·•Capitolo 2•·
Nel capitolo precedente: «È giunta una nuova arrivata in città».
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Arrivata a Sins, Lilith aveva semplicemente pensato di farsi un giro, ignara che ci fossero particolari formule burocratiche da rispettare. Vedeva tanta vitalità nel girone della Lussuria, per quanto animalesca e bruta, non poteva certamente sconvolgersi nel veder sesso, visto il luogo in cui era.
Le persone stavano andando tutte verso quel grande palazzo, perciò pensò di fare lo stesso, nella speranza di trovare qualcuno a cui chiedere cosa dovesse fare o meno. Lesse una grande insegna sulla reggia, Lust era il suo nome. Anch'esso in perfetto stile orientale, contava piani su piani e tantissime luci e lanterne rosse a colorarne le guglie e il tetto aggettante. Salì i gradini in legno, che, seppur percorsi da centinaia di persone su base quotidiana, erano ancora lucidi e perfetti, e arrivò nel portico. L'ingresso era spalancato, con un gran portone in legno scuro con sagomati sopra i profili di fiori e canne di bambù.
Quando fece per oltrepassarlo, però, una mano la bloccò e si trovò davanti una ragazza dagli occhi grandi e il volto curioso. Aveva i capelli castani, che le si animavano in onde soffici sulle spalle e la frangia. Indossava un tubino corto di color nero, senza maniche e degli stivali. «Che peccato sei?» le domandò con le sopracciglia piegate in un'espressione confusa, «Il tuo volto mi è nuovo».
Lilith lo trovò perfettamente logico, soprattutto dopo aver visto l'elegante tatuaggio che era impresso sulla sua pelle: un corvo irato, con le ali tese e le piume tutt'attorno, sul ventre dell'animale, invece del suo piumaggio d'antracite, c'era quello che sembrava un marchio: una figura scheletrica dalle sembianze vagamente femminili, con le gambe aperte ai lati di un drappeggio con scritto lust e un cerchio di manette tutt'attorno.
«In realtà sono scesa ora da quella scalinata» affermò con tranquillità, indicando l'entrata poco distante, poi si tirò su entrambe le maniche del giacchetto, mostrando la pelle completamente bianca e pulita.
La ragazza strabuzzò gli occhi, «Allora è meglio che tu non stia qui finché i Peccati Capitali non avranno deciso il tuo vizio» sentendo quelle informazioni, Lilith non chiese niente, ma iniziò a formulare molte domande. «Io sono Lisa, in ogni caso» si presentò, chiamando poi un'altra ragazza che passava di là, dal nome di Jisoo, a cui chiese di richiamare questi Signori di Sins e di spiegar loro cosa stesse succedendo.
Lisa la portò nuovamente nella via principale, ma si fermò in una delle case poco distanti dal palazzo centrale, «Abito qui con altre quattro ragazze, insieme formiamo un gruppo chiamato Blackpink» e allora le spiegò cosa facesse in quest'unità alle strette dipendenze del Peccato Capitale della Lussuria, un certo Kim Namjoon, e che ce ne fossero altre tre squadre di questo tipo.
Lilith annuì, venendo accolta in quell'abitazione calda e confortevole; era ordinata e pulita, un deodorante per ambienti donava un profumo fresco che la ragazza apprezzò particolarmente. Si sedette sul divano, accettando un tè e dei biscotti. «Potrebbero arrivare domattina» le chiarì, accennandole della festa del Lust e della gemella del Pride, specificò poi che alcuni Peccati Capitali fossero parecchio pigri e testardi e non si sarebbero mossi prima di aver dormito a sufficienza ed essersi mangiati un'abbondante colazione. «Puoi rimanere qui, nel mentre, c'è una camera in più se vuoi riposare e la dispensa piena di cibo».
Lilith l'aveva ringraziata, «Questi sette Peccati Capitali sono tipi particolari?» le domandò, incuriosita.
Lisa si trovò in difficoltà, indecisa se svelar i loro retroscena e i loro caratteri spesso infantili e fumosi o mantenersi professionale. «Sono parecchio fuori dalle righe, sì. So che Namjoon si è scelto uno alla volta i suoi colleghi, secondo criteri logici che conosce solo lui. Alle volte non sembrano nemmeno viziosi, se vuoi saperlo bene» rise.
Stettero ancora un po' a parlare e Lisa le precisò le nozioni basilari da sapere riguardo alla città e ai suoi abitanti, poi dovette uscire a sbrigare il suo lavoro e Lilith accolse ben volentieri il suo invito a farsi una dormita.
