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La prima cosa che Eadan vide fu la faccia rossa di collera di Rick. Pensò che dovesse avere un qualche problema di gestione della rabbia, e per questo non appena incrociò il suo sguardo cambiò direzione, girando sui talloni e camminando spedito verso il confine opposto di Abat-Teau.
Una Dusa li stava interrogando, ma solo Ukue sembrava prestare attenzione: l'altro pareva avere scritto in faccia l'astio che provava nei suoi confronti.

Eadan si ritrovò a chiedersi come un tipo temperato e tranquillo come Ukue potesse trovarsi bene con qualcuno di così rabbioso; dopotutto però, anche Ukue doveva avere i suoi problemi, essendo scappato da Mandrara per una misera lite in famiglia.

Scosse la testa, desiderando di non aver mai avuto a che fare con quegli strani Mandratori.

"Hey Eadan!" Lo chiamò Rick agitando una mano, gli angoli delle labbra troppo alti e gli occhi troppo sgranati per sembrare un'espressione amichevole. Il messaggero alzò gli occhi al cielo: "Mi saluta solo adesso, come se non mi avesse fulminato con lo sguardo per l'ultimo quarto d'ora." Borbottò più rivolto a se stesso che a qualcuno in particolare.

Si girò verso i due, stirando un sorriso e facendo un gesto con la testa. Ukue lo salutò sinceramente contento di trovarlo sano e salvo, e provò a sorpassare la Dusa: questa non lo fece passare, stringendogli la spalla in una presa ferrea. Rick aggrottò le sopracciglia spintonando Ukue dietro di sé, ringhiando come una bestia feroce.

Eadan alzò gli occhi al cielo sospirando.
"Siete alleati dei Tavio? Siete venuti qua per complottare col messaggero?" Chiese la Dusa bruscamente, stringendo una lunga lancia ornata di pendenti.

"Stupida-" Cominciò Rick stringendo i pugni. "In realtà..." Lo interruppe il compagno "Siamo solo di passaggio. Abbiamo intenzione di lasciare Ignis il prima possibile."

Il giovane messaggero si intromise nella conversazione, cercando di evitare una lite: "Infatti. Stavano giusto per-"
"Siete Mandratori. Chi vi ha dato le indicazioni per Abat-Teau? Solo i sovrani e noi ribelli conosciamo l'esatta localizzazione dell'accampamento." Chiese la Dusa interrompendolo.

Ukue guardò nervoso Rick che, senza esitazione, aveva sollevato un dito in direzione di Eadan. Quest'ultimo si bloccò pietrificato.

La Dusa si voltò, scrutando con sorpresa e odio il messaggero. "Traditore..." Sibilò.

"Posso spiegare." Eadan mostrò le mani indietreggiando, ma la Dusa continuò ad avanzare, l'elsa dello spadone appeso alla cintola stretta nei suoi palmi ruvidi.

"Ti farò saltare la testa, a te e anche a quei sovrani bastardi che hanno usurpato il trono alle Duse."
"C'è stato un malinteso..." Il messaggero inciampò su una pietra, sbattendo la schiena sul terreno polveroso e compatto.

Ukue stava spingendo da parte Rick, cercando di afferrare la Dusa per una spalla

"Hey, hey, hey, calmiamoci." Esclamò, venendo però respinto con una manata che gli fece sbattere la schiena contro il petto di Rick. Questo lo scostò malamente, sguainando la spada e parandosi difronte a lui.
Eadan protestò disperato: "No, no! State rovinando tutto!" Si, spazzolò la polvere via dai pantaloncini, rimanendo seduto. Si guardò intorno, notando che uno schieramento di ribelli ingioiellate si erano radunate intorno a loro quattro brandendo lance lunghe e sottili, che si stagliavano scintillanti contro il cielo ocra.

Sospirò, posizionandosi tra la Dusa e Rick che tremava dalla collera.

"È vero. Li ho guidati io qui, ma solo perché dovevano raggiungere la stazione spaziale di Yun." Sospirò.

Le Duse risero sprezzanti: si stringevano attorno a loro con ghigni minacciosi battendo i piedi per terra e sollevando una nuvola di polvere fitta che opacizzava i fasci di luce.

Il giovane si voltò verso i due Mandradori che, schiena contro schiena, tenevano in mano armi scintillanti: Ukue stringeva un lungo arco d'argento con simboli incisi sul manico, mentre Rick faceva roteare la sua spada sulle loro teste.

Affondando le unghie nel terreno, Eadan si costrinse a mettersi in piedi: non doveva andare in quel modo, lui aveva il compito di portare messaggi di pace, non creare conflitti.

"Adesso statemi ad ascoltare tutti quanti." Cominciò con voce incerta. "I due Mandradori sono disposti a consegnarvi tutte le loro armi e a soggiornare in libertà vigilata per il periodo di tempo che servirà loro. Io attenderò Lillianne per poi partire in direzione di Shal con la sua scorta personale."

Le Duse si coprirono le labbra diffondendo un mormorio soffocato che presto si spense, quando Ukue lasciò cadere a terra il suo arco e le frecce.
"Sei stupido?" Ringhiò Rick. "Così saremo vulnerabili!" Il compagno però gli intimò di imitarlo a voce bassa.

Tra le guerriere si aprì un varco per lasciar passare la figura di Olivia che, facendo tintinnare i gioielli dorati, camminava lentamente e con lo sguardo fisso in quello di Eadan.

"È così dunque, messaggero di Ignis?" Parlò con voce solenne. "Le nostre condizioni sarebbero alquanto severe rispetto a quelle che hai proposto tu. Libertà vigilata... E per cosa poi? Salvare la vita a due Mandradori?" Scosse la testa, facendo ondeggiare i lucidi capelli castani che le coprivano le spalle.

"Quando tempo fa i vostri padri hanno invaso Shal la situazione ci è sfuggita di mano, e in un batter d'occhio i Tavio erano ormai saliti al potere." Cominciò a narrare rivolgendosi a Rick e Ukue.

"Come, vi chiederete. Con l'inganno e la seduzione, la violenza e lo sfruttamento della buona fede della nostra regina. E ora ad essere emarginate siamo noi Duse, sopravvissute ad anni di isolamento e persecuzioni, per colpa vostra."

Con un cenno del mento indicò i Mandradori che abbassarono lo sguardo mortificati.
"Loro non sono i loro antenati." Provò a difenderli Eadan.
"Non li conosco da molto, ma so che non hanno cattive intenzioni. Vogliono soltanto tornare a Mandrara." La sua voce era ormai implorante, mentre stringeva i pugni dietro la schiena.

Olivia alzò lo sguardo al cielo con esasperazione. "E tu pensi che mi interessi cosa hanno intenzione di fare questi due Mandradori? Sono nel nostro territorio senza autorizzazione, questo basta per tenerli rinchiusi nelle segrete di Abat-Teau per parecchio tempo."

Il messaggero si grattò la nuca con nervosismo. Doveva trovare un modo per uscire da quella situazione.
"D'accordo allora. Li prendo in custodia io, staranno con me finché non tornerò a Shal e non lasceranno l'accampamento per alcun motivo."
Sospirò infine.

Ukue dietro di lui sgranò gli occhi dalla sorpresa, Rick rimase stranamente impassibile.

Olivia spostò lo sguardo sui due amici con scetticismo: quel piccoll messaggero gli faceva pena, non riusciva a guardarlo senza provare pietà. Gli era stato affidato un compito così importante, e a una così giovane età. Riflettendoci però, lei non doveva essere molto più grande: in lui ritrovava se stessa.
Ma per poter diventare la successiva comandante delle ribelli avrebbe dovuto imparare ad essere fredda come la sua maestra Lillianne.

"Starete qui finché non decideremo il vostro destino. Ora potete seguirmi nelle segrete." Dichiarò voltandosi.

Eadan si mordicchiò il labbro inferiore con ansia, mentre camminava dietro Ukue e Rick.
"Non tu, messaggero. La tua tenda si trova appena fuori Abat-Teau. Ti ci accompagnerò tra poco."

Il giovane tirò un sospiro di sollievo.

I due Mandradori invece erano tutt'altro che rilassati: Rick, le spalle rigide e la mascella serrata, cercava con tutte le sue forze di mantenere la calma.
Ukue dal canto suo teneva lo sguardo fisso sulla schiena di Olivia, come per incenerirla.
Il tentativo di Eadan era stato tanto apprezzabile quanto inutile, ma la sua mente lavorava già da un po', per escogitare un piano di fuga.

Era riuscito a scappare di casa, certo, ma avrebbe dovuto vedere prima le prigioni dell'accampamento e farsi un'idea su come agire.

Pensò che chiamarlo accampamento fosse un eufemismo: Abat-Teau sembrava una vera e propria cittadella, dotata di vari bazar, tende e persino una zona dedicata alle riunioni dei ribelli.

Un colpetto alla schiena lo distrasse. "Sta' tranquillo. Ci penso io a distrarle, tu scappa." Rick sussurrò.
Ukue roteò gli occhi: apprezzava la preoccupazione dell'amico, le sue doti in battaglia, i suoi consigli. Ma in fatto di strategia non ne sapeva nulla, era troppo impulsivo.

"Stai fermo e fai come dico io." Rispose fissandolo dal basso verso l'alto a causa della differenza d'altezza piuttosto notevole.
Rick strinse le labbra in una sottile linea rosata e distolse lo sguardo, ma non commentò.

Un'alta recinzione lasciava intravedere una fossa grande abbastanza da farvi entrare una persona alla volta: era l'accesso alle prigioni. Olivia con un rapido movimento della mano sbloccò la serratura e li lasciò entrare, conducendoli all'interno della fossa: lì una ripida e buia scalinata sembrava non finire più.
Il rumore di passi attutiti dalla polvere era l'unico suono presente, che non rimbombava per quanto stretto era il passaggio.

Raggiunsero un corridoio di pietra dove la temperatura era leggermente più fresca, e dei cancelli di materiale scuro davano accesso a piccole celle rivestite di ossidiana .

"Non vi abbiamo fatto nulla di male." Mormorò Ukue quando Olivia li spinse entrambi nella stessa cella.

Quest'ultima sospirò. "Primo: siete Mandratori. In questo periodo di tensione siamo molto prudenti su chi conosce la localizzazione di Abat-Teau.
Secondo: avevate con voi armi che non erano state registrate all'ingresso dell'accampamento, e questo è definito un crimine.
Terzo: non ho scelta."

Detto questo si voltò, chiuse la cella a chiave e si portò la piccola torcia con sé.

I due Mandradori rimasero al buio.

Eadan camminava nervoso accanto a Olivia. Non era alta quanto Ottavia, anzi: per essere una Dusa era piuttosto bassa. "È comunque più alta di me." Pensò.
Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto a Rick e Ukue, ma loro stavano rischiando di mandare a monte la sua missione: si stava impegnando così tanto per evitare la guerra, sicuramente una rissa davanti l'accampamento delle ribelli non aiutava la costruzione della pace.

"Questa è la tua tenda." Erano giunti davanti a una piccola struttura in tela dall'aria fragile e poco stabile.
Eadan annuì a testa bassa, lo sguardo fisso sull'orizzonte.
Avrebbe fatto di tutto per svolgere al meglio il suo lavoro.

"Senti, so cosa hai intenzione di fare."
Olivia lo guardava direttamente negli occhi.
"Non funzionerà."

Era così simile ad Ottavia che il giovane ebbe una strana sensazione di déjà vu: dovevano essere sorelle, o almeno parenti.

"Perché dici questo?" Mormorò ricambiando lo sguardo. La Dusa sospirò.
"Non ci sarà mai la pace ad Ignis, finché i re bastardi saranno al trono."

Fu il turno di Eadan per sospirare. "C'è sempre un'alternativa alla violenza, Olivia. Non per forza ci sono solo due alternative: potreste trovare un accordo."

"No!" Ringhiò lei, stringendo i pugni. "Perché dobbiamo essere noi Duse ad adattarci alle regole degli stranieri? È colpa loro se adesso le poche di noi che sono rimaste in vita sono costrette a nascondersi o ad essere trattate come schiave dai Tavio!" La sua voce si spezzò.

"Schiave come Ottavia?" Mormorò Eadan avvicinandosi.
"Cosa?" Olivia sgranò gli occhi.

Un fischio acuto, urla e avvertimenti.
"TUTTE A TERRA!" Gridò una Dusa, prima che una violenta esplosione li facesse saltare in aria.

Non era stato facile per Ottavia ottenere la delega dall'Anziana, ma alla fine era riuscita ad ottenere un paio di giorni liberi, ma solo perché godeva di un'ottima reputazione: era risaputo che era devota alla diarchia e che riteneva il suo lavoro sacro.
Aveva usato come scusa l'ennesimo combattimento contro Elder e aveva finto di essere ferita e affaticata.

Il viaggio sarebbe stato breve grazie ai groundflight, piccoli veicoli che raggiungevano velocità elevatissime: non venivano usati per trasportare messaggi e informazioni di massima sicurezza solo perché facilmente tracciabili.

Secondo la lettera che aveva trovato nello Studio, mancavano tre giorni prima dell'attacco. Con il groundflight ne avrebbe impiegato uno per arrivare ad Abat-Teau, uno per tornare e il tempo che le restava lo avrebbe usato per organizzare la fuga.

Chiuse a chiave la sua stanza, dirigendosi al piano inferiore: là avrebbe trovato i groundflight parcheggiati e la strada libera.
Il tempo che aveva prima che Elder si accorgesse della sua assenza a palazzo era cronometrato, pensò di accelerare il passo ma avrebbe solo attirato l'attenzione.
Il palazzo era stranamente vuoto.

La polvere le opacizzava le squame sulle ginocchia, tanto che la luce azzurra delle lampade sul muro non si rifletteva su di esse.

Si fermò di colpo quando il corridoio cominciava ad inclinarsi, Ottavia serrò le dita attorno una scanalatura del pavimento per testare la ripidità di esso. Sdraiata sul corridoio quasi verticale, fece scivolare i piedi per terra, poi mollò la presa.

Il garage era uno spazio riservato ai generali e ai soldati di alto rango, per questo solo le Duse più esperte erano in grado di raggiungerlo.

Quando ebbe quasi raggiungo il fondo del corridoio, appena prima di toccare il pavimento orizzontale, fece forza sulle braccia e si lanciò nel vuoto.

Atterrò con i palmi per terra e le ginocchia piegate per ammortizzare la caduta, si rialzò in fretta e cominciò a correre verso quella che aveva tutta l'aria di essere una buia ed infinita galleria.

Sapeva esattamente dove andare. Raggiunse rapidamente il fondo, spingendo con tutte le sue forze la parete, che si spostò facendo entrare della luce accecante.

La polvere in contrasto con essa creava nuvole opache e scarlatte, che si andavano a posare sulla carrozzeria lucida di stretti veicoli a posto singolo.

Ottavia afferrò il manubrio di uno di essi, sistemandosi sopra.

Spinse un paio di leve e con un deciso movimento di braccia riuscì a mettere  in moto il groundflight, che si sollevò a mezzo metro da terra.
Ottavia si allacciò un casco integrale trasparente con stampato lo stemma della diarchia, per poi partire a una velocità spropositata.

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