5.
«Mi mancava questo posto.» Sono appena uscita da scuola e Andrew è nel parcheggio appoggiato alla sua auto bianca che mi aspetta. «Io lo detesto.» Oggi il professore di chimica ha voluto parlarmi in privato. Ha detto che dovevo iniziare a studiare visto che nel test di due settimane fa l'unica cosa che ho scritto è stata Skyler Harris, cioè il mio nome. «Matt mi ha detto che studi alla UCLA.» Posa la testa sul volante visto che non siamo ancora partiti «Possiamo non parlare del fratello che mi detesta?» ridacchio «Perché dovrebbe detestarti?» mi guarda con la coda dell'occhio «La madre di Nicolas non è anche la mia. Sono nato dal primo matrimonio di mio padre. Lei si chiamava Sarah ed è morta quando avevo nemmeno un anno. Non mi ricordo quasi nulla. Mio padre si è risposato e ha avuto Matt e Nick.» Resto a bocca aperta. Stella non me l'ha mai detto «Non lo sa nessuno. Io sono uguale a mio padre e anche i miei fratelli. Per il mondo siamo tutti figli di Arnold e Teresa Diamond.» Mette in moto.
«Lei ti manca?»
«Chi?»
«Tua mamma.»
«Può mancarti una persona che praticamente non conosci?»
Io annuisco. Ieri sera, dopo aver preso un gelato e fatto una passeggiata, mi ha riportata a casa. Ho litigato con mia madre perché mi ha vista con lui e ha detto che era solo un ulteriore distrazione dal mio futuro. Quando sono salita in camera e ci sono rimasta fino a stamattina, avrei solo voluto che Andrew fosse con me. Sarei voluta fuggire, ma lui avrebbe sempre fatto parte dei miei motivi per tornare. Sarei tornata come il cielo. «Allora si, mi manca.» Parcheggia davanti ad un fast food facendomi sorridere. Amo il cibo spazzatura. «Nicolas sta meglio?» chiedo mentre chiudo la portiera «Si. Possiamo non parlare di mio fratello e della tua amica oggi? Pensiamo ad altro ok?» mi chiede «Direi che è perfetto.» Mi apre la porta del locale e una cameriera non molto alta e bionda con la divisa verde pistacchio ci porta al nostro tavolo. Siamo in un angolo e va bene così. Per la prima volta da molto tempo non ho tutti gli sguardi puntati su di me. «Studi alla UCLA. Pensi che potrei venire lì a studiare anche io?» seduto davanti a me fa un sorrisetto «Vuoi venire a studiare con me?» scuoto la testa ridacchiando imbarazzata. Ieri sera, prima di addormentarmi, ci ho pensato. Sarei nella sua stessa università. «Voglio scappare» dico seria «E il tuo motivo per tornare?» domanda «Sarebbe a Los Angeles.» Sa che parlo di lui. «Se Georgia... Beh se lei... Morisse.» Prendo un respiro profondo. Pronunciare quelle parole è stato davvero difficile. Fin troppo. «Vorrei andarmene da qui perché è l'unico motivo per cui sono qui oltre a Stella.» Appoggia i gomiti sul tavolo «E i tuoi genitori?» lo chiede con un tono che mi fa intendere che non sono obbligata a rispondere, ma voglio farlo. «Loro non capiscono. Non capiscono che non mi interessa studiare se ho l'ansia costante che la mia migliore amica muoia. Loro non capiscono il mio dolore.» Si passa una mano tra i capelli biondo scuro. Penso che quelli li abbia presi da sua madre, visto che Nicolas e Matt sono mori. «Lo penso sempre anche io.» Sospira. La cameriera di prima interrompe il nostro dialogo per farci ordinare. Prendo un hamburger e patatine, mentre Andrew ci mette un sacco di cose. L'espressione della ragazza che cerca di scrivere tutte quelle cose sul suo taccuino mi fa ridacchiare. «Che c'è?» scuoto la testa «Nulla.» Mi guarda inarcando un sopracciglio ma poi lascia perdere «Forza che altro ha detto Matt di me?» inizio a parlargli dei terribili dieci minuti con il suo fratellastro raccontando tutto parola per parola. «Sono stata felice che Georgia mi abbia chiamata, ma avrei voluto che fosse per una cosa meno grave.» Annuisce. Ovviamente sarebbe stato meglio che suo fratello non si sentisse male. «Sono davvero egoista?» annuisco «Si perché non mi fai assaggiare le tue patatine al formaggio.» Scoppia a ridere per la mia affermazione e mi porge una patatina davvero minuscola, prendendone una enorme dal mio piatto in cambio. «Egoista.» Tossisco infilando in bocca la patatina. Continua a ridere. Ha una bella risata. È rilassante. «Bene... Io vado da Georgia.» Faccio un sorriso imbarazzato «Io da Nicolas.» Gli rivolgo un cenno della mano e mi giro per entrare nella stanza della mia amica «Sky!» mi volto «Ti va di vederci di nuovo domani?» annuisco «Finisco scuola alle tre. Alle cinque possiamo venire qui» dice che è perfetto ed entra nella stanza di suo fratello. Con immensa felicità entro nella stanza della mia amica, ma lei non c'è. Solo sua madre è nella camera ed è appoggiata vicino al muro del bagno. «Andiamo tesoro, non importa... Ricresceranno» dice verso il legno bianco «Non succederà e lo sai. Morirò prima!» mi avvicino di corsa alla porta «Cosa succede?» Kathrine sospira «Le stanno iniziando a cadere i capelli per la chemio...» Gli occhi mi si riempiono di