Homeland
Ultimamente mi sono sorpresa a pensare a casa. Quest'estate, forse per la prima volta nella mia vita, ho sentito la forza del legame con quei paesaggi che mi sono cresciuti dentro. Non mi era mai capitato. È stato inaspettato, e inaspettatamente bello.
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Noi siamo l'odore della terra e l'abbraccio dell'aria. Siamo il canto della memoria che risuona nelle notti silenziose, quando la luna rischiara le montagne e i lupi trovano ristoro.
Che puoi avere sangue misto e radici profonde, ma non è come esserci nato, non è come appartenere, portarselo dentro. Non importa quanto lontano da casa ti spingerai, quei paesaggi saranno lì ad aspettare, pronti alla rivincita nei tramonti che respirano di luce e di vento. Sconfinati.
Anche per noi che abbiamo casa ovunque, noi che ci siamo sempre sentiti altrove.
Noi che abbiamo imparato a lottare per ogni singola occasione. A resistere all'inverno perché vale la pena il profumo della primavera. Che fiduciosi aspettiamo il soffio di vita di quando nell'aria immobile ogni tempo sparisce e al mondo non esiste altro che i pomeriggi d'estate.
(ottobre 2017)
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