Io sono un bastardo e tu una puttana
Non è difficile immaginare l'accoglienza di Matty, non se aggiungo le parole venerdì sera e week-end a casa da solo... o meglio soli.
Passiamo il resto della mattinata a "ripassare storia dell'arte" attraverso un gioco perverso e malato che ha inventato Matty stesso, per ripassare, quando quest'estate entrambi siamo stati rimandati in biologia e scienze della Terra: ogni risposta sbagliata un indumento in meno, ogni risposta esatta un indumento in meno all'altro. Il che, vista la nostra scarsa attenzione in classe e lo studio praticamente nullo, presto terminava con una scopata selvaggia. La cosa positiva è che adesso indosso molti più vestiti rispetto alla misera canottierina dell'estate, che spesso, tra l'altro, indossavo senza reggiseno perció alla prima domanda errata restavo in topless azzerando la voglia di Matty di studiare.
In ogni caso riusciamo a ripassare un capitoletto prima che il mio reggiseno cada in terra e venga requisito da Matty.
-Beh, questo non lo rivedrai fino al lunedì mattina.- dice girandoselo tra le mani, io tengo le braccia incrociate al petto con un broncio triste. Lui si avvicina sorridendo.
-È mai possibile che vinca sempre tu in questo gioco?- sbuffo indicando i jeans che ancora indossa.
-Sono più intelligente di te.- ridacchia poggiandomi il libro sulle cosce, mi lascia un bacio sulla guancia -Anche se stai migliorando...- si riferisce al fatto che quest'estate lui non è andato più in là del togliersi i calzini e la bandana.
-D'accordo, d'accordo, ora vediamo.- volto un po' di pagine e la trovo, la domanda impossibile. Gliela pongo pregustando già lo scorrere dei suoi jeans. Lui mi guarda per un istante, in quell'istante capisco che il nostro studio è finito: la sua risposta è ben argomentata e certamente meriterebbe un otto, se la nostra prof non fosse una troia, o almeno per me, la cui conoscenza in questa materia non va oltre la parola arte, è da otto.
Lui esulta e mi fa segno di calarmi le mutande. Con una mano sposto il libro mentre con l'altra mi copro ancora il seno, Matty allontana ancora il testo e mi sfila lui stesso le mutande.
-E anche queste sognale fino a lunedì.- le mette accanto al reggiseno, sulla mensola più alta della sua libreria, sicuro che fin lì io non ci possa arrivare se non con il suo aiuto. Poi torna da me e con fare dolce e sensuale apre le mie gambe con la forza costringendomi anche a scoprire il seno puntando le braccia dietro per non cadere di schiena a quel suo gesto. Mi accarezza dietro le cosce, poi si avvicina alla mia intimità e ci gira attorno -Non sei una brava ragazza eh?- ridacchia continuando a sfiorarmi.
-Sei uno stronzo Matty.- mi lamento chiudendo le gambe, lui mi guarda con un sorrisetto.
-No, son sempre e solo più intelligente di te.- alzo gli occhi al cielo, mi intrappola tra lui e il muro posizionandosi davanti al mio bacino e inizia a baciarmi il collo.
Dopo aver "consumato il nostro amore", che amore non è, ci stendiamo sul letto, coperti dal piumino, a parlare. Dopo un primo momento di indecisione, scelgo di raccontargli del perché il professore oggi fosse a casa mia.
-Ma che stronzata.- commenta accendendosi una sigaretta.
-Tu non hai idea.- rispondo porgendogli la mia cicca, lui me la accende e lascia l'accendino sul comodino -In ogni caso, che mi piaccia o no devo continuare a vederlo, oppure mia madre mi butta fuori di casa.- sospiro lasciando uscire dalla mia bocca una nuvola di fumo biancastro. Matty alza le spalle e incrocia le braccia dietro la nuca.
-Fortuna che a me non hanno proposto sta cagata.- io ridacchio, poggio la testa sul suo petto.
-Immagino sapessero di non avere possibilità.- lui sorride.
-A me non frega della suola...- comincia facendomi il solletico sulla spalla.
-... importa solo del football.- finisco la frase per lui -Questo già lo so.-
-Lo sanno anche i professori.- commenta con un sospiro.
-Probabile.- ridacchio, continua a farmi il solletico tra l'ascella e la spalla.
-Lo sa anche Jenna.- alzo lo sguardo su di lui, me ne ero scordata.
-E se dovesse arrivare ora cosa penserebbe?- chiedo allarmata coprendomi di più con le coperte.
-Immagino che penserebbe che io sono un bastardo e tu una puttana.- dice aspirando dalla sigaretta.
-Un'altra da aggiungere alla lista che mi chiama così.- sospiro, lui ridacchia.
Dopo qualche altro minuto di chiacchiere e due panini con i wurstel cucinati alla cazzo da chef McKibben mi addormento sul suo letto, mentre lui sta con il cellulare.
Il mio sonno è agitato, le ombre dei miei incubi mi rincorrono senza lasciarmi la possibilità di salvarmi. Mio padre salta in aria in seguito all'esplosione durante un'operazione in un campo minato; Matty imprigionato e torturato da mia madre che cerca di estorcergli informazioni su di me, informazioni che non ha perché son scappata con il prof Jogia.
Mi sveglio angosciata e con un mal di testa pulsante alle tempie, sento le guance bruciare mentre il resto del mio corpo gela; un senso di nausea rischia di far uscire l'hotdog fritto da Matty per pranzo. Una mano si poggia sulla mia fronte e mi pettina i capelli.
