37. Meglio un mostro vivo, che un uomo morto (pt. 2)
Harry
Selena s'alzò in punta di piedi, allungandosi e sbracciandosi per arrivare sopra alla mensola, in cucina. Eravamo rientrati da poco, e io non avevo fatto altro che chiederle come fosse andata la giornata. Ero preoccupato, ecco. Molto. Quelle erano state le nove ore più estenuanti e stressanti della mia intera vita, e solo il pensare che avrei dovuto ripetere questa routine spaventosamente assurda tutti i giorni, mi faceva venire i conati di vomito.
«Serve una mano?» domandai, vedendo che non riusciva ad arrivarci.
«Alzami un po',» rise lei, annuendo. «Sono troppo bassa».
Che poi, non è che Sel fosse bassa, era solo piccola, piccola in tutto. Pure le sue tette lo erano. L'unica cosa grande di lei, era il cervello, mi ripetevo sempre, ed era forse la sola ragione per la quale m'ero innamorato in quella maniera lì. Perché io non avevo mai amato nessuno con il cuore, bensì con la testa: sapere che quella di Sel era così grande, era un sollievo. Almeno non m'avrebbe spezzato in due e calpestato come uno zerbino, quando ci saremmo lasciati.
M'avvicinai a lei, fermandomi alle sue spalle, poi la sollevai, senza tanti sforzi, e la alzai il più possibile.
«Preso!» esclamò. «Puoi mettermi giù, adesso».
Me la coccolai un po', prima di fare come aveva detto: la strinsi al mio petto, baciandole i capelli, ignorando la sua disapprovazione perché stavo apparentemente schiacciando il mio regalo. Non me ne fregava molto del regalo, a dire il vero, ma lei ci teneva, quindi la lasciai andare con una mezza smorfia.
«Buon Natale in ritardo,» mormorò, porgendomi una scatola rettangolare piatta, spessa solo qualche centimetro. «So che fa schifo, ma non sapevo cos'altro comprarti...»
Smise di parlare quando vide che la stavo già scartando, senza dire una parola; presto, dall'involucro di carta a motivi natalizi, uscì la confezione di un DVD.
«È Una Poltrona Per Due,» bofonchiò. «Sai, a Baltimore mi avevi detto di non averlo mai visto, quindi ho pensato di prenderlo per guardarlo insieme-»
La zittii con un bacio sulle labbra, lento, dolce, forse troppo dolce per i miei standard. «Sei un genio, cazzo,» mormorai, con la bocca premuta sulla sua. «E ti amo un sacco».
«Quindi ti piace?» chiese lei, staccandosi di poco.
«Molto. Il miglior regalo di Natale che io abbia mai ricevuto, escludendo il kit di sopravvivenza che mia madre mi prese quando avevo tipo sei anni. Quindi grazie, Tigre,» la ribaciai velocemente. «Ce lo guardiamo ora?»
«I ragazzi dovrebbero rientrare, fra un po',» osservò lei, aggrottando le sopracciglia. «Non so se sia una buona idea-»
«Sì che lo è,» la interruppi. «Dai, ho voglia di fare qualcosa che fanno le coppie normali, qualcosa di banale, che mi faccia dimenticare che noi due non siamo affatto una coppia normale». La presi per mano, trascinandola frettolosamente verso l'appartamento di Joe e Dalia, entrando senza neanche bussare.
«Harry, Selena, mi avete fatto prendere un colpo!» esclamò la donna, che stava cucendo delle toppe ai pantaloni vecchi di suo marito.
«Scusaci,» disse Sel. «Harry voleva-»
«Io e Sel,» la corressi, scoccandole un'occhiataccia. «Volevamo vederci un film. Ti dispiace se usiamo la televisione, o serve a te?»
«No, affatto!» Dalia si alzò. «Tolgo il disturbo, vi lascio in pace».
«Ma no,» Sel scosse la testa. «Non disturbi affatto, non devi andartene da casa tua per colpa nostra».
«Sciocchezze, tesoro,» l'anziana le pizzicò una guancia, sorridendole a trentadue denti. «Queste vecchie ossa dovrebbero fare un po' di movimento, prima di arrugginirsi del tutto: vado a dare una mano a Joe con la legna, fuori».
Quando la donna ci lasciò soli, e mentre armeggiavo col videoregistratore, cercando di accenderlo, Sel parlò di nuovo: «Devo chiederti un favore, Harry».
Non capivo come cazzo collegare i cavi. «Quello che vuoi».
«Ecco, vedi...»
Giallo con giallo, rosso con rosso, blu con blu, giusto? Quanto odiavo quell'intrico di fili neri.
«Mi stavo chiedendo... o meglio, è un'idea di Liam, in realtà... insomma, sai Jane?»
«Mh-hm,» borbottai, infilando la testa dietro al televisore. «La marmocchia?»
«Sì, uhm... sai, suo padre è un cocainomane e abusa di lei. È violento e le fa del male».
«Poverina, quanto mi dispiace,» dissi, sarcastico, collegando finalmente tutti i cavi. Era pieno di polvere, lì dietro. Mi veniva da starnutire.
«Ecco, vedi, io e Liam ci stavamo chiedendo se non sarebbe il caso di tenere Jane con noi, di farla stare qui».
Con la fretta che ebbi nel girarmi, sbattei la testa contro lo scaffale di libri proprio sopra alla televisione. «Cosa? Non se ne parla,» mi massaggiai la botta: già sentivo formarsi un bernoccolo.
«Perché no?» s'imbronciò lei.
«Perché no?» quasi risi. «Cazzo, cos'è, un ostello per senzatetto, questo? Io non direi proprio, quindi scordatelo. Non voglio una bambina di merda a girarmi tra i piedi».
«Ostello per senzatetto,» ripeté lei, pressando le labbra assieme.
«Lo sai cosa intendo».
«No, non lo so,» replicò, tagliente.
«Senti, non voglio litigare,» borbottai, stizzito, accendendo finalmente il videoregistratore e attaccando il DVD. «Ci penserò, okay? Dammi un paio di giorni di tempo». Mi avvicinai a lei, seduta sul bordo del divano, prendendole il viso fra le mani.
«Okay,» sospirò. «Va bene».
«Grazie, piccola,» la baciai velocemente. «Grazie».
Fu così che guardai per la prima volta in vita mia, un film, dall'inizio quasi fino alla fine – senza addormentarmi, per di più. Ad un certo punto, Selena s' appoggiò a me, e io feci passare il mio braccio sinistro attorno alle sue spalle: solo in quel breve momento mi distrassi dallo schermo. Ridemmo un sacco; ogni volta che Eddy Murphy faceva una battuta, o ogni volta che Sel sghignazzava, pure a me spuntava un sorriso divertito. Lei lo conosceva a memoria, poi! E ovviamente mi raccontò come finiva prima ancora che terminasse.
«Mancano dieci minuti,» disse lei, alzando la testa e guardando me, ora. Mi lasciò un leggerissimo bacio sulla mascella, prima di aggiungere: «Preparati al gran finale».
Purtroppo, il gran finale che mi aveva anticipato, venne rovinato dall'improvvisa irruzione di Liam, Niall e Zayn nell'appartamento di Dalia e Joe. Sussultammo entrambi, allontanandoci un paio di metri l'uno dall'altra: non dovevano assolutamente venire a sapere di niente, loro tre.
«Oh, che guardate?» fece Niall, sedendosi accanto a Selena. «Una Poltrona Per Due?»
«Già,» borbottai.
«Da quando in qua ti piacciono i film?» mi chiese Zayn, prendendo a sua volta il posto fra Niall e me. Perfetto, due rompicoglioni a separarmi da Selena. Perfetto.
«Shh!» sibilò Liam. «Questa è la parte più bella».
«Ragazzi,» grugnì Sel. «Veramente stavamo guardando il film solo io e lui...»
«Ah!» esclamò Liam. «Adesso i due tizi vengono fregati alla grande! Quanto amo questo film, cazzo! Non sapevo avessimo il DVD».
