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21 - Si invertono le parti

Regni Ultraterreni, Inferi.

Mephisto aveva seguito ogni movimento della donna, sin dal momento in cui era discesa sulla terra e aveva iniziato a percepirla. Aveva ascoltato il modo in cui parlava e scherzava con quell'uomo dai lunghi capelli neri e visto come lo guardava.

Uno sguardo interessato, forse sognante.
E Mephisto si ritrovava impotente davanti a quelle emozioni. Non poteva controllare la sua gelosia, la sua rabbia. E non poteva impedire a Lilith di amare per davvero qualcun altro, sempre che ciò che provasse per quella creatura fosse vero amore.

Lui stesso aveva creduto di essere l'unica e sola anima gemella della Dea. Si era illuso, accecandosi con quel falso amore che lei gli aveva sempre regalato. Per poi scoprire che l'unico ad aver donato il suo cuore, era stato proprio lui.
Quindi non aveva certezze.

Non si fidava di Lilith e meno ancora di fidava di se stesso quando c'era di mezzo lei. Non sapeva se quello sguardo potesse decretare amore vero, verso l'uomo dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio. L'unica certezza era che, il sol pensiero gli faceva montare dentro una rabbia inaudita, incontrollata.

«Ti sei divertito a vedermi fare tutta quella strada per arrivare fino a qui, come se fossi una delle tante anime che ti appartengono» la donna decise di lasciare in sospeso la domanda di Mephisto, su chi fosse il suo accompagnatore e rispondere con quella frase tagliente.

Il Re degli Inferi sorrise divertito, mostrando quei perfetti denti bianchi. E per cercare di ignorare la presenza di quell'altro uomo, decise di concentrarsi solo su di lei. Sulla persona che lo aveva tradito e che nonostante tutto non riusciva e non poteva dimenticare.

Lilith era bella proprio come se la ricordava, quei cinque secoli di esilio sulla Terra, privata dei suoi poteri, non avevano avuto conseguenze sul suo aspetto fisico, che era rimasto sempre affascinante.

I suoi lunghi capelli erano tornati ad essere legati in tante piccole treccine, era felice che finalmente avesse abbandonato quelle acconciature semplici e banali che le aveva sempre visto portare in quel mondo umano. Trovava che i capelli sciolti e semplicemente lisci non rendessero giustizia al suo essere.

E non era il solo a pensarlo.

Indossava uno di quegli abiti che era solita portare quando sedeva sul trono al suo fianco. Un corsetto nero, molto elaborato, con lo scollo a cuore e delle spalline cadenti che si legavano alle braccia scoperte. Dei pendenti di diamanti scuri ricadevano da esse e tutto il resto del tessuto era ricamato con fantasie antiche e pietre preziose. Niente gonna però quella volta, degli attillati pantaloni in pelle fasciavano le sue lunghe gambe, arrivando fino a sopra la fine di quel corsetto, fondendosi perfettamente con esso.

Al collo solo quel gioiello verde a forma di serpente, che Mephisto riconobbe subito come Asmodeo. Notò anche che sulla mano destra portava quel bracciale con le catenelle sottili e i ditali appuntiti. E si rese conto di non essere immune al suo fascino, come aveva sempre cercato di convincersi. Anche solo la sua presenza lì lo faceva sentire debole.

«Hai perso il privilegio di vivere in questo castello quando mi hai tradito. E chi non abita qui dentro -indicò tutto ciò che li circondava- per venire a parlare con me, deve seguire il percorso delle anime dannate» le rispose per tanto, iniziando a muovere qualche passo in quella stanza rotonda.

«Comunque, lo chiedo a te, visto che Lilith non sembra in grado di rispondere» si rivolse a Loki, lottando contro la rabbia che anche solo il guardarlo gli provocava. «Chi sei?» domandò, piegando leggermente la testa di lato e assottigliando lo sguardo verso di lui.

Smise di guardarsi attorno, alzando un sopracciglio e fissandolo con sufficienza. E fu in quel momento che potè finalmente presentarsi con tutti i suoi titoli. «Sono Loki, Dio degli Inganni, legittimo Re di Jotunheim, Principe di Asgard, figlio di Laufey e figlio di Odino» rispose fiero.

