Him
Settembre 2017
Quando Jake entra in chiesa sono le tre di notte passate, e sa che il pastore Samuel sta già dormendo, ma sa anche che lascia la chiesa sempre aperta per i senza-tetto.
Tutta via Jake non lo è.
Jake è lì, un succhiotto sul collo e le mani che tremano, e le labbra strette, perché sa che se dimentica che è un peccato, amerà tutto quello che gli è successo.
Così trema e si siede in prima fila, buttando il peso in avanti, e aprendo la mente. Sa che non è necessario parlare, quindi non lo farà. Perché ha venti anni compiuti ed è orfano da quando ne aveva sei, e forse è il trauma, ma sa che non c'è un genitore che possa cacciarlo di casa.
Quindi si siede, timoroso solo di Dio, e sussurra un "dobbiamo parlare".
E poi apre la mente.
"È iniziata una settimana fa, al compleanno di Kara, ed era l'unico motivo per cui sono fuori casa così tardi. E c'era Cam." Gli tremano le mani "C'era Cam."
Lo rivede lì, sorridergli nella sua camicia rosso scuro infilata nei Jeans neri, e Jake ha sempre pensato-ha sempre provato a convincersi che quella per lui fosse ammirazione, e che non fosse attirato da molte ragazze solo perché era stato cresciuto in un orfanotrofio ecclesiastico, lontano dalle passioni carnali.
Eppure bastano jeans neri, camicia bordeaux, capelli scuri scompigliati e il sorriso più lucente del mondo, e Jake avverte un movimento piuttosto piacevole nel basso ventre. Alla prima birra riesce ad ammettere a sé stesso che gli salterebbe addosso. Alla sesta riesce ad ammetterlo anche al moro. Se le ricorda le labbra gentili del ragazzo sulle sue per la prima volta. Ricorda il desiderio si riaverle sulle proprie altre mille volte. "Ma ho lasciato stare, ho provato a convincermi che era sbagliato, e che era peccato, e allora ho lasciato stare. Ma poi- sai che abbiamo lo stesso corso e sua sorella è la mia migliore amica, e io non so come sia successo..." e invece una mezza idea ce l'ha.
Ha una mezza idea di Cam che lo invita per una pizza come fa ogni giovedì. Ha una mezza idea di Cam che si avvicina così lentamente, piano piano, al suo volto, per dargli la possibilità di scappare. Ha una mezza idea di se stesso che invece si avvicina un altro po'.
Ha una mezza idea delle loro lingue sempre più veloci, delle magliette che volano via, delle mani che si infilano sotto la cintura. Ha una mezza idea dei gemiti e dei suoni e di come si sentisse pieno, le dita di Cam tra le sue mentre il ragazzo alle sue spalle gli morde piano la spalla per soffocare il piacere bollente, e di lui che inarca la schiena, per la prima volta in assoluto in preda ad un piacere più forte del previsto.
E Jake sa di non poter dare colpe a Cam, che gli ha dato il tempo di scappare, né può dire di non averla vista arrivare, perché l'ha desiderato da sempre, ogni volta che lo ha visto in costume quando andavano in piscina, ogni volta che gli sorrideva da dietro la sua tazza di the caldo con le dita che sbucavano appena dal felpone largo, ogni volta che gli ha dato il pugno sulle dita perché trovavano un intesa o uno dei suoi usuali baci sulla guancia, e ogni volta che l'ha visto sorridere e-cazzo sempre.
Può dire di aver pensato di fermarsi quello si.
Non lo ha fatto, non ha nemmeno provato.
"perdonami padre perché ho peccato. Proverò a non peccare più"
Ed esce dalla chiesa, dopo aver promesso di non peccare più, mentre ripete a sé stesso che no, non c'è l'avrebbe fatta.
Novembre 2017
Quando Jake rientra in chiesa, quasi due mesi dopo sono le otto e mezza e la messa è finita da un pezzo, ma il pastore Samuel lo vede comunque.
-Jake, caro, vuoi confessarti?- e Jake sorride e scuote la testa.
-Sono qui per pregare un po'.- mente, perché quella è una storia tra lui e Dio , una storia complicata e non ancora finita. Comunque la sua bugia da brillare di orgoglio gli occhi dell'anziano che gli comunica che se ha bisogno lui è nel confessionale, ad assistere le ultime quattro vecchie signore che devono ammettere i loro peccati.
Jake invece va a sedersi al suo solito posto in prima fila, e il crocifisso sembra quasi guardarlo peggio di quando è entrato.
"mi dispiace avergli mentito" gli trasmette senza parlare davvero "ma sai perché l'ho fatto" afferma in testa e poi prende fiato e fissa le sue mani intrecciate nel vuoto delle sue gambe aperte, e sa dove sono state quelle mani e si dice che forse non avrebbe dovuto ricordarlo in chiesa. Cosa quelle mani hanno toccato.
Quella con Cam non è stata una notte.
Attualmente sono quasi due mesi. Pochi giorni in meno. "so che non dovrei farlo... " comunica, perché è vero, lo sa. Poi però Cam entra nella stanza e i suoi baci si sono spostati dalla guancia alle labbra, così gli lascia un bel bacio a stampo che lo fa sorridere. E poi Cam gli sfiora il braccio per riportarlo alla realtà. E poi Cam lo bacia con la lingua-Jake crede si chiami 'bacio alla francese' anche se non capisce perché, probabilmente le persone si baciavano così anche prima che la Francia venisse colonizzata- ma forse sta divagando. E allora Cam ride perché Jake divaga e inizia a blaterare nozioni di cui a nessuno importa niente, però lo ascolta, lo ha sempre ascoltato. "...ma non so come rinunciare a lui. Non so come dovrei fare senza le sue mani che mi riportano in vita-e intendo dovrei a rinunciare a lui definitivamente, in tutto e per tutto perché è la mia famiglia da tipo tre anni e forse sono più innamorato di lui di quanto pensavo fosse possibile. È un peccato, credo. Comunque dovrei allontanarlo al cento per cento e non ho idea di come dovrei fare perché è praticamente parte della mia vita, costantemente e mi riporta alla vita e mi permette di respirare e..." si blocca perché il solo pensiero di dover rinunciare al suo odore addosso ormai sempre più spesso, al modo in cui gli sorride, al modo in cui dice il suo nome e gli fa venire la nausea, ancora, e ancora e non può farlo. Come potrebbe se in due mesi è già perso per lo svegliarsi nello stesso letto con lui accanto. Come potrebbe se è nella sua vita da appena tre anni e lui non ricorda nemmeno come fosse prima di avere un adorabile migliore amico che ti tira su-ha appena scoperto come sia amarlo, stare con lui, non sa se riuscirà mai a farne a meno. "...ho solo bisogno di un po' di tempo" e poi si alza ed esce di là con il cuore che batte un po' più veloce per la paura, e deve costringersi a non vomitare a bordo strada, e nemmeno nel gabinetto del suo appartamento quando arriva a casa, almeno finché Cam non citofona, due cartoni di pizza in mano, e lo saluta con un bacio a stampo, e Jake torna a respirare.
Ottobre 2018
Dopo quella visita alla chiesa dell'anno precedente, le sue gli promesse sono passate in po' di mente. Jake non ci pensa il 4 settembre mentre bacia le labbra di Cam e gli porge una rosa rossa, sussurrandogli "buon anniversario".
Non ci pensa mentre prepara un cappuccino e Cam si infila una felpa. Non ci pensa mentre mette il suo caffè in un thermos e cammina con Kara verso l'università.
Non che improvvisamente non sia più cristiano, continua a sussurrare preghiere discontinue e a farsi il segno della croce quando vede qualcosa di davvero spiacevole come ha sempre fatto. Solo che quello che ha con Cam è così puro e sincero e giusto e spontaneo che gli viene difficile processarlo come errore.
Però se lo ricorda quando il supermarket in cui Cam lavora part-time esplode, e a quel punto è tutto ciò a cui riesce a pensare.
"È colpa mia" è tutto ciò a cui riesce a pensare. "non avrei dovuto trascinarlo in questo". Freme, mentre il ragazzo è in sala operatoria e gli dicono che l'intervento andrà per le lunghe, e Jake non distingue i medici dalla voce nella sua testa che lo chiama peccato, l'amore che ha per Cam, ma lui la sente quella sofferenza, e qualcosa gli dice che non è un peccato, che non è sbagliato, ma prima che arrivi ad una conclusione, un medico esce e gli dice che portano il ragazzo in terapia intensiva, che hanno riparato tutto il riparabile e che adesso devono solo aspettare e pregare che si svegli. Usa quelle esatte parole, e Jake si spezza dentro. Comunque Cam è lì, e i capelli corvini coprono la benda che nasconde la sutura che ha in fronte e ha il viso così tumefatto e insanguinato da renderlo quasi irriconoscibile, e ha un gesso particolarmente ingombrante al braccio destro, e una bella cucitura in pancia dall'intervento appena subito, e la gamba sinistra ingessata anche quella, dalla coscia alle dita del piede.
