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Buon giornissimo anche a lei

Allungo la mano per cercare a tastoni la sveglia, la urto con il braccio e finisce in terra continuando a suonare, devo per forza alzarmi per spegnerla. Raccolgo le mie poche forze e scendo dal letto, ancora con gli occhi mezzi chiusi cerco la sveglia, la tocco ma smette di suonare qualche secondo prima che io prema il pulsante.

-Ah, fanculo.- borbotto lanciandola addosso al muro. Mi ributto a letto tirando le lenzuola sopra la testa.
Non penso fossero esattamente le dieci quando ieri son tornata, probabilmente non era neanche mezzanotte.

-Alzati Elizabeth, è il primo giorno di scuola.- gioisce mia madre entrando e tirando su la persiana, la luce mi brucia gli occhi. Tento di nascondermi sotto il cuscino, ma mia madre me lo toglie insieme alle coperte.

-Hai voluto fare tardi? Ora ti alzi è vai a scuola.- urla triandomi giù dal letto, sbatto il culo per terra e per la prima volta apro davvero gli occhi.
Dio, spero di non essere l'unica ad avere un risveglio così traumatico.

-Fottiti.- bisbiglio massaggiandomi il sedere, mia madre non mi degna di un occhiata e felice del suo operato va in cucina a fare il caffè.

-D'accordo Liz, hai solo bisogno di una doccia fredda, un bel caffè e di un passaggio a scuola.- dico ad alta voce per farmi coraggio.

-Sembri una psicopatica.- commenta Matt passando davanti alla mia camera diretto in bagno. Alzo gli occhi al cielo e mi avvicino all'armadio, fisso i vestiti per qualche minuto tentando di scegliere cosa mettermi; opto per i miei soliti skinny con gli strappi sulle ginocchia e una maglia bianca. Li appoggio sul letto, prendo il cellulare e mi dirigo in bagno.

Ovviamente Matt non poteva scegliere momento peggiore per farsi la barba. Sbuffando entro in bagno e chiudo la porta.

-Faccio pipì.- lo avverto come se potesse importargli qualcosa, lui alza le spalle e continua a passarsi il rasoio sulle guance. Abbasso i pantaloni e mi siedo sul cesso, sblocco il cellulare e guardo un po' le notifiche.

Buon primo giorno di scuola scimmietta mia 🙊

Grazie papà mi manchi ❤

Quando allungo la mano per prendere la carta igienica mi accorgo che non c'è, sbuffo frustrata.

-Maaatt, mi passi la carta igienica?- domando alzando lo sguardo dal cellulare.

-Sto facendo qualcosa di più importante.- risponde senza degnarmi di uno sguardo, si passa una mano sul mento soddisfatto.

-Daje!- mi lamento, lui annuisce.

-Ecco fatto.- ripone il rasoio nel bicchiere, si guarda un ultima volta allo specchio e poi esce soddisfatto.

-Stronzo.- ringhio a denti stretti, ma almeno ha chiuso la porta.

Mi faccio una doccia veloce, mi avvolgo nel mio asciugamano viola e torno in camera per vestirmi.

Una volta pronta vado in cucina, sul tavolo è pronta il mio caffè chiuso in un bicchiere. Lo prendo e inizio a sorseggiarlo tornando in camera.
Moolto meglio.

-Avete bisogno di un passaggio a scuola?- urla mia madre dalla sua camera da letto.

-No, prendo la bicicletta.- urla Matt sbucando in corridoio, mi viene addosso facendomi rovesciare il caffè sulla maglia.

-Oh, scusa, non l'ho fatto apposta.- dice velocemente raccogliendo la tazza.

-Testa di cazzo.- lo insulto lanciandogli un occhiataccia.

-Scusa, davvero! Ci vediamo a scuola.- mi bacia sulla fronte ed esce di casa. Io faccio un respiro profondo e vado in camera a cambiarmi la maglia.

-Mamma! Mi fai un altro caffè che quel genio di tuo figlio me lo ha fatto cadere?- urlo, mia madre risponde si.

Mi sfilo la maglia e osservo l'armadio cercando qualcosa da mettermi, indosso la canotta dei Nirvana, prendo lo zaino e la mia solita felpa.
Quando torno in cucina c'è un'altra tazza di caffè che mi aspetta.

-Devo portarti a scuola?- chiede mia madre mangiando un biscotto.

-Si, quel coglione di tuo figlio mi ha fatto fare tardi.- mi stringo nelle spalle, bevo il caffè tutto d'un fiato.

-D'accordo, andiamo.- prende le chiavi dell'auto ed usciamo di casa. Salgo davanti, allaccio la cintura e infilo le cuffiette facendo partire la musica. Mia madre non prova neanche ad interagire con me e quindi tutto va bene.

Per arrivare a scuola ci vogliono venti minuti, guardo fuori dal finestrino pensando a come siano volate queste vacanze. Arriviamo alla via prima della scuola, noto Matty seduto sul marciapiede intento a girarsi una sigaretta.

-Fermati, scendo qui.- dico a mia madre, lei mi lancia un'occhiata.

-Ti porto a scuola, tanto manca poca strada.- ribatte, io sbuffo.

-Non ho intenzione di bruciare! Voglio solo fare due passi.- rispondo.

-Esperienze passate mi hanno fatto imparare che devo vederti entrare a scuola.- si riferisce all'anno passato. Io sbuffo e lancio un ultimo sguardo a Matty dallo specchietto.

Poso lo sguardo sul displey con l'orario, 8:13. Ho come l'impressione che Matty non verrà a scuola questa mattina, o almeno arriverà tardi.
La macchina accosta, raccolgo lo zaino e scendo.

