L'uomo che indossa una maschera
Jensen Ackles.
Cosa dire?Lo conosco fin da quando ero in fasce data l'amicizia tra le nostre madri; abbiamo vissuto sempre accanto e siamo subito diventati molto legati.
Ero una di quelle poche persone che capiva veramente Jensen; lui non si mostrava mai agli altri con il suo vero volto, preferiva indossare la 'maschera' del ragazzo forte che non aveva paura di nessuno; ma quando era con me, si apriva e liberava quel suo lato gentile e dolce.
Mi fece promettere di non dirlo a nessuno, forse perché ne avrebbe subito la sua reputazione.
Inoltre è sempre stato un don giovanni; lo vedevo ogni sera con una ragazza diversa, non capisco come faceva a tenerle tutte all'oscuro delle altre; probabilmente le ipnotozzava con i suoi grandi occhi verdi e loro abboccavano.
Ripensandoci devo dire che ha fatto il grande sforzo di non portarmi a letto, ma devo dire che ci ha provato.
Jensen ha anche un fratello minore adottato, Jared.
Nonostante sia adottato lo tratta con molta cura e non permetterebbe a nessuno di offenderlo.
Ricordo la prima volta che Jensen venne da me per consolarsi; era il giorno in cui i suoi genitori morirono in un incedio; lui e Jared erano dagli zii per il finesettimana così come io e la mia famiglia eravamo dai nostri cugini e il quartiere si era svuotato quindi quei pochi vicini rimasti non fecero in tempo a chiamare i pompieri e Jensen perse i suoi genitori.
Ne soffrì molto, ma non versò una lacrima; lui non piange mai, lo fa sentire debole, dice.
Così quando quella notte venne da me, aveva gli occhi lucidi ma non pianse; lo abbraciai e promisi che io non l'avrei mai lasciato, non l'avrei mai deluso.
Perfino oggi ancora mantengo quella promessa fatta molti anni fa.
Dopo molte terapie e tempo, riprese a sorridere e a ritrovare gioia nel vivere.
Ripeteva sempre che finché ci saremo io e Jared lui non avrà motivo di essere triste.
Abbiamo passato molti momenti brutti insieme, aiutandoci a vicenda, ma anche momenti da ribelli, finendo poi entrambi in castigo, come quella volta del murales.
Era il nostro ultimo anno di liceo, e mancava poco all'inizio delle vacanze; un giorno Jensen venne da me e mi propose il suo piano di "restare impressi nella memoria dei prof", lo ascoltai e nonostante fosse la cosa più pazza che avrei mai pensato di fare, accettai; così quella sera, armati di bombolette spray di tutti i colori,andammo alla scuola, salimmo sul tetto e cominciammo a disegnare: forme, lettere, qualsiasi cosa ci venisse in mente; eravamo tanto presi da quel murales che non notammo le telecamere.
Il giorno dopo ci convocò il preside; per Jensen era una visita abituale dato che ne combinava di diverse ogni giorno; ma per me era la prima volta ed ero estremamente nervosa e piena di rimorsi.
Ci beccammo una punizione non troppo leggera; dovevamo lavare via tutta la nostra opera; così dopo un pomeriggio trascorso a pulire il tetto della scuola tornammo a casa e bruciammo tutte le bombolette, per ricordarci di non farlo più.
Io non lo feci mai di nuovo, ma ovviamente Jensen si, solo che quella volta finì un giorno in prigione e secondo lui quelle furono "le ventiquattrore più divertenti della sua vita".
Ora lui si è ritirato dagli studi ed è andato a lavorare nell'officina di suo zio Bobby.
Jared invece ha appena iniziato il suo secondo anno alla Stanford; non lo vedo da molto tempo, ma so che scrive di continuo lettere a Jensen, in modo da tenerlo sempre al corrente di tutto.
Quando io non studio e quando lui non deve lavorare io e Jensen ci incontriamo per un caffè o magari mi accompagna a fare spese, così mi racconta della sua ragazza, che apparentemente cambia ogni settimana, del suo appartamento che sta finendo di ristrutturare e delle lettere di Jared e io gli parlo della scuola, dei miei esami e in generale della mia vita.
Io credo sia molto ingenuo credere che l'amicizia tra un maschio e una femmina non può esistere senza che uno dei due sia innamorato dell'altro;
ad esempio io e Jensen abbiamo un rapporto bellissimo, non ci è mai passato per la testa di poterci innamorare l'un l'altro, anzi, a volte lo aiuto con le ragazze così come lui aiuta me.
Tra me e i ragazzi, Misha e Jensen, c'è un'intesa come tra fratello e sorella, ad esempio ricordo una volta in cui Misha mi ha aiutato a scegliere un reggiseno e degli slips, oppure quando Jensen entra nella doccia con me perché deve chiedermi qualcosa; e il tutto non mi crea problemi.
Credo che questo vi abbia aiutato a capire qualcosa in più su di me.
Ricapitolando, ci sono io,Misha e Jensen a New York e queste sono le nostre vite.
***
Da questo punto in poi la storia sará completamente al presente.
Se vi va lasciatemi un commento e un voto ;)
~The Queen of Potatoes
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