«Infatti,» dissi io, spostandomi a destra per starci meglio. «È mio, me l'ha preso Selena per Natale».
«Fantastico!» urlò Zayn. «Lo rimettiamo dall'inizio?»
«Scordatelo, amico,» sbuffò Niall. «Ho fame, la cena è pronta. Siamo venuti a chiamarli, ricordi?»
«Al diavolo, Niall,» fece Liam. «Fammi spazio».
E anche Liam si sedette sul divano, e sia Selena che io soffocammo un grido di frustrazione misto a fastidio e rabbia: un divano per due era diventato un divano per cinque. Ironia della sorte.
Quando arrivarono i titoli di coda, quindi, io m'ero perso la parte finale. L'unica nota positiva era che Niall aveva già preparato la cena, al piano di sopra, e una volta apparecchiata la tavola, potemmo subito mangiare. Avevo una fame bestiale.
«Com'è andata da Smoke, oggi?» domandò Liam a Selena, mentre inforcava la sua pasta al ragù di carne. «Sei ancora viva, per lo meno».
«Bene, in realtà,» replicò lei. «È stato stranamente gentile. Niente minacce, niente pistole, niente di niente. Ah, il mio stipendio è di novecento dollari al mese, quindi direi che potrei iniziare a ripagarvi di tutto quello che avete fatto per me fino ad ora».
«No,» m'intromisi. «Tienili da parte».
«Perché mai?» scosse la testa lei. «Ti devo un cellulare, ricordi? E un mucchio di altre cose. Inoltre, le bollette mica si pagano da sole».
«Tu non mi devi niente, Sel,» mormorai. «Anzi. Semmai è il contrario».
I suoi lineamenti si addolcirono di colpo. «Il contrario?»
«Guarda dove sei,» dissi. «Ti ho portata con me, in questo posto di merda. Fossi in te, ce l'avrei a morte con me».
I nostri occhi si stavano parlando. "Ti amo! Ti amo!" si stavano dicendo, e cazzo, mi veniva da urlarglielo in faccia, urlarlo a tutti, uscire per strada e urlarlo ai passanti. Urlarlo ai muri, al cielo, alle stelle, urlarlo a tutto il mondo. Quel "ti amo!" l'avrei urlato fino a non aver più voce, e anche dopo, con la gola secca, l'avrei sussurrato all'infinito – non lo feci, chiaramente. Furono i nostri occhi a dirselo, in silenzio, con un metro e mezzo di aria fra di noi. Ma cazzo se non avrei voluto urlarlo.
«Ragazzi,» bofonchiò Liam, allora, facendomi ripiombare a tavola. «Cosa sta succedendo?»
«Cosa?» Sel scrollò le spalle.
«Tu e Harry, siete stranissimi,» Niall continuava a spostare lo sguardo da me a lei.
Anche Zayn annuì. «Non sono l'unico ad averlo notato, quindi».
Non seppi neanche come replicare — non sarei riuscito a mentire, neanche se avessi voluto. Sentivo che se avessi aperto bocca, avrei urlato quello stramaledetto «ti amo!» e sarei finito nella merda fino al collo, con quei tre.
«Non... non... no,» fu lei a balbettare una risposta. «No».
«No cosa?» indagò Zayn.
«Niente».
Il silenzio durò un altro paio di secondi, poi il moro scoppiò in una fragorosa risata. «State insieme, vero?»
«No!» sbottò Sel.
Zayn continuava a ridere, scuotendo la testa, anche se nessun altro trovava la cosa minimamente divertente. Non lo era, diamine.
«Cazzo, perché non ridete?» sghignazzò, asciugandosi le lacrime che gli erano venute agli angoli degli occhi. «Harry Styles è innamorato!»
«Perché non fa ridere,» ringhiai. «E non sono innamorato».
«Certo, come no,» sbuffò Liam. «Non sai mentire, te lo dicono tutti. È inutile che ci provi. E poi ti conosciamo troppo bene: sei diverso. Continui a sorridere, e state sempre insieme. Dormite insieme, andate via insieme di notte, la accompagni ovunque... e poi vi lanciate di quelle occhiate che fanno paura. Se non state insieme, siete come minimo innamorati».
