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33- Il seme del dubbio

L'unica lanterna presente illuminava la stanza di una luce fioca, schiarendo i visi adombrati dei presenti. Dopo aver ascoltato le parole di Anne Sorgüt, Rossana era stata costretta a riunire il piccolo consiglio della Resistenza, nonché i dieci membri con cui ogni notte si riuniva clandestinamente, per metterli al corrente dei nuovi sviluppi e prendere in seguito una decisione. Non era neanche mezzogiorno, eppure il tempo restante non le sembrava bastare: dovevano agire quella notte, la nobildonna era stata chiara a riguardo. L'indomani Vermund Crasteba sarebbe uscito allo scoperto, giustiziando davanti al popolo Dionne Skysee. A quel punto, con la sacerdotessa lontana, il mercante avrebbe rivendicato il trono delle Terre Volanti alla luce del giorno e tutto sarebbe andato perduto.

Tamburellò le dita sul tavolo, aspettando impazientemente che tutti prendessero posto, poi prese parola, dando inizio alla seconda riunione di quel giorno.

«Voglio scusarmi con tutti voi» Rossana si schiarì la voce «So di avervi esposto a un enorme rischio»

«Per la seconda volta»

Era vero, Rossana non poteva controbattere. Portando prima il capitano Guernset e poi la signora Sorgüt nella Resistenza, aveva infranto una delle regole più importanti: la prudenza. I volti e i nomi dei presenti erano ora a libera portata, pericolo che la maggior parte avrebbe voluto non correre. Tuttavia, per quanto egoistica come scelta, Rossana non era disposta a perdere altro tempo: serviva una presa di posizione.

«Parlerai anche a nome di Ross, ma non hai il diritto di metterci in pericolo!»

«Lasciate che ci spieghi, vi prego» intervenne in sua difesa Sir Lucas Bondou.

Il nobile si era stabilito ormai da settimane nella taverna sotterranea di Rossana, da cui di rado usciva per via del mandato di cattura. Era riuscito a portare in salvo qualche scorta, ammassata all'interno della stessa stanza e distribuita di giorno in giorno dalla sarta con il suo carretto. Sir Lucas non avrebbe mai ringraziato abbastanza la donna che, ai suoi occhi, gli aveva salvato la vita; non sopportava infatti come alcuni componenti del gruppo mettessero in dubbio la buonafede di Rossana, lei che più di tutti si era adoperata per mantenere alta la speranza nella cittadella. Solo lui era a conoscenza della verità che si celava dietro la figura di Clarke Ross; il resto della Resistenza credeva infatti che Rossana ne facesse le veci perché costretto a nascondersi per via di Vermund.

«Lei è Anne Sorgüt, madre di Michael Sorgüt, l'attuale generale in carica» aspettò che i brusii cessassero, prima di continuare «Qualche ora fa si è presentata alla mia porta con informazioni di nostro interesse. È per questo che ho ritenuto opportuno riunirvi»

Fece quindi un cenno ad Anne, che iniziò a squadrare i presenti uno a uno. Non c'era esitazione nel suo sguardo gelido.

«So che non vi fidate di me, di questi tempi la vostra è una scelta saggia» un sorriso tirato si disegnò sul volto rugoso, impeccabile nella sua serietà. Iniziò a camminare per la stanza, un passo elegante e leggero, lo sguardo puntato sul soffitto di crepe.

«Il piano di Vermund è uno: rendersi un salvatore agli occhi del popolo, ingannarlo, lasciar credere che dietro tutta questa sofferenza ci sia la regina»

«Vai al dunque» la incitò qualcuno. Nessuno aveva voglia di ascoltare inutili giri di parole.

«Domani, a mezzogiorno in punto, Dionne Skysee verrà giustiziata e Crasteba incoronato pubblicamente re delle Terre Volanti»

«Perché mai dovremmo crederti? Come hai ottenuto queste informazioni?» chiese un altro.

«Come voi, anch'io ho le mie fonti» rispose schietta, raddrizzando la schiena.

Un uomo, rimasto in disparte fino ad allora, si alzò in piedi. La luce tremolante illuminò il volto pallido di Henry Guernset, disegnando un gioco di ombre sugli zigomi e il naso pronunciato.

«Ciò che non mi spiego, Anne, è come tu abbia fatto a trovare Rossana. Come sapevi a chi rivolgerti? Perché cercare una sarta?» la mascella contratta fece un guizzo «Sulla base di cosa dovremmo fidarci della tua parola?»

Inaspettatamente fu proprio Rossana a intervenire. Poggiò una mano sulla spalla tesa di Anne, come a evitare che la discussione si potesse trasformare in un inevitabile litigio. Quando i due si erano ritrovati l'uno di fronte all'altro aveva notato tra lei e il capitano astio e rancore; se sul viso di Henry vi era dipinta chiara sorpresa, quello della nobile non lasciava spazio ad altro che non fosse il fastidio. Non desiderava che la pace mantenuta fino a quel momento cadesse per questioni che non riguardavano la causa.

«Le motivazioni della signora Sorgüt sono forti, Henry. La sua famiglia è tenuta prigioniera insieme a Dionne, non basta come prova delle sue buone intenzioni? È necessario sapere come sia arrivata a me?»