-Buona giornata tesoro.- mi augura mia madre prima che le chiuda la portiera in faccia. Infilo le mani in tasca e percorro il cortile della scuola con gli altri ritardatari. In atrio non c'è più nessuno a parte qualche bidello e un professore che parla con uno studente accanto alla macchinetta. Il ragazzo è davvero bello; capelli lunghetti, occhi marrone scurissimo, la camicia gli cade larga sui jeans... davvero bello. Dev'essere qualche privatista di quinta che chiede il permesso per gli esami.

L'ultima campanella mi richiama, salgo i gradini fino al secondo piano e vado verso la mia classe; merda, la porta è chiusa.

Busso, apro la porta e infilo la testa dentro.

-Alla buon'ora Gillies.- gracchia la prof di arte dalla cattedra.

-Buon giornissimo anche a lei.- sussurro scivolando verso i due banchi liberi ovviamente in prima fila davanti alla cattedra.

-E il suo amico McKibben ci degnerà della sua presenza?- borbotta squadrandomi in ogni mio movimento.

-Non lo so.- rispondo stringendomi nelle spalle. Lei scuote la testa, si alza e prende un gessetto pronta per spiegare. Apro il mio zaino e prendo l'astuccio e un foglio.

Passo l'ora disegnando cose strane sul foglio fingendo di seguire la lezione, sono relativamente sorpresa quando suona la campanella: di già? Sono sopravvissuta alla prima ora!

Aspetto che la prof sia uscita dall'aula per alzarmi dal posto, prendere una sigaretta e l'accendino ed uscire per andare un bagno.

-Che abbiamo adesso?- domando all'equipe sfigati.

-Il prof nuovo di filosofia.- ribatte Sinjin tirando su col naso.

-Ti conviene restare in classe e fare una buona impressione.- aggiunge Mark alzando gli occhiali con l'indice.

-Si si, d'accordo.- li accontento uscendo dalla classe, guardo in corridoio: nessun professore; solo qualche gruppetto di studenti affacciati alle porte delle classi e il ragazzo dell'atrio che passa, magari ha la classe nel nostro piano.

Comunque esco diretta al bagno delle ragazze.

-E tu dove pensi di andare?- mi richiama una voce, a me sconosciuta. Mi volto, il ragazzo dell'atrio è poggiati allo stipite della nostra porta, stranamente i miei compagni sono scomparsi.

-Io? Vado in bagno.- rispondo con un sorrisetto, mi avvicino a lui.

-E a chi hai chiesto il permesso?- ribatte guardandomi fissa negli occhi, si passa una mano tra i capelli e incrocia le braccia al petto.

-Perchè? Ti interessa?- sbuffo.

-Penso proprio di si.- annuisce.

-D'accordo, e tu saresti?- lui ridacchia.

-M'avevano avvertito che era una classe complicata; sono il professor Jogia, docente di filosofia.- a queste parole mi si gela il sangue, davvero è il mio nuovo prof di filosofia?!?

-Mi scusi professore.- mi scuso abbassando la testa, lui sorride e io mi sciolgo. Penso abbia il sorriso più bello che io abbia mai visto.

-Ora vai a sederti.- sospira, io obbedisco e scivolo al mio posto più veloce che mai. Lui entra in classe chiudendo la porta, noi studenti ci alziamo in piedi e ci risediamo ad un suo cenno. Lui poggia la borsa in terra e si siede sopra la cattedra.

-Buon giorno ragazzi.- ci saluta.

-Buon giorno professore.- rispondiamo in coro, lui sorride passandosi una mano tra i capelli; sento le mie compagne dietro sospirare.

-Io sono il professor Jogia, insegno filosofia e quest'anno lo passeremo assieme. Io so circa che programma avete seguito l'anno scorso.- fa una pausa, ci guarda e penso veda il vuoto assoluto nei nostri occhi. Prende dei fogli dalla tasca e ne cerca uno aprendolo.

-D'accordo... faccio l'appello. Bennet Matt?- inizia a scorrere i nomi e alza lo sguardo per inquadrare lo studente, arriva il mio turno.

-Gillies Elizabeth?- chiede alzando lo sguardo annoiato.

-Sono io.- sussurro alzando la mano, lui fa un segno con la penna sull'elenco. Perfetto mi ha già segnata.

-Leon Thomas III?-prosegue.
Una volta finito l'elenco guarda l'ora, spero non inizi a spiegare.

-Vi vedo un po' tesi: usiamo questo tempo per conoscerci meglio; se volete farmi qualche domanda per rompere il ghiaccio.- ci scruta uno ad uno fin quando qualcuno alza la mano.

-Quanti anni ha professore? Da quanto insegna?- chiede Margot mordicchiando il tappo della sua penna, immagino perché voglia saperlo...

-Io ho 28 anni, e insegno da 4 anni.- risponde paziente rivolgendole un sorriso.

L'ora passa veloce tra domande sulle interrogazioni e domande decisamente fuori luogo e personali.

Suona la campanella, inizia a raccogliere la sua borsa e si rivolge alla classe:
-Ragazzi, so che il professor Colum vi aveva lasciato un compito per l'estate in previsione del suo pensionamento per permettere al nuovo professore di conoscervi un pochino. Portatemeli qui così per la prossima volta so circa chi siete.- ripenso al misero foglio scritto ieri sera, forse è meglio far finta di niente... magari non se ne accorge. Eppure lui continua a guardarmi... alla fine mi decido e gli consegno quella semplice scaletta che sembra sfigurare con i testi dei miei compagni. Porgo al professore il mio foglio e incontro il suo sguardo per qualche istante... ha una strana scintilla negl'occhi che mi attira terribilmente.

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