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Capitolo XXXI

Jade era rinchiusa nella sua camera da più o meno tre giorni di fila. Si rigirava in mano la scatolina di ansiolitici ormai vuota, con gli occhi chiusi e nessuna forza. Avrebbe dovuto alzarsi per prenderne un'altra ma sentiva a stento le gambe. Non sapeva esattamente come e perché avesse finito tutte le pillole così in fretta. Aveva sentito il cellulare squillare un sacco di volte, anche se il suono le era arrivato sempre più ovattato alle orecchie. Doveva essersi spento adesso. Era così intontita che i passi che risalivano lentamente le scale non gli udì nemmeno. Il materasso si abbassò di qualche centimetro. Non aprì gli occhi, anche se la sua sé interiore, sepolta da qualche parte tra le macerie, aveva lo stimolo di alzarsi e insultare quel qualcuno che le stava lentamente accarezzando i capelli.

"Jade, ti abbiamo chiamata un sacco di volte." - esordì leggermente preoccupata la voce gentile di Cat.

Lei non rispose, sentì un ticchettare di tacchi sul pavimento e qualcuno sfilarle la scatolina dalle dita.

"Cosa... da quando prendi ansiolitici, Jade?" - non era la simpatica rossa a parlare, stavolta.

Tori aprì la confezione dei farmaci, trovandola vuota. Spalancò gli occhi. L'attrice stesa sul letto non aprì bocca, non ne aveva voglia. Proprio adesso che stava per addormentarsi...

"È vuota! Quanti diavolo ne hai presi?!" - esclamò la giovane popstar, gesticolando come al suo solito.

Cat trasalì, per poi continuare ad accarezzare l'amica.

"Cosa ci fa la Vega qui?" - mugugnò.

"Volevo venire a trovarti, sono tornata da qualche giorno in città." - sbuffò la ragazza interpellata, incrociando le braccia.-" Pensavo avessimo superato la fase dove mi chiamavi per cognome." - aggiunse con una punta di fastidio.

"Be', andatevene." - tagliò corto Jade.

"Ma stai male e-" - sussurrò la rossa.

"Come siete entrate?"

"La porta era aperta."

L'attrice borbottò qualcosa, strofinando la faccia contro il cuscino.

"Hai litigato con Beck, vero?" - bisbigliò la piccola babysitter, in tono apprensivo.

Jade strinse le palpebre. Non voleva sentirlo nominare, era stanca. Sperava solo in un amnesia, per dimenticare tutto, ricominciare la sua vita come se non fosse mai esistito. O forse sarebbe stato meglio che lei non fosse mai esistita.

"Ancora?!" - sbottò invece Tori, al limite tra l'esasperato e il preoccupato, sedendosi dall'altra parte del letto, in modo da avere di fronte il viso della ragazza.

"Per l'ultima volta, sì." - rispose in un sussurro.

L'espressione afflitta di Beck si fece per l'ennesima volta spazio nella sua mente, occupandola completamente.

"L'ultima volta?" - chiese Cat, aggrottando la fronte. Sentiva già il magone. Lei li rivoleva insieme, felici. Ci aveva sperato così tanto...

"Gli ho detto che non lo amo più."

Le ragazze rimasero impietrite a quell'affermazione. La rossa lasciò cadere le mani sulle gambe magre fasciate dai jeans blu.

"Ma... ma non è vero... tu lo ami, è così, sai che è così!" - adesso sembrava arrabbiata, la più piccola del gruppo.

"È per questo che hai preso tutte le pillole in una volta?" - domandò la cantante, incrociando le gambe sul letto.

Jade strinse la federa del cuscino tra i pugni.

"Volevo solo riuscire a dormire." - nonostante la voce flebile, il tono aggressivo era intuibile. -" Andatevene. Non ho bisogno di niente." - cercò di concludere il discorso, ma non ottenne nessun risultato.

"Cat, vai a preparare un thè per Jade..." - disse Tori con un sospiro.

"Ma-" - provò a controbattere la rossa, ma l'amica non glielo permise.

"Vai." - il suo tono non ammetteva repliche.

L'attrice non aveva abbastanza forza per lamentarsi, perciò si limitò a brontolare qualcosa a mezza voce. Con passetti leggeri, la giovane babysitter scese al piano inferiore, obbedendo alla pop star, che invece rimase a giocherellare con il copriletto scuro. Dopo qualche minuto di interminabile silenzio, con voce impastata, Jade fece una breve e semplice domanda.

"Vuoi sapere perché ti ho sempre odiata?"

Non sapeva esattamente perché avesse uscito fuori quel discorso, sentiva di doverlo dire, il bisogno di spiegare. Tori alzò un sopracciglio, guardando la ragazza di fronte a lei, interdetta.

"In verità sì... " - sussurrò dopo essersi ripresa dalla sorpresa, continuando a torturare il tessuto blu notte con le dita e abbassando lo sguardo.

"Eri semplicemente tutto quello che avrei voluto essere..." - l'attrice sembrava sul punto di addormentarsi, continuava a tenere le palpebre serrate, la fronte corrucciata nel tentativo di mettere ordine in testa e coniugare frasi di senso compiuto.

"Non capisco..."

"Per te era tutto così facile... sei arrivata lì, senza nemmeno doverti impegnare... ti è bastata una fottuta canzone..." - una piccola pausa, abbastanza lunga però per far credere alla giovane cantante che Jade si fosse addormentata. Fece per aprire bocca ma l'amica riprese il discorso prima che potesse dire una sillaba. - " Eri perfetta... lo sei ancora, la ragazza perfetta."

"Ma tu-"

"Non hai idea... dei sacrifici che io abbia dovuto fare per arrivare fino a lì e tu, senza sforzo, sei riuscita a rubarmi tutto... anche Beck."

"Jade..."

"So che era attratto da te... sei mille volte meglio di me. Saresti riuscita a trattarlo come meritava, ma io ero troppo egoista per lasciarlo andare..." - la sua voce era sempre più bassa, tanto da sembrare soltanto un mormorio. - " Non saremmo in questa situazione adesso... se l'avessi fatto."

"Non sai quello che stai dicendo."

"Ero talmente invidiosa di te... hai due genitori pronti a fare di tutto per te, una famiglia perfetta e nessuna colpa. Io invece... Dio, alcune volte vorrei semplicemente non essere nata."

"Dici queste cose soltanto perché sei stanca Jade..."

Lei ridacchiò, stringendo tra i pugni la coperta.

"Non ero nemmeno degna di essere chiamata bambina, qualcuno che uccide il padre può essere soltanto un mostro..."

"Ma che stai dicendo-"

" Era il giorno dopo il mio settimo compleanno... mio padre come regalo mi aveva portata su una scogliera bellissima, il mare era abbastanza mosso e le rocce terribilmente scivolose a causa degli spruzzi della mareggiata..."

Tori ascoltava attenta, gli unici rumori udibili erano i mormorii di Cat dal piano di sotto. Pregò tra sé che non combinasse qualche guaio.

"Mi aveva detto di non avvicinarmi troppo allo strapiombo, che sarei scivolata..." - continuò l'attrice, chiedendosi come mai le lacrime non scendessero ancora, pensando che probabilmente doveva averle finite una volta per tutte. - "Ma io sono sempre stata contro le regole, mi ci sono avvicinata lo stesso... sono caduta." - o forse era davvero riuscita a diventare quella specie di macchina senza cuore nella quale aveva provato a trasformarsi in tutti quegli anni.

"Si è tuffato per salvarmi... " - continuò con un fil di voce, aprendo gli occhi e fissando il vuoto. -" io sono rimasta in ospedale, troppo tempo per poter assistere al suo funerale."

"Jade non è possibile, tuo padre padre è venuto al tuo spettacolo, durante il mio primo anno alla Hollywood Arts... non ti ricordi? Volevi così tanto che fosse fiero di te... "

L'attrice sorrise amara.

"Quello non è mio padre... era il secondo marito di mia madre. Lei voleva che io lo trattassi come tale, ci siamo trasferiti qui per cambiare vita, dovevo tagliare con il passato."

Forse la giovane mora iniziava a capire.