Mephisto lo fissò in silenzio, arricciando le labbra e serrando la mandibola. Ma non gli rispose, riportò il suo interesse sulla strega. «Vedo che non hai smesso di fartela con i pezzi grossi per arrivare ai tuoi scopi» commentò sprezzante. «Questa volta addirittura un Re che è anche un Principe, un Dio errante tra due mondi. Sei riuscita a trovare qualcuno che è forse più incasinato di te» aggiunse, lasciandosi scappare un sorriso beffardo.

Loki avrebbe voluto intervenire, togliergli quell'espressione sicura dalla faccia e fargli vedere di cosa fosse capace. Ma sapeva che doveva attenersi al piano e soprattutto sapeva che non si poteva mai agire d'impulso, ogni cosa doveva essere calcolata. Perché è con la pazienza che si architetta l'inganno perfetto.

«Sì, forse, ma preferisco il caos della sua vita alla finta e falsa normalità in cui ti crogioli tu» gli rispose per tanto, avvicinandosi pericolosamente a lui.

Mephisto decise di ignorare quella provocazione, perché non era ad uno scontro diretto che voleva arrivare, anche lui aveva un suo piano in mente. «So che sei venuta qui, nel mio regno -calcò appositamente quel pronome personale- con cattive intenzioni, ma prima di fare azioni di cui potremmo pentirci, concediamoci almeno un drink» propose, assumendo un tono e un'espressione fintamente amichevole.

«Mi piace il tuo modo di prendere tempo, giusto per ritardare l'inevitabile» lo punzecchiò Lilith, iniziando poi a camminare, sorpassandolo e dirigendosi verso la porta ad arco di quella stanza. «Faccio strada io» disse. «Tanto conosco ogni anfratto di questo posto» aggiunse, scomparendo fuori dalla camera.

Loki e Mephisto, non volendo restare da soli assieme, si affrettarono a seguire la Dea dell'Oscurità, lungo quel corridoio. Tutto il castello era illuminato dalla luce di candele bianche e nere, poste in ogni angolo. Lo stile predominante era il gotico e l'aristocratico. Ogni cosa era curata nel dettaglio e rendeva l'atmosfera complessiva inquietante e stranamente calma.

Lilith camminava decisa, calpestando quel tappeto sottile e dalle fantasie astratte. Svoltò poi a destra, addentrandosi in un secondo corridoio, questa volta più stretto e più buio rispetto al primo. Infine imboccò delle scale che salivano, ripide e in marmo nero, al termine delle quali si apriva un enorme salone ovale, sopra cui dominava una delle cupole in vetro che si vedevano dall'esterno.

Il Dio degli Inganni non aveva idea di dove si trovassero, quel castello era più complicato rispetto al palazzo di Asgard. Non gli sembrava di essere salito così tanto, eppure, in quel momento, si trovavano sulla cima di una di quelle tre torri.

Erano dentro un salone dei ricevimenti, esattamente come quelli che si potevano trovare negli antichi castelli dei Re medievali. Lo sfarzo era palpabile, con tre enormi lampadari riempiti da migliaia di candele e pendenti in diamanti neri, grosse finestre ad arco che donavano una vista sullo sconfinato mondo degli Inferi e affreschi di ogni genere che decoravano il soffitto.

Loki si prese il suo tempo per osservare questi ultimi, perché anche Odino ne aveva parecchi sui soffitti del suo palazzo, ma non avevano nulla a che vedere con quelli presenti in quel castello. Se gli affreschi del Padre degli Dei erano volti a instaurare un sentimento di fierezza e felicità nel popolo, quelli di Mephisto volevano scaturire emozioni totalmente opposte.

Alcuni ritraevano le anime che venivano punite, altri bestie feroci e mistiche. Il tutto rievocava ad una sola immagine: la morte.

Lilith, nel frattempo, si era diretta vicino alla bocca del camino, che dominava uno dei muri di quella sala, sopra al quale vi erano poste delle bottiglie in vetro, colme di liquidi scuri e bicchieri bassi in cristallo.

Sorseggiò l'alcol che già riempiva buona parte del suo bicchiere, mentre li fissava enigmatica. Entrambi ricambiarono il suo sguardo, non accennando però a muoversi. La Dea prese una di quelle bottiglie e due bicchieri, avvicinandosi a loro. Quando gli fu proprio davanti, fece ricadere il tutto sul pavimento immacolato.

I vetri si ruppero in mille pezzi, nell'esatto momento in cui vennero a contatto con il suolo, schizzando in ogni dove, sporcando e macchiando non solo le piastrelle, ma anche alcune parti dei loro vestiti. «Avete le mani, versatevelo da soli il vostro cazzo di alcol» parlò poi, con tono sprezzante e sguardo carico di rabbia.

Loki non era il solo rimasto sorpreso da quel gesto e da quel repentino cambio di umore, anche Mephisto, che la conosceva decisamente meglio, si era ritrovato con un'espressione allibita dipinta in volto.

Il fatto era che, nella testa di Lilith, i brutti ricordi avevano preso il sopravvento. Durante quella camminata nel castello, che l'aveva portata fino a dentro quel salone, una miriade di immagini del suo passato l'avevano investita senza preavviso.

Si era ricordata di tutte le volte in cui si era sentita sola, all'interno di quell'enorme palazzo. Di quando le notti vagava dispersa per quei corridoi, chiedendosi per quanto avrebbe dovuto fingere che quella posizione di seconda le andasse bene. Per quanto avrebbe dovuto sottomettersi al volere altrui, per una causa più grande.

Aveva finto così tanto nella sua lunga vita. Nascosto emozioni, represso azioni avventate, ingoiato parole amare. E tutto per finire perdente. Perdente ed esiliata sulla Terra, spogliata di tutti i suoi poteri e della sua dignità.

E allora quella camminata le aveva riportato a galla tutti quei ricordi e soprattutto il suo fallimento. E la sua forza nel controllare le emozioni aveva iniziato a vacillare, lasciando libero sfogo alla rabbia.

Perché non avrebbe permesso, per nulla al mondo, di essere sconfitta ancora.

«Clelio!» esclamò Mephisto, richiamando a sé il suo famiglio e devoto servo. L'uomo arrivò di corsa, spuntando da una porta nascosta nel muro davanti a loro.

Dalla fretta, Clelio non si accorse nemmeno della presenza della donna. Porse subito il suo sguardo sul suo padrone e poi lo spostò velocemente sull'uomo che gli stava accanto, domandandosi chi fosse, ma non osando chiederlo ad alta voce.

«Fammi la cortesia di pulire questo disastro e di versare un bicchiere di liquore a me e all'amico di Lilith» fu dopo quelle parole, dopo quel nome, che Clelio aggrottò le sopracciglia. Avvertì una presenza dietro di lui e si girò lentamente. Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Lilith, il suo freddo cuore di pietra smise quasi di battere.

«Ti ero mancata?» gli domandò lei, con un sorriso sghembo. Ma Clelio non rispose, non voleva dire nulla che avrebbe potuto far arrabbiare il suo padrone e soprattutto lei. Si limitò ad abbassare lo sguardo e compiere gli ordini che gli erano stati dati.

Intanto, Loki cercava disperatamente un contatto visivo con Lilith. Voleva capire cosa stesse succedendo, perché si stesse comportando in quel modo. Era stata la prima a raccomandarsi con lui di non perdere mai la pazienza, di restare il più calmo possibile. E in quel momento lei stava facendo esattamente l'opposto.

Ma anche quando riuscì, finalmente, ad attirare la sua attenzione e fissarla dritta in quegli occhi scuri, non trovò la sua risposta. Essi sembravano incapaci di esprimere una qualsiasi altra emozione che non fosse l'ira.

"Ti avevo avvisato, sarebbe finita male. E finirà male" la voce della sua coscienza si fece nuovamente sentire, mentre afferrava quel bicchiere, che il servo di Mephisto gli stava porgendo.

Ma, ancora una volta, decise di ignorarla, non lasciandosi distrarre.

«Lo ricordavo più vitale questo posto, pieno di servitù, di uomini e donne pronte a servirti e accontentare ogni tuo capriccio» Lilith ruppe quel pesante silenzio che si era andato a creare, guardandosi attorno mentre pronunciava quelle parole. «Hai avvertito tutti del mio arrivo? Ti spaventava che potessero scegliere da che parte stare e rivoltartisi contro?» gli domandò, fermandosi proprio davanti a una delle finestre.

«Ho solo protetto i miei sudditi dalla tua evidente pazzia» quella risposta sembrò solo farla arrabbiare ancora di più, perché dalle sue labbra carnose uscì una risata divertita.

«Codardo eri e codardo sei rimasto» commentò la Dea, osservando il paesaggio che si estendeva ai suoi piedi. Da quell'altezza era in grado di vedere ogni cosa, persino la stessa porta dalla quale era entrata assieme a Loki e dalla quale, presto, avrebbe dovuto fare il suo ingresso anche un'altra persona.

«Prudente, non codardo» la corresse lui.

Nel frattempo Loki ne stava approfittando per valutare la situazione dall'esterno. Quella faida personale tra loro due non lo riguardava e non voleva entrarci. Tutto ciò che voleva era valutare le sue, le loro, possibilità.

Stava studiando quel salone, cercando di individuare tutte le possibili vie di fuga, sia quelle visibili che non. E stava ripassando per filo e per segno quel piano.

Un piano che, però, a quel punto, secondo lui, necessitava di qualche piccola modifica e divergenza.

Pensò che forse avrebbe potuto approfittare di tutta quella situazione. Che avrebbe potuto usarla a suo vantaggio, sfruttando il palese crollo emotivo di Lilith e la spropositata gelosia di Mephisto.

Perché alla fine, come diceva sempre: "la vera natura di tutti noi vince su ogni cosa".

«Oh, ma per favore. Neanche il tuo vero amore per me è riuscito a surclassare la tua codardia e il tuo spropositato ego» i due erano ormai pericolosamente vicini, avrebbero potuto attaccarsi da un momento all'altro. «Mi amavi ma non hai mai accettato che fossi migliore di te, che sapessi regnare meglio di te. Nonostante chiunque concordasse su questa cosa» continuò lei, ingollando tutto il restante liquido alcolico che le era rimasto nel bicchiere.

Loki decise di andare a prendere posto su una di quelle sedie, che se ne stavano abbandonate a loro stesse, accanto al camino spento. Si versò un altro bicchiere e iniziò a osservare la scena da lontano. Godendosi lo spettacolo.

Aveva sempre adorato i drammi.
E se ignorava l'ambiente circostante, gli sembrava quasi di essere ancora ad Asgard, a guardare quegli spettacoli teatrali.

«Mi amavi, ma non hai mai accettato la tua inferiorità. E allora sappi che ciò che ti ho fatto non è tanto peggio di quello che tu stavi facendo a me» fu dopo quelle parole che Mephisto perse completamente la pazienza.

«Tu mi hai tradito, Lilith!» urlò, lanciando quel bicchiere contro la vetrata che gli stava accanto. Questa, sfidando ogni legge fisica, non si ruppe, non si scheggiò nemmeno.

Loki alzò le sopracciglia, impressionato e divertito da quel suo spettacolo personale. Continuando a studiare quei due individui e tessendo mentalmente il suo nuovo piano.

«Vuoi giocare a chi urla di più?» gli domandò, con tono fin troppo pacato. «Vuoi giocare a chi rompe più cose?» chiese ancora, sfidandolo apertamente con lo sguardo. E poi fu un secondo, Lilith alzò il braccio e non ci pensò su due volte, prima di lanciare anche il suo bicchiere, con la differenza che lei non mirò alla vetrata, al muro o al pavimento. Lei mirò a lui.

Quel cristallo si schiantò contro il suo volto, frantumandosi in mille pezzi e ferendolo. Loki aprì la bocca in una "O" perfetta, mentre le sue sopracciglia si alzavano per lo stupore. Quello era decisamente meglio delle noiose opere teatrali che mettevano in scena su Asgard.

Mephisto si portò una mano sulla parte dolorante, tastandosi la guancia ferita e osservando poi i suoi polpastrelli ricoperti di sangue. «Sai, nonostante tutto, mi erano mancate le nostre folli liti» le confessò, sorridendo di sbieco, mentre quella ferita iniziava a rimarginarsi da sola, facendo tornare il suo viso sfigurato come nuovo.

«Ma smettiamola di tirarla per le lunghe, so che Agatha ti ha lasciato il Ciondolo di Sangue e suppongo che tu non sia venuta qui senza» disse, passandosi una mano nei capelli neri e sistemandoseli.

«Sapevo che quella stronza disperata sarebbe corsa da te subito dopo la mia visita» commentò, alzando gli occhi al cielo, davanti alla prevedibilità dei gesti dei suoi nemici.

«Sai, io ti credevo più intelligente però» ammise, facendo spallucce e cominciando a camminare lungo quella sala. Lilith aggrottò le sopracciglia, non capendo dove volesse andare a parare. «La prima volta che hai provato a sconfiggermi, lo hai fatto troppo avventatamente e ti è andata male» le ricordò, mentre gesticolava.

Anche Loki stava ascoltando attentamente le sue parole, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e le labbra arricciate. «Pensavo che questa volta ti fossi preparata meglio, dopotutto hai avuto cinque secoli per riflettere sulle tue scelte sbagliate. E invece ti presenti qui, con l'intenzione di sconfiggermi usando il Ciondolo di Sangue» continuò, incrociando le braccia e poggiando la schiena a una delle pareti.

«Stai andando incontro ad una missione suicida con quella reliquia maledetta. Te ne rendi conto, vero?» le domandò.

Lilith scosse la testa, scoppiando in una fragorosa risata. «Te l'ho detto che sei un codardo» ribadì quel concetto.

«Sei sicura di sapere come si utilizza?» domandò Mephisto, alzando un sopracciglio.

«Oh, lo so bene. E tu?» gli girò quella domanda.

«E lui?» chiese allora il Re degli Inferi, indicando Loki con la testa. «Tu lo sai come funziona?» si rivolse direttamente a quell'uomo, rendendolo un personaggio attivo in tutta quella vicenda, che fino a quel momento aveva solo guardato da fuori.

Il Dio degli Inganni scosse la testa, fingendo di non essere a conoscenza del suo modo d'uso. Ma la realtà era che Lilith glielo aveva spiegato più volte e gli aveva illustrato anche tutte le possibili conseguenze. È lui aveva deciso di non cambiare proprio tutto il piano che era stato studiato dalla Dea dell'Oscurità, solo una parte determinate per quel giorno.

«Non mi sorprende che abbia deciso di tradire e usare anche te. Sai, è una cosa che fa spesso» disse Mephisto, convito di aver individuato in quell'individuo solo l'ennesima vittima della Strega.

«Quel Ciondolo può essere usato solo in due e solo da chi possiede poteri abbastanza forti. Solo da un Dio» il Re iniziò con la sua spiegazione, mentre Lilith cercava di nascondere l'espressione soddisfatta che scalpitava per formarsi sul suo viso.

Le cose stavano andando finalmente secondo il suo piano.
Questo era quello che credeva almeno.

«La reliquia ha una potere immenso, straordinario, e proprio per questo richiede un prezzo alto da pagare» Loki si finse sorpreso. «Un'anima per un'anima» confessò. «Il problema è sempre decidere chi delle due persone che lo stanno usando cederà la sua» concluse, fissando Lilith, che il quel momento deglutì rumorosamente.

Il Dio degli Inganni sgranò gli occhi, schiudendo di poco la bocca, assumendo un'espressione sconcertata, delusa. «È vero?» domandò, rivolgendosi alla donna. «È vero, Lilith?» insistette, vedendo che lei non accennava a darli una risposta. E dando prova delle sue strabilianti capacità recitative.

«Scusa, Loki, ma tutti abbiamo degli scopi e per raggiungerli ci servono delle pedine. Tu eri una delle mie» rispose la Dea, con tono sufficiente, come se davvero pensasse quelle cose. Come se davvero non le interessasse nulla di lui.

Ed era così brava a fingere e mentire, che Loki, per un attimo, pensò che fosse seria. Credette che avesse sempre e solo giocato per conto suo, usandolo in tutto e per tutto. Sapeva che per un periodo lei lo aveva fatto, lo aveva usato, esattamente come anche lui aveva fatto con lei. Però sapeva anche che ormai le cose erano cambiate, che stavano giocando dalla stessa parte. E non solo per ciò che si erano detti, quando avevano stipulato quell'alleanza, ma anche per i sentimenti che si erano messi di mezzo poi.

Solo che, in quel momento, gli fu davvero difficile credere che quelle parole facessero solo parte del piano. E il pensiero di divergere dal percorso prestabilito, assicurandosi più assi nella manica, gli sembrò la cosa più giusta. Perciò decise di continuare secondo le sue intenzioni, utilizzando quelle piccole modifiche che aveva apportato al disegno di conquista di Lilith.

E così, mentre Mephisto sorrideva soddisfatto, davanti alla delusione dell'ennesimo malcapitato sotto le grinfie di Lilith, quest'ultