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5- Cambiamenti

Vuxta si stiracchiò, i primi raggi del sole che intanto illuminavano la stanza e che lasciavano in penombra le poche stelle che ancora brillavano nel cielo.

La principessa dormiva, persa all'interno di un sogno confuso e senza senso, e Vuxta si trovava al suo fianco. Di tanto in tanto giocherellava con i suoi lunghi capelli neri, annoiato; non c'era molto da fare nella forma semiumana quando il mondo si assopiva. Vuxta aveva studiato Fleur per tutta la notte, lui non dormiva mai, ed era rimasto affascinato dalla sua bellezza, da ogni particolare del suo viso, dettagli di cui persino Fleur ignorava l'esistenza. Poteva descriverne il volto alla perfezione, a partire dalla quantità di lentiggini presenti sui suoi zigomi fino ad arrivare al neo nascosto sotto il labbro inferiore. Gli piacevano persino quelle che gli umani definivano imperfezioni: le sopracciglia dal taglio differente, una più dolce e l'altra più arcuata, la delicata gobba del piccolo naso.

«Speravo si trattasse di un incubo»

Sussultò. Non si era accorto che Fleurdelys fosse sveglia e che stesse ricambiando il suo sguardo, gli occhi verdi che lo fissavano seri e come al solito scocciati.

«Per tua fortuna o sfortuna sono reale»

«Sfortuna» sottolineò lei, alzandosi dal letto e portandosi una mano sul viso per ripararsi dai raggi «Non vi voglio nelle mie stanze» aggiunse poi, serrando nel mentre le tende.

Vuxta le fu accanto in un attimo, spalancò le tende nuovamente e aprì le finestre per far cambiare aria.

«Dolcissima Fleur, mi tocca affiancarti, ricordi? Da oggi sarò la tua ombra»

«E per quale assurdo motivo? Non bastava darmi conferma della vostra esistenza?»

Fleurdelys era nervosa. Non le importava di star parlando con un dio, non le importava se quelle cerimonie che tanto detestava avessero un senso e un loro perché. Voleva solo che quel giovane, che senza il suo volere si trovava ancora al suo fianco, sparisse nell'immediato.

«Oh no, ho il compito di istruirti! Sei la peggior sacerdotessa di sempre»

Sorrise, un sorriso tirato e carico di irritazione.

«Vi ringrazio»

Uscì quindi dalla stanza, lasciandosi il dio alle spalle. Le guardie, meravigliate nel vederla in piedi così presto, la scortarono fino al salone dei pasti, dove Dionne Skysee stava già consumando la sua colazione.

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La regina sedeva a capotavola della lunga tavolata di legno, al suo fianco l'ex generale Ejel Sorgüt e suo figlio, ora a capo dell'esercito. Bagnava distrattamente i biscotti nella tazza di tè caldo, i pensieri già rivolti alle questioni burocratiche di cui si sarebbe occupata quel mattino e ai controlli finanziari che avrebbe gestito con Ejel nel pomeriggio. Dionne era già esausta. Decise in quel momento che sarebbe andata nel giardino del Sinjeon quella sera, sia per pregare sotto il sacro albero della Dea Terra sia per rilassarsi. Ne aveva bisogno.

Senza l'aiuto di Fleurdelys, che in quanto principessa e futura regina avrebbe dovuto partecipare ad ogni singola prassi per imparare e prendere un giorno il suo posto, dedicarsi tutti i giorni al regno stava diventando stancante, il peso dei quarant'anni che iniziava a farsi sentire.

«Fleur» la chiamò appena la vide varcare le porte «mi hanno informata che stanotte sei stata poco bene.»

Certa di quale via avessero preso i pensieri della madre, Fleur sviò il discorso. Spostò una sedia, sedendosi accanto al figlio dell'ex generale.

«Ti hanno informata male»

Non capiva nemmeno il motivo di quella preoccupazione. Era Dionne d'altronde che le procurava dei contraccettivi provenienti dal Vecchio Mondo per evitare sgradite gravidanze.

«Generale Michael, Sir Sorgüt, è un piacere poter consumare la colazione insieme a voi» forzò un sorriso. Il piacere al massimo poteva essere loro dato che Fleur non consumava mai il primo pasto della giornata.

«Altrettanto, mia signora» rispose Ejel «Mi rende felice che vi ricordiate di mio figlio, sacerdotessa» aggiunse poi, non nascondendo la propria sorpresa.

Anche lui non osava guardarla mai negli occhi.

«Come dimenticare un giovane così talentuoso sul campo di battaglia»

Michael arrossì con violenza e sobbalzò quando Fleurdelys posò una mano sul suo ginocchio. Le occasioni in cui si erano visti erano state poche, molto poche, ma Fleur le ricordava tutte alla perfezione.

«Vi ringrazio, mia signora» balbettò in difficoltà, sperando tra sé e sé che nessuno avesse intuito la sua allusione.

Ejel annuì, continuando la conversazione nella sua ingenuità.

«Saremo sempre al vostro servizio, mio figlio prima di tutti»

«Oh, ne sono certa» Fleurdelys versò il tè nella tazza di ceramica, un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle labbra. Quel breve scambio di battute aveva migliorato la sua mattinata.

«Sai di essere diabolica, vero?»

«Era nelle mie intenzioni esserlo» rispose.

Gli occhi dei presenti furono subito su di lei.

«Sicura di sentirti bene?» Dionne nascose un sorriso, lo sguardo che muto ringraziò Vuxta per aver accolto la sua preghiera.

Il dio rispose con un occhiolino. Sapeva che il volere di Dionne fosse quello di non rivelare la sua capacità di vederlo e di ascoltarlo. Se Fleurdelys avesse associato alla madre la venuta di Vuxta nel mondo terreno, allora la sua presenza sarebbe servita a poco. Il Dio Luna aveva capito abbastanza di Fleur; osservandola nelle ombre della notte e in quelle sottili del giorno si era accorto di come attribuisse a Dionne la colpa della sua solitudine. Vuxta conosceva la regina da quando era appena un fagotto nelle braccia di Keira. L'aveva vista crescere, affrontare pene d'ogni tipo, sbagliare e imparare. Non poteva che nutrire nei suoi confronti un profondo e genuino rispetto. Dionne era una donna forte, forse fin troppo, e soprattutto devota, al punto da essere diventata un'ottima sacerdotessa e da aver dedicato la sua intera vita ad Araw.

In ogni caso, per quanto Vuxta comprendesse il passato di Dionne e capisse perché Fleurdelys la reputasse una madre assente, gli affari personali delle Skysee non lo riguardavano. Non spettava a lui preoccuparsene.

«Certo, madre, stavo solo pensando ad alta voce»

Mentre la colazione terminava nel silenzio generale, Vuxta iniziò a girovagare nella stanza. Ancora non si era abituato ad avere due gambe e due braccia, un corpo che gli consentiva di camminare e toccare ogni cosa come gli umani. Per questo, spinto da una curiosità che non lo abbandonava da secoli, afferrava i vasi per studiarne i disegni e si incantava davanti ai quadri per lunghi minuti. Vuxta amava come ogni dipinto sembrasse appartenere a un mondo a sé stante: l'essere umano, la sua arte, il suo modo di vivere, lo affascinavano. Era così da molto tempo.

Quando Dionne lo affiancò, la stanza si era ormai svuotata.

«È uno dei miei preferiti, lo disegnai nella mia gioventù» gli spiegò, accarezzando con sguardo malinconico la vecchia tela. Arricciò le labbra, come per aggiungere altro, ma alla fine preferì non dire nulla. Sapevano entrambi cosa il quadro rappresentasse.

«Questi tratti... È ciò che penso?»

La regina annuì, non staccando gli occhi dalle sue stesse pennellate. Non era un caso che Vuxta si fosse fermato proprio davanti a quel dipinto, un'esplosione di pura luce che affiancava la raffigurazione di una donna in abito verde. Si trovavano davanti al Kroaght, le mani della seconda che si perdevano all'interno di un bianco abbagliante.

«In tutti questi anni non avevo mai compreso funzionasse così»

«Nemmeno io prima di quel giorno»

Se nello sguardo di Vuxta calò un'ombra misteriosa, la consapevolezza del destino di ogni donna nata Skysee, il viso di Dionne si illuminò invece di una gioia nostalgica, dovuta ai felici ricordi legati a quel breve ma intenso periodo. Il suo passato, seppur burrascoso, non lo avrebbe mai cambiato per nessuna ragione al mondo.

«Fleurdelys la penserà diversamente»

Dionne sorrise. Non ne aveva alcun dubbio.

Dionne non avrebbe mai dimenticato quel giorno, forse uno dei più felici della sua vita; non avrebbe mai dimenticato il momento in cui sedeva davanti a una tela bianca, il pennello in mano e le braccia dell'uomo di cui si era innamorata a cingerle i fianchi.

Appena Vuxta sparì per raggiungere di nuovo Fleur, Dionne si asciugò una lacrima.

Adorava dipingere, quella sua passione riusciva a distrarla dai doveri reali, riusciva a dar vita ad ogni suo pensiero e ogni sua fantasia. Erano anni ormai che non impugnava un pennello, non dando alcuno sfogo alla sua immaginazione; con la nascita di Fleurdelys i suoi impegni erano poi aumentati, sottraendole tempo prezioso e, una volta che lei si era fatta grande, non aveva più continuato. Sentì crescere in lei il desiderio di raggiungere la sala di pittura, di servirsi di una tavolozza di colori e di dipingere fino a sera. Non lo fece. Raggiunse Ejel Sorgüt e il generale Michael per affrontare le problematiche del suo regno, così come era suo compito fare.

