8 - Prospettive inesplorate
Galassia, Asgard.
Non aveva mai dormito sonni tranquilli, c'era sempre stato qualcosa o qualcuno che, nell'esatto momento in cui chiudeva gli occhi, arrivava per disturbarla. Ogni tanto erano ricordi, ogni tanto presagi. Ma ciò che avevano in comune era il fatto di essere sempre più angoscianti.
La bambina, seduta ai piedi di quel letto, fissava con curiosità la donna che vi era stesa sopra. La testa leggermente piegata su di un lato, mentre osservava quelle goccioline di sudore scenderle lungo la fronte.
Nella testa della donna stava avvenendo una battaglia tra il suo inconscio e quella figura che non perdeva occasione per tormentarla. Quel volto, dai lineamenti pronunciati e definiti. E quegli occhi glaciali, che sembrava impossibile scrollarsi di dosso. Lottava per svegliarsi, ma c'era come qualcosa che le impediva di compiere la sua volontà.
Era sempre così, ogni volta che si addormentava sapeva che poi avrebbe dovuto combattere per poter abbandonare le braccia di Morfeo. Quella era solo un'altra punizione che lui le aveva inflitto, volendo tormentarla anche da lontano.
Lilith aprì gli occhi di scatto, tirandosi a sedere velocemente. Il respiro affannato e la gola secca. Si passò una mano sul viso, asciugandosi il sudore e cercando di riprendere fiato. Notò solo dopo qualche secondo la bambina, che era ancora intenta a fissarla.
«Anche io quando ero piccola facevo brutti sogni» le disse Elin, alzandosi in piedi e stiracchiandosi.
«Tu sei ancora piccola» puntualizzò Lilith, controllando di avere al collo la sua collana. Era la prima cosa che faceva ogni mattina appena sveglia, controllare dove fosse Asmodeo. Elin, dopo quella frase, le rivolse una smorfia e incrociò le braccia al petto, fingendosi offesa.
«E poi mi sembrava di averti già detto di non disturbarmi mentre dormo» ribadì, alzandosi da quel letto singolo e dirigendosi verso il bagno.
«Sei tu che mi svegli sempre con i tuoi lamenti» ribatté prontamente Elin, fissandola con aria di sfida. Lilith, in tutta risposta, alzò gli occhi al cielo e poi si chiuse alle spalle la porta in legno di quel piccolo ma grazioso bagno.
Fissò la sua immagine nello specchio rotondo, non sopportando già più di dover tenere quei capelli così lunghi, sciolti e leggermente mossi. Pensava che dopo aver abbandonato la sua forma umana, avrebbe potuto riacquistare quella da strega e invece i suoi piani avevano subito una svolta.
Per un attimo si ritrovò a pensare a Loki. Aveva trovato divertente e stimolante quel loro primo incontro. Anche se non era riuscita a ucciderlo, come si era prefissata, aveva comunque scoperto il modo per restare ad Asgard.
Sapeva che lui non se ne sarebbe stato con le mani in mano, fidandosi solo della sua falsa parola. Perciò, nella sua mente, stava già architettando un piano per potersi proteggere e sopraffarlo quando meno se lo aspettava.
Sospettava che anche lui stesse facendo lo stesso, ma quello che non sapeva era che, non solo Loki aveva avuto la sua stessa idea, ma aveva anche già trovato le informazioni che gli servivano.
Si sciacquò il volto, togliendosi di dosso qualsiasi residuo di quel sonno tormentato. Iniziava ad avvertire un forte senso di fame, dopotutto erano più di ventiquattro ore che non metteva qualcosa sotto i denti.
Uscì da quel bagno, dirigendosi verso la cucina. Lì, Elin era intenta a mescolare qualcosa in una scodella alta. Era in ginocchio sulla sedia, perché troppo bassa per arrivare comodamente alla superficie di quel bancone.
Lilith allungò il collo, cercando di capire cosa stesse facendo quella bambina. «Frittelle. Spero ti piacciano e se non ti piacciono, beh, peggio per te» le disse, avendo notato la sua presenza con la coda dell'occhio.