Venne svegliata dai rumori quando la notte terminò e, scendendo al piano inferiore, conobbe Jennie e Rosé, anche loro estremamente cortesi nei suoi confronti. Che fosse solo un'imposizione dall'alto, Lilith non ne aveva idea, ma gradì le reverenze che ebbero nei suoi confronti. Trovò tutte le loro premure vagamene simili a quelle delle cortigiane, ma forse era solo influenzata dal tatuaggio che indicava il loro peccato.
Dopo che ebbe mangiato con loro, la portarono fino al centro esatto di Sins, dove una grandissima piazza adornata da fontane piene di getti d'acqua limpida e pesciolini colorati, dava il benvenuto nel palazzo più grande di tutti: magnificente e immenso nei suoi ghirigori dorati e portici colonnati, aveva una cupola strepitosa con una lanterna alla sua sommità. Era il luogo dove venivano giudicati e decretati i peccati e l'unica residenza dove i Bangtan Boys passavano le loro giornate insieme, visto che un'intera ala era ideata come dimora e non solo luogo d'amministrazione.
Sette gradini riportavano i nomi latini dei peccati capitali e sui pilastri compositi erano scolpiti i marchi, di fatture simili a quello della Lussuria.
Le Blackpink la portarono all'interno del palazzo, facendole percorrere alcuni corridoi, fino a raggiungere stanza centrale, quella che vantava la cupola affrescata dalle mani di chissà quale talentuoso pittore e le navate talmente grandi che credeva di essere entrata in una chiesa gotica.
Venne portata fino al centro, dove la cupola doveva culminare nella lanterna, e si trovava una pedana. Il pavimento di marmo presentava un solco che si espandeva in sette ramificazioni, ognuna combaciante con una porzione del grande banco in pietra che si trovava davanti a lei, soprelevato di qualche metro rispetto al pavimento, dove probabilmente i Peccati Capitali occupavano ognuno uno dei troni.
Alle sue spalle sentì dei passi e, guardandosi intorno, vide pian piano degli sconosciuti, probabilmente i membri delle altre squadre dei Bangtan Boys, popolare le tribune, le Blackpink andarono a sedersi lì.
Poco più tardi, quando ebbe sorriso ai saluti che le venivano rivolti da cinque ragazzi, probabilmente o suoi coetanei o più piccoli, un'ulteriore scalpitio di passi fremette da dietro il banco.
E i Bangtan Boys arrivarono.
Erano rumorosi e bisticciavano tra loro, Lilith captò degli insulti che uno dalle punte dei capelli rosse rivolse a un uomo castano e ben piazzato, che sotto la giacca nera aveva lo stemma del peccato della Gola. Il peccatore che capeggiava quel gruppo si sedette al centro del banco, con sguardo scocciato e di chi cercava solo di ignorare tutto, accanto gli si sedette uno con i capelli biondi da un lato e dall'altro un uomo dal viso allungato e i capelli rossicci, rispettivamente sotto lo stemma dei peccati della Superbia e dell'Avarizia.
Anche adagiati sui troni, impiegarono qualche secondo a smettere di litigare, da quello che Lilith aveva intuito, alcuni si stavano accanendo contro il peccatore della Gola, prendendolo in giro per le sue fiacche doti a biliardo, ma impiegò più tempo a trattenere le risate per la loro enorme professionalità, che a seguire quell'assurdo discorso.
Ricordandosi solo in un secondo momento della carica che ricoprivano, tacquero, dando la possibilità all'uomo al centro, presentatosi come Kim Namjoon, di prender parola. Tra le mani reggeva un foglio, una sorta di modulo, da compilare con i suoi dati. Mentre che i suoi colleghi discutevano, aveva già scritto la data dell'arrivo della ragazza e il sesso. Poi si presentò e invitò i suoi compagni a fare altrettanto, ma, forse perché era mattina e quegli uomini erano ancora stanchi, lo fecero in un coro. «Uno alla volta, su, ragazzi non è difficile» esclamò esasperato Namjoon. «E J-Hope, sveglia Suga» chiese all'uomo alla sua sinistra, visto che il peccatore dell'Accidia, non avendo preso parte alle discussioni, si era accucciato con la testa sulle braccia, senza più alzarsi. J-Hope gli tirò uno scappellotto.
L'unico, oltre Suga, a essere rimasto in silenzio, sghignazzando davanti all'incompetenza dei suoi colleghi, era stato il peccatore dell'Invidia, che un po' fissava loro, un po' fissava lei. Quando Lilith aveva incrociato il suo sguardo, aveva sorriso divertita e lui aveva fatto altrettanto, tingendo la sua espressione di sconsolatezza e divertimento.
Se questo è il livello dei loro capi, Sins è messa proprio male - aveva pensato.
Riuscirono a presentarsi a dovere, Lilith scoprì che i due che si punzecchiavano erano Jin, o Seokjin si era presentato in tutti e due i modi, e Jungkook, che era in equilibrio sulla sua sedia, con le gambe sulla pietra del banco.
Dopo una ventina di minuti dal loro arrivo, Namjoon le chiese alcune informazioni innocue, come la città in cui viveva, le lingue che parlava, l'altezza e il peso, passando anche all'istruzione ricevuta e al nome dei suoi genitori. Senza alcun documento ad attestare niente, Lilith pensò che fosse molto poco attendibile quel pezzo di carta e che, siccome non stavano indagando su nessun punto, fosse facile da falsificare. Ma probabilmente quella roba era tutta burocrazia inutile che ai Peccati Capitali e a Sins non interessava.
Messi da parte inchiostro e calamaio, Namjoon depose il documento da un lato dello spazio a lui concesso del banco e ordinò sette timbri, annunciandole che stessero per arrivare domande con cui avrebbero decretato il suo peccato.
«Come hai scoperto Sins la prima volta?» fu la prima di tante.
Lilith cercò di ricordare: era accaduto qualche mese fa, «Stavo guardando la televisione, mi pare» disse, «C'era la telecronaca di una partita di calcio tra due squadre europee, a mio padre interessava e uno dei giornalisti ha nominato un proverbio con Sins».
Si levarono mormorii interessati, «È un po' che non se ne vedevano di proverbi» commentò V, «Di solito la gente li legge nei libri, soprattutto in quelli antichi e poi arriva qui».
«Non tutti, in realtà» precisò Namjoon, «A Sins giunge chi, tra i peccatori inconsapevoli, indaga sulla città e si interessa per qualsiasi motivo, che magari vi veda la fortuna o la salvezza, è indifferente. Quindi le persone che la prendono solo come un nome, sono ottimi diffusori, soprattutto se non hanno alcun vizio a muoverli».
Sins, infatti, aveva un funzionamento bizzarro: non appena una persona la sentiva nominare una volta, si trovava davanti a due scelte senza rendersene conto, poteva, dunque, ignorare o interessarsi. La maggior parte delle persone ignorava Sins, la trattava come una delle tante parole che non si comprendevano, assimilando il senso generale del discorso e andando avanti. Altri, però, agivano con più scrupolo, smossi da un sesto senso del loro animo, quello che suggeriva loro di essere individui peccatori, ancor prima della sentenza di Minosse: si interessavano, facevano indagini, chiedevano in giro e quella gente prima o poi, che trascorressero anni o pochi mesi, ci arrivava.
Lilith descrisse proprio questo secondo passaggio e, perciò, le fu posta la seconda questione. «Come hai scoperto l'entrata?»
«È arrivato un corvo» spiegò lei, «Un giorno, ero al computer e ho sentito dei colpi alla finestra, quando ho alzato lo sguardo ho trovato quel volatile a scrivere delle coordinate con il becco pieno di inchiostro».
Le chiesero quali fossero queste coordinateche aveva visto e lei le lesse il bigliettino su cui le aveva scritte: 53°47'24.1"N 131°47'13.7"E.
Annuendo tra loro, senza rilevare alcuna anomalia, andarono più affondo con le indagini: «Avevi una relazione in superficie?» le chiese Namjoon. Lei rispose di sì, era una relazione che andava avanti da molti anni, in realtà. «Classico migliore amico che conosci da sempre?»
Ma Lilith negò, «È strano da definire, semplicemente andavamo alla stessa scuola».
«La tua famiglia è molto ricca, vero?» interruppe Jimin, precedendo Namjoon a indagare su quel filone. Lilith si trovò spiazzata, ma non negò. «Mh, sento odore di matrimonio combinato».
«Uno di quelle merde di cretinate da film scadente?» domandò Jungkook e borbottò un che idiozia, quando Jimin annuì.
Lilith si trovò perplessa, probabilmente quel peccatore aveva visto che indossava vestiti firmati e capi di lusso, forse aveva semplicemente fatto una supposizione campata per aria, ma aveva indovinato.
«Il nostro lettore della mente non delude mai» commentò Seokjin.
Le domandarono altre cose riguardo alla relazione, non si fecero problemi anche a entrare in argomenti privati come il sesso, ma probabilmente serviva a capire la sua affinità con il peccato della Lussuria.
«Sopra o sotto?» le domandò V, che aveva un viso tanto splendido e una voce tanto roca da farle venire i brividi sulla pelle.
Lilith lo guardò con sfida, «Sopra».
«Uh, una dominante» si lasciò fluire dalle labbra il ragazzo, sedendosi nuovamente con la schiena contro il trono e guardandola con più interesse, ammaliato dalla sua stessa colonia Valentino V, fatta apposta per lui.
