51 • Le piccole?
•~• 1 ANNO DOPO •~•
2 Maggio
Due anni dopo quel famoso incantesimo, qui sono, seduta nel mio letto d'ospedale, stanca e ancora dolorante dal parto, in attesa di incontrare le piccole di Adrian e Lilith.
La mia mente torna indietro, alla battaglia di Hogwarts, a quel giorno in cui Lilith, prima di andarsene per sempre, mi affidò il futuro delle sue figlie.
Sembra ieri che tutto è cambiato: la morte di mio fratello, centinaia di vite spezzate, e quella promessa che ho stretto tra le mani, una promessa che ora si è trasformata in due bambine nate esattamente due anni dopo la fine di tutto.
Mentre sono immersa nei miei pensieri, qualcuno mi interrompe.
X: Ancora non perdi il vizio di scrivere.
Mi volto e intravedo, dall'altra parte del vetro, Kai e Kol, i due migliori amici di Adrian, che mi salutano. Faccio cenno di entrare e appoggio il mio diario sul tavolino.
T/n: E non lo perderò mai.
Kai: Brava ragazza.
T/n: Cosa ci fate qui?
Cerco di sforzarmi a sorridere tra i vari dolori restanti.
Kol: Siamo venuti a vederti e, ovviamente, a incontrare le figlie di Adrian e Lilith.
Kai: Ce ne ha parlato tua madre poco tempo fa tramite lettera. E quindi, a questa notizia, siamo corsi subito da te.
Penso a mia madre e a quanto poco riesca a trattenersi dal voler essere parte di tutto, anche se ormai è una presenza solo in teoria. Da quando il Ministero della Magia ha scoperto il suo coinvolgimento, insieme a mio padre, sono stati bloccati quasi confinati, come molti altri legati a Voldemort.
Stanno nel luogo dove volevo che andassero dopo quello che mi hanno fatto e hanno fatto alle persone che amavo di più. Stanno ad Azkaban, la prigioni dei maghi. E vorrei che rimanessero lì a vita.
Kol: T/n, è pur sempre tua madre.
Kai: E la nonna di Alexa e Siriana.
T/n: Non più e non lo sarà mai. Dopo quello che i miei genitori hanno fatto ad Adrian... Dopo che le sue azioni hanno portato alla morte mio fratello, non può chiamarsi né genitori né nonni.
Proprio in quel momento sento Landon, fuori dalla stanza, chiamarmi. Landon, che mi è stato vicino subito dopo la battaglia, ora è qui come lo era allora, trascinando due culle.
Mi alzo un po' dal letto per vedere meglio e, appena le scorgo, il cuore mi salta un battito.
T/n: Oh... mio... dio...
Landon: Tah-dah! Due meraviglie, pronte per essere abbracciate dalla zietta. Vuoi prenderle?
T/n: Davvero lo chiedi?
Landon prende con delicatezza la prima, una bambina con capelli neri e occhi verdi, e me la poggia tra le braccia. Poi prende la seconda, bionda, con occhi scuri. E appena le vedo, vedo l'immagine schiacciata di mio fratello e di Lilith. Ma in versione minuscola.
Landon: Ora devi solo scegliere chi sarà Siriana e chi Alexa.
Kol: Siriana e Alexa? Come gli assistenti vocali?
Kai: Certo che Adrian e Lilith avevano davvero molta fantasia.
Rido piano, guardando le bambine, e in quel momento capisco: la bruna sarà Siriana, e la bionda Alexa.
T/n: La bruna sarà Siriana. La bionda, Alexa.
Landon: Avrei scelto così anch'io.
Kai e Kol fanno qualche battuta e, sebbene non siano abituati, provano a prendere le bambine in braccio; ma dopo pochi secondi iniziano a piangere, fino a calmarsi solo quando tornano da me.
Rimaniamo insieme ancora per poco: Kai e Kol devono andare al lavoro, ma mi assicurano che ci saranno sempre, se avrò bisogno. Una volta soli, Landon mi osserva con uno sguardo sereno, quasi complice.
Landon: Te lo saresti mai immaginata tutto questo?
Mi sorride, mentre accarezza le guance delle ragazze.
T/n: A dire il vero... sì. Ma avrei voluto viverlo in modo diverso.
Landon: Tipo... che fosse stato tutto più normale?
T/n: Si... con Adrian vivo per vedere mio figlio... mia figlia... o i miei figli...
Landon: Ma una vocina della tua testa urla che volevi che fosse stato Draco questo momento? Con i vostri figli?
T/n: No. Volevo che al posto mio ci fosse stata Lilith, e vicino a lei Adrian.
Prima che possa dire altro, un infermiere bussa alla porta. È lo stesso che, due anni fa, mi fece quell'incantesimo. Almeno vedo una faccia conosciuta.
Infermiere: Le bambine devono mangiare. Le riporterò appena avranno finito.
T/n: Grazie mille.
Purtroppo, non posso allattarle io: l'incantesimo che ha trasferito le bambine nel mio corpo non mi ha permesso di sviluppare le ghiandole mammarie per creare il latte materno. L'infermiere le prende delicatamente e le porta via.
Landon: Hai fatto un ottimo lavoro in questi due anni. Le bambine sono nate sane e senza problemi, lo ha detto anche il medico.
T/n: Nonostante tutto quello che mi è capitato... nonostante abbia ancora diciannove anni.
Landon indica i miei avambracci, lì dove porto ancora i segni della mia prigionia, cicatrici indelebili di ciò che ho passato sotto Voldemort.
Landon: Allora... sei decisa a farlo?
T/n: A fare cosa?
Landon: Lasciare il paese appena sarai dimessa.
Il piano che abbiamo organizzato dopo l'ultimo anno ad Hogwarts? Certo. Sono sempre pronta per scappare via per rifarmi una vita. Una vita più tranquilla e rilassata. Fuori da tutto e tutti.
T/n: Sono sempre stata pronta per questo.
Landon: Anche se ai tempi te l'avevo già chiesto... Adesso mi vuoi dire la verità? Perché vuoi fare tutto questo?
Stento a rispondere all'inizio. Gli avevo detto ai tempi che si sarebbe dovuto fidare di me. Ma ormai, il tempo per partire è ormai arrivato. E la verità deve essere cacciata via.
T/n: Non voglio che le bambine vivano sotto l'ombra del passato, non devono fare la fine dei loro genitori-
Landon: Ma il peggio è passato. Ora sono al sicuro.
T/n: E chi può dirlo davvero?
Il pericolo può celarsi dietro ogni angolo. Da quando tutti sanno delle azioni dei miei genitori, siamo sotto i riflettori. Le bambine saranno inevitabilmente bersagli, come lo siamo ora io e mio fratello Niklaus.
Alla mia risposta di verità, rimane in silenzio e annuisce. Sta capendo da solo tutto quello che sto provando. Tutta la paura che sta circolando nella mia mente per Siriana e Alexa.
T/n: Ho già scelto il posto. Una casa tra le colline, in Italia. Lontano da Londra. Lontano soprattutto dal Ministero della Magia londinese. Lontano dai miei amici. Lontano dai miei genitori... Lontano da Draco...
Landon, a questa mia affermazione, mi guarda. Mi sta dicendo "allora è soprattutto da lui che vuoi scappare". E io rispondo di sì. Sto scappando soprattutto da Draco. Soprattutto dopo la sua reazione alla mia gravidanza.
Spero solo che abbia pensato la stessa cosa che ho pensato adesso io. Che dovevamo vivere insieme questo momento. Io e lui. E nessun altro.
Landon: Perfetto. Allora, appena sarai dimessa, faremo una sosta dai tuoi, così che possano vedere le bambine e non potranno dire niente. A mezzanotte, partiremo per l'Italia. Un'andata senza ritorno. Come vuoi tu.
Il nostro piano è chiaro: tenere le bambine lontane dal mondo magico, farle crescere come Babbane, al sicuro. Sono tutto ciò che mi rimane di Adrian e Lilith, e farò qualsiasi cosa per proteggerle.
Proprio allora bussano alla porta: sono Cho, Luna, Pansy, Blaise e Tiger. Entrano, mi salutano e mi abbracciano, riempiendomi di domande, e io rispondo. Poi Landon fa le presentazioni.
T/n: Quasi mi dimenticavo. Lui è Landon. Landon, loro sono Luna e Tiger... mentre Cho, Blaise e Pansy li conosci già.
Landon: Ciao a tutti.
Luna: È lui quello con cui hai... ehm. Che hai baciato la prima volta?
T/n: Già...
Lo dico, imbarazzata, ma in pochi secondi scoppiamo tutti a ridere. Restiamo a parlare, ricordando vecchi episodi, scherzando e rievocando aneddoti, persino la storia di come io e Landon ci siamo conosciuti.
Dopo qualche minuto, l'infermiere ritorna con le bambine che dormono come angioletti. Le riporta "alla madre" – per poi correggersi subito con "alla zia" – e me le consegna. Do il permesso ai miei amici di guardarle e accarezzarle, facendo attenzione a non svegliarle.
Infine, l'infermiere torna per cacciare via tutti, ricordandomi di riposare. Mi fa sorridere, facendomi pensare a quando, durante il secondo anno, cercai di entrare di nascosto per vedere Draco ferito.
Basta, T/n. Non puoi continuare a pensare a Draco. Devi lasciarti il passato alle spalle.
Prima di uscire, l'infermiere mi informa che potrò lasciare l'ospedale domani mattina con le bambine. Lo comunico subito a Landon, che mi risponde con entusiasmo, pronto a organizzare tutto.
Domani inizierà una nuova vita, lontana da tutto ciò che è stato. Ma non sarò sola. Con le bambine accanto, ho una nuova ragione per cui lottare e per costruire un futuro migliore.
✩。:*•..•*:。✩
3 Maggio
Sono in macchina con Landon e Niklaus. Mi ha voluto portare quest'ultimo dai nostri genitori, e Landon è voluto venire per farmi calmare se qualcosa. Sia io che Niklaus non entriamo in quella casa da ormai quattro anni. Tra prigionia, i nostri genitori ad Azkaban e la voglia di non entrare in casa senza Adrian... non ce la sentivamo e non ce la sentiamo.
Per tutto questo tempo. Ci siamo affitati una casa. Cioè, io me la sono affittata, lui stava ad Hogwarts.
Arrivati davanti al cancello di casa, io e Landon apriamo il cancello e facciamo entrare Niklaus con la macchina. Appena io e Landon chiudiamo il cancello e mio fratello si avvia per posare la macchina, io e Landon incamminiamo alla porta di ingresso.
Landon: Di preciso, come scapperemo?
T/n: Non possiamo usare le bacchette perché sono monitorate ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette dal Ministero della Magia.
Landon: Quindi niente smaterializzazione.
T/n: Quelle dei miei fra pochi giorni verranno distrutte, quindi non possiamo usarle...
Landon: Ma non erano state consegnate?
T/n: Hanno dato quelle da Mangiamorte, no le loro originali. Comunque... ah si, potremmo usare la polvere magica.
Landon: Ma così mi sporcherò tutto.
T/n: Tranquillo, che sarai bellissimo anche con chili di polvere addosso.
Per sfortuna, arriviamo davanti la porta di ingresso. Dopo qualche secondo, arriva anche Niklaus con le bambine nei passeggini. Ci guardiamo e all'unisono bussiamo alla porta. Subito ci apre nostra madre, che fa cenno di entrare.
La prima cosa che noto è il bracciale al suo polso destro per la quarantena. Se osano anche superare le mura di casa, morte assicurata... e ci spero che un giorno. Anche per sbaglio, lo spero che facciano questo errore.
Seduti sul divano in un silenzio che sa di sfida, io e Niklaus ci scambiamo uno sguardo d'intesa, senza distogliere lo sguardo dai nostri genitori. La mamma ci osserva con un misto di dispiacere e tensione, mentre papà sembra già impaziente, come se fossimo un'intrusione nella sua casa.
Le bambine dormono nei loro passeggini, e Landon è in piedi dietro di noi, pronto a intervenire se le cose si scaldano troppo.
Madre: Allora, figli miei... come state?
Niklaus: Non siamo qui per parlare di voi.
Sento mia madre sbuffare, e un'ondata di irritazione mi pervade. È sempre così. Minimizza, sminuisce, e noi dovremmo sentirci colpevoli?
Padre: E per cosa, allora? Volete fare la scenata? Guardate che non è servita a nulla la prima volta e non servirà neanche ora.
Mi trattengo a stento. No, non sarà una scenata, ma è ora che sappiano. Dopo quattro anni e tutto quello che hanno fatto, penso che sia il minimo.
T/n: No, tranquilli. Non è una scenata, è... un chiarimento. Dopo quattro anni, e con tutto quello che avete fatto, mi sembra il minimo.
Madre: Pensate davvero che sia giusto mettere così tanto astio tra noi? Siamo la vostra famiglia...
Famiglia. La parola mi suona quasi vuota in bocca. Quante volte l'hanno usata come scusa per manipolarci, per giustificare ogni loro azione?
Niklaus: La famiglia non vende i suoi figli alla causa di un tiranno. La famiglia non mente, non tradisce. Non si può chiamare "famiglia" una cosa del genere.
Padre: La famiglia sopravvive, Niklaus. Fa quel che deve per mantenersi al sicuro, e voi siete cresciuti sani, forti... ringraziateci per questo, invece di accusarci.
Sani e forti. Quasi mi viene da ridere. L'idea che lui possa davvero crederci è... nauseante.
T/n: Sani e forti? Abbiamo combattuto una guerra che voi avete aiutato a fomentare! Avete sacrificato Adrian, avete spezzato il nostro legame. Per voi la sicurezza è sempre stata una priorità, ma a che costo?
Madre cerca di avvicinarsi, ma i nostri sguardi gelidi la tengono a distanza. Non posso più guardarla come facevo un tempo; non posso più vederla come mia madre. È solo un'estranea.
Madre: Noi... noi avevamo un compito, e quel compito andava adempiuto, a qualunque prezzo. Abbiamo preso delle decisioni difficili, certo... ma per il bene di tutti.
Niklaus: Per il vostro bene, forse. Non per il nostro, e tantomeno per quello di Adrian.
Padre: Non sapete nulla di cosa significa vivere nel mondo reale. Di fronte alle difficoltà, alle minacce, voi pensate solo a giudicarci, senza neanche aver vissuto una frazione di quello che abbiamo passato noi!
Oh, perché, non ne sappiamo nulla? Davvero pensa che il dolore, il tradimento, la perdita, siano sconosciuti a noi?
T/n: Ah, davvero? Non sappiamo cosa significa soffrire, lottare? Come ci siete riusciti a guardarci negli occhi dopo averci usati e traditi?
Madre: Noi siamo stati costretti... per la famiglia, per sopravvivere... Adrian avrebbe compreso, avrebbe capito!
Adrian. Mi sembra quasi di sentirlo ancora, di vederlo ancora al mio fianco, fedele e leale. Ma loro non capiranno mai, non capiranno mai quanto abbiano perso davvero.
Niklaus: Adrian è morto, e non può certo esprimere la sua "comprensione". La sua voce è stata silenziata anche per colpa vostra.
Padre: Siete ingrati, tutto quello che avete vi è stato dato da noi. Vi abbiamo fatto crescere con tutte le opportunità possibili. E ora cosa volete? Rovinare i nostri ultimi anni?
Guardo le gemelle, addormentate nei passeggini. Loro non devono passare attraverso questo, mai. Non permetterò che accada.
T/n: Non vogliamo nulla da voi. Non siete più parte della nostra vita. Volevamo solo... che vedeste cosa avete perso. Due nipoti, una famiglia intera, l'opportunità di redenzione. Vi abbiamo dato una possibilità, e l'avete distrutta.
Niklaus: Quando usciremo da qui, sarà l'ultima volta che ci vedrete. Non dovrete mai più preoccuparvi di noi, proprio come avete scelto quando ci avete traditi.
Madre: Non potete... non potete fare così! Noi siamo ancora vostri genitori, dobbiamo rimanere insieme... almeno come famiglia...
Famiglia. Parola vuota, eppure piena di promesse infrante. Non significa più nulla.
T/n: La famiglia non abbandona. Non si sacrifica. Ma questo voi non lo capirete mai.
Ci alziamo e usciamo dalla stanza. Landon ci segue in silenzio, e i nostri genitori restano lì, immersi in un silenzio che probabilmente non spezzeranno mai.
✩。:*•..•*:。✩
Scendo le scale con le bambine tra le braccia, cercando di mantenere ogni passo leggero. La casa è immersa nel silenzio, e i suoni intorno sembrano amplificati, ogni scricchiolio una piccola minaccia. Io e Niklaus abbiamo preferito restare nella sua stanza stanotte.
Nella mia, c'è ancora quella rosa di Draco - ormai appassita ma onnipresente -, posata sul comodino come un promemoria di ciò che è stato e di tutto quello che non avrei mai voluto ricordare. La sola idea di averla lì accanto mi impedirebbe di dormire, non che sarebbe cambiato molto.
Dopo qualche minuto sento dei passi. Landon arriva con i bagagli e tutto il necessario. Mi scambio un'occhiata con lui mentre ci dirigiamo verso il salone, dove ci aspetta il camino. Mi fermo un attimo, le bambine posate sulla poltrona accanto, e controllo di avere la polvere per il camino.
Accendo le fiamme con la bacchetta di mia madre, quella che ho dovuto prendere perché la mia l'ho lasciata in camera, buttata sul letto con rabbia. Meglio così, penso. Alzo lo sguardo verso le fiamme verdi, prendo le bambine in braccio e faccio un cenno a Landon.
T/n: Ottimo lavoro.
Landon: Grazie... beh, da dove cominciamo?
Respiro profondamente, lasciando che il calore delle fiamme verdi scacci quel senso di oppressione che provo. Tutto questo mi sembra così surreale, eppure, è come se non ci fosse altra via d'uscita.
T/n: Cominciamo col dimenticare questo posto. È... un buon inizio, no?
Landon mi guarda per un attimo, i suoi occhi che scrutano i miei, come se cercasse una conferma che non sono sicura di poter dargli.
Landon: Sì. È quello che faremo.
Mi stringo le bambine al petto, cercando un po' di forza nella loro presenza. Guardo ancora le fiamme, sapendo che una parte di me resterà sempre qui, anche se desidero dimenticare ogni singolo istante.
T/n: E se... e se non fosse abbastanza?
Landon: Qualunque cosa accada, siamo insieme. E questo è già qualcosa, non credi?
Annuisco, cercando di trarre coraggio dalle sue parole, anche se non posso fare a meno di sentire quel nodo dentro di me, la consapevolezza che niente potrà mai tornare come prima.
T/n: Sì... sì, forse lo è.
Stringo più forte le bambine e prendo una manciata di polvere. Lancio un ultimo sguardo alla stanza, poi pronuncio il nome del luogo dove dobbiamo andare. Le fiamme ci avvolgono, e in un attimo ci lasciano alle spalle tutto: questa casa, i ricordi, e il dolore.
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