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Dopo che Krystel e Jezrabelle l'avevano preparata a dovere, Fleurdelys era tornata nelle sue stanze, annoiata e arrabbiata. Profumava di rose, i capelli intrecciati in una capigliatura semplice e il vestito azzurro, ricamato con decori turchesi, che ricadeva morbido fino ai piedi.

La guardia appostata fuori dalla sua camera era la stessa che solo il giorno prima l'aveva distratta dal vicino Shikiten. Era sempre a sua disposizione e anche quel giorno non era stato da meno. L'aveva infatti raggiunta dopo poco e chiaramente non aveva perso tempo: in qualche istante la sua armatura era caduta a terra, stessa fine che avevano fatto anche i pochi vestiti che sotto indossava. Fleur non ricordava neppure il suo nome, ma il tocco delle sue mani era ormai diventato troppo familiare; quel troppo per lei era abbastanza da decidere che quello sarebbe stato il loro ultimo rapporto.

«Oggi ti sei accontentata»

Un verso di irritazione uscì dalle sue labbra. Non riusciva a crederci.

Vuxta si trovava sul letto, accanto a lei, un enorme sorriso che sembrava impaziente di ottenere una qualche reazione.

«Andatevene!» ringhiò. Un ordine che poteva aver rivolto a Vuxta quanto al soldato che in quel momento le stava tra le gambe.

La guardia sussultò, allontanandosi nell'immediato.

«Chiedo perdono, mia signora, non era mia intenzione-»

«È un suddito molto devoto, devo ammetterlo» ridacchiò il Dio Luna, lo sguardo divertito che rimbalzava dalla sacerdotessa al soldato nudo.

Fleur prese un bel respiro, riprendendo il controllo, e interruppe le infinite e inutili scuse della guardia.

«Sparite dalla mia vista»

L'uomo sobbalzò ancora, inchinandosi. Si rivestì in fretta, le mani che gli tremavano mentre abbottonava la camicia. Nemmeno indossò l'armatura, raccolse le sue cose e fuggì oltre la porta, dissolvendosi nel nulla. Solo a quel punto Fleurdelys si portò le mani al viso, soffocando un grido di pura irritazione. Si rivolse poi a Vuxta, che al suo fianco continuava a ridere.

«Sapete di essere insopportabile, vero?»

«In realtà sei la prima a dirmelo» il sorriso di Vuxta si fece ancora più grande.

«Io credo che vostro fratello vi abbia spedito qui proprio per questo»

A quelle parole il Dio Luna si piegò quasi in due, le lacrime che gli puntellavano gli occhi chiusi. Fleur lo fissò, un'idea sinistra che la portò ad aspettare che il dio si calmasse. Si girò su un fianco, la mano che raggiunse il suo braccio. La pelle di Vuxta era inaspettatamente bollente, come se il sole scorresse nelle sue vene bluastre, tanto che Fleur ritrasse le dita sconcertata. Si costrinse a cancellare dal volto lo stupore, tornando a guardarlo con lo stesso sguardo con cui ammaliava i soldati e le donne del Sinjeon.

«Siete cosciente di avere al vostro fianco una fanciulla indifesa, debole e nuda?» cantilenò, toccandogli di nuovo il braccio. Ora il calore che la pelle sprigionava non la colse di sorpresa, era anzi piacevole, quasi accogliente. Lo accarezzò inconsapevolmente, beandosi del suo calore inumano.

Vuxta scoppiò a ridere per l'ennesima volta, sempre più divertito dall'audacia di Fleurdelys.

«Provare a sedurre un dio?» domandò, sinceramente colpito «Mi sento lusingato»

Fleur sospirò spazientita, allontanandosi. Lasciò che Vuxta si alzasse, la sincera risata che la infastidì più del dovuto. Le lanciò il vestito addosso, stiracchiandosi con fare annoiato.

«Da oggi ci saranno cambiamenti per te, mia cara, dolce, fanciulla indifesa» la guardò. «Prima regola: nessun soldato fuori dalla stanza»

«Sono lì per proteggermi»

«E da chi?»

Fleur alzò gli occhi al cielo.

«Seconda regola: niente sesso» Vuxta la studiò con attenzione, aspettandosi qualche lamentela a riguardo. Rimase inaspettatamente in silenzio, osservandolo impassibile.

«Terza regola: da oggi adempirai al tuo dovere di futura reggente. Io sono qui per insegnarti»

Anche Fleurdelys si alzò, raggiungendolo ancora nuda, il seducente corpo in vista.

«Provateci pure» sorrise con sfida.

Vuxta ridacchiò, giocherellando con una ciocca di capelli della sacerdotessa. Si girò un suo ricciolo intorno al dito, prima di rispondere.

«Ci divertiremo moltissimo insieme, Fleur»

Fleurdelys lo dubitava fortemente.

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