Successivamente passarono a sviscerare la sua relazione con amici, familiari o colleghi di lavoro. Ebbero la conferma, dalle sue risposte secce, ma cordiali, che potesse essere scartata l'Ira e dalla sua dedizione allo studio e all'evitare la procrastinazione con qualsiasi mezzo possibile anche l'Accidia.
«Ma non mi puoi dire che non ti incazzi quando tua sorella ti mangia l'ultima fetta di torta che era dedicata a te!» esclamò strabiliato Jungkook, «O che tu stia buona buona a guardare quel fottuto caricamento di youtube, quanto ti ferma il video sul più bello!»
«Jk, ma tu nemmeno ce l'hai la sorella» gli ricordò Seokjin, beccandosi una serie di parolacce e frasi indignate.
Alcuni di loro, come Namjoon, J-Hope e Jimin, erano parecchio capaci a far domande che seppero metterla in crisi, si percepiva per quale peccato stessero indagando nella maggior parte dei casi, mentre in altri le fu difficile capirlo.
V era intervenuto con qualche osservazione interessante, rivolte solo al suo vizio e aveva mostrato un certo interesse ad averla con sé. In particolar modo le aveva fatto emergere quella vena di superiorità che provava essendo stata la migliore della sua classe e la preferita della famiglia, dato che sua sorella era molto meno accondiscende e più bisbetica. «E bella la sensazione di sapersi più capaci, no?» le aveva chiesto, «A quale evento l'associ di più?»
Ci aveva pensato un po' su, poi le era venuto in mente lo scroscio di lodi e complimenti che aveva ricevuto allo sbocciare del suo talento artistico, ricordava con gioia i salamelecchi sotto i post e gli speed painting che caricava su youtube. Il momento più bello era avvenuto quando il critico d'arte, che sua nonna aveva invitato tra le facoltose personalità a sua disposizione per una delle sue rinomate cene, aveva espresso un parere più che ottimo e si era sentita letteralmente fluttuare.
«E riguardo ai tuoi modelli di riferimento?» chiese Jimin, «Sempre che tu ne abbia uno ancora in vita».
«Ho appreso quello che mi era utile assimilare, però c'è stato un caso che mi ha lasciata a sdegnata: mi ricordo di una ragazzina che si è introdotta in questo mondo senza la minima base, ma aveva fatto amicizia con i creatori più in voga e in breve tempo si era ricoperta di complimenti che non meriava» spiegò con risentimento.
Seokjin fece un cenno con la mano a Suga, dato che era accanto a lui, per indicargli che quella ragazza era marcia di gelosia, «Non meritava quel successo, dici?»
Lilith negò, «Aveva uno stile grezzo e sporco, non capisco nemmeno adesso come mai fosse tanto lodata».
I Bangtan Boys scrissero alcune cose, facendo parlare solo le loro penne, poi Namjoon continuò: «C'era qualcuno che è ammiravi particolarmente o usavi i lavori altrui solo come spunto?»
Lei annuì, confermando la prima ipotesi. «L'unico artista con la A maiuscola era a dir poco irraggiungibile, uno che non poteva che suscitare ammirazione, ricordo di aver pianto in una sua mostra da quanto erano espressive e coinvolgenti le sue tele. La sua maestria era a dir poco strabiliante, le pennellate prendevano vita e catturavano l'osservatore, anche il più ottuso in campo artistico». Nuovamente, i sette scrissero, alcuni parvero riportare parola per parola, altri i concetti basilari.
Jungkook la guardò, i suoi occhi chiarissimi avevano acquistato una nota più cupa e impensierita, «Come si chiama questo qui?»
Alla ragazza scappò un sorrisetto nostalgico, «Caeli» disse.
«Era quello che faceva una strage di intervistatori e giornalisti?» si assicurò V, «Il pittore senza peli sulla lingua?».
Lei confermò, «Da qualche anno non si hanno più tracce, il suo caso è ancora aperto, ma non riescono a trovarlo».
Quella parentesi si chiuse lì e anche le domande ebbero vita poco più lunga, finito il loro lavoro, i Bangtan Boys riportarono le loro ipotesi e considerazioni sullo schermo di un tablet. L'operazione durò qualche minuto, nei quali non parlarono o, se lo fecero, accadde con il loro vicino di posto e fu un dialogo a bassissimo volume.
Lilith si stava stancando di starsene in piedi, le iniziavano a far male le gambe e voleva sedersi, però attese stringendo i denti e senza esalare il minimo rumore.
Una volta che tutti i ragazzi ebbero concluso, non diedero il verdetto, ma probabilmente lasciarono la decisione a una qualche macchina che era collegata a quell'intercapedine vitrea sul pavimento, il procedimento doveva essere simile a quei quiz quale tipo sei? In ogni caso, si affacciarono dalla tribuna e guardarono in basso.
Una luce bianchissima, di un chiarore a dir poco eccessivo, apparve lenta nel tubo, poi percorse sette diramazioni, colorandosi di diversi colori.
Però, i Bangtan Boys strabuzzarono gli occhi.
«E questo che significa?»
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Lilith non capiva, ma quei sette erano scesi di fretta e si erano accalcati attorno ai diversi cubi colorati, la luce più ampia si riscontrava nel colore viola - quello della Superbia - e nel verde - quello dell'Invidia, però erano rilevanze esime, si separavano giusto di qualche decina di centimetri dalle altre ramificazioni, che invece erano circa della stessa lunghezza.
Namjoon si fece passare da Jisoo una specie di bastone, probabilmente raccattato chissà dove, con il quale misurò al millimetro quale, tra il ramo della Superbia e dell'Invidia, spiccasse di più, «C'è una minima preferenza per l'Invidia» lesse, nonostante i dubbi, poi però V spostò con il piede l'asta, facendo sembrare la Superbia più elevata.
«Ho chiaramente vinto io, Nam!» affermò il ragazzo dai capelli biondi che, a quanto sembrava, nutriva un certo interesse verso Lilith.
Ma Namjoon alla fine sospirò e scansò quel pezzo di legno, «Non so voi, ma sono abbastanza sicuro che non sia una peccatrice».
Questa sentenza causò notevoli mormorii e sconvolgimenti da parte dei presenti. Non era mai accaduto uno scenario simile, solitamente c'era una netta prevalenza di uno, al massimo di due, dei vizi, ma si staccavano notevolmente dagli altri, al punto che alle volte correvano metri e metri. La configurazione di Liltih era, invece, un agglomerato di peccati, in cui non ne prevaleva uno vero e proprio.
«Avete mai letto nei diari qualcosa di questo genere?» chiese loro Namjoon, «Io sono sicuro di no».
«Non ne ho mai aperto mezzo» rivelò Yoongi, «Ma in anni di carica, nessun arrivato si presentava tanto normale».
Alcuni annuirono, «Di solito si vede anche a occhio» aggiunse Seokjin, «Ma in lei non c'è traccia di peccati di incontinenza, magari poteva essere una Superba o un'Invidiosa, ma nemmeno quelli. Niente di niente».
Lilith si trovò smarrita, colpevole, nonostante non sapesse come trattare quel turbamento che le cresceva nel ventre. Le pareva di essere sbagliata, giudicata tale e considerata di conseguenza, nel suo animo si fece spazio anche del terrore, come si sarebbero comportati i Bangtan Boys nei suoi confronti? L'avrebbero cacciata o, ancor peggio, eliminata come un parassita?
Probabilmente quella non era gente che si peritava ad ammazzare.
Quando si iniziarono a guardare con aria dubbiosa tra loro, forse nella speranza che il compagno che avevano affianco sapesse risolvere la questione, vennero fuori solo sguardi perplessi, al che Namjoon sentenziò il da farsi: «È pericoloso lasciarti a piede libero per Sins, adesso» le venne riferito, «Allo stesso modo, non si può fuggire una volta entrati, quindi, per adesso, in via del tutto eccezionale, puoi scegliere quale peccato simulare».
Fingere?
Avrebbe dovuto fingere di essere una viziosa, quindi, ma nessuno si sarebbe accorto di niente? Le risposero di no, che la maggior parte degli abitanti non riuscisse a guardare al di là del proprio naso e anche un bambino avrebbe saputo ingannarli.
«È possibile che non valgano le regole della barriera con lei» suppose Jimin, ricevendo una discreta quantità di sostegno, «Magari fa eccezione proprio a tutte le regole di Sins».
Il mondo esiliava chi vedeva la verità e, per assicurarsi che tali reietti non fuggissero, li rinchiudeva a Sins. C'era, infatti, una barriera trasparente che durante la discesa era impossibile da vedere e, una volta attraversata, non si poteva più varcare. Essa permetteva di tenere i peccatori rintanati in città fino al momento della loro morte e, visto che si arrivava a Sins solo se si era viziosi - escludendo il caso di Lilith -, era vietato far figli.
Decisi a sperimentare quanto detto da Jimin, Lilith venne fatta salire su uno dei cavalli di V, dietro alla leader delle Itzy, Yeji, che la portò fino all'ingresso. Il loro ritorno avvenne una mezz'oretta dopo, con il volto sconvolto della peccatrice che annunciò, con voce incrinata e sussurrata, che Lilith fosse in grado di oltrepassare la barriera e, quindi, di tornare in superficie quando preferiva.
