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Un attacco a sorpresa. Nessuno se l'aspettava: né Lillianne, che uscì dalla tenda nonostante le proteste delle altre Duse, né Ukue nel buio delle segrete insieme a Rick, né Olivia che si accucciò al suolo trascinando anche Eadan. Per forza, era un attacco a sorpresa.

Pesanti rocce piovevano dal cielo, o meglio: venivano sparate dai cannoni dei groundflights pilotati da un gruppo di Duse e Tavio, che facevano avanti e indietro dall'accampamento alla miniera di granito di Shal per raccogliere il materiale che veniva poi riversato sulle tende delle Duse. A capo di loro, una figura dai lunghi capelli bianchi stretti in una treccia che fendevano l'aria come una frusta, sembrava impartire ordini solo con sguardi e cenni della testa.

"Dobbiamo trovare un riparo!" Eadan strattonò Olivia per il colletto della tunica. Questa lo scostò malamente: "Non mi toccare!" Ringhiò. "È così che i tuoi re intendono portare la pace a Ignis?" Le sue iridi lampeggiarono d'odio, proprio quando l'ennesimo macigno si abbatté a meno di un metro di distanza da dove si trovavano loro. 

Olivia si girò e cominciò a correre, in direzione del centro dell'accampamento: voleva raggiungere Lillianne e trovare un modo per contrattaccare. Eadan rimase immobile con il naso per aria. Ottavia non gli aveva parlato di un attacco all'accampamento, e di certo lui si sarebbe sbrigato ad arrivare in tempo se avesse saputo che allo scadere di esso i Sovrani avrebbero riversato l'intera miniera di granito sulle loro teste.

Cominciò a correre anche lui, sfruttando la sua velocità per zigzagare evitando massi, rovine e le innumerevoli Duse ferite che erano sdraiate al suolo, alcune pericolosamente immobili. Corse a perdifiato, percorrendo l'intero accampamento con lunghe falcate, i talloni che scavavano nella polvere e sollevavano fitti nugoli soffocanti che si aggiungevano a quelli provocati dal frantumarsi del granito. Superò Olivia, che non si accorse nemmeno di lui, per seguire la stessa strada che aveva portato Ukue e Rick alle segrete.

Prima che potesse raggiungerli, l'attacco cessò.

Grida acute di rabbia e indignazione presero il posto del silenzio mortale che per un attimo era stato come un balsamo per le orecchie di Eadan. Guardò i groundflight allontanarsi dall'accampamento e le Duse lanciare loro contro frammenti di granito che si erano sbriciolati a contatto col terreno: non fecero altro se non procurare ai veicoli qualche ammaccatura. Il giovane lasciò perdere l'idea di liberare i due Mandradori, ritenendo che, cessato il bombardamento, fossero sufficientemente al sicuro. Volse lo sguardo verso il centro di Abat-Teau, ma riuscì a scorgere soltanto le spalle ampie e squamate di decine di Duse strette intorno a qualcosa. Il messaggero si fece strada tra i detriti che riempivano la vallata satura di rovine ma deserta al tempo stesso. L'accampamento non era stato completamente raso al suolo: il centro, tra cui la capanna del capo delle ribelli, era rimasto intatto.

Allora cos'è che destava tanto scalpore tra le Duse?

I loro corpi serrati a formare una barriera impedivano ad Eadan di scorgere il volto della figura rannicchiata per terra: allarmato si guardò intorno, cercando qualcosa da usare come sgabello. Si arrampicò su un grosso masso, puntellando le ginocchia sul ruvido granito, e guardò oltre le teste castane delle ribelli.

Olivia si trovava, con le guance arrossate, a debita distanza da una Dusa alta e con i fluenti capelli castani. Quest'ultima si teneva il viso stretto tra mani insanguinate, il liquido denso che sporcava gli spessi bracciali dorati che portava al polso.

Il cuore di Eadan gli balzò in gola quando riconobbe la figura:"Lillianne..." mormorò. Dalla gola di Olivia uscivano solo leggeri singhiozzi, in quanto le lacrime evaporavano all'istante.

"Sto bene." Rantolò Lillianne mettendosi in piedi, ma con il viso ancora coperto. Olivia fece per avvicinarsi, ma il capo delle ribelli la scacciò con un gesto brusco della mano. Alcune gocce di sangue caddero per terra, mischiandosi alla polvere e sfrigolando. 

Quando le Duse aprirono un varco per lasciarla passare, Eadan scese dalla sua postazione sul masso e avanzò verso Lillianne. Le Duse non lo fermarono. Il messaggero si fermò a un passo da lei che, lentamente, abbassò le mani mostrando il viso coperto di sangue. Una lunga spaccatura partiva da metà della fronte e le contornava il profilo dello zigomo in un taglio obliquo e profondo, le folte ciglia erano impregnate di sangue rosso vermiglio che scorreva in rivoli scuri lungo le guance. Sollevò lentamente le palpebre, ma le richiuse con forza gemendo per il dolore.

"Non vedo niente." Mormorò.

Eadan realizzò che se li avesse aperto gli occhi non avrebbe visto il suo volto, né quello delle sue compagne, né la luce del sole. 

Lillianne era diventata cieca. E l'ultima cosa che aveva visto era stata il suo villaggio venir distrutto.

Un ronzio assordante riempì le orecchie del giovane, la testa cominciò a girargli. Per un attimo i mormorii inferociti delle Duse gli risultarono ovattati, e dovette indietreggiare di un passo per mantenersi in equilibrio.

Lillianne allungò le braccia verso di lui, come per toccarlo. Il messaggero si lasciò afferrare per le spalle, le mani sporche della Dusa gli scivolarono lungo le braccia fino a raggiungergli i polsi. "Portami nella mia tenda, subito." Ordinò con voce ferma. Eadan obbedì timoroso, camminando all'indietro per guidare il capo delle ribelli verso la costruzione ancora miracolosamente intatta.

Olivia gli corse dietro, scostando il drappo di stoffa che copriva l'ingresso per lasciarli passare. Il messaggero la fece sdraiare su un'amaca, ma Lillianne non lo lasciò. La sensazione delle sue dita fredde e scheletriche attorno ai suoi polsi era alquanto spiacevole, ma Eadan non oppose resistenza. Deglutì, distogliendo lo sguardo dal volto della Dusa.

Fu in quell'esatto momento che il groundflight di Ottavia atterrò nella piazza di Abat-Teau. Si sfilò il casco che la soffocava, guardandosi intorno allarmata. "Sono arrivata troppo tardi..." mormorò  con un dolore acuto che le chiudeva la gola. Appoggiò il casco sul sedile del groundflight e si avvicinò alla prima ribelle che vide. "Cosa è successo esattamente?" Chiese ansimando. 

"L'esercito reale ha attaccato le periferie dell'accampamento sparando del granito." Alla Dusa tremavano le dita delle mani e le ginocchia. 
"Quante sono le vittime?" Chiese Ottavia guardandosi intorno con le sopracciglia aggrottate.

"Ancora non lo sappiamo, ma Lillianne è rimasta ferita. È nella sua tenda con Olivia e il messaggero."   

In pochi secondi aveva raggiunto il centro di Abat-Teau e aveva scostato malamente le guardie per entrare.
Eadan sgranò gli occhi, sentendosi sollevato da un peso che gravava sulle sue spalle.

Ottavia non gli rivolse neppure uno sguardo e si avvicinò all'amaca di Lillianne.

Le prese entrambe le mani, scrutandole il viso da vicino.

"Cosa ti è successo?" Mormorò tracciando cerchi concentrici sulla pelle ruvida della Dusa ferita. "Una roccia di granito si è frantumata a pochi metri da lei e le scheggie l'hanno accecata." Singhiozzò Olivia, raggiungendo l'amaca.

Ottavia le posò una mano sulla testa, attirandola in un abbraccio per confortarla.
Viste da vicino erano due gocce d'acqua, pensò Eadan, massaggiandosi i polsi a disagio.

Non capiva cosa ci facesse là uno dei più importanti generali della diarchia, né di come mai si muovesse così a suo agio nell'accampamento delle ribelli.

"Cosa proponi di fare?" Chiese una delle Duse più anziane che si trovavano già nella tenda. "Dici che degli impacchi di erbe medicinali basteranno?"

Ottavia scosse la testa. "Bisognerebbe prenderle direttamente da Mandrara, non posso continuare a rubare dalle scorte del palazzo. Elder sospetta di me, e in più non sono stata neanche informata dell'attacco di oggi."

Lillianne si agitò sull'amaca. "Sarebbe comunque tutto inutile. Non recupererò la vista, e non intendo mettere in pericolo la vita di Ottavia, oggi sono già morte molte nostre sorelle. "Sospirò con aria rassegnata.
"Olivia, affido temporaneamente a te la guida dell'esercito ribelle, sei l'unica che può farlo."

Olivia sussultò alzando lo sguardo:"No Lillianne, non sono ancora pronta! Io-"
"Sei stata tu a curare le relazioni con gli Antikaralis li conosci sicuramente meglio di me. Ottavia ti aiuterà a svolgere il tuo lavoro, che comunque è temporaneo. Devo solo riprendermi."

