolate acrobazie.
Almeno per qualche ora, poterono dimenticarsi la pericolosa missione del giorno successivo e godersi quel nuovo e divertente passatempo.
❆∞✹
Credits for the image to @marlensotelojpg on Twitter
❆∞✹
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro