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Capitolo 14.

Quella domenica la pioggia era molto fitta. Louis era seduto sul suo letto, ancora assonnito.
Le finestre erano tutte chiuse e la stanza era completamente buia. L’odore di lenzuola gli invadeva le narici e il suono della pioggia riecheggiava nella sua mente, appropriandosi del suo udito.
Pensò ad Harry e si chiese se anche lui fosse già sveglio. Una voglia di alzarsi e raggiungere il suo amico gli inebriò la mente, ma decise di stendersi di nuovo e chiudere gli occhi, sperando di sognare occhi verdi come la speranza e labbra rosse come le rose in giardino.
Neanche il tempo di assopirsi, che qualcuno, molto cautamente, bussò alla sua porta.
Il suo cuore perse qualche battito nella speranza che fosse il ragazzo più piccolo, dall’altro capo.
Si alzò velocemente, e , con il cuore ad un andatura talmente veloce da non riuscire a sentirlo, aprì la porta, trovandovi un Harry stretto in un piumone. Fuochi d’artificio si accesero nel cuore di Louis e il mondo gli parse quasi migliore con quella visione davanti.
Il ragazzo dai capelli ricci, e dalla pelle bianca come la neve, senza dire nulla, entrò nella camera di Louis e chiuse la porta dietro la sua schiena. Quindi, anche Harry, come Louis pensava, era sveglio alle due di notte.

“Non riuscivi a dormire, Harry?” sussurrò Louis, facendo sedere il più piccolo sul suo letto.
Harry annuì, senza dir nulla e aprì il piumone, invitando il più grande a farsi spazio in esso.
Louis arrossì lievemente e si sedette accanto al riccio, avvolgendo il suo busto con le braccia.
Harry chiuse nuovamente il piumone e si strinse in esso, tenendo al caldo anche il suo Lou.
Il calore che circondò il corpo di Louis, era quasi equo a quello dell’interno del suo petto.
L’affetto per il ragazzo dai capelli ricci bruciava dentro e, quella piccola fiamma, stava per diventare, piano piano, l’incendio più devastante nell’intera storia dell’umanità.

“Sto così bene, qui, tra le tue braccia, Harry.” Sussurrò, poggiando il capo sul petto largo di Harry, che senza pensarci due volte, infilò le dita tra i suoi capelli, carezzandoli con delicatezza.

Louis, dell’amore non sapeva nulla. Ma se per lui, prima d’allora, l’amore, era esclusivamente ricevere le carezze della sua mamma, allora si sbagliava, perché non aveva mai provato quelle di Harry.
I gesti del ragazzo più piccolo gli riempivano il cuore, lo facevano sentire amato.
Tutto ciò che Louis desiderava, oltre sapere che la sua famiglia stava bene, erano gli abbracci di Harry.
La casa del liscio andò distrutta il 18 aprile del 1906. La sua casa, però, si intende per struttura, perché, se Louis avrebbe dovuto definire il termine casa, avrebbe sicuramente detto ‘le braccia di Harry Styles’.
Harry era la sua nuova casa e non avrebbe permesso a nessuno di distruggerla.

Harry lo guardava con amore disegnato negli occhi. Amava il modo in cui il copro esile di Louis si incastrava perfettamente al proprio. Sapeva di far star bene il ragazzo con i suoi abbracci e, tutto quello che voleva era che lui stesse bene. Si era impossessato del suo cuore ed Harry semplicemente, glielo aveva ceduto.
Il riccio non sapeva cosa fosse quel sentimento che provava per Louis, ma sapeva che era qualcosa di enormemente grande, forte e intenso. Non gli era mai capitato di voler bene così tanto una persona e tutto quello lo sorprendeva; ma lo faceva star bene. Dannatamente bene.

“Oggi è domenica, lo sai?”

“Sì, Harry, lo so. Perché?”

Harry guardò Louis negli occhi e sorrise ampiamente, con lo sguardo quasi sbarazzino. “Preparati Louis. Voglio uscire.”

Louis a quella risposta sbarrò gli occhi e si chiese se quel ragazzo fosse diventato pazzo.

“Ma sono le due di notte, Harry! E ha appena smesso di piovere...Fra qualche ora ricomincerà.” disse Louis, con lo sguardo preoccupato.
Non sapeva se Harry stesse facendo sul serio, però quella proposta, in fin dei conti non era poi così male.
In tutti quei mesi di lavoro, Louis non era mai uscito dal palazzo. Gli sarebbe piaciuto molto andare in giro per Londra, a quell’ora della notte, insieme ad Harry.

