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Prologo - 24 anni

C'era stato un periodo in cui Takara Bott aspettava con gioia e trepidazione il giorno del suo compleanno; della sua infanzia, ricca d'amore, ricorda soprattutto le mattine trascorse a contare i giorni che la separavano dal ventuno di settembre.
Da sei anni a quella parte, però, quel giorno era solo simbolo di dolore, di perdita. L'inizio della sua solitudine. A volte, quando il pianto nella sua fase finale si trasformava in risata isterica, ironizzava sul suo diciottesimo compleanno. D'altronde, non tutti i giorni non solo compivi diciotto anni e allo stesso tempo perdevi entrambi i genitori a causa di un incidente stradale.

La corvina girò distrattamente la cannuccia del suo cocktail; le luci stroboscopiche del locale e la musica che superava decisamente i decibel consentiti dalla legge le facevano provare un forte senso di disorientamento. Sospirò annoiata e leggermente infastidita. La vita mondana non era adatta alla sua persona, la confusione, i rumori forti mai andati troppo a genio.

"Ta-ka-ra!!" Trillò una voce; sentì un braccio avvolgerle le spalle.
Takara alzò lo sguardo, incontrando a metà via le iridi verdi della sua migliore amica. Accennò un sorriso.

"Ciao Elise." La bionda le baciò dolcemente la testa prima di sedersi accanto a lei. Ordinò il suo drink; dopodiché la scrutò con fare inquisitorio.

"Non avrai mica intenzione di trascorrere la serata a scaldare lo sgabello, vero?"
La festeggiata deglutì nervosamente, colta in flagrante. Elise, nonostante si conoscessero da relativamente poco tempo, aveva imparato a decifrarla fin da subito. Taka si domandava spesso se fosse lei così dannatamente prevedibile o se fosse l'altra ad essere così brava a capire nell'immediato ciò che stesse pensando.

"Taka..." Si ritrovò un indice minaccioso puntato a pochi centimetri dal suo naso.

"Un ballo. Non chiedo di più."

Silenzio.

"Taki, per favore... Fallo per me? Ti prometto che non ti assillerò per il resto della serata." L'indice venne ritratto, al suo posto Takara si ritrovò costretta a combattere contro l'espressione supplichevole della sua migliore amica.
Dieci secondi di silenzio, poi un sospiro. Elise esultò, fiera della sua vittoria; l'altra scosse la testa sorridendo divertita. Dire di no all'amica molto spesso si rivelava una battaglia persa in partenza.
Tempo di alzarsi e cercare di tirare giù il vestito per coprire le porzioni di pelle decisamente troppo scoperte per i suoi gusti, che Elise l'aveva già trascinata nella pista da ballo.
Da una sola canzone si passò a due. Da due a cinque. Poi una breve sosta al bar per dissetarsi; e il ciclo si ripeteva.

Tutti gli studi relativi agli effetti dell'alcol sull'organismo tornarono alla mente di Takara quando, dopo il terzo cocktail, aveva constatato che la stanza stava decisamente girando troppo. Si sedette su un divanetto poco distante. Elise non si era accorta della sua fuga, troppo impegnata a ballare con un ragazzo appena conosciuto.
Appoggiò la testa allo schienale, chiudendo gli occhi. Sentì qualcuno occupare il posto alla sua sinistra, ma non si degnò di aprire gli occhi, occupata a pensare a come il post sbornia l'avrebbe incapacitata il giorno seguente.
Un "Hey, tutto bene?" seguito da un picchiettio alla spalla sinistra la fece destare dai suoi pensieri. Aprì gli occhi di scatto, voltandosi verso la voce. La risposta le morì in gola. Seduto vicino a lei si trovava uno dei ragazzi più belli che lei avesse mai visto in vita sua. Si ricompose in relativamente poco tempo, schiarì la voce per impedire che qualsiasi suono di sorpresa le uscisse.

"Sì, sì, sto bene grazie. Ero solo... Pensierosa."

"E a cosa stavi pensando, se posso sapere?" domandò il ragazzo.

"Vuoi sapere la verità? Al post sbornia di domattina." disse la corvina, senza filtri. Come risposta ricevette una risata cristallina, come se la sua affermazione l'avesse genuinamente divertito.

"Sei la prima persona a darmi una risposta simile, lo sai? Sei davvero buffa."
Takara gonfiò le guance indispettita. Come si permetteva di dirle una cosa del genere?! Oltretutto non la conosceva nemmeno!

"Grazie tante." sibilò offesa. Sentendo pura ostilità provenire dall'altra parte, il ragazzo ritenne opportuno specificare.

"Buffa non in senso negativo! Lo giuro! Buffa nel senso di adorabile, era quello che intendevo dire...!" farneticò in preda al panico più totale.

"Oh..." La pediatra sentì le guance imporporarsi.
Tra loro due si alzò un silenzio imbarazzante, uno non aveva intenzione di guardare l'altro, prediligendo la vista del pavimento.

"Takara." disse dopo essersi schiarita la voce, sorprendendo anche se stessa.
"Mi chiamo Takara Bott."

"Piacere di conoscerti, Takara! Io sono Christopher Young. Chris, se preferisci." Un sorriso dolce seguito da una stretta di mano.

La conversazione da quel momento proseguì spontanea; parlare con Chris le usciva facile, come se si conoscessero da una vita. Come fu facile concedere un ballo al giovane soldato; acconsentire ad un bacio fuori dall'appartamento della pediatra; come fu anche facile invitarlo in casa, trascorrendo il resto della nottata in preda alla passione.
La mattina seguente Takara e Christopher si salutarono, consapevoli di non rivedersi più. Lei doveva tornare a lavoro, e a lui aspettava un volo per l'Afghanistan.
Il loro era un addio.
Però la vita è imprevedibile e le sorprese sono sempre dietro l'angolo.

Erano passate due settimane da quell'incontro.
Tutto è cominciato con una forte stanchezza e spossatezza, più il mal di pancia e il mal di schiena, sintomi che la corvina era certa preludessero l'arrivo delle mestruazioni.
Solo quando il ritardo, seguito dalla nausea divennero insopportabili, Taka pensò che forse era arrivato il momento di prendere in mano la situazione. E così fece - cioè, più o meno.

Il suo corpo era scosso dai fremiti, il cuore minacciava di uscirle dal petto. Nemmeno la presenza di Elise, che doveva recarle conforto, riusciva a calmarla.

"Taka... È positivo." annunciò grave la collega.

La dottoressa corvina, in risposta, abbracciò la tavoletta del gabinetto, rigettando la colazione.

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