Gli sguardi di tutti i ragazzi si fecero misteriosi, alcuni sconvolti, altri svigoriti. Sentì l'invidia del peccatore omonimo sulla pelle, come se cercasse di toglierle quel potere tanto ambito, solo guardandola.
Namjoon cercò di evitare che i suoi colleghi più pericolosi, a causa delle emozioni forti, spaventassero troppo la ragazza, «A maggior ragione, è meglio che tu scelga se vuoi tornare in superficie o restare qui e, in questo caso, che peccato fingere di essere».
Lilith annuì, ma la sua decisione l'aveva presa da un pezzo: «Non ho alcun motivo per tornare sotto la luce del sole» affermò con decisione, «Perciò, se non è una richiesta eccessiva, chiederei a voi Peccati Capitali della Superbia e dell'Invidia se fosse possibile farvi alcune domande, preferibilmente su una sedia».
V le sorrise e la riempì di rispose d'assenso, mentre Jimin si limitò a un secco sì. Fecero portare tre poltrone, mentre gli altri peccatori o rimasero in piedi alle loro spalle, o si sedettero nella tribuna con le loro squadre.
Trovandosi davanti due degli uomini più potenti della città, le si ghiacciò la saliva in bocca, un ammonimento a scegliere bene le parole da usare per non incombere in errori irreparabili, dato che, nonostante V le sembrasse ben più accomodante, qualcosa le diceva che nessuno dei due era da sottovalutare.
La prima questione che decise di affrontare, fu il com'era la vita a Sins, prima di entrare nello specifico per quei due gironi, pensò di farsi riferire altre informazioni. «In generale, è permesso fare quello che preferisci. Se vuoi andare a giocare a un casinò, puoi farlo, se vuoi startene in casa, non avrai nessuno a evitatelo. Se vuoi un lavoro per arrotondare il salario mensile che riceverai, verrai assunta» iniziò V, «Sins riguardo ciò ha tutte le comodità di una città medio-grande, privilegiando soprattutto lo svago».
Jimin concordò, ma si sentì di aggiungere altro, «Tuttavia, non ci sono leggi a tenere a bada gli abitanti, nonostante siano rari i casi di omicidio, tra queste vie circolano numerosi criminali. Una ragazza che non sa difendersi è una preda facile».
V storse il naso, «Ma dipende dove sei» ribatté, «Ci sono gironi più pericolosi, come quello dell'Ira e dell'Accidia, ma i nostri sono tranquilli».
Se fossero stati solo loro tre, Jimin gli avrebbe detto che i peccatori dell'Ira circolavano in tutti i gironi, non unicamente in quello da cui provenivano, solo nel suo forse erano abbagliati da tutto l'oro che c'era e se ne tenevano a larga. Ma, in presenza di Jungkook e degli Stray Kids, era meglio non ricordare quanto i Superbi discriminassero chiunque.
«Quello della Lussuria non è pericoloso?» chiese loro, si era aspettata che fossero frequenti casi di violenza sessuale di diversi tipi.
Jimin emulò un ghigno, «Di solito, in quel girone non si circola con obiettivi diversi dal sesso» garantì, «Ma se tu volessi semplicemente passeggiare, allora sì, potremmo inserirlo». Specificarono anche che nemmeno il girone dell'Accidia sarebbe stato pericoloso, vista la natura placida e pigra dei suoi abitanti, ma, sfortunatamente, i suoi ambienti diroccati e malfamati lo rendevano un ottimo posto per i criminali esterni.
Chiarendo dunque le caratteristiche genali di Sins, quindi che avrebbe avuto ogni confort minimo e anche di più, non sarebbe morta di fame, sia per il sussidio che gli abitanti ricevevano, sia per i lavori che esistevano e i posti da evitare, decise di mettere un punto sui gironi specifici della Superbia e dell'Invidia.
Iniziò V, ovviamente, incominciando una serie di lodi senza fine a quel luogo benedetto da Dio, dato che egli stesso non avrebbe potuto far di meglio. Le disse che, se entrava nelle grazie dei Superbi più ricchi, poteva accedere addirittura a feste private in cui venivano soddisfatte tutte quelle voglie tipiche dell'essere umano le quali, però, spesso tendevano a essere ignorate. Poi dedicò un ampio monologo sull'incredibile bellezza e praticità delle infrastrutture, decantando spa e palestre, passando anche per le sale giochi e per le numerosissime botteghe. Spiegò anche che i Superbi andavano a cavallo, sentendosi troppo importanti per arrivare a sera con i piedi doloranti per aver camminato troppo.