Quest’ultimo non rispose, semplicemente alzò le sopracciglia, aspettando che Louis dicesse di sì.
Il liscio alzò gli occhi al cielo e, ridacchiando appena, poggiò l’indice sul naso di Harry e “Aspettami qui. Vado a prepararmi.”

“Dovrei prepararmi anche io, Loulou.” Sorrise Harry, facendo notare a Louis che anche lui fosse in pigiama.
Louis abbassò lo sguardo sul corpo del più piccolo e si morse il labbro. Quanto gli sarebbe piaciuto vederlo senza quei vestiti addosso? Louis sbarrò gli occhi e si tolse subito quel pensiero dalla testa, alzandosi e dirigendosi velocemente verso il piccolo bagno della stanza.

“Torna qui appena finisci, riccio. Ho bisogno d’aria fresca.” Ridacchiò Louis, lasciando Harry con la bocca socchiusa per la sorpresa. E quel tono di voce?



“Dannazione, Louis, fai piano!” sussurrò Harry, richiamando il suo amico che, a differenza di lui, non stava camminando in punta di piedi.
Louis inarcò un sopracciglio. Nessuno gli aveva ancora dato il potere di volare, ma dopo che abbassò lo sguardo sui piedi di Harry, assunse una smorfia divertita sul viso e lo imitò, mettendosi in punta.

“Se ci scoprono siamo finiti.” Mormorò Louis, al fianco di Harry, quasi vicino all’ingresso del palazzo.
Dopo aver raggiunto questo, aprirono lentamente l’enorme porta e, uscendo sempre senza far rumore, la richiusero con delicatezza, facendo attenzione a non farla sbattere.
Harry, con i piedi fuori dal castellò esultò e prese Louis per mano, correndo non molto velocemente oltre il cancello.

“Mi stavi facendo cadere!” si lamentò Louis, ridendo fragorosamente. Erano riusciti ad uscire dal palazzo senza farsi scoprire e quell’idea lo eccitava da morire. Si sentiva libero, felice, accanto al suo amico ricco.

“Oh, zitto, Lou!” disse Harry, con un tono falsamente infastidito. Louis alzò le sopracciglia e si finse offeso.
Incrociò le braccia al petto e assunse una strana smorfia sul viso, ovviamente falsa.
Stesero senza parlarsi per alcuni minuti, mentre i loro passi segnavano le strade periferiche di Londra.
Non ci sarebbe voluto molto tempo affinché arrivassero in centro. Poi, Harry, scoppiò a ridere, prendendo Louis a braccetto stringendolo forte a se. Il liscio cercò di non ridere, ma gli fu difficile, così si mise a ridere anche lui.

Erano arrivati in centro. Louis si guardava attorno meravigliato, come un bambino quando vede per la prima volta una bolla di sapone. Si sentiva spaesato nella grandezza di Londra e delle sue luci.
C’era gente ubriaca che barcollava per le strade, ma a lui non importava. Era tutto bellissimo, ed Harry era al suo fianco, rendendo tutto ancora migliore.

“Ti va di bere qualcosa?” propose Harry, indicando con lo sguardo un pub a pochi passi da loro.
Louis aggrottò la fronte e, forse sì, quella notte Harry era davvero impazzito, ma anche quella volta, non era una brutta idea. Non avrebbero esagerato. Così, annuì ed Harry, sorridendogli, camminò al suo fianco verso l’entrata di quel pub.
Risate di uomini anziani riempivano le loro orecchie e voci di ubriachi le infastidivano.
Si fecero spazio tra quella massa e si avvicinarono al bancone.
Una ragazza sorridente, molto somigliante ad Eleanor, pensò Louis, chiese ai due ragazzi se preferivano il liquore, il vino o la birra. Harry optò per due birre, senza neanche chiedere opinione a Louis, ma, quest’ultimo avrebbe scelto la stessa cosa.

“E’ orribile qui.” Disse Louis in sottovoce. Harry annuì, avvolgendo un braccio attorno le spalle del suo amico, stringendolo possessivamente a se.

“Non dar confidenza a nessuno, Lou.” Sussurrò, stringendolo maggiormente.
Louis poggiò la testa sulla spalla del suo amico, accoccolandosi. Anche in un locale come quello, Louis, tra le braccia di Harry, si sentiva al sicuro. Socchiuse gli occhi e si chiese se il riccio fosse mai uscito di nascosto dal palazzo prima d’allora. Il riccio non si spaventava di tutta quella gente attorno a loro. Forse perché lui era di una buona famiglia e se gli avessero toccato un solo capello, sarebbero stati guai per tutti.
Anche Louis voleva essere sicuro come lui, ma quell’atmosfera lo stava inquietando sempre di più.

“Ho paura.” Mormorò Louis, pensando che entrare lì fu una delle idee più brutte che potesse mai avere.
Aveva accettato la proposta di Harry, ma non aveva pensato a quali sarebbero state le conseguenze nell’entrare in un pub pieno di ubriachi fradici.

Harry a quella frase, detta così sinceramente e con quella voce così sottile, si intenerì. Strinse maggiormente il liscio a se e poggiò il capo sul suo. Non voleva che Louis avesse paura.
Era stato uno stupido a proporgli di entrare lì dentro. Incosciente.

“Lou, se vuoi, possiamo andare.” Disse Harry, mentre la ragazza porgeva loro i due boccali di birra.
Louis voleva dire di sì, ma scosse la testa, allungando un braccio verso il boccale. Lo prese dal manico e lo avvicinò alla bocca, iniziando a sorseggiarlo. Era buona, veramente buona.
A San Francisco era leggermente più aspra, amara. La bevve lentamente e la stessa cosa fece Harry.
Nel frattempo, qualcuno dietro, si stava lamentando…

“No, ti ho detto che è mio!” disse una voce in falsetto e ridacchiante.
Louis, dopo aver finito la sua birra e aver poggiato il bicchiere sul bancone, si voltò.
Vide un uomo che cercava di togliere un bicchiere di vino ad una donna sulla cinquantina.
Era grassoccio, pelato e con una barba simile a quella che viene rappresentata nell’immagine di babbo Natale. Stava oscillando le braccia in avanti, cercando invano di sottrarre il bicchiere alla donna, che a differenza sua, era abbastanza bella. Almeno, con tutti quei chili di trucco addosso, lo era.

“Guarda, Har.” Sussurrò Louis, cercando di non scoppiare a ridere. Era una scena abbastanza triste, ma vedere in che modo l’uomo stava cercando di prendere quel bicchiere, era abbastanza divertente.
Harry posò il boccale vuoto sul bancone e si girò, guardando la stessa scena che Louis stava osservando.
Ridacchiò appena, scuotendo la testa.

“Si vede che ama il vino. Dice addirittura che è suo.”

Louis a quella frase, ridacchiò, ma poi, riflettendo bene sul significato di essa, sbarrò gli occhi.



“Louis.” Iniziò Harry, facendo fare una giravolta al ragazzo più basso.

Stavano danzando, facendo attenzione a non inciampare.

Ogni tanto gli enormi piedi di Harry finivano per schiacciare quelli più piccoli, di Louis.

Erano stretti l’uno all’altro, come sempre, in una danza che non sembrava finire mai.

 

“Harry.” Rispose Louis, poggiando entrambe le mani sulle spalle del suo adorato Harry.

Una giravolta.

“Devi capire una cosa, Louis.”

Un’altra giravolta.

“Forse non ti è chiaro, ma tu…”

Un’altra giravolta ancora.

Un casquè.

La primavera di Vivaldi.

Verde nell’azzurro.

Azzurro nel verde.

“Tu sei mio, Louis.”


“Lou? Ci sei?” picchiettò un dito, Harry, sulla spalla del suo amico.
Louis ritornò alla realtà e annuì, vendendo difronte a se, l’uomo che finalmente era allegramente in possesso del bicchiere di vino della signora che, esasperata, aveva alzato gli occhi.
Aveva sorriso. Sorriso e abbassato lo sguardo. Anche lui, come quel vino, apparteneva a qualcuno: Era di Harry. Il cuore iniziò a martellare velocemente nel suo petto e per un attimo pensò che potesse esplodere.
Possibile che ogni volta che pensava a quello, si sentisse così felice? Così vivo?
Sì, era possibile.