Così lui e Kara ( che è tecnicamente la sorella di Cam) di dividono i turni di veglia, in periodi di dodici ore che tecnicamente comprendono sia giorno che notte.
Le prime dodici ore se le prenota Jake,e Cam non si muove. Non muove un dito, il battito costante delle macchine, il silenzio rotto ogni tanto da un pianto disperato da una delle stanze vicine,e Jake riesce a pensare che potrebbe essere lui quell'urlo, quel pianto disperato, nel giro di nemmeno dieci secondi.
Tutto ciò che sente dopo, è Kara che gli scuote la spalla per svegliarlo dalla sua scomoda posizione.
Così Jake si china per soffiargli un bacio sulle labbra, ne da uno sulla guancia a Kara, ed esce dalla camera con la promessa di andare a dormire.
Non lo fa, non esce nemmeno dall'ospedale in effetti. Ha la mente talmente vuota e invasa dal terrore che quando si ritrova all'interno della piccola cappella nell'ospedale deve prendersi un secondo per capire come ha fatto ad arrivarvi.
Ha la mente talmente vuota, in effetti che le prime due ore le passa a fissare il vuoto, seduto su una panca con l amente piena solo di Cam, Cam, Cam. Ricorda, il suono della sua risata. Il loro primo "ti amo", mente Cam gli insegnava come preparare il risotto al radicchio, e Jake aveva lasciato scivolare davvero troppo pepe nero nella pentola, e Cam era scoppiato a ridere, prima di mormorare un "ti amo" sulle sue labbra, e dovevano essersi distratti davvero troppo, perché poi, il riso, avevano dovuto buttarlo.
Ricorda le urla di Cam nella notte, quando il ragazzo si svegliava terrorizzato dopo aver rivisto un altra volta la madre tagliarsi le vene davanti ai suoi occhi e provare a portarsi dietro anche Kara,e le inevitabili lacrime versate sulla sua spalla, quando dopo gli incubi Jake era lì a dargli conforto.
Le ricorda, tutte quelle cose, una ad una e ricorda il "ti amo" accompagnato da un bacio a stampo, che gli ha mollato andando a lavoro quella mattina. E allora alza lo sguardo determinato verso il crocifisso.
"Non portarmelo via. Non lui. Tu sei grande, e buono e misericordioso, e tutto sai, e tutto vedi, ma non lui, non puoi ferire lui più di quanto già lo hai ferito."e forse sta piangendo, ma non gli importa, non vede come potrebbe, perché è innamorato da secoli e ha solo ventun'anni, e l'amore della sua vita è appeso a un filo e oddio, l'amore della sua vita è appeso a un filo, e Jake sente il bisogno di vomitare, mentre il sale delle lacrime gli arriva sulle labbra. "Non lo reputo un peccato. La cosa tra me e lui non è un peccato, nella mia testa. Lo amo, Padre. Come non ho mai amato nulla come non ho mai amato me stesso o nessun'altro. Lo amo. Ma sono diposto a..." e poi il telefono squilla.
Quando la voce di Kara gli annuncia che suo fratello è sveglio e sta rigettando il tubo che ha in gola, Jake praticamente si smaterializza dalla cappella alla camera del fidanzato, nel tempo di un grazie destinato al signore.
Non ci penserà per altre due settimane, quando il ragazzo riprenderà a parlare normalmente, e la prima cosa che dirà, sarà un "ti amo" rivolto a Jake. Ma poi ci penserà e si convincerà ancora di più che amare non è peccato e che loro due non sono sbagliati. Perché prima che il telefono squillasse stava per dire 'rinunciare a lui'.Sono disposto a rinunciare a lui. Ma non ne aveva avuto il tempo.
Settembre 2019
Cam è tornato più o meno lo stesso. Ha una piccola cicatrice bianca sullo zigomo una un po' più grossa nella pancia e avrebbe per sempre zoppicato lievemente dalla sinistra, cosa che lo infastidisce alquanto perché è costretto a fermarsi a riposare a metà delle sue escursioni.