Lei non rispose, si limitò a recuperare due piatti e poggiarli su quel tavolo in legno lucido. Era rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che i cittadini asgardiani, bene o male, conducessero una vita tranquilla, esattamente come facevano le persone sulla terra.
Qualche minuto dopo, Elin fece ricadere nel suo piatto tre frittelle. «Dove hai imparato a cucinare?» le domandò Lilith, curiosa. Quella bambina si era rivelata una compagnia più piacevole del previsto. Era indipendente, forte e intelligente, un po' le ricordava la lei di molti anni prima.
La stessa donna che aveva abbandonato l'Eden, perché non voleva sottomettersi al volere di nessuno. Quella che aveva combattuto per tutta la vita e oltre, per raggiungere i suoi obbiettivi.
«Mi sono arrangiata seguendo i libri di ricette di mia madre» rispose semplicemente, mentre masticava quel boccone, non curandosi del fatto che stesse parlando con la bocca piena. A Lilith scappò un mezzo sorriso, che però non ebbe il tempo di essere visto, perché la donna si ricompose immediatamente.
L'ultima cosa che voleva fare era quella di mostrare le sue emozioni, perché sono proprio quelle a renderti debole. L'empatia, la compassione, la felicità... per Lilith erano solo un modo per mostrare i propri punti più vulnerabili e permettere a qualcuno di attaccarti usandoli a proprio favore.
Fondamentalmente lei non era cattiva, almeno non con chi si dimostrava meritevole della sua attenzione. Lilith aveva sempre e solo voluto la sua libertà.
Aveva combattuto, non guardando in faccia nessuno, per raggiungere quell'indipendenza che tanto bramava.
Ma si era comunque sporcata le mani di sangue, si era appropriata di quelle anime e non sempre i suoi modi di fare le cose potevano ritenersi giusti e giustificabili. Perciò veniva additata come cattiva.
Combatteva per dei giusti ideali, ma lo faceva nel modo e dalla parte sbagliata.
«Oh... merda!» l'attenzione di entrambe venne richiamata da quell'imprecazione, seguita da una porta che sbatteva e qualche altro rumore acuto. «Elin?» quella stessa voce chiamò poi il nome della bambina e Lilith vide subito come i suoi occhi assunsero uno sguardo infastidito.
«Dove si è cacciata? Oh, ti prego, fa che non sia nei guai o morta» quelle frasi arrivarono come un sussurro alle orecchie di Lilith, che subito alzò un sopracciglio in modo interrogativo. Si tirò in piedi, abbandonando quella comoda sedia, nell'esatto momento in cui avvertì quei passi farsi sempre più vicini.
«E tu chi saresti?» una donna, alta e dai lunghi capelli biondi, aveva appena fatto il suo ingresso in quella graziosa cucina. Indossava delle vesti dall'aria costosa e dai colori chiari, che si abbinavano perfettamente ai suoi occhi grandi e dalle ciglia lunghe.
«Kaja, lei è Lilith. Lilith, lei è Kaja» la bambina, che se ne stava ancora seduta a quel tavolo, a mangiare come se niente fosse, fece le presentazioni. Non alzò lo sguardo dal suo piatto, nemmeno quando quella seconda donna si rivolse a lei.
«Cosa ci fa una sconosciuta in casa nostra?» le domandò Kaja, squadrano la Dea dell'Oscurità dalla testa ai piedi. Stava pensando al fatto che non sembrasse una tipica cittadina di Asgard, ma soprattutto che mai l'avesse vista prima.
«Intanto, questa è casa mia e non nostra. E poi è una mia amica, che in due giorni è stata più presente di quanto non abbia fatto tu in un anno» rispose, alzandosi e poggiando poco delicatamente quei piatti sporchi nel lavello.
Lilith incrociò le braccia al petto, spostando il peso su di un piede e godendosi quella scenetta. La bambina aveva un bel caratterino, non era una che si faceva mettere i piedi in testa e lei la trovava una cosa ammirevole per la sua tenera età.
«Elin, ne abbiamo già parlato, io lavoro» disse semplicemente Kaja, scrollando le spalle e dando l'ennesima riprova del suo menefreghismo verso il compito che le era stato assegnato.
