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Capitolo 6.

“Non so neanche quanti anni hai.” Disse Anne, con un tono gentile, congiungendo le mani al grembo.
Avevano finito di fare colazione da circa dieci minuti e, durante essa, non si era sentita neanche una mosca volare; Solo dopo, Anne, iniziò a fare un interrogatorio al povero Louis, che accanto ad Harry, era abbastanza agitato.

“Ventidue.” Rispose il ragazzo, a bassa voce per la timidezza.
Anne gli sorrise e stava per dire qualcos’altro, ma Harry la precedette esclamando “Io ne ho venti!”
Louis ridacchiò a causa del tono utilizzato dal ragazzo, il quale arrossì.
Anne fissava i due ragazzi, che avevano iniziato un’interessante discussione. La donna non era stupida, ma intelligente e intuitiva, e lo notò dagli sguardi che quei due si lanciavano, che prima o poi sarebbe nata una tenera relazione tra essi. Anne era felice che Harry avesse trovato compagnia; Era un ragazzo solo, sempre costretto a rimanere al palazzo. Harry aveva soltanto la sua amata sorella maggiore Gemma, alla quale voleva un bene dell’anima con cui parlare e poi non si apriva con nessuno. Anne fu sorpresa dal comportamento di Harry, quel giorno; Finalmente avrebbe avuto un amico, e ne era felice.
Ma bastò solo alzare verso lo sguardo verso la soglia della porta e la felicità di Anne, per un attimo, svanì.
Lì c’era suo marito: Des. Anne aveva paura di lui, era un uomo freddo e distaccato. Era un uomo violento.
La donna era veramente innamorata del marito, un tempo, perché era un uomo diverso; ma quando quel fatto successe, l’odio nei suoi confronti crebbe, lasciando crollare i muri dell’amore.

Anne era nella stanza dei suoi figli. Teneva il piccolo Harry di soli sette anni tra le braccia e Gemma al suo fianco. La donna, come tutte le sere, raccontava diverse storie alla propria prole, prima di farli addormentare. Erano storie d’amore, per le quali Harry e Gemma andavano matti. La loro mamma quando le raccontava, acquisiva un carattere speciale: le rendeva quasi reali. Aveva l’aria sognante e le raccontava sempre a bassa voce, per procurare sonno ai propri piccoli o, semplicemente, per non farsi sentire da altri.
Era finita l’ennesima storia e Harry e Gemma erano caduti in un sonno profondo, così Anne, senza far rumore, tornò nella propria stanza e del marito. Non appena aprì la porta, trovò il suo amato con le braccia conserte e uno sguardo spaventoso. Anne era felice di vederlo, forse aveva avuto una giornata storta ed era giù di morale per quello o forse voleva le coccole della propria moglie. La donna gli si avvicinò ed era in procinto di abbracciarlo, ma non appena si avvicinò, l’uomo prese i suoi polsi e li storse.
“Devi smetterla di raccontare quelle cazzate ai bambini. Sono storie che non esistono. L’amore non esiste.”
Anne gli implorò di lasciarla andare, ma Des forzò la sua presa e fece piangere la povera moglie.
“Sei pazzo?” gli urlò. “Sono bambini, Des! E l’amore esiste.”
Des le diede uno schiaffo in pieno volto, dopo un calcio, dopo un pugno, dopo un altro schiaffo e dopo, l’atto più doloroso “Io non ti ho mai amata.”

Anne abbassò lo sguardo ed Harry, che sapeva della vicenda, percepì che c’era qualcosa che non andava, percepì che il padre era lì. Si voltò e lo vide, con il suo sguardo tagliente e le spalle troppo dritte, la testa troppo alta.
“Cosa ci fa il servo seduto al nostro tavolo?” disse Des, marcando la parola nostro.
Harry strinse i pugni, mentre Anne, rimaneva con lo sguardo basso. “Trattalo bene” disse, con tono duro.
Louis iniziò a tremare, aveva paura di quell’uomo.

“Cosa hai detto, ragazzino? Tu dai ordini a me?” Urlò Des, facendo sussultare tutti gli altri in quella sala.
Eleanor e Gemma stranamente non c’erano, e neanche Des, prima di quel momento c’era.
L’uomo si avvicinò ad Harry e prese tra le dita alcune ciocche dei suoi capelli, per poi tirarle, facendo male al ragazzo. Anne scattò in piedi “Lascia stare mio figlio.”
Louis perse lo sguardo nel vuoto; non poteva fare nulla, così semplicemente, si mise a pregare.

“E’ anche mio figlio, donna.” Sbottò l’uomo, tirando maggiormente i capelli di Harry.
Quest’ultimo non fece nulla. Strizzò gli occhi e prese un gran respiro, ma non agì contro il padre.
Se Louis fosse stato al suo posto, l’avrebbe ucciso, come minimo.

“La prego, lo lasci.” Intervenne Louis, con tono sicuro, ma calmo.
Non voleva essere imprudente, non voleva essere maltrattato. Voleva solo difendere Harry, la creatura più bella di tutto il pianeta.

“Louis, ti prego.” Mormorò Harry, con un filo di voce. Anne scoppiò in lacrime e si avvicinò al marito.
Gli si mise davanti, in ginocchio, pregando di lasciare stare il figlio. Anne era la mamma di Harry.
Era la mamma di Harry. La mamma di Harry. La mamma. Fu lei a mettere al mondo quella meravigliosa opera d’arte. Sappiamo tutti quanto Louis fosse grato ad ogni figura materna; talmente tanto che, si mise al posto di Harry e strinse i pugni. Louis non resistette molto e scoppiò a piangere “Li lasci stare, la prego. Abbia pietà della sua famiglia.” Si portò le mani sul viso e si appoggiò al tavolo.
Harry non provava più dolore a colpa del padre, Harry provava dolore per colpa di Louis.
Non voleva vederlo piangere, voleva sempre vederlo sorridere. Harry non voleva che Louis fosse triste, come lui. Perché si, per quanto il contrario possa sembrare, Harry era triste.
Harry era figlio di uomo violento e di una madre che era disposta a donare il proprio cuore ai figli. Ma Harry, a differenza di Louis, credeva nell’amore, quello tra due persone che decidono di passare insieme una vita, scambiandosi promesse e gesti che nella vita quotidiana sono essenziali.
Solo che Harry, oltre da parte di sua madre e di sua sorella, non aveva mai ricevuto amore.
Gli unici momenti in cui Harry si sentì amato, fu quando si immedesimò nei personaggi delle storie che la mamma gli raccontava quando era piccolo. Harry non conosceva bene l’amore. Se lo immaginava come nelle favole, nelle storie. Harry non aveva mai amato, non ne aveva avuto l’occasione. Avrebbe voluto innamorarsi e avrebbe voluto essere amato proprio come i protagonisti in quelle storie.

L’uomo, nel vedere Louis, un perfetto sconosciuto, reagire così, lasciò i capelli di Harry e sgranò gli occhi.
Si guardò le mani e poi abbassò lo sguardo su di Anne, la quale era ancora inginocchiata.
Des, si sentì in colpa. Per la prima volta, Des, si sentì veramente in colpa. Cosa aveva di sbagliato, che faceva spaventare tutti? Lui non lo vedeva, non se ne accorgeva. Si guardò attorno e poi, senza dire nulla, si voltò e uscì velocemente da quella stanza, lasciando tutti senza parole.

“Dio mio, Louis, sei un angelo.” Mormorò Anne, con gli occhi sbarrati e il fiatone, a causa del pianto.
Louis non vide la scena, pensava che l’uomo fosse ancora lì, ma non appena la donna pronunciò quelle parole, Louis alzò lo sguardo e si ritrovò disperso, in un mondo parallelo: Gli occhi di Harry.
Quest’ultimo si era avvicinato a Louis, per vedere se avesse perso i sensi o altro.
Il viso di Harry era troppo vicino a quello di Louis; Talmente vicino che Louis sentiva il respiro pesante di Harry soffiare sul suo mento. Rimasero lì per circa 5 minuti a guardarsi negli occhi e non dire nulla, sotto lo sguardo di Anne, fin quando Louis non si prese di coraggio, e abbracciò il ragazzo.
Harry strinse Louis al petto, e poggiò il mento sulla sua testa, carezzandogli dolcemente la schiena.
Per Louis, in quel momento Anne era evaporata, scomparsa; C’erano solo lui ed Harry, poi nessun’altro.
Il calore delle braccia di Harry era talmente riscaldante ed elevato che Louis quasi si sciolse.
Non voleva più staccarsi, voleva restare lì per ore, o magari per sempre. Si sentiva al sicuro.

“Grazie, Louis.” Sussurrò Harry tra i capelli lisci del ragazzo, per poi lasciare un dolce bacio su di essi.
Louis voleva dirgli che non doveva ringraziarlo, voleva dirgli che doveva solo rimanergli accanto, voleva dirgli che era bellissimo e che l’avrebbe protetto, ma invece, si strinse maggiormente al ragazzo che lo stava stringendo tra le proprie braccia e chiuse gli occhi.

Anne stava osservando tutto. Stava osservando il modo in cui gli sguardi di quei ragazzi si fusero in uno solo, stava osservando il modo in cui Harry abbracciava Louis. Anne stava osservando una di quelle scene che lei immaginava prima di iniziare a raccontare le storie ad Harry e Gemma da piccoli.


La donna non voleva rovinare quel tenero momento, ma dovette farlo.
Tossicchiò, ma i ragazzi non si sciolsero dall’abbraccio. Aggrottò la fronte e tossicchiò più forte.
Niente.
Ridacchiò e i due ragazzi si sciolsero dall’abbraccio, con le guance rosse e un sorriso timido.
“Harry, scusa tesoro, non volevo rovinare il momento, ma sono le nove del mattino ed è l’ora della lettura.”
Louis tese le orecchie alla parola lettura. Louis era in fissa per essa, come lo era per la musica e come lo era per la bellezza di Harry. Dopotutto, Harry, per Louis era un misto di citazioni e melodie. Harry era la causa delle note musicali che formavano la melodia del battito cardiaco di Louis. Un andatura troppo allegra.

“Si, mamma, hai ragione.” Disse Harry, continuando a guardare Louis.

“Di cosa si tratta?” chiese l’altro ragazzo, con un cenno di curiosità nel suo tono.

Anne ed Harry sorrisero e si guardarono negli occhi. La donna disse “Beh, vieni e vedrai.”

I sorrisi di Louis ed Harry erano più veri del solito. Louis ed Harry erano allegri.



 

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