«Sono costretto a dissentire, Rossana» la interruppe Henry «C'è in gioco la vita di tutti noi»

«C'è in gioco la vita della nostra sovrana» rispose dura lei.

Quel breve scambio di battute bastò per scatenare il putiferio. Il parere di ognuno divenne il fulcro della confusione, dove la voce di tutti si alzava intensa, sovrastando quella degli altri. Era buffo, agli occhi di Anne, come nessuno si ascoltasse veramente. Parlavano, urlavano, ma nessuno si preoccupava di sentire cosa l'altro avesse da dire, troppo concentrati su sé per provare a comprendere parole diverse dalle proprie convinzioni.

«Basta» disse quindi.

Nessuno la ascoltò.

«Basta!» urlò allora, alzando anche lei la voce.

Il silenzio finalmente calò di nuovo nella taverna, appropriandosi di ogni suono e lasciando che l'opinione soggettiva diventasse il semplice decoro di un qualcosa di più grande. Qualcuno fece per parlare, ma Anne alzò una mano, intimandolo di tacere. Non aveva più voglia di sentire discussioni o lamentele; per quanto comprensibili in una situazione del genere, le trovava nauseanti. Non era abituata a non essere ascoltata o a non ascoltare, nella sua casa vigeva la regola dei turni: quando la famiglia si ritrovava nei pasti, ad esempio, ognuno raccontava della propria giornata e delle emozioni vissute senza alcuna interruzione. Eventuali commenti venivano posti, a rotazione, solo alla fine del racconto. Perché la disciplina in quella stanza sembrava non essere contemplata? Era così difficile per i presenti avere un minimo di rispetto? Mai, prima d'allora, la sua educazione le sembrò tanto diversa da quella degli altri.

«Vermund Crasteba ha parlato di una sarta.» continuò, rivolta a Rossana «Non conosco i motivi per cui vi voglia» ammise, cercando di non fermarsi troppo a lungo per evitare che la quiete appena conquistata venisse meno «Ma così come io vi ho trovata, sono certa il mercante già sappia di voi e delle vostre attività» con la coda dell'occhio vide il capitano impallidire.

«Perché non arrestarmi?»

«È quello che mi sono chiesta anch'io» la guardò «Vermund Crasteba è un uomo egoista e vendicativo, se il vostro passato è in qualche modo legato al suo, allora si spiega la sua attesa»

Rossana scosse la testa, non riuscendo a comprendere. Dionne non le aveva mai parlato del bambino nella sala del trono, di conseguenza non poteva sapere chi fosse realmente colui che quello stesso trono ora occupava. Collegò l'attesa del mercante alla sua semplice amicizia con Dionne, dando per scontato che la sua fosse una vendetta nei confronti della sovrana delle Terre Volanti.

Henry si appoggiò alla parete, incrociando le braccia. Lo sguardo vacuo era puntato a terra quando fece la domanda, restio a incrociare gli occhi di Anne.

«Come hai trovato Rossana?»

La nobile rispose con pacatezza, nascondendo la collera presente nel cuore nella fermezza della sua voce. Condividere il suo spazio vitale con il capitano la faceva tremare di rabbia, sapere che quell'uomo avesse voltato le spalle a suo figlio e a suo marito ancora di più. Mantenne il controllo sulla postura e sul suo tono, ma la realtà dentro il suo animo era ben distante dall'apparente freddezza.

«Ho ascoltato diverse conversazioni nelle ultime settimane» continuò a fissarlo «una proprio di recente, uscendo dalla sala del trono»

Henry alzò lo sguardo e i loro occhi si scontrarono. Prima già pallido, il colorito dell'uomo sbiancò ulteriormente. Sul viso cadaverico si disegnò una smorfia di dolore e disprezzo che il capitano non si preoccupò di nascondere. Cosa aveva sentito la signora Sorgüt? Quanto realmente sapeva?

Anne continuò a parlare, spostando ora l'attenzione su Rossana.

«La fidanzata di mio figlio, prima che il colpo di stato avesse luogo, acquistò un foulard a cui Dionne Skysee parve particolarmente interessata» fece una pausa «Poco dopo si allontanò, immagino per intimare alla sacerdotessa di fuggire»

Rossana annuì, riuscendo a capire dove la donna volesse arrivare.

«E così hai semplicemente collegato i fatti» sospirò «È ora di votare. Chi è contro l'attuazione del piano?»

Qualche mano si alzò, ma la maggior parte rimasero abbassate.

«Chi a favore?»

Quando le mani restanti si alzarono, la decisione finale fu chiara a tutti: quella sera la Resistenza avrebbe finalmente agito con l'obiettivo di liberare Dionne Skysee e la famiglia Sorgüt. Solo Henry parve turbato dall'andamento della riunione e lo fu ancora di più quando vide Anne sussurrare qualcosa all'orecchio di Rossana e quest'ultima girarsi piano nella sua direzione.

Il seme del dubbio era appena stato piantato e non c'era niente che Henry potesse fare. Lo capì solo qualche ora dopo, quando Rossana Clarkish non lo volle in missione al suo fianco.

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