18.
Negli ultimi mesi ho iniziato ad avere alcune giornate in cui volevo stare completamente sola e altre in cui mi ci sentivo e quindi stavo male. Oggi è una di quelle in cui non voglio vedere nessuno e Bryce l'ha notato. Ha imparato a capire quando è il caso di lasciarmi stare dal mio comportamento. Poco fa l'ho trovato al tavolo a bere il caffè dalla sua tazza blu. Mi sono seduta con la testa bassa e, dopo avermi lanciato uno sguardo, ha finito in fretta, ha sciacquato la tazza mettendola nella lavastoviglie per poi lasciarmi un bacio sulla testa e uscire dalla cucina. Sospiro e faccio colazione con lentezza estenuante. Una volta finito vado da Bryce. «Sto io in camera se vuoi stare di là.» Solleva il capo visto che era sdraiato sul letto. Mi rivolge un sorriso e annuisce. In silenzio torno nella mia stanza, ma prima prendo Prada. Finisco a fissare il soffitto con le cuffiette che sparano musica altissima. Mi alzo solo quando mi brontola la pancia per la fame. Guardo la sveglia sul comodino che indica le 13.36. Forse dovrei mangiare qualcosa. Vado diretta in cucina mentre la nostra gatta ci segue in cerca di cibo. Metto le crocchette nella sua ciotola nera e poi mi preparo un panino. Mentre mangio vado in salotto, ma Bryce non c'è. Allora lo cerco in camera sua. Stranamente la porta è chiusa. Sento dei rumori strani, allora decido di entrare senza bussare. Scoppio a ridere facendo cadere il panino sul pavimento mentre esibisco la mia migliore espressione sconvolta. Bryce si tira immediatamente su i pantaloni e Stella, sullo schermo del computer, si copre con una coperta e mi saluta imbarazzata con la mano. Bryce, vedendo quanto io stia ridendo, mi imita e Stella fa lo stesso. «La prossima volta avvertimi o chiudi a chiave se dovete fare cose sconce in chiamata.» Si allaccia i jeans neri e sistema la t-shirt viola acceso. «Per oggi ho visto abbastanza.» Faccio per uscire dalla stanza ma poi mi torna in mente la scena e comincio nuovamente a ridere. Bryce si avvicina probabilmente per prendermi, buttarmi sul letto e farmi il solletico. «Lavati le mani!» Lui sbuffa alzando gli occhi al cielo, ma poi va in bagno. «Vuoi metterti qualcosa sorellina?» Mi siedo sul letto matrimoniale. Lei annuisce e sparisce dal mio campo visivo per un momento. Torna con una maglietta, probabilmente di Bryce, e sistema i capelli. «Mi dispiace» dice imbarazzata «Figurati. È normale visto che non potete vedervi, davvero lo capisco. Ma Bryce dovrebbe dirmelo così non entro in camera sua e vedo cose che non devo vedere.» Alzo il tono di voce all'ultima frase. «Ti aspetto per quando avrai un ragazzo e magari sarà a tre ore di macchina.» Mi rabbuio nel pensare ad Andrew. Il mio migliore amico, tornato nella stanza, lo nota «Scusa.» Scuoto la testa e gli indico di sedersi accanto a me. «Volete che vada via o Stella chiama Nick?» chiedo «L'atmosfera è rovinata. Amore chiama Nicolas.» Do una spallata scherzosa a Bryce «Ehi non è colpa mia, ma tua che non chiudi a chiave» lo rimprovero «E cosa ne sapevo. Stamattina era una di quelle giornate.» Stella ci interrompe «Davvero?» annuisco «Si ma vedere Bryce imbarazzato ha migliorato la mia esistenza. Starò bene per almeno altre due settimane.» Lui sbuffa una risata e raccoglie il mio panino. «Lo mangi ancora?» domanda «Ormai la regola dei cinque secondi è stata decisamente infranta.» Alza le spalle e addenta voracemente il panino. «Bleah.» Io e Stella esprimiamo il nostro disgusto mentre Nick si siede vicino a lei. «Li hai beccati?» mi chiede, allora annuisco in risposta. «Io ieri.» Guardo Bryce che non ci considera nemmeno perché troppo impegnato a mangiare. «Era arrabbiata perché siamo