Lilith si segnò alcuni appunti, poi bloccò quel fiume di parole con gentilezza e pose la medesima domanda a Jimin. Egli non si dilungò molto, le disse che il suo era un girone piuttosto tranquillo, dove esistevano comunque i confort del caso e che, vista la tendenza degli invidiosi di provar gelosia verso ciò che apparteneva agli altri, in molti casi avevano ammucchiato in quelle vie limitate le bellezze e gli orgogli che appartenevano ai diversi gironi, arrivando a contarne di più che in tutti gli altri.
Ringraziando anche lui, volse la testa verso i restanti cinque Peccati Capitali che avevano iniziato una partita a Scala 40 con alcuni membri delle loro squadre. Chiese ai due che le sembravano più onesti di avvicinarsi, così interrogò Jungkook e Seokjin.
Iniziò dal peccatore della Gola, a cui chiese il suo parere sul girone dell'Invidia e pregò Jimin affinché non si arrabbiasse davanti a risposte non gradevoli. «In generale, non mi piace l'aria che c'è in quel posto» aveva detto, «È vero che è il luogo più fornito di tutta Sins, c'è letteralmente di tutto, ma si entra lì e si viene perforati da questi occhi ingelositi, che commentano ogni passo» disse, «Alcuni riescono a fregarsene, come i Superbi, ma in generale non è il massimo e in passato, prima che Jimin ottenesse il ruolo che ha adesso, ci sono stati eventi di risse e pestaggi nei confronti di alcune persone che erano centro di commenti e invidia».
Jimin si incupì, «Mi sono occupato di queste cose, dovresti saperlo» ringhiò.
L'altro annuì, affermando di averlo detto, ma che era un avvenimento da sottolineare.
Successivamente, diede la parola a Jungkook.
«Ba'» iniziò questi, «I Superbi hanno un palo in culo, seriamente» affermò, «Sono dannatamente irritanti e non accettano di mischiarsi con noi, sembrano fighette contrarie a sporcarsi con un po' di fango. E il loro girone sbrilluccica troppo, ci perderei la vista a viverci».
Lilith trovò divertente quella descrizione, «Ci sono lati positivi?» chiese prima che V lo sbranasse.
Jungkook mimò un circa, «A me piacciono le risse e loro sono troppo altolocati - che paroloni, accidenti - per farsi una scazzottata in amicizia, per questo per una ragazza come te, con delle braccine tanto piccole, è un posto sicuro».
Li ringraziò, dopo aver dissuaso V a non riempirlo di insulti, visto che non pensava assolutamente niente di quello che le era stato detto e aveva ragione lui, assolutamente e si calmò. Il sorrisetto che garantì a Jungkook gli suggerì il sarcasmo di quella frase e, dunque, il peccatore dell'Ira non protestò.
Successivamente, pose alcune domande anche a Namjoon, Yoonji e J-Hope, lasciò che rispondessero come meglio preferivano. «Come sono visti i loro peccati al di fuori dei gironi di appartenenza?»
J-Hope fu il primo a prender parola: «I Superbi non troppo bene» rivelò, V era andato in bagno, visto che non voleva sentire le risposte false dei suoi amici, «In realtà sono odiati un po' da tutti, con il loro modo di fare elitario».
Suga annuì, «Sono i più frequenti bersagli degli Iracondi» le disse.
«Sugli Invidiosi, invece, non c'è molto da dire» Namjoon domandò conferma e la ricevette, «È vero, sono serpenti, acidi e falsi, ma tendono a rimanere in disparte e sparlare degli altri tra loro. Sotto certi versi, sono anche divertenti da sentire se non si è permalosi».
Hoseok concordò, «Hanno pettegolezzi su chiunque, i loro bar sono ottimi per ottenere informazioni su qualcuno e hanno libero accesso ovunque, anche nel girone della Superbia».
Lilith si rivolse a Jungkook, che era rimasto lì, «Ne hai mai picchiato uno?»
Ci volle qualche minuto di pensieri, prima che desse una risposta, «Sì» disse, «Ma perché aveva parlato troppo, era petulante» poi ne discusse con gli Stray Kids e giunse alla conclusione: «Normalmente passano inosservati, non diventano parte delle risse».
Le venne dunque dato un po' di tempo per decidere e una stanza poco distante per farlo in silenzio.
Nel mentre i Bangtan Boys iniziarono a discutere tra loro, trovavano a dir poco strabiliante che ci fosse una ragazza normale tra le fila di Sins e non comprendevano come potesse essere possibile questa cosa. Tuttavia, Lilith aveva scaturito un certo interesse.
«È intelligente» affermò J-Hope e trovò più o meno tutti a pensarla allo stesso modo.