«Anche lei lavora e per di più con Thor» saltò su la bambina, indicando Lilith e facendole sgranare gli occhi. La donna dai capelli biondi volse il suo sguardo confuso alla strega, che era rimasta con la bocca mezza aperta.
Quando aveva abbozzato quella bugia, non si sarebbe mai aspettata che avrebbe potuto provocarle quel tipo di problemi. In realtà pensava che si sarebbe liberata presto di quella bambina e che quindi nessuno avrebbe mai potuto udire del suo spacciarsi per il braccio destro di Thor.
Solo che poi, Elin si era rivelata più utile del previsto e aveva deciso di tenersela buona, rischiando così di compromettere la sua copertura con gli altri cittadini.
«Ehm... Elin, perché non vai fuori a farti un bel giretto» disse Lilith, poggiando una mano sulla spalla esile della bambina. «Non so, vai ad infastidire un po' la gente a palazzo» le consigliò, sorridendo in modo sghembo e fissandola dritta negli occhi.
«Ma io-» le parole della piccola vennero interrotte ancora prima che potesse completare quella frase. La sua bocca si serrò, nel momento in cui gli occhi di Lilith diventarono completamente neri e poi, come un automa, prese a camminare, in silenzio, dirigendosi fuori da quella casa.
La donna si girò nuovamente verso quella figura estranea dai capelli biondi e gli occhi azzurri, che la fissava indispettita. Entrambe si stavano domandando se si fossero messe nei guai. Ma, mentre per una era semplicemente una domanda retorica e un problema al quale poteva ovviare facilmente. Per l'altra sarebbe stata l'ultima volta in cui metteva piede in quella casa.
«Lavori con Thor? E questo cosa cavolo dovrebbe significare? Fai per caso parte degli Avengers?» le propinò quelle domande con un tono stizzito e uno sguardo decisamente poco amichevole. Lilith si ritrovò presto a farsi una bella risata per quell'ultima supposizione.
«Gli Avengers? Quella sottospecie di eroi che si occupano di proteggere le persone dai cattivoni?» chiese di rimando, alzando un sopracciglio e mantenendo un'espressione seria, che destabilizzò per un'attimo l'altra donna. Il sarcasmo nella sua risposta era palese, ma quel modo di fare, così sicuro e naturale, la faceva sembrare estremamente seria.
«Quindi cosa dovresti essere, una specie di aiutante del Dio del Tuono?» insistette ancora Kaja, volendo avere una spiegazione logica sull'identità di quella misteriosa donna che si era ritrovata in casa.
«Oh no, io in realtà faccio parte della seconda categoria, quella dei cattivoni» Lilith assunse un'espressione estremamente teatrale, accompagnata da alcuni gesti delle mani, mentre si avvicinava alla bionda.
Fu a quel punto che Kaja iniziò a indietreggiare, quando anche lei vide gli occhi di Lilith diventare completamente neri. Sembrava come se le pupille avessero inghiottito quelle iridi marroni, facendole scomparire del tutto.
«Vedi, cara ingenua e stupida ancella, ho mentito» ammise, ormai aveva già deciso cosa ne avrebbe fatto di quella donna, perciò rivelarle tutta le verità non le avrebbe portato alcun guaio. «Ho mentito e per di più ad una piccola e innocente bambina orfana» scosse la testa, chiudendo gli occhi per un secondo e aprendo poi la bocca in un sorriso, mostrandole i denti affilati.
Kaja sussultò, voltandosi velocemente e iniziando a scappare. Voleva uscire da quella casa e correre a palazzo, mettersi in salvo e avvisare il suo Re di quella pericolosa intrusa. Ma, come già anticipato, Lilith aveva piani diversi per il suo destino.
La donna dai lunghi capelli biondi continuava a correre verso la porta in legno, dalla quale era precedentemente entrata nell'abitazione. Però le sembrava come se essa si allontanasse, sempre di più, ad ogni suo passo. Sembrava una meta irraggiungibile.