"È per questo che eravate così freddi? Che cercavi in ogni modo la sua approvazione per quello che stavi facendo?"

"Non ha mai voluto che diventassi un'attrice... mio padre invece sì, mi avrebbe aiutata e supportata."

La cantante fece per aprire bocca e fare un'altra domanda, ma prima che riuscisse Cat entrò in camera con una tazza fumante di caffè, cosa che Tori intuì dal profumo che le aveva invaso le narici.

"So che a Jade il thè non piace... " - si giustificò la rossa, posando ciò che aveva in mano sul comodino accanto al letto.

Nessuna risposta, solo un sussurro.

"Tieni la bocca chiusa, Vega."

~°~°~°~°~°~°~

"Scusami amico, ma... te l'avevo detto." - André sgranocchiava tranquillo delle patatine da un sacchetto di plastica rosso, seduto su una sedia color mogano nella piccola cucina dell'appartamento di Beck.

L'attore fissava con sguardo vacuo il frigo davanti a sé, con i palmi delle mani e la schiena appoggiati al davanzale della finestra. Aveva raccontato al musicista ciò che era successo con Jade e quella, come aveva precedentemente immaginato, era stata la sua secca risposta.

"Intendo... "- continuò, buttando il sacchettino ormai vuoto nella pattumiera. -" se davvero non ti ama più, devi fartene una ragione. Sei sicuro che stesse dicendo la verità? "

"Non ha abbassato lo sguardo nemmeno un secondo, me l'ha detto guardandomi negli occhi." - rispose Beck, facendo saltellare lo sguardo dalla punta delle scarpe alla mattonella del pavimento di fronte.

"Cercherò di essere obiettivo... Jade non è un'attrice? Ovviamente è brava ad interpretare una parte, magari nonostante ti guardasse stava mentendo per qualche motivo."

"Non credo proprio."

"Be', non puoi continuare a stare qui a deprimerti. Beck, è pieno di ragazze in America, smetti di pensarci. Ti stai comportando come se avessi cinquant'anni, andiamo."

Per tutta risposta si udì uno sbuffo ed un borbottio infastidito.

"Lo dico per te, non puoi smettere di vivere solo perché con la tua fidanzatina del liceo le cose non funzionano più. Dacci un taglio. "

"Sì, sì okay. " - disse il canadese, troncando in malo modo la discussione.

André si alzò, recuperando la giaccia dalla spalliera della sedia.

"Devo andare adesso. Ti va di fare un giro stasera?" - chiese, fermandosi sulla soglia della porta della cucina.

"No."

Il musicista sospirò.

"Come vuoi, chiamami se cambi idea." - concluse un attimo prima di uscire.

~°~°~°~°~°~°~

I giorni passavano lenti, mentre Jade piano piano cercava di ritornare alla sua vita di prima, concentrando completamente tutte le sue attenzioni e forze sul lavoro, mantenendo la promessa fatta Beck, che invece si era ormai rinchiuso in casa, nonostante i svariati tentativi di Andrè di convincerlo ad uscire con lui e andare a svagarsi un po'. Anche se Tori e il simpatico musicista avevano provato più di una volta a riunire la vecchia combriccola, andare fuori tutti insieme era risultato impossibile, dato che i due attori continuavano ad alternare la loro presenza, evitando accuratamente di incontrarsi. Quella sera, dopo aver come al solito passato tutto il pomeriggio con Josh a discutere di prossime interviste e provini, Jade chiacchierava con il suo agente appollaiata sul sedile del passeggero, moridcchiandosi le unghie della mano destra.

"Ho voglia di torta al limone... " - piagnucolò, abbandonando la testa contro la testiera del sedile.

"Che diavolo ti prende per ora?" - ridacchiò Josh, mettendo in moto.

"Ho fame..." - borbottò la ragazza, lanciando un'occhiata all'orario sul cruscotto.

"Per me è positivo, non mangi quasi nulla."

Lei alzò le spalle.

"Di solito non ho molta fame... "

"Eh lo so... "

Restarono un po' in silenzio, mentre Josh appuntava qualcosa frettolosamente sull'agenda.

"Ho passato molto tempo con Milly per ora..." - disse Jade dal nulla, dopo aver controllato senza attenzione i vari messaggi che le erano arrivati.