-Come stai?- sussurra Matty, io cerco di sollevare la testa dal cuscino, ma finisco per ricadere di faccia.
-Ho freddo... e mi gira la testa.- balbetto battendo i denti, lui mi sorride e mi lascia un bacio sulla fronte.
-Vuoi un'altra coperta?- chiede dolcemente coprendomi meglio con il soffice piumino azzurro, annuisco -Aspetta un attimo.- deglutisco rumorosamente, lui lascia la stanza; mi guardo attorno cercando di mettere a fuoco qualcosa... ma finisco semplicemente col richiudere gli occhi aspettando Matty.
Sento la porta aprirsi ed un nuovo peso si aggiunge al piumino.
-Grazie.- sussurro, mi brucia la gola e parlare mi provoca un dolore assurdo.
-Prego.- una voce femminile, di certo non di Matty. Apro gli occhi e cerco di mettere a fuoco la figura poggiata alla parete.
-Jenna?- balbetto sentendo il sangue gelare nelle vene, e non è dovuto alla febbre o alla finestra aperta.
-Si?- risponde lei avvicinandosi, io tento di tirare le coperte il più su possibile.
-Da quanto sei qui?- lei alza le spalle. Io ricordo solo di essermi addormentata a pancia in giù e con le coperte che mi coprivano appena il culo, Matty mi faceva i grattini sulla schiena.
-Jenna?- lo sguardo di Matty si posa su di lei e poi su di me, basta guardarlo per capire che è irrequieto -Andiamo, lascia dormire Elizabeth che sta male... tra poco arriveranno anche gli altri e dobbiamo ancora preparare le cose.- Jenna alza gli occhi al cielo.
-Uh, per quattro bottiglie di vodka e delle patatine...- Matty la prende dolcemente per le spalle accompagnandola fuori.
-È che lei deve riposare...- prova a spiegarle chiudendola fuori dalla porta.
-Amore?- urla Jenna chiusa fuori -Amore, devi venire anche tu!-
-Arrivo subito, fammi controllare come stà.- risponde mentre si avvicina al letto e mi scopre. Io rabbrividisco, si lecca le labbra guardando il mio corpo ancora nudo.
-Tu non sai che ti farei.- sussurra per non farsi sentire da Jenna. Io non rispondo, mi limito a chiudermi in posizione fetale.
-Devi vestirti.- mi prende per le braccia mettendomi seduta, mi sento una bambola di pezza nelle mani di un bambino.
-Mi prendi i vestiti?- chiedo tremando di freddo, lui storce il naso guardando la mensola con ammucchiati i miei vestiti.
-No, è la tua punizione per non aver studiato.- si guarda attorno e poi guarda me.
-Matty, la tua ragazza è qui fuori.- riesco ad articolare, lui si avvicina a me.
-È questo a renderlo eccitante... Dio, non sai che ti farei.- si mode il labbro inferiore.
-Matty...- lo richiamo, lui sbuffa e si avvicina all'armadio. Prende una felpa con la cerniera davanti e un paio dei suoi boxer, me li porge. Con poca forza prendo gli indumenti e me li infilo. Poi mi aiuta a stendermi e mi copre.
-Ci vediamo quando gli altri se ne vanno.- sussurra sulle mie labbra per poi baciarle.
-Non lasciarmi.- gli trattengo il labbro tra i denti e lui mi bacia ancora.
-Matty?- urla Jenna scocciata.
-Arrivo.- geme Matty fingendo di volersi tagliare i polsi io ridacchio mentre esce dalla stanza.
E così il mio venerdì sera passa a letto, con la musica a palla che pompa in salotto e il via vai di gente per i corridoi e le scale. Sto un po' con il telefono, un po' sonnecchio avvolta da quel dolce tepore. Tutto sembra scivolare via avvolto da una piccola nebbia. Ormai le chiamate di mia madre saranno una trentina, tutte senza risposta così come i suoi messaggi minatori contro me e Matty.
In ogni caso faccio finta di niente, non voglio anticiparmi il pensiero di lunedì pomeriggio quando tornerò a casa dopo scuola.
Matty mi scuote una spalla facendomi svegliare.
-Se ne sono andati via.- sussurra, è con i soli boxer, messo a gattoni sul letto.
-Uh...- mugugno cercando di leggere l'ora, le 03:47 di mattina.
-Ti ho portato qualcosa da bere... non credo sia il massimo per la febbre, ma almeno ha un sapore migliore dell'acqua.- mi avvicina un bicchiere.
-Vodka?- chiedo guardando il contenuto trasparente, lui annuisce.
-Alla pesca... oh, accontentati: era l'unica cosa rimasta.- mi limito ad allungare il collo verso il bicchiere per bere. Subito mi brucia la gola, più di prima, però mi riscalda un po' quindi bevo ancora, fino a vuotare il bicchiere.
-Brava bimba... -poggia il contenitore vuoto sul comodino -C'è solo una cosa...- scosta un poco le coperte e indica la felpa che indosso. Io sbuffo, per quanto mi sia possibile -Ah ah ah ah... hai perso e paghi.-
-Matty, ho la febbre!- sbuffo stanca dei suoi comportamenti infantili.
-Va bene, solo per questa notte.- si sdraia accanto a me, sopra le coperte.
L'alcool che ha in corpo contribuisce a farlo addormentare quasi all'istante, mentre il mio contributo lo porta la febbre unita alla vodka.
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