andati alla festa senza avvertirla» mi spiega «Tu mi hai dato buca per fare quello che hai fatto con Stella?» Annuisce con un espressione colpevole stampata sul volto. «Per me è finita.» Bryce si inginocchia chiedendo umilmente perdono facendo ridere tutti. «Solo se mi porti a mangiare fuori e paghi tu.» Ci pensa un po' su «Niente cibo per ricchi?» Annuisco alla condizione. Allora ci stringiamo la mano e sigilliamo il nostro patto. «Allora andiamo oggi a fare un giro della città Sempre che tu non sia troppo impegnato.» Scuote la testa «Va bene.» Continuiamo a parlare e poi ci salutiamo quando io e Bryce dobbiamo uscire. «Scusa per quello che è successo.» Entra in camera mentre mi infilo la maglietta. A molte ragazze darebbe fastidio, ma non a me con Bryce. Prima cosa so che ama da morire Stella. Secondo è il mio migliore amico e nessuno dei due pensa all'altro in quel modo, altrimenti non saremmo venuti a vivere insieme. «Stai tranquillo. So che è difficile. Ti piace questa maglia?» Indico con la mano il top giallo che ho messo. Scuote la testa e inizia a frugare nel mio armadio. Mi lancia una maglietta azzurra che mi arriva all'ombelico. Levo quella gialla e la metto. «Andiamo?» Annuisco. Saluto Prada e prendo la borsa.
Arriviamo nella Downtown e siamo immersi nella calca di persone. È strano come io riesca sentirmi così sola in mezzo alla gente mentre Bryce mi tiene la mano per paura di perdermi tra la folla. Ogni tanto mi rendo conto di quanto mi manchi Andrew. Mi si riempiono gli occhi di lacrime. Piango per lui per non farlo per Georgia. Non è vero che riesco a parlarne senza piangere. Perché mi sono messa a guardare una nostra foto sul telefono mentre Bryce era a farsi una doccia e ho iniziato a piangere. Mentre vengo trascinata per le strade di Los Angeles prendo il cellulare e schiaccio sul contatto di Andrew. Per un secondo sono tentata a schiacciare sul tasto della chiamata, solo per sentire la sua voce che mi manca da mesi. E a dire il vero lo faccio. Solo che riattacco prima che il telefono possa squillare anche solo una volta. Non dico nulla Bryce. Non voglio che si preoccupi, deve stare bene visto che deve affrontare il problema della distanza con Stella. Ma io continuo ugualmente a sentirmi l'unica persona sulla terra in grado di provare dolore ed è fottutamente strano. Cazzo se è strano. È strano essere per mano con una delle persone che ti ha reso più felice nella tua vita e avere solo il desiderio di scappare, di prendere quella boccata d'aria che ti manca. E io invece sto soffocando. Non riesco a respirare e per un istante boccheggio leggermente senza che il mio amico se ne accorga, troppo impegnato a guardare un paio di jeans esposti un una vetrina. Mi ha lasciato la mano e il mio senso di solitudine è solo aumentato. Voglio Andrew. Voglio quella felicità che solo lui era in grado di darmi e che ho deciso di buttare via per il mio dolore. È che forse io l'amore che poteva darmi non me lo meritavo, forse non lo merito nemmeno adesso. Perché se lo meritassi ora lo scontrerei tra la gente, lo avrei visto alla festa. Se meritassi quel suo amore che poteva rendermi davvero felice il destino ci avrebbe fatti rincontrare. Anche solo quella volta che sono andata a comprare la cioccolata calda dopo le preghiere di Stella. Perché lui quel giorno era in città, ma non l'ho visto. Ero così sola nonostante mia sorella e il mio migliore amico fossero lì. L'unica persona con cui riuscivo a non sentirmi sola era Nicolas. Forse perché riusciva a comprendere la mia sofferenza visto che amava Georgia, oppure perché ha una parte di Andrew. Sono fratelli, hanno lo stesso sangue anche se le non hanno la stessa madre. E io invece adesso sono da sola, senza Andrew Diamond al mio fianco che mi dice che andrà bene. E non faccio a meno che pensare al giorno del funerale, quando gli ho detto di non volerlo nella mia vita. E probabilmente me ne pento, anzi ne sono sicura, perché lui era quella cazzo di felicità che bramo. Lo è anche adesso che mi sento soffocare. Lo è ora che io e Bryce entriamo da Starbucks e ordiniamo un frappuccino. Lo è adesso che vorrei scontrarlo uscendo. Cazzo ho fatto un errore madornale. Sbagliare va bene, ma io con Andrew avrei voluto fare tutto giusto. Perché lo amo. L'ho sempre amato e lui non è accanto a me ora che ce lo vorrei. Sono sola tra la folla e ho solo me stessa. E odio pensare queste cose visto che ho Bryce che mi vuole un bene immenso e a cui potrei parlare. So che mi ascolterebbe, mi abbraccerebbe e farebbe tutto quello che fa un vero amico. Ho Stella che prenderebbe la macchina e guiderebbe tre ore solo per stringermi e farmi smettere di piangere. Ho Nick che farebbe lo stesso e forse non mi farebbe smettere di piangere ma piangerebbe con me, perché anche a lui manca Georgia, perché lui mi capisce davvero. E io lo vorrei vicino a me solo perché non posso avere Andrew. Stringo forte tra le dita la collana che porto al collo, quella fedina che è legata a Georgia. Ci eravamo promesse che saremmo state amiche anche nella tomba, che avremmo portato questa collana con la fedina per tutta la nostra vita indipendentemente dal luogo in cui ci saremmo trovate. Lei la porta in Paradiso. So che lo fa perché lei era una di quelle persone che le promesse le mantiene sempre. Ogni volta. Anche la più banale. Se ti prometteva di portarti un muffin per colazione lo faceva anche se tutte le pasticcere erano chiuse. Mi ricordo il mio quindicesimo compleanno. Voleva che soffiassi la candelina davanti al mio armadietto, ma le pasticcerie erano chiuse. Così era andata fuori città per un maledetto muffin entrando alla seconda ora. Però avevo soffiato quella stupida candelina davanti a quello stupido armadietto. Forse ora che ci penso il liceo mi manca. Mi manca la normalità che si portava dietro. Quella del secondo anno, quando Georgia non aveva il cancro, o almeno nessuno lo sapeva, quando Georgia stava bene e aveva tutti i capelli. Quando Georgia era viva. Mi manca ogni giorno di più e mi manca l'aria ogni volta che la penso. Tipo adesso che dovrei essere felice e godermi il tempo libero visto che ho proposto io a Bryce di uscire. Tutto perché pensavo che la brutta giornata fosse finita nonostante a mezzanotte manchino ore. Dopo la scena esilarante credevo di stare bene. E invece mi sbagliavo. Perché adesso voglio solo stare da sola e mi ci sento anche. Mi sento sola perché lei non è accanto a me. Perché nemmeno lui c'è. Ci sono io e basta, e non sono abbastanza nemmeno per me stessa. Non mi sono mai sentita all'altezza di niente, soprattutto quando hanno diagnosticato il cancro a Georgia, non mi sentivo all'altezza di essere sua amica e quindi non sono andata a trovarla in ospedale per i primi quattro giorni. Poi mi sono resa conto che per lei sarei sempre bastata in ogni situazione. Avevo stretto la fedina ed ero andata da lei. Era la mia migliore amica. È la mia migliore amica. Fanculo la morte.
Spazio autrice
Bentornati in questo nuovo capitolo! Momento imbarazzante per Bryce ma allo stesso tempo molto divertente, almeno per un po' ha migliorato la brutta giornata di Sky. Avete mai avuto una relazione a distanza? Detto questo vi lascio, ma vi ricordo di commentare e mettere una stellina se il capitolo vi è piaciuto. Ci vediamo venerdì!
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