"Hai deciso di prendere le orme della tua amica Cat?" - scherzò l'uomo al suo fianco, sistemando lo specchietto.

"Mai." - sputò acida lei. -"Solo... sai, si è affezionata e mi cerca sempre..."

"Lei si è affezionata o anche tu?"

L'attrice borbottò qualcosa, incrociando le braccia cercando di resistere alla tentazione di strappare via dal viso di Josh il suo stupido ghigno. Aprì bocca per protestare ma si bloccò. Una figura aveva catturato la sua attenzione, proprio lì, proprio davanti a lei. Così d'improvviso qualcosa scattò nella sua testa. L'uomo che le sedeva accanto la guardò interdetto.

"Che-" - non fece in tempo a concludere, che le labbra di Jade si erano già  prepotentemente posate sulle sue.

~°~°~°~°~°~°~

Stava lentamente camminando, dopo aver rifiutato l'ennesimo e ultimo, visto che di lì ad un giorno sarebbe ripartito, invito da parte di André ad uscire, contando i propri passi come sempre quando era nervoso. Gliel'aveva insegnato Jade, lei lo faceva sempre.

Cinquantadue, cinquantatre.

Ecco, ci stava pensando di nuovo. Era strano ritrovarsi dall'altra parte della medaglia, essere quello rifiutato. Trovava una sorta di perverso piacere in quella sensazione. Era qualcosa di nuovo.

Cinquantaquattro, cinquantacinque.

Solo che proprio non riusciva a togliersela dalla testa. È incredibile quanto diavolo aumenti il desiderio di avere una persona quando ciò è impossibile. Stava di merda da anni, ma davvero in quel momento la ferita bruciava più del solito.

'Ne troverai un'altra e tutto passa.'

No, non poteva succedere. Non esistevano altre, esisteva Jade. Perché solo lei è così, solo lei è diversa. Sì, diversa da tutte le altre. Non sarebbe passata, a meno che lei non fosse tornata a curargli le ferite.

Cinquantotto, cinquantanove.

Come aveva fatto a dimenticare​ tutte le loro promesse? Erano piccoli è vero, ma non c'è età per le promesse, si mantengono e basta. Loro invece le aveva buttate giù tutte.

Alzò lo sguardo, un attimo, solo un secondo. I suoi occhi videro ciò che non avrebbe mai voluto vedere. Jade era lì, in macchina e stava baciando qualcun altro. Qualcuno che non era lui.

Che stupido, avrebbe dovuto immaginarselo.

Strinse i pugni nelle tasche dei pantaloni, serrando la mascella. Oltrepassò l'auto, tentando di continuare a contare i suoi passi. Aveva perso il conto.

Tempo, era tutta questione di tempo, attimi. L'attimo che due anni fa non aveva colto, l'attimo giusto che non riusciva mai ad azzeccare. Non importa, non si può tornare a danno fatto e pretendere che le cose siano rimaste le stesse. No, non importa. E Jade, che era sempre stata impulsiva l'aveva fatto. Aveva colto l'attimo e stava vivendo il presente. Perché era cresciuta, era cambiata.

Era ora che voltasse pagina anche lui. Quello era il passato adesso, serviva che glielo sbattessero in faccia per capirlo. Afferrò il cellulare dalla tasca della giacca, componendo velocemente il numero che aveva intenzione di chiamare.

- André? - esordì, ed il suo tono era calmo, troppo.

Sarebbe esploso, ne era sicuro.

- Dimmi Beck.

- Il tuo invito è ancora valido?











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Ehy...
scusate il terribile ritardo, ma in questo periodo sono successe tante cose, lo studio è tanto e non ho trovato molto tempo per scrivere o l'ispirazione giusta.
Spero mi perdonerete per avervi fatto aspettare così tanto e darvi in compenso questo capitolo che di bello non ha proprio niente, spero di riuscire a fare meglio con il prossimo e aggiornare il prima possibile.
Niente, come al solito fatemi sapere cosa ne pensare e mettete una stellina se il capitolo vi è piaciuto almeno un pochettino.

A presto♡

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