Gli occhi di Eadan saettavano da una Dusa all'altra, tentando di capire qualcosa: Ottavia era un'alleata dei ribelli?
Come a leggere nella sua mente, la Dusa si voltò e lo guardò intensamente, senza alcuna particolare espressione ostile.

"Credo di doverti delle spiegazioni."

Cominciarono a passeggiare lungo i confini distrutti di Abat-Teau in silenzio, l'ombra di Ottavia che schermava i raggi di Altair e Deneb dagli occhi di Eadan.

"Vedi, come forse avrai già intuito, io sono la spia. Raccolgo informazioni dal palazzo grazie alla mia alta posizione e le passo a Olivia."

Il messaggero rimase in silenzio, a testa bassa.
Si, l'aveva intuito.

"E, come di sicuro avrai notato, io e Olivia siamo sorelle."
"Perché mi dici tutto questo?" La interruppe con un tremito della voce.
"Sai che lavoro per i Sovrani, e sai che se ci scoprissero moriremmo entrambi."

"Ti sto raccontando la verità, per darti la possibilità di scegliere. E so che farai la scelta giusta, hai visto cosa ha fatto oggi l'esercito a mia insaputa."
Ottavia gli poggiò le mani sulle spalle.

"Come fai a sapere che non ti tradirò?" Eadan si morse il labbro inferiore.

"Perché hai già scelto, o no? Non mi avresti ricordato del pericolo in cui ti troverai non appena torneremo a Shal se tu volessi riferire tutto ai Sovrani."

Eadan non aveva scelto, o meglio non voleva. L'imparzialità era il punto principale dell'essere messaggero, e schierarsi dall'una o dall'altra parte non avrebbe risolto la guerra.

No, doveva tenersi fuori a tutti i costi.

Scosse la testa, massaggiandosi la radice del naso: "Non dirò niente ai Tavio, ma non vi aiuterò. Andrebbe ben oltre il mio dovere."

Ottavia sorrise. Un sorriso amaro, che Eadan non scorse più quando la Dusa distolse lo sguardo.
"Dovrai crescere in fretta, messaggero di Ignis, o non resterai vivo a lungo. Per fortuna, stai maturando a vista d'occhio."

Con queste parole, lo lasciò per tornare nella tenda da Lillianne e le altre Duse.

Un pensiero balenò nella mente del giovane come un fulmine a ciel sereno: Ukue e Rick.

Si lanciavano sguardi di fuoco, seduti con la schiena a ridosso di pareti opposte nella cella buia.

"Se ci siamo cacciati in questa situazione è per colpa tua, unicamente tua." Ringhiò Rick.
Ukue alzò gli occhi al cielo premendosi poi i palmi delle mani sulla fronte.
"Vuoi stare un attimo zitto? È la ventottesima volta che borbotti la stessa cosa!"

Con uno scatto Rick lo raggiunse, afferrandolo per il colletto della canotta.
"Certe volte mi chiedo perché non ti ho preso a pugni a dovere quando ne avevo l'opportunità." Sibilò, le iridi luccicanti nell'oscurità.

Ukue lo spinse via, soffiando le ciocche di capelli viola che gli ricadevano sul viso.
"Perché non ci provi ora?"

"Non ne usciresti vivo."

Furono interrotti dallo scatto di una serratura, e un accecante fascio di luce che li costrinse a chiudere gli occhi.
Una figura minuta e snella scese di corsa i gradini impolverati, il tintinnio di qualcosa che pendeva dalla sua cintola era assordante.

"Forza ragazzi, siete liberi." Disse infilando una chiave nella toppa della loro cella e aprendola con un clangore assordante.
Eadan fu sorpreso di vederli accucciati a un angolo di essa.

I Mandradori non si mossero.

"È una specie di scherzo?" Fece Rick allontanandosi e lisciandosi gli indumenti stropicciati.
"Ci hanno rinchiuso qui meno di due ore fa..." Constatò dubbioso Ukue continuando a sistemarsi i capelli che sfuggivano dall'elastico in cuoio.

Il giovane messaggero rimase sbalordito: avevano la possibilità di scappare e se ne stavano lì impalati a fare congetture?

Entrò nella cella e, per quanto poca fosse la sua forza nelle braccia, li spinse fuori dalle segrete.

Una volta all'aperto, misero qualche secondo per abituarsi alla luce. Osservarono il paesaggio circostante con stupore e confusione: il fitto polverone rosso che si andava a diradare lentamente, le scheggie di legno, i frammenti di granito, pezzi di stoffa che giacevano ovunque. Non un anima viva.

"Cos'è successo qua?" Chiese Ukue a voce bassa.

"Andiamocene" mormorò Rick, rimanendo però con i piedi piantati per terra. "Qualcosa mi dice che non siamo al sicuro".

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