Una battuta di Kara lì ha colpiti sul personale talmente tanto che il regalo di Cam per Jake per questo anniversario è stato un invito a traslocare nel suo appartamento, perché tanto passavano talmente tanto tempo assieme da trascorrere la maggior parte delle notti nello stesso letto dell'altro.
Così, la macchina di Cam piena di scatoloni, Jake gli ha chiesto di aspettare per mezzo secondo che lui passasse dalla chiesa, e che ci avrebbe messo davvero poco.
Quando rimette piede nel luogo sacro ha la testa piena solo di Cam, Cam, Cam, e per una volta ne va fiero. Cammina a testa alta verso il suo posto, si fa un segno della croce e sorride.
-Padre. Conosci i miei peccati. Giuducali quanto vuoi, non ho paura della pena da pagare. Lo amo, padre. Vale la pena di ogni fiamma dell'inferno.- Dice per la prima volta ad alta voce e poi esce, non prima di venire intercettato da Padre Samuel e da una Suora che nonostante i trentanni passati da poco ricorda come quella della sua infanzia.
-Jake, chi é il simpatico ragazzo che ti aspetta in macchina?- chiede l'anziano con un sorriso, e quell'uomo l'ha cresciuto quindi riesce a non reputarla una domanda da impiccioni.
-Il mio fidanzato, Padre.- afferma con fermezza, perché non se ne vergogna, non potrebbe mai.
Il sessantenne lo guarda tra lo stupito e il deluso. -Ragazzo, questa è una cosa sbagliata, lascia che io...-
-Suvvia padre, non sia bigotto.- afferma sorella Agnes. -Non c'è nulla di male nell'amore...- si blocca per girarsi verso Jake. -È solo piacere carnale o lo ami?- chiede schietta, e Jake sorride, guardando il ragazzo leggere qualcosa dal cellulare attraverso il finestrino della macchina. -Lo amo, sorella.-
La donna sorride, guarda il luccichio nello sguardo di Jake.
-Sono fiera di te, ragazzo. Vorrei che tu me lo presentassi, prima o poi, sempre che non ti vergogni della vecchia bacucca che ti ha cresciuto.-
Jake quasi scoppiò a ridere.
-Appena finiamo col trasloco giuro che ti invito a cena.-
La donna allora sorride e lo lascia andare.
Maggio 2020
-Aspetta Jake! Noo va... Al contrari... Fermofermofermo!-
Ma la torta è già sul tavolo in mille pezzi.
-Merda!-sbraita Jake.
Essere costretti in casa ha portato i due ragazzi a riprovarci con Jake e la cucina. In effetti Jake continua ad assistere alle lezioni via computer, e ama la sua borsa di studio, perché se avesse dovuto usare i soldi che ha da parte per pagare anche l'università, sarebbe morto-i personal trainer part time non guadagnano molto in periodo di lock-down.
Cam invece, oltre alla fortunata borsa di studio che li accomuna e il lavoro in biblioteca, si occupa delle consegne di una sede Amazon in città e oddio, è un fattorino, non guadagna tanto, ma abbastanza da pagarsi le bollette, quello si.
Star chiusi in casa ha portato anche cose buone, come più tempo passato insieme, un incetta di buon umore da parte di entrambi e una cascata di polaroid venute mediocremente che sono state fissate nella lavagnetta in sughero con gli spillini colorati, e che non saranno filosofiche, ma di certo fanno ridere.
Jake sbuffa e raccoglie la torta dal tavolo praticamente con la palettina, visto che ormai sono solo briciole, e poi si siede col broncio, mentre Cam continua a ridere e gli schiocca un bacio sulla guancia.
-Non fa niente, amore.- lo tranquillizza, ma -si che ci fa!-risponde Jake contrariato lasciando il più alto stupito.
-Volevo davvero prepararti una torta per il tuo compleanno.-mugugna, e Cam sorride, e lo attira in un bacio in po' più lungo.
Comunque, quando il mattino dopo si sveglia e va in cucina, Jake non sta seguendo una lezione.
E forse è un po' cadente, e si sbriciola facilmente, ma lui sta già placcando Jake con un abbraccio, perché quella è la torta più bella che lui abbia mai visto.
E Jake ride, e sussurra un grazie.
E né Dio né Cam sapranno mai con quale dei due stava parlando.
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