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4. Le Bugie

Ho perso la testa per te
Maria Antonietta

***

Sono le quattro e mezza del pomeriggio di un anonimo martedì, che ha tutto il sapore di un lunedì. Clare sta uscendo dal dipartimento di Biologia dello Sviluppo assieme alla sua compagna di corso, che le sta parlando della lezione che hanno seguito, ma in realtà la sua mente è da tutt'altra parte. Appena varcano la porta d'uscita si accorge della presenza di qualcuno. Lo intravede con la coda dell'occhio e anche se l'ha visto due volte soltanto prima d'oggi, riesce a riconoscerlo. Riconosce le sue spalle larghe, la linea dura della sua mandibola e persino il suo sguardo, anche se sono lontani. 

Si blocca, interrompendo il farneticare dell'altra ragazza e dicendole che deve passare in biblioteca prima di andare a casa. Quindi si salutano, e non appena Clare rimane da sola, sotto un tiepido sole che le accarezza piano la pelle nuda delle braccia, si rende conto che ha appena detto una bugia. La prima dopo tanto, tantissimo tempo. E se fosse anche solo un po' razionale, saprebbe che una stupida e piccola bugia come questa ci mette ben poco a trasformarsi in bugie enormi, insostenibili, affossanti. 

«Ciao», la saluta Max, avvicinandosi a lei. Invece di rispondere, Clare gli lascia un'occhiata velocissima. Non si vedono da quasi due settimane, lui ha smesso di andare alle riunioni del gruppo di sostegno dopo appena due volte. Ma che ci fa qui?

«Non sei più venuto al gruppo di sostegno», dice Clare, sistemandosi meglio la borsa sulla spalla. Fa qualche passo in avanti, quindi Max la segue, rimanendole affianco. C'è una sostanziale differenza di altezza tra di loro e lui è costretto a tenere la testa rivolta verso il basso, così da riuscire a guardarla. Lei invece guarda davanti a sé, cercando di sfuggire a quelli occhi di ghiaccio.

«Ho avuto da fare», taglia corto Max. 

«Capisco, devi essere molto impegnato», lo compatisce fintamente Clare. «Perché sei qui?» chiede subito dopo. Max la prende per il gomito, facendola fermare e voltare verso di lui. Clare deve fare appello a tutte le sue forze per riuscire a guardarlo negli occhi senza che si senta come investita da un treno, ma appena i loro sguardi si incontrano capisce che sta combattendo una battaglia già persa in partenza. 

«Perché voglio invitarti ad uscire», risponde Max, facendo scuotere la testa a Clare.

«Sparisci per due settimane, non ti fai vedere al gruppo di sostegno, non mandi nemmeno un messaggio per avvertire e poi ti presenti qui e mi chiedi di uscire?»  

«Eri preoccupata per me?» 

«No, nemmeno un po'!»

«Io invece dico di sì», la contraddice Max. «Hai pensato a me?» Le fa quella domanda sporgendosi leggermente in avanti, così da sussurrargliela contro i capelli. Ne approfitta per annusare il suo odore, un misto di vaniglia e miele, mescolato al sudore. Riesce a trovare tutto perfetto, equilibrato, così dannatamente invitante.

Clare non sa come rispondere, perché  a lui ci ha pensato eccome ma non glielo dirà mai. Non gli dirà mai che dopo la prima volta che si sono visti, dopo che si sono parlati e lui ha provato in qualsiasi modo di convincerla ad uscire insieme, è ritornata a casa eccitata da morire. Per alleviare un po' la tensione si è accesa una sigaretta, sdraiandosi sul letto e mettendo la musica a tutto volume. Non è servito a niente, si è ritrovata a far scivolare la mano tra le gambe, ripensando al modo in cui Max le aveva sollevato la spallina e sfiorato la pelle.

"Questo è un chiaro segno che dovrei togliertelo questo vestito, non credi?"

Ed è venuta immaginando proprio mentre Max glielo toglieva quel dannato vestito.

«Devo andare Max», decide di dire dopo un interminabile silenzio, ma evitando di rispondere alla sua domanda. La stretta di Max attorno al suo gomito però le impedisce di muoversi. 

«Ehi aspetta. Dammi una sola possibilità di dimostrarti che non sono come pensi. Una sola», le propone, sentendosi avvolgere da una agitazione che non gli appartiene solitamente. Ma è proprio questa agitazione a mascherare le sue vere intenzioni: vuole a tutti i costi Clare. Ne è praticamente ossessionato, non fa altro che pensare a lei. Ci ha provato davvero in tutti i modi a togliersela dalla testa, ma proprio non ci riesce. Ultimamente ha scopato da schifo, perché nessuna riesce più a portarlo al limite. Quindi sì, si potrebbe dire che ha smesso di fare sesso da quando conosce Clare, perché quello che ha fatto non merita di essere ricordato. 

«D'accordo», accetta lei sospirando, come a fargli credere che lo sta facendo solo per esasperazione. Ma la verità, in mezzo a tutte queste bugie, è che vuole tanto quanto Max uscire insieme. Lo vuole conoscere, capire cosa c'è sotto la superficie, perché andiamo non può essere solo sorrisini sghembi, sguardi maliziosi e battutine pronte. 

Ma soprattutto lo vuole sentire. Con ogni cellula del suo corpo.

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