“Andiamo, che sta per piovere di nuovo.” Disse Harry, lasciando la mancia sul bancone e alzandosi velocemente dallo sgabello, porgendo la mano a Louis. Quest’ultimo l’afferrò e si alzò, lasciando che Harry lo trascinasse fino all’uscita del pub.
L’aria fredda della notte li fece rabbrividire.
Louis alzò lo sguardo verso il cielo nuvoloso. Era troppo simile al cielo di quel 18 aprile, anche se notturno. Quel cielo che ormai si era impossessato dei suoi incubi peggiori, facendo ritorno quasi ogni notte nel suo sonno. Abbassò immediatamente gli occhi e presero a camminare velocemente. Ma non servì a nulla, perché le gocce d’acqua iniziarono a scendere velocemente, bagnando leggermente i due ragazzi.

“Te l’avevo detto che avrebbe piovuto di nuovo!” esclamò Louis, un po’ arrabbiato, ma anche divertito.
Harry roteò gli occhi, strinse più saldamente la propria mano alla sua e, serrando la mascella disse; “Spero per te che tu non soffra di attacchi d’asma, perché quello che stiamo per fare potrebbe comportarli.”

Louis aggrottò la fronte, confuso, ma sobbalzò, quando Harry prese a correre velocemente, facendolo quasi cadere per terra. In quel momento, il ragazzo dai capelli ricci sembrava un cocchiere matto che frustava il suo cavallo per andar più veloce. O forse Harry sembrava di più un cavallo.
Louis sorrise per gli stupidi pensieri che stava avendo, ma iniziò a correre velocemente anche lui.
La pioggia era sempre più fitta e la loro corsa sempre più veloce.
Il liscio scoppiò a ridere, ma continuò a correre, senza fermarsi, nonostante fosse già stanco.
Harry cercò di rimanere serio, e ci riuscì, fin quando una dannata pietruzza non gli entrò nelle scarpe, facendolo fermare di botto. Louis per poco non cadeva. Quella scena fece scoppiare a ridere il riccio, che aveva portato una mano sulla propria fronte.
Le loro risate stavano riempiendo l’aria fredda. I loro corpi bagnati facevano compagnia a quelle strade ormai isolate.

“Siamo degli sciocchi!” esclamò Louis, calmandosi per una buona volta, con la pancia dolorante per le risate. Harry non riusciva neanche a parlare. Gli scappava la pipì e dovette trattenersi; Così, per evitare di fare i suoi bisogni nei calzoni, si calmò e prese aria, chiudendo gli occhi.

Quando li riaprì, trovò gli occhioni azzurri di Louis, fissarlo. Il suo sguardo si incastrò subito al suo. La pioggia era ancora violenta su di loro, l’aria ancora maledettamente fredda. Si avvicinarono maggiormente l’uno all’altro.
Harry poggiò una mano sul viso di Louis, carezzandolo dolcemente. Socchiusero gli occhi, le labbra.
Le dita di Louis cercarono subito i capelli bagnati di Harry, stringendoli appena. Erano ormai troppo vicini.
Non sentivano più il rumore della pioggia, non sentivano più quel freddo agghiacciante, non sentivano più nulla. Solo loro due; Louis ed Harry. E fu lì che accadde; Le loro labbra si scontrarono. Rimasero così per qualche minuto, bocca sopra bocca, petto contro petto, dopo di che, Louis sciolse il ghiaccio, cominciando a muovere delicatamente le labbra su quelle di Harry. Quest’ultimo, picchiettò la lingua sul suo labbro inferiore, chiedendo di più. Louis socchiuse maggiormente le labbra e le loro lingue si sfiorarono. Erano timidi, inesperti, ma quando la passione li rivestì, quel bacio diventò più intenso.
Le loro lingue si rincorrevano freneticamente, le loro mani a toccare espertamente il corpo dell’altro, i loro copri uniti e stretti.
Stava piovendo, c’era freddo, ma non c’era più nulla, perché c’erano Harry e Louis.

N/A:

MA CIAO.
Sono tornata! 
Ho ricevuto da voi alcuni messaggi in cui mi dicevate di aver avuto la paura che io non aggiornassi più. Anche se faccio dei ritardi, quel pensiero NON vi deve passare per niente per la testa. 
Come state, gente? Chiedo scusa per il ritardo, ma come vedete, mi sono impegnata tanto eheh. Che ne pensate?:D
Voglio sapere le vostre opinioni.

Ah, mi sono sorpresa di aver ricevuto messaggi su twitter riguardo la fan fiction.
Mi sono sentita amata, capite?
Se volete seguirmi sono @xhovranx
Grazie a tutti.

-Aurora. x

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