lacrime. So quanto Georgia tiene ai suoi capelli e l'idea di perderli la terrorizza. «Georgia posso entrare?» la serratura scatta e faccio un cenno con la mano a sua madre di aspettarci fuori. Lei è lì, davanti allo specchio con un rasoio in mano. «Non ce la faccio.» Le prendo lo strumento di mano e lo poso sul lavandino. Oggi riesce a stare in piedi ed è davvero bello. Se non fosse un momento così brutto. «Guarda il lato positivo... Andrò a comprarti un sacco di parrucche e potrai avere tutti i giorni un colore di capelli diverso. Basta che tu mi dica quale vuoi e io te lo porterò.» Lei prende il rasoio e me lo porge «Ti prego fallo tu, non ci riesco.» Respiro profondamente prima di accenderlo. Quando le prime ciocche cadono le lacrime scorrono libere sul viso di Georgia. Cerco di non badarci, piangerei anche io perché solo vederla stare male mi fa morire dentro. Rimane calva e in lacrime. Faccio entrare la signora White che le sorride fiera «Sei bellissima, non pensare il contrario.» La abbraccia singhiozzando sulla sua spalla e bagnandole la camicetta rossa. «Vado ora al negozio. Quante ne vuoi? Dieci?» annuisce sorridendomi. «Bene, ci vediamo dopo.» Corro velocemente verso l'ascensore e, una volta nel parcheggio, mi ricordo di non avere la macchina. Sono venuta con Andrew. Provo a chiamarlo «Ciao che succede?» risponde al terzo squillo «Ciao, potresti prestarmi la tua auto per un paio d'ore? Storia lunga.» Passeggio davanti all'entrata sperando che dica si «Certo, se vuoi vengo con te», si lo voglio. «Bene sono nel parcheggio. Sbrigati.» Attacca senza salutarmi. Meno di due minuti dopo è con me e stiamo salendo sulla sua macchina «Dove andiamo?» chiede «Negozio di parrucche.» Mi rivolge uno sguardo interrogativo «Ho dovuto rasarle i capelli... Li stava perdendo per la chemio...» Una lacrima mi solca il viso. La asciugo sperando che lui non l'abbia notata, però prende la mia mano e la stringe. «È molto forte.» Annuisco «Lo so», porta una anello al dito. Ha una pietra nera «E lo sei anche tu.» Con il pollice fa piccoli cerchi immaginari sul dorso della mia mano «Era di mia madre.» Si riferisce all'anello che stavo fissando. «Prima di morire l'ha nascosto nella lettera che mi ha lasciato che avrei potuto leggere solo ai diciotto anni. È forse l'unica cosa che mi resta di lei.» Ora sono io ad accarezzargli la mano. «Vorrei che mia madre si comportasse come tale. So che è brutto da dire, ma non lo fa e vorrei solo che mi confortasse adesso.» Porta le nostre mani sul cambio «Spesso ci dimentichiamo del ruolo che dobbiamo occupare nella vita delle persone a cui teniamo», accelera per sorpassare una macchina blu davanti a noi che sta andando davvero piano. «Lei se lo dimentica un po' troppo spesso.» Mi lancia uno sguardo e poi si concentra nuovamente sulla strada «Arriverà il momento in cui capirà.» Appoggio la testa al finestrino senza lasciare la sua mano.
«L'ha fatto anche mio padre. Mi sono reso conto che mia madre era morta a sedici anni. Prima di allora ho sempre pensato di essere figlio Teresa, ma non era così. Ho trovato una lettera che mia madre ha scritto a mio padre il giorno prima di morire perché avevo dei sospetti. Parlava di me. L'ho odiato perché non me l'aveva detto e lui non riusciva a capire il mio dolore visto il ritardo con cui era arrivato. Solo un anno dopo, mentre ero alla sua tomba, lui è venuto a prendermi. Abbiamo parlato per ore e ha iniziato a capirmi e a comportarsi veramente da padre.»
«Mi stai dicendo che sarà una brava madre quando moriranno Georgia e Nicolas? Scusa ma preferisco di no. Andrò a Los Angeles e basta. Vorrei che Georgia venisse con me, ma mi rendo conto che probabilmente non ce la farà. Odio dirlo, non riesco ad accettarlo e a pensare ad una vita senza di lei, ma è così.»
Lui stringe ancora più forte la mia mano «Non ti darò false speranze, non so nemmeno se Nicolas vivrà.» Gli sorrido perché è proprio questo che volevo sentire. Non qualcosa di finto. Non che andrà tutto per il meglio. Perché Georgia sta morendo e Andrew mi sta solo affiancando in questa unga battaglia che è l'accettazione. E quando lei morirà voglio che lui sia con me mentre penserò che nulla di tutto quello che starà succedendo sia vero. Perché non pensi mai che le cose brutte siano reali. E quando e se Nicolas morirà, sarò io a stargli vicino. Perché voglio farlo, voglio collaborare in questo schifo che è la nostra vita. Voglio sorreggerlo mentre sta per crollare e voglio che lui sorregga me quando sarà il mio momento. Ci sarò e lui ci sarà.
Spazio autrice
Ciao a tutti cari lettori, come va? Oggi ho iniziato la scuola e devo dire che è andata bene nonostante tutto. Voi avete già iniziato? Sta andando bene? Che scuola fate? Datemi un parere nei commenti su questo capitolo e se vi è piaciuto lasciate anche una stellina. A mercoledì!
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