«Stronzate,» dissi.
«Stronzate,» Niall mi scimmiottò. «Harry, smettila. Non puoi nascondere l'essere innamorato ai tuoi migliori amici».
Sbuffai, incrociando le braccia al petto. «Bene. Sono innamorato di lei. E allora?»
«Oh Signore,» anche Niall sbuffò. «E allora? E allora! Come fai a dire e allora? Questa è una tragedia, te ne rendi conto?»
«E che cazzo devo dirti?» sbraitai. «Lo so che è una tragedia, porca puttana! Per questo voi non dovevate saperlo!»
«No, affatto!» Niall si alzò in piedi. «Fra tutte le donne che ci sono, proprio lei?»
«Ehi!» esclamò Selena. «Guarda che sono qui».
«Non ho nulla contro di te, lo sai,» il biondo si rivolse alla ragazza, addolcendo il tono di voce. «Anzi, ti voglio un mondo di bene. Ma ti avevo chiesto stare lontana da lui, ricordi?»
«Tu cosa?» sbottai. «Ma che cazzo, Niall! Da quando in qua sei tu a decidere con chi posso o non posso stare? O di chi posso o non posso innamorarmi?»
«Non voglio che lei finisca ammazzata, okay?» urlò. «Lo sappiamo tutti quanti che le persone a cui tieni prima o poi fanno una brutta fine!»
«E credi sia colpa sua?» anche Sel s'alzò in piedi. «Credi Harry sia andato da James sventolando uno stendardo bianco, implorandolo di pugnalare sua madre e suo padre e far uccidere sua sorella? Ma per piacere, Niall! Se Smoke vuole ammazzare qualcuno, lo fa e basta. Harry o non Harry».
«Appunto!» replicò Niall, sbattendo il pugno sul tavolo. «Non ha neanche bisogno di sapere che tu e Harry state insieme per spararti in testa!»
Sel si portò le mani ai capelli. «E allora che problema c'è? Come hai detto, se anche io e lui non ci amassimo, potrebbe ancora ammazzarmi benis-»
Con uno sbuffo rassegnato che la interruppe, «Niall ha ragione,» mormorai, ricadendo sulla mia sedia. «Se Smoke venisse a sapere di noi, avrebbe tutti i motivi del mondo per farti del male».
«Finalmente hai capito!» Niall alzò le braccia al cielo. «Che sia lodato il Signore, Harry ha capito!»
Liam e Zayn, che fino a quel momento erano rimasti in silenzio ad osservare la sfuriata insolita di Niall – mai, prima d'ora, s'era arrabbiato in quel modo – tossicchiarono: «Adesso che si fa?» chiese il secondo, sottovoce. «Insomma, siamo un po' tutti coinvolti, mi sembra».
«A me sembra chiaro quello che s'ha da fare,» rispose Liam. «Dovete lasciarvi».
Quasi mi venne da ridere. «Stai parlando seriamente?»
«Sì».
«Cioè, fammi capire: da quando Natalie se ne è andata, tu e gli altri mi state dicendo di voltare pagina e innamorarmi di nuovo, e proprio adesso che ci sono riuscito, mi dite di mollare Selena? Come se potessi vivere con lei e far finta di niente!»
Nessuno aggiunse più nulla per almeno venti secondi. Sel teneva lo sguardo sul suo piatto di pasta finito per metà, così come stavano facendo Liam e Zayn e Niall, e io fissavo tutti loro: capivo da come quei tre non riuscivano a guardarmi in faccia, che sapevano che le loro affermazioni erano totali stronzate.
«Secondo me,» iniziò Selena, stavolta, rompendo il velo di silenzio. «Secondo me, il lasciarsi non è una soluzione. Voglio dire, i nostri sentimenti non cambierebbero poi molto. Se dobbiamo mettere i puntini sulle i, Harry dovrebbe disinnamorarsi, e capite bene che come cosa è piuttosto stupida».
Niall sospirò. «Allora dobbiamo insegnare a quel coglione come si fa a mentire,» e mi guardò. «Perché sei un cazzo di libro aperto, amico».
. . .
Con tutti i pensieri che mi frullavano in testa, quella sera non riuscii a prendere sonno. Me ne stavo lì, disteso a pancia in su nel letto della camera di Zayn, con Sel raggomitolata contro il petto, cercando di addormentarmi come aveva fatto lei, due ore prima, ma invano.
Dovevo anche pisciare.
Senza disturbarla troppo, allora, spostai il suo capo di nuovo sul cuscino, alzandomi in piedi. M'infilai un paio di jeans e una maglietta pulita, andai in bagno, svuotai la vescica nel cesso, mi lavai le mani e la faccia, e rimasi a fissare la mia immagine nello specchio sopra il lavandino. Odiavo i miei occhi. Li odiavo così tanto che li avrei volentieri scambiati con quelli di un cieco: erano troppo simili a quelli di James, i miei. Stessa profondità, stesso verde malvagio, stessa forma, stessa lucidità, e ogni volta che li fissavo, sembrava ci fosse lui, davanti a me, che mi squadrava. Facevo paura. Mi facevo paura.
Sbuffai, mi allontanai dallo specchio, uscendo dal bagno e spegnendo la luce. Di tornare a dormire non ne avevo voglia, quindi mi diressi, senza pensarci molto, di nuovo in salotto.
Con mia sorpresa – o forse no – trovai Niall e Liam seduti sul divano, immersi nella semi oscurità, il primo con un panino in grembo e uno sguardo da cane bastonato, simile al mio, impresso sul volto, e il secondo invece era solo tanto preoccupato e pallido.
«Anche voi non riuscite a dormire,» dedussi, facendogli alzare gli occhi su di me.
«Già,» bofonchiò Niall. «Io avevo fame, e Liam soffre d'insonnia perché Zayn russa troppo forte».
«Io dovevo pisciare,» mi lasciai cadere sull'altro divano.
Niall allungò il panino verso di me, poi disse: «Vuoi un pezzo?»
Annuii. Ne strappai quasi metà. La addentai: mozzarella, pomodoro, prosciutto crudo, maionese e insalata si macerarono nella mia bocca, con il pane.
«Scusa per prima,» mormorò Liam. «Non dovevo dirti di mollare Selena. Non so perché ho reagito così. Cioè, sei comunque un coglione stupido deficiente, ma sono felice che tu sia felice».
«Sì, beh, quando dovrò seppellire il suo cadavere in giardino, non sarò più molto felice,» borbottai. «Insomma, è tutto così schifoso, qua».
«Smoke non la ammazzerà,» Liam scosse la testa.
«Se non lo fa lui, la ammazzerà la sua curiosità del cazzo. Sempre a fare domande, sempre a gironzolare da sola, sempre a sventolare in giro la sua faccia troppo delicata per Smoke Town. Capite?»
I due annuirono.
«Potevo innamorarmi di una a caso, cazzo, ma invece no! Devo avere un problema mentale, io: forse devo vedere uno strizzacervelli. Farmi tornare in me. Merda, cosa vuol dire che ho la ragazza? È il guaio più assurdo in cui mi sia mai andato a ficcare,» proseguii col mio monologo. «Poi figuriamoci se Zayn riuscirà a tenere chiusa quella bocca che si ritrova! Lo saprà tutta la città prima ancora che lo venga a sapere Smoke. E saranno le gang di drogati di merda che ammazzeranno Selena per fare un torto a me».
«Harry,» sospirò Niall. «Smettila di pensare tanto».
«No, non posso "smettere di pensare",» mormorai, duro, facendo le virgolette per aria con le dita al ripetere la frase del biondo. «Anzi, sapete cosa farò? Se Smoke scoprisse di Sel e me, giuro che lo ucciderò prima che possa arrivare a lei. E me ne sbatto se sono solo uno e lui ha centinaia di uomini al seguito-»
«Non sei solo uno,» replicò Niall, scuotendo la testa. «Ci sono anche io, con te».
