Notturno
A differenza della maggior parte dei miei coetanei, io non credo affatto che si stesse meglio senza tutta questa tecnologia. Noi trentenni abbiamo avuto la fortuna di vedere l'invasione del web quando eravamo abbastanza grandi da apprezzarne i benefici senza perdere il contatto con la vita vera, ed ogni giorno ne vedo gli innumerevoli vantaggi, sia in campo lavorativo che personale se si comprende bene come utilizzarlo. In particolare mi ha sempre colpito la dimensione del social, dei sistemi di messaggistica. In un certo senso ha un che di magico.
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Scrivevo silenzi, notti, notavo l'inesprimibile, fissavo vertigini.
(Arthur Rimbaud)
Ancora una volta la sera scende e il mio viso si illumina di quel colore artificiale fatto di frasi, parole che non hanno suono né rumore. Qui tutto è capovolto, ogni cosa si spoglia del fisico e ne resta solo l'essenza. Un'essenza a volte talmente elementare da non poter bastare a darmi le risposte che cerco, altre volte così pura e semplice da ritrovarmi in lacrime per la commozione, la gioia di una carezza che aspettavo. Con impazienza a volte. E che d'un tratto arriva.
È bello incontrarsi qui, in questo luogo che non esiste nello spazio ma solo nel tempo, fatto di pensieri ed elettricità come i sogni e che come i sogni mi solleva e mi protegge. Qui non ci sono maschere, le barriere sono i muti silenzi, i travestimenti sono perverse bugie che non lasceranno nulla. E' bello restare quaggiù e farsi compagnia, come ombre che per un po' si confortano, si riuniscono per farsi coraggio e portarsi – forse – da ombre un po' di luce. Per scacciare quei fantasmi che troppo spesso ritornano e spazzano via le mie certezze lasciandone niente più che caos da riordinare e piccoli, taglienti cocci di vetro. Possiamo dividerci i pensieri più profondi o perderci in ridicole ciarle. Esplorare le nostre vite più a fondo che nella realtà senza mai arrivare a sentirne l'odore.
Con una parola puoi mettermi – insopportabile! – spalle al muro, o sollevarmi dal ciglio di un abisso.
Per certi versi è surreale stare qui, lasciare le parole sospese in aria, leggere una, mille volte, poi perderle tutte in un solo istante e tenerle nella mente – soltanto lì – proprio come i sogni al mattino. Surreale ma non meno vero. E trovo un po' di conforto finché mi è possibile, finché, stanca, è ora di andare ed affrontare il mondo. Quello reale. O che dicono tale. Il mondo in cui le ombre sono oscure e minacciose e si fanno ansia e paura. Una paura densa di malinconie cupe, che mi svegliano la notte e non mi lasciano più dormire tormentandomi a volte fino al mattino con quell'inquietudine che non si allevia ma pesa sullo stomaco e sul cuore. Fino a che il sole non mi allaga gli occhi e anch'io, come tutti, riprendo a camminare, a perdermi in una realtà fatta di tatto, di suoni, di odori con cui riempio il ricordo di elettricità che la sera mi ha scavata e abbracciata con una coperta. Invisibile. Come nei sogni.
(luglio 2008)
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