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Nove mesi

Mi ci è voluto molto a dissuadere Jensen dall'andare a cercare Adam, ma alla fine, con l'aiuto di Misha ce l'ho fatta.
Nove mesi.
Secondo il ginecologo, dovrei partorire a fine Febbraio, quindi tra poco.
Non voglio sapere il sesso del bambino, non so perché, ma voglio sia una sorpresa; nel frattempo, ho comprato un passeggino e una culla da sistemare in camera da letto.
Per i primi mesi non avrà una camera per se, ma credo che poi dovrò trasferirmi in una casa più grande; ho comprato pannolini e vari altri prodotti per il bambino; non ho alcun vestito tranne una tutina gialla regalatami da Misha e Jensen per natale; forse non è molto intelligente, ma spero che una volta fuori dal mio corpo, potrò comprargli ( o le) tutte le tute possibili ed immaginabili.
Non sapendo il sesso rischierei di comprare un vagone di completini rosa, ritrovandomi un maschio; preferisco non rischiare e aspettare.
Ora somiglio vagamente ad una mongolfiera; non riesco ad abbassarmi in modo decente, non mi entra nulla del mio armadio e sono costretta a vestire extra extra large.
Non posso neanche uscire di casa, perché la gente mi guarda con sguardi giudiziari; probabilmente pensano che è sconcio essere incinta a vent'un anni, e hanno ragione.
Adam non si è fatto più sentire e forse è meglio così.
Ora sono a casa, distesa sul divano a guardare "Cosa aspettarsi quando si aspetta"; lì, però, non evidenziano tutti i lati negativi della gravidanza; lì sembra tutto molto più facile di quanto in realtà è.
Comincia a darmi la nausea e quindi lo spengo e chiudo gli occhi in cerca di un pisolino.
Evidentemente mi addormento, perché vengo bruscamente svegliata da un calcio del bambino; ormai ci sono abituata, ma fa comunque un po' male.
Mi accarezzo la pancia:-"Non ti preoccupare, tra poco uscirai da questa prigione"
E come non detto, sento i pantaloni bagnarsi di un liquido caldo.
Guardo per terra e vedo che si sta formando una pozza e sento un dolore acuto e capisco che il bambino è pronto.
Ora sono spaventata, perché non so cosa fare, chiamo i ragazzi.
Il dolore non fa altro che aumentare.
-"Pronto?"
-"Jensen...credo si siano rotte le acque"
-"Sto giá arrivando"
Raccolgo tutta la forza che mi rimane e comincio a scendere le scale dopo aver chiuso il portone.
Mentre sto fuori aspettando e agonizzando, passa un po' di gente che mi chiede se voglio un passaggio per l'ospedale.
Non mi aspettavo che fossero così disponibili le persone.
Dopo quasi venti minuti nei quali ho sofferto come non mai, vedo la moto di Jensen.
-"Andiamo alla macchina"
-"Se ti vuoi appogiare, fai pure" Jensen è molto nervoso.
-"Respira Chloe, devi fare dei respiri profondi" Misha si era laureato in medicina, quindi credo abbia studiato questo genere di situazioni.
Entriamo in macchiana,Jensen al volante, spediti verso l'ospedale.
Durante il viaggio le fitte non fanno che aumentare e sto andando nel panico, così Misha cerca di calmarmi, a modo suo:-"Chloe, calma.Sai che le donne sono più forti dei maschi?"
-"Dovrebbe aiutarmi?" dico esasperata.
-"Beh...il corpo umano, può sopportare, su una scala da uno a cento, il 45 percento di dolore; una donna, quando partorisce, arriva al 69 percento"
-"COSA?!" Stavo rimpiangendo di aver voluto tenere il bambino.
-"Okay, siamo quasi arrivati" mi rassicura Jensen.
-"E allora muoviti!" sto cominciando a tremare.
-"Eccoci!"

Arrivano subito due infermieri che mi aiutano a salire su una carrozzina e mi portano in sala parto.
È bianca, spoglia e c'è un solo letto, circondato da dottori ed infermieri.
Mi distendo sul letto e mi fanno indossare una vestaglia mentre a Misha e Jensen hanno fatto mettere una cuffietta e un camice; hanno deciso di voler vedere il parto.
Il dottore mi allarga le gambe con un attrezzo speciale e indossa i guanti.
Il dolore sale.
-"Ora dovrà fare esattamente ciò che le dico"
-"Si,dottore"
Un'altra infermiera è concentrata su un apparato.
-"Spinga"
Lo avevo sempre visto nei film, ma non avevo mai provato una dolore simile.
-"Bene,ancora"
Spingo ancora e un'altro dolore fortissimo;cosa non darei per l'epidurale ora, ma mi ero promessa di fare tutto al naturale.
-"Sta andando bene, spinga ancora più forte" mi incita il dottore.
Spingo più forte che posso, e lancio un grido di dolore.
Sento le lacrime scorrere sul viso, calde, salate.
-"Bravissima!Riesco a vedere la testa!" Esclama il dottore.
-"Ora un'altra bella forte"
Spingo con tutte le mie forze; urlo e piango in contemporanea.
Misha si avvicina e mi stringe la mano:-"Stai andando alla grande"
Jensen mi bacia la fronte sudata:"Ce la puoi fare".
Presa dalla pressione del parto gli urlo in risposta:-"CE LA DEVO FARE PER FORZA, NON CREDO IO ABBIA UN'ALTRA SCELTA NO?!"
Mi sorride, capisce lo stress.
-"Un'altra spinta e potremo vedere le braccia" dice il dottore richiamando la mia attenzione.
Faccio quello che mi dice, ma questa volta, invece di urlare semplicemente, maledico Adam:-"ADAM, DIO SANTO, SE TI TROVO, GIURO CHE SE TI TROVO, UCCIDO TE, I TUOI FIGLI E I TUOI NIPOTI" è lui che mi ha ingravidata e credo lo meriti; forse è lo stress a parlare.
-"Perfetto, sono uscite le braccia, manca poco ormai, un ultima spinta, forte ed è fatta"
Prima di spingere ancora, respiro.
Jensen e Misha si avvicinano al dottore, per vedere il bambino che esce: Jensen fa una smorfia e simula un conato di vomito mentre Misha diventa pallido e perde i sensi; dopodiché Jensen affera un cestino e ci vomita dentro.
E li chiamano uomini.
Faccio un respiro profondo e spingo.
Questa volta, il dolore è talmente forte che mi si appanna la vista e non sento più niente finché non si avvicina l'infermiera con qualcosa avvolto in una copertina.
-"Congratulazioni, è bellissima"
Mi mette fra le mani la più fragile,bella, adorabile creatura che io abbia mai visto.
"Bellissima" ripeto tra me e me.
Sta piangendo, ma non posso staccarle gli occhi di dosso: ha già qualche capello castano ed è abbastanza pesante.
Non credo di potermi muovere, perché dalla vita in giù, non sento assolutamente nulla.
-"Ora me la dia, lei deve riposarsi"
Non so a chi si riferisce l'infermiera, ma penso valga per entrambe.

Mi risveglio in una stanza d'ospedale con le pareti gialle e degli orsetti disegnati, vicino a me c'è un altro letto con un'altra neo mamma che ammira il suo bambino.
Mia figlia dorme accanto a me.
-"Hey, splendore" Jensen si è ripreso e sta seduto vicino a Misha su delle poltrone nella stanza.
-"Cos'è successo?"
-"Ti hanno messo dei punti e tra qualche giorno potrai uscire"
-"Okay" mi trema la voce, forse dall'emozione.Finalmente era finita, ce l'avevo fatta.
-"Hai pensato al nome?" chiede Misha indicando la bambina.
-"Grace"
-"Okay, allora io e Jensen andiamo a registrarla"
-"Va bene, e cerca di non svenire di nuovo"
Ride e escono dalla stanza.

Dopo cinque giorni esco dall' ospedale, e con Grace mi avvio verso casa.
Appena entro, sistemo la bambina nella sua culla che mi guarda con i suoi grandi occhi azzurri che non aveva aperto prima perché piangeva o dormiva.
Non so da chi li abbia ereditati,perché in famiglia nessuno ha gli occhi azzurri; forse ha preso da qualche parente di Adam.
La guardo e le scatto una foto.Mi fa quel suo adorabile sorriso sdentato.
Aspetto che la mia polaroid abbia finito di 'stampare' la foto, e la metto in un album che dedicherò completamente a Grace.
Ora che ci penso, non ho comprato nessun abito per la piccola, quindi devo al più presto andare a qualche negozio.
Appendo il certificato di nascita alla parete sopra la culla.

Durante la notte, vengo svegliata solo un paio di volte dal suo pianto, quindi mi alzo e la allatto; nel complesso è una bambina molto calma e sorridente.La adoro e non vedo l'ora di vederla crescere.

***
Genteh mi dispiace che ci ho messo così tanto, ma la scuola è ricominciata anche per me e ho avuto una settimana difficile.
Inoltre, so di aver accelerato i tempi del parto, e mi scuso se non accade esattamente così, ma non ho avuto la fortuna/sfortuna di provarlo ancora, quindi non sono un'esperta.
Se mi perdonate fatemelo sapere con un voto e magari un commentino♡

~TheQueenOfPotatoes

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