«E io,» aggiunse Liam. «E Selena e Zayn e Louis. Non sei solo, Harry».
Spostai lo sguardo dal soffitto per posarlo su di loro. Un lieve sorriso si fece largo sul mio viso, scossi la testa, incredulo e «grazie,» dissi, solo.
«Harry che ci ringrazia,» anche Niall sorrise. «Questa mi è nuova».
«Non ti ci abituare,» replicai. «Ho deciso che per qualche giorno posso provare ad essere meno lupo solitario».
Liam tossicchiò: «A proposito di questo, Harry,» disse. «Non so se Selena te l'ha chiesto, quindi tento la sorte e lo farò io-»
Capii subito dove voleva arrivare. «Non pensarci neanche, tu. Non se ne parla».
«Ma non sai nemmeno quello che volevo domandarti!» sbuffò.
«Oh, invece sì. Jane, ci scommetto le palle. E la risposta è no, col cazzo».
«Perché?»
«Perché l'appartamento è mio, e Jane rovinerebbe l'armonia già abbastanza precaria che c'è qui».
«Sai che c'è?» scattò lui. «Questa è la stessa identica cosa che ho pensato io quando, da un giorno all'altro, è comparsa Selena. La stessa cosa che ha fatto incazzare Louis. Ma per Selena ovviamente ti va bene, no?»
«Per Selena è diverso. Ne aveva bisogno».
«Anche Jane ne ha bisogno, cazzo!» Liam cercava di tenere basso il volume della voce. «Tu non hai idea di cosa stia passando con suo padre, Harry. È un mostro».
«E noi non siamo mostri, Liam?» mi alzai a sedere, scuotendo la testa. «Tutti, qui a Smoke Town, sono diventati mostri. Io, Selena, te, Jane, Joe, Dalia... tutti uguali, tutti mostri, perché siamo ancora vivi».
Liam pressò le labbra assieme, rughe d'espressione che si formarono sulla sua fronte, poi «se davvero siamo tutti mostri, tu non ti saresti dovuto innamorare di lei, Harry,» disse, piano. «Quindi o non sei innamorato, o non sei un mostro, e se non sei un mostro, perché ti comporti come se lo fossi?»
Aprii la bocca per ribattere, anche se nessuna parola vi uscì.
«Io non credo tu sia un mostro, Harry,» mormorò Niall. «Credo tu sia una delle persone migliori che conosca, e se lo crede anche Selena, ci sarà un motivo».
Mi morsi l'interno della guancia, spostandomi i capelli lontano dalla fronte con un movimento repentino della mano. Davo per scontato d'essere un mostro, io, insomma, avevo fatto cose disumane per restare in vita. Avevo mentito, ucciso, ingannato, fatto del male a un mucchio di gente, quindi come potevo non essere un mostro?
«Selena ha ammazzato un uomo per colpa mia,» sospirai. «Lei è qui a Smoke Town per colpa mia. Come posso non essere un mostro?» diedi voce ai miei pensieri senza neanche rendermene conto.
«I veri mostri non sanno di essere un mostro,» replicò Niall. «E se tu riconosci le tue colpe, perché dovresti esserlo?»
Ancora una volta, mi ritrovai a sospirare. Non ero sicuro Niall avesse ragione, ma del resto, io l'avevo? Non sapevo neanche quello. Da quando era arrivata Selena, capitava troppo spesso che io non sapessi le cose.
Lanciai una veloce occhiata all'orologio, che segnava la mezzanotte passata: il padre di Jane probabilmente sarebbe stato profondamente addormentato.
Mi alzai dal divano, e con un paio di passi raggiunsi la cassapanca delle pistole. Afferrai la mia: la caricai, la riposi nella cintura e «va bene. Andiamo, allora,» decisi.
Non sapevo, a quel tempo, che salvare Jane sarebbe stato uno degli errori più grandi che avrei mai potuto commettere, nella mia breve e miserabile vita da mostro.
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