Erano rimasti basiti dal suo modo di analizzare la situazione e porre domande puntuali di conseguenza, ma non solo, anche di addomesticare uno stuzzichino come V, che in anni di carriera non si era mai visto insultare il peccato in tal maniera.
«Però rimane inesperta sulle questioni di Sins, se la lasciamo libera, finirà per diventare cibo per i peccatori più pericolosi» affermò Seokjin, «Credo che dovremmo insegnale a sopravvivere, poi potremmo anche lavarcene le mani».
«La vedo dura» commentò Jimin, «Sappiamo tutti che lei, nelle loro mani del cazzo, sarebbe un problema per noi».
«Mica possiamo ucciderla o segregarla» ribatté V, «Ma potrebbe entrare nelle Itzy, se scegliesse il mio illuminante peccato».
Si trovarono d'accordo sull'evitare di rinchiuderla in cella o di ammazzarla, non erano mostri, alla fin fine. Uccidere non rientrava nei loro piani e sarebbe stato ingiusto nei suoi confronti.
«Se siamo d'accordo, preferirei insegnarle girone per girone tutto ciò che deve sapere per cavarsela» propose Namjoon, «Tuttavia, non potremo assolutamente distoglierle lo sguardo di dosso, anche senza loro, i peccatori hanno un fiuto per la carne nuova, che ancora puzza della superficie».
«Possiamo occuparcene io e Jimin» affermò ingenuamente Jungkook, «Siamo i combattenti più capaci, qua dentro».
Jimin immediatamente alzò lo sguardo e lo fulminò, «Io vorrei lavarmene le mani» affermò, «Se vuoi prenderti la responsabilità della sua vita, fallo, ma non parlare anche per me».
Jungkook rimase con la bocca leggermente spalancata, non aspettandosi quel rifiuto tanto prominente, ma il suo vizio non attecchì, nonostante gli Stray Kids avessero iniziato a gridar contro il ragazzo per il suo mancato rispetto, preferì farli tacere. Jungkook non era capace di inveire contro i Bangtan Boys, a meno che non compiessero un torto esemplare nei suoi confronti.
Fu Namjoom allora, in qualità di leader, a provar a dissuadere Jimin. «Jk mi trova d'accordo con lui. Se Lilith dovesse scegliere l'Invidia come peccato, sarebbe tuo dovere mostrarle almeno le basi, quello l'abbiamo sempre fatto e non puoi rifiutarti» Jimin annuì, in quell'evenienza, l'avrebbe accolta nel suo girone come aveva fatto da quando era diventato Peccato Capitale con tutti gli altri viziosi, così come dovevano fare anche gli altri. «E, inoltre, se Jungkook non fosse sufficiente a proteggerla e finisse nelle loro mani, anche tu ne avresti dei danni, no?»
«Non manipolarmi, Namjoon» lo freddò immediatamente, «Detesto la tua lingua lunga, laido bastardo» latrò, «Vuoi che la protegga? Come preferisci, ma solo nel girone dell'Ira e in quello della Lussuria, per il resto, se ne occuperà Jk».
Tirando un sospiro di sollievo per aver trovato almeno un compromesso, i Bangtan Boys decisero di attendere il verdetto della ragazza. In quei pochi minuti, Jungkook ottenne molto sostegno dai suoi colleghi, che gli diedero pieno potere di fare quello che preferiva nei loro gironi, finché proteggeva quella ragazza e, inoltre, anche qualche invito a portarla nei loro palazzi principali quando sarebbe arrivato il momento.
Si decretò di fare prima di tutti il girone della Lussuria, poi quello della Superbia e successivamente Invidia e Gola, avrebbero chiuso con Ira, Accidia e, infine, Avarizia.
Lilith si palesò quando ormai i discorsi erano diventati pertinenti a Scala 40 e agli insulti per chi faceva chiudere con cento e mostrò il suo verdetto ai ragazzi, in particolar modo a Namjoon, che le avrebbe tatuato il corvo sul braccio.
«Fingerò di essere una peccatrice dell'Invidia».
†††
Hi, secondo capitolo di Sins tra noi. Siamo ancora al prologo, praticamente, e quest'oggi si scopre il motivo che permette a Lilith di avvicinarsi ai Bangtan Boys. Assisteremo a un tour di ogni girone con Jk come guida, nuovi lettori, se avete inquadrato il nostro protagonista, capirete che un cicerone a dir poco comico. Per chi, invece, familiarizzava già con lui, vi divertirete.
Per il resto, spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi invito a lasciare una stellina e commentare.
Un bacione😘
By: _ShiroYasha___
Ig: _vbtshiroyasha___
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