«Ma come, già te ne vuoi andare?» la voce di Lilith arrivò dritta alle sue orecchie, anche se lei non riusciva a vederla e ciò le provocò solo più ansia e paura per quello che le sarebbe potuto succedere. Improvvisamente, mentre era ancora intenta a guardarsi le spalle, andò a sbattere contro qualcosa di duro.
La porta si era improvvisamente materializzata davanti a lei, cogliendola di sorpresa.
«Devi stare più attenta a dove vai» la riprese, come se fosse una bambina, alludendo però anche al fatto di aver deciso di entrare in quella casa. Kaja si voltò di scatto, ritrovandosi davanti Lilith.
«Perché ti preoccupi tanto? Anche il tuo adorato Re ha mentito a tutti, fingendosi qualcuno che in realtà non è. Come mai da lui non sei scappata?» le disse, poggiandole una mano sulla spalla e premendo sulla carne scoperta con le sue unghie affilate.
«Vedi, a me non interessa comprare il tuo silenzio e la tua devozione, a differenza di quel Dio pagano» le spiegò, mentre Kaja ormai aveva iniziato a tremare sotto il suo tocco deciso.
«Ti prego... giuro che non dirò niente su questo incontro o sulla tua identità» promise l'altra, intuendo ormai che quella donna volesse ucciderla. Pensò che magari, se avesse supplicato per essere risparmiata, lei l'avrebbe lasciata andare. Ma Lilith non era compassionevole.
«Oh, non diventare patetica ora» commentò, arricciando le labbra. La presa sulla sua spalla si strinse ulteriormente e prima che Kaja se ne potesse accorgere, Lilith aveva conficcato i denti affilati alla base del suo collo. Un urlo di dolore lasciò le labbra della donna, che successivamente cadde a terra.
«Mi aspettavo qualcosa di meglio» commentò facendo spallucce, alludendo al sapore di quel sangue. «Asmodeo, finisci tu qui» ordinò, togliendosi quella collana e facendola cadere sul pavimento, mentre si ritrasformava in un serpente.
I suoi occhi tornarono marroni e i suoi denti normali, intanto che controllava di non avere residui di sangue a sporcarle il viso. Uscì da quella casa, dirigendosi alla ricerca della bambina. Camminò con assoluta nonchalance per le vie della città, come se non avesse appena ucciso qualcuno.
Sorrise alle persone che incrociava e si fermò anche ad ammirare le vetrine di alcune botteghe. Quando finalmente imboccò la strada lastricata e rialzata, un ghigno si formò sul suo volto. Attraversò quel ponte, muovendosi decisa e con sguardo fisso davanti a sé.
Il palazzo si ergeva possente, alla fine di quella via, svettando verso l'alto, tanto da dare l'impressione di star toccando il cielo azzurro con la sua punta oro. Due guardie armate stazionavano all'entrata, poste ognuna ai lati di quell'arco a volta decorato.
Fissò quegli uomini, rivolgendogli un cenno del capo come saluto e sorpassandoli. Si comportò esattamente come una qualsiasi altra asgardiana avrebbe fatto e non destò alcun sospetto.
Ormai ci aveva preso la mano nel mimetizzarsi con loro, nessuno avrebbe potuto dubitare della sua vera identità.
L'atrio di quel palazzo sprizzava regalità da tutti gli angoli. Il colore dominante era l'oro e le decorazioni di ogni tipo abbondavano. Dalle colonne ai busti di statua, nulla era lasciato al caso.
Un'atmosfera completamente diversa da quella che si respirava nel palazzo nel quale aveva vissuto per tutta la sua permanenza negli Inferi.
«Elin! Quante volte ti ho detto di non venire qui a infastidire le guardie?» rimproverò la bambina, una volta dopo averla adocchiata e raggiunta sul fondo di quella sala.
Le afferrò il polso, attirandola accanto a sé e facendola smettere di toccare quel vaso antico. La piccola, ancora sotto la manipolazione mentale di Lilith, non oppose alcuna resistenza alle sue parole.
«Non si preoccupi, i bambini vogliosi di imparare la storia del palazzo sono sempre i benvenuti qui» un uomo sbucò da dietro quel vaso. Era alto, con dei capelli biondi pettinati all'indietro e gli occhi azzurri.
Indossava una veste decisamente diversa da quella delle guardie o del popolo. Si vedeva che la stoffa era pregiata e il costo elevato, tutto ciò però andava in contrasto con il suo volto dai lineamenti semplici e con quelle mani segnate da calli e tagli dovuti al lavoro.
«Comunque sua figlia non ha disturbato nessuna guardia. C'ero solo io qui» aggiunse poi, rivolgendole un sorriso.
«Grazie della pazienza allora, Signor...» Lilith decise di stare al suo gioco, facendogli credere che fosse la madre di Elin.
«Halvorsen, Kåre Halvorsen» rispose lui, presentandosi e allungando la mano nella sua direzione. Lilith la strinse con vigore, continuando a sorridergli, mentre quell'uomo sembrava completamente rapito da lei.
Era sempre così, con il suo carisma e i suoi modi di fare, riusciva sempre a far cadere tutti ai suoi piedi. E quando ciò non accadeva, beh, usava la magia. Qualsiasi cosa pur di raggiungere i suoi obbiettivi.
Ma in quella situazione, che aveva a che vedere con Loki, le cose sembravano più difficili del previsto. Non era riuscita ad ammaliarlo e nemmeno a utilizzare quel tipo di potere su di lui.
Erano giorni ormai che si chiedeva come avrebbe potuto raggirare il Dio degli Inganni. E fino a quel momento, parevano non esistere soluzioni.
«Che sta succedendo qui?» Quella voce arrivò dritta alle orecchie di Lilith, facendo sì che sul suo viso si formasse un ghigno compiaciuto. Almeno quella volta era riuscita nel suo intento: attirare la sua attenzione.
Kåre stava per rispondere, ma venne prontamente bloccato dalle parole della donna. «Oh, nulla di che, stavo solo facendo conoscenza con il tuo amichetto» rivelò, continuando a tenere le mani sulle spalle della bambina.
Loki, mosse qualche altro passo in avanti, avvicinandosi a loro. Lilith cercò di restare seria, mentre lui assumeva quello sguardo truce. Era così esilarante vederlo sotto le sembianze di Odino.
«Ma che bella notizia, peccato che ti sia proibito entrare a palazzo» le ricordò, riferendosi a quelle semplici regole che le aveva dato e che lei aveva promesso di non rispettare.
"C'è da dire che almeno è una persona di parola"
Pensò Loki, mentre il suo consigliere assumeva un'espressione confusa, iniziando a intuire che ci fosse qualcosa di strano in quella situazione.
«Rilassati, la tua copertura continua a essere al sicuro con me. Ero solo venuta a recuperare questa piccola e adorabile bambina» pronunciò quelle ultime parole a denti stretti, afferrando le guance di Elin e strizzandole un po'.
«E ora, con permesso» si congedò da quei due uomini, uscendo dal palazzo assieme alla bimba.
«Sapevi chi era?» gli domandò Kåre, fissandolo con un sopracciglio alzato.
«Sarai felice di sapere che hai appena avuto l'onore di fare la conoscenza di Lilith» rivelò, voltandosi e andandosene dalla parte opposta, mentre il consigliere rimase pietrificato, con un'espressione scioccata in volto.
🌟🌟🌟
Eccomi con il nuovo capitolo!
Allora, Lilith sembra essersi ambientata piuttosto bene ad Asgard. Si mimetizza perfettamente con i cittadini e nessuno sospetta di lei, per ora 😈
Finalmente ha avuto l'opportunità di assaggiare il sangue asgardiano, uccidendo Kaja. Chissà quando Loki lo scoprirà...
Intanto il povero Kåre sembra essere rimasto sconvolto dopo aver saputo con chi stava parlando in realtà. Che dite, si riprenderà mai?
Vi lascio con questo capitolo un po' di passaggio, ma mi raccomando di tenervi prontx, perché nei prossimi due ne vedremo delle belle 😏
Per scoprire cosa accadrà tra i nostri due protagonisti non dovrete far altro che continuare a leggere.
Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.
Seguitemi su Instagram: _madgeneration_ per non perdervi nessuna novità.
XOXO, Allison 💕
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro