Sei troppo giovane, Elizabeth
Il suo cellulare inizia a vibrare nella tasca dei suoi jeans, lui mugugna qualcosa senza staccare le labbra dal mio collo, ormai le sue mani sono sulla zip del mio crop-top. Poggio la mano sul suo culo e prendo il cellulare, magari è importante.
-Avan rispondi.- sussurro passandoglielo senza guardare il numero, lo sento sbuffare e poi solleva la testa dal mio collo. Prende il cellulare, guarda il numero e la sua faccia cambia colore, diventa pallido. Si alza dal letto e si distanzia di qualche passo, penso stia cercando di regolarizzare il respiro affannato. Si passa una mano tra i capelli e risponde.
-Signora Gillies buonasera.- lo sento balbettare, mi metto subito a sedere abbassando lo sguardo sulla zip davanti del mio crop-top che è scesa a metà e mostra più di quanto fosse il caso di mostrare. -Ah, non sa dove sia Elizabeth...- continua camminando avanti e indietro per il piccolo locale. Mi alzo, mi avvicino ad Avan e poggio l'orecchio al cellulare.
-E per la storia del matrimonio, avevo detto a Phill che non era una buona idea dirglielo, non ora. Io sono preoccupata per lei, non so dove sia e...- la voce di mia madre si interrompe con un singhiozzo. Lo sguardo di Avan si posa su di me, scuoto la testa. Sospira.
-Non so dove sia, ma è una ragazza giudiziosa e responsabile, son sicuro che per domattina tornerà a casa e starà bene; avrà solo deciso di passare la notte da qualche amica per riuscire ad accettare la cosa.-
-Lo spero professore, lo spero...- singhiozza mia madre; abbasso lo sguardo, fuck.
-Stia tranquilla, beva una camomilla e vada a letto, domani andrà tutto bene.-
-Grazie professore, scusi il disturbo e buona notte.-
-Buona notte signora.- Avan chiude la chiamata e si volta a guardarmi, il suo sguardo cade sul mio decoltè e un sorrisino mi solca le labbra. -No, no, no. Così non va. Tua madre pensa che io ti stia aiutando, non doveva andare così. Sei piccina.- abbasso lo sguardo.
-Son solo dodici anni.- lui scuote la testa, tira su la zip del mio crop-top e mi guarda negli occhi.
-Elizabeth, sei piccina per me. È una cosa sbagliata quello che stava per accadere, grazie a Dio non successo.- chiudo gli occhi, dovevo aspettarmelo. Mi guarda, sembra deluso anche lui. -Non fare così, ti prego. Se vuoi puoi restare per questa notte, ma è meglio se dormi dentro. La camera di mio fratello è vuota, dormirai lì e domattina ti riporto a casa.- il suo sguardo si posa su di me. -Si é maglio così.- borbotta cercando di autoconvincersi.
-Non importa, posso anche andare da Jake...- fa una smorfia.
-Non preoccuparti, non c'è problema. Andiamo.- così dicendo mi passa la giacca, dobbiamo fare il giardino per arrivare in casa. Cammino stretta nella giacca chiedendomi perché, ancora una volta, mia madre non possa farsi i cazzi suoi. Poi mi ricordo che son stata io a dirgli di rispondere e vorrei picchiarmi da sola.
Arriviamo davanti al portone, Avan cerca nelle tasche della felpa e trova le chiavi, entriamo. Mi guardo attorno meravigliata mentre Avan mi guida al piano superiore, la casa è bellissima, ben arredata e molto accogliente. Il prof apre una stanza del corridoio superiore, accende la luce e mi fa entrare.
-Questa è la camera di Beck, mio fratello, non tornerà prima di domani sera perciò stai tranquilla. Domattina mi troverai in cucina per fare colazione.- annuisco e passo le dita sul morbido piumino azzurro, si avvicina alla porta.
-Buona notte Avan.- sussurro lasciandogli un bacio sulla guancia.
-Buona notte Elizabeth.- risponde baciandomi la fronte, poi se ne va e mi lascia sola; chiudo la porta e ci poggio la schiena contro.
-Fanculo.- mormoro a me stessa. Le cose dovevano finire diversamente, doveva succedere questa notte. Sfioro con l'indice le labbra cercando di ricordare la sensazione delle sue labbra premute sulle mie, una scossa mi percorre la spina dorsale. -Bene, ora che vuoi fare, Elizabeth? Un bel pasticcio innamorarti del prof di filosofia, non trovi?- sussurro a me stessa, e sempre a me stessa annuisco; ecco, sto diventando pazza. Mi alzo dal pavimento e mi siedo sul letto, sfilo le scarpe e le lascio sul pavimento, così come la gonna, le calze e il crop-top. Mi infilo solo con le mutande sotto le coperte, sperando in un risveglio "hot" domani mattina. Mi riprometto che non gli suggerirò mai più di rispondere a quel dannato cellulare. Come chiudo gli occhi mi addormento.
Mi sveglio, la luce del giorno filtra dalle tapparelle non completamente abbassate e illumina la stanza permettendomi di riconoscere le forme delle cose. Mi passo una mao sul viso cercando di svegliarmi.
-Heilà, buon giorno bell'addormentata.- sorrido, o sto impazzendo o Avan ha cambiato idea ieri notte; volto il viso con un sorriso che si congela quando non riconosco Avan nel mio vicino di letto. -Posso chiederti una cosa?- annuisco. -Non è che mi dispiaccia la situazione, anzi, ma posso sapere che ci fai nella mia stanza? Sei il mio regalo di natale in anticipo?- ridacchia, ah quindi è suo fratello, Beck.
-Io... no... È che ieri Avan mi ha detto che... e quindi... cioè...- inizio a balbettare, sento le guance bruciare, ma perlomeno nella stanza non c'é abbastanza luce per vederci bene.
-Heilà, piano: è mattina per tutti. Una cosa per volta, come ti chiami?-
-Elizabeth.-
-Piacere, Beck.- nel buio della stanza vedo che mi allunga la mano, la stringo un po' titubante. -Bene, ti da fastidio se accendo la luce? Prima non volevo svegliarti, ma vorrei vedere il viso della bella addormentata.- sollevo le coperte coprendomi fin sotto le spalle; anche io voglio vedere in faccia il fratello di Avan.
-Fai pure.- sento che una sua mano mi passa davanti al viso, cerca l'interruttore sul muro.
-Scusa.- sussurra, io allungo la mano e accendo la luce per lui. Resto senza fiato. È del tutto uguale ad Avan, ad eccezione della barba tagliata e dei capelli un po' più lunghi. -Però mica male.- commenta, si mette a sedere con le gambe incrociate sul letto, posso solo sperare indossi almeno i boxer. Si passa una mano tra i capelli e sbadiglia. -Quindi tu saresti...-
-Sono una studentessa di Avan.- completo la sua frase, lui fa un sorrisetto.
-Ho sempre detto che mio fratello ha buon gusto, perchè non dormi da lui e sei invece qui?- domanda.
-Tuo fratello mi ha detto che potevo stare qui.- lui alza le spalle.
-Si beh, non mi dispiace la situazione. Puoi stare quanto vuoi.- il suo sguardo cade sulle mie spalle completamente scoperte, un sorrisetto solca le sue labbra. Dio, quanto vorrei che suo fratello fosse così, senza pensieri.
Qualcuno bussa alla porta.
-Che vuoi?- risponde annoiato Beck.
-Che cazzo ci fai a casa?!?- la voce di Avan è alquanto sorpresa, non si aspettava una risposta di Beck.
-Eh, potrei chiedere lo stesso alla tua amica.-
-Lei... è lì con te?- Beck mi guarda con un sorrisetto. -Mi puoi aprire sta cazzo di porta?-sbuffa Avan tirando un pugno al legno.
-Vai ad aprirgli la porta, sarebbe un bel risveglio per entrambi.- ridacchia Beck accennando al mio crop-top in terra, io arrossisco e tiro la coperta.
-Beeck, cazzo, vuoi aprire!-
-Arrivo, arrivo.- il ragazzo si alza dal letto, come sospettavo indossa solo i boxer, va alla porta, fa girare la chiave e spalanca la porta. Subito lo sguardo di Avan mi cerca, guarda me e poi suo fratello, me e il fratello; mi sento in imbarazzo. Non può pensare davvero che...
-Ah, okay. Elizabeth mi dispiace interrompervi, ma devo portarti a casa.- non può pensare davvero che io e suo fratello abbiamo... si insomma no. Annuisco, lui mi fa un cenno con la mano prima che Beck richiuda la porta. Bene, Avan ora pensa che io mi sia trombata suo fratello.
-Bene, principessa, è ora di alzarsi.-ridacchia il moro, torna a sedersi sul letto; io prendo il lenzuolo e mi alzo sempre avvolta dalla tela azzurra. Raccolgo le mie cose, mi volto di spalle e mi cambio. Sembra di essere tornata all'estate con Matty al campeggio. Una volta vestita raccolgo la giacca, faccio per uscire dalla stanza e Beck mi saluta:
-Spero di rivederti principessa.- gli faccio un sorriso ed esco dalla sua stanza. Scendo al piano di sotto, Avan mi aspetta davanti al portone di casa appoggiato al muro e a braccia conserte, lo sguardo perso nel vuoto intento in chi sa quale pensiero. Mi schiarisco la voce per richiamare la sua attenzione, non dice una parola ed esce di casa; lo seguo senza interrompere il silenzio. Saliamo in macchina. Dopo i primi dieci minuti di silenzio non ce la faccio:
-Non è come pensi.- dico, alzo lo sguardo su di lui che mantiene la stessa espressione vuota. -Tuo fratello ed io abbiamo solo dormito fianco a fianco... anzi in realtà lo ho trovato questa mattina che mi guardava dormire.- nessuna reazione, immagino non mi creda, i fatti erano abbastanza espliciti. -Dico davvero.-
-Si beh, ti credo. È normale trovare lui in boxer e te in topless e credere a ciò che dici, senz'altro.- risponde freddo, abbasso lo sguardo sulle mie mani che giocano nervose con l'elastico.
-Non è colpa mia se non mi credi, le cose sono così e basta. Sicuramente sarebbe andato tutto diversamente se non mi avessi cacciata dopo la chiamata di mia madre.- mi lascio andare e sputo anche io un po' di veleno.
-Non pensavo che avresti trombato mio fratello!-
-Sei geloso Avan?- lo provoco con un sorrisetto, le sue mani stringono il volante fino a far diventare le nocche bianchissime.
-No.- nascondo un sorrisetto.
-No, certo. Son troppo piccina per te, non è forse così? Son troppo piccola per poterti interessare, vero?- sbuffo, lui ferma la macchina di colpo, quello dietro ci suona il clacson e ci supera sbraitando le peggio bestemmie. Ormai sono arrivata a casa.
-Tu non hai idea della fatica che faccio a starti vicino, tutti quei ragazzetti che ti girano attorno, Matty, Jake.. tu non hai idea di quante volte avrei voluto picchiarli; e lo avrei fatto probabilmente, se solo non avessi dodici anni di più. Tu non hai idea di cosa ti farei in questo momento se solo tu fossi nata qualche anno prima.- sussurra accarezzandomi la guancia.
-Questo che vuol dire?- balbetto sentendo le farfalle nello stomaco, si morde il labbro inferiore.
-Mi interessi Elizabeth, mi interessi dalla prima ora. Da quando il primo giorno di scuola ti ho vista entrare in ritardo nell'atrio, da quando mi hai dato quel semplice compito su te stessa, da quando per la prima volta ti ho vista fumare nel retro della scuola con McKibben.- abbassa lo sguardo, sento la testa girare. -Ma sei troppo giovane Elizabeth.-
-Ma che vuol dire? Non sono importanti dodici anni di più! Nessuno lo verrà mai a sapere!- sbuffo, lui mi sorride e si china verso di me.
-Nessuno nessuno?- chiede in un soffio.
-Nessuno.- confermo, qualche istante dopo le sue labbra si posano sulle mie e le sue mani raggiungono il mio fianco. Gli trattengo il labbro inferiore tra i denti e lui mi bacia ancora.
-Ora vai.- annuisco con un sorriso sulle labbra, apro la portiera della macchina e scendo.
-Ciao Avan.- sussurro chiudendo la portiera, percorro il resto della via e il vialetto quasi di corsa con un sorriso stampato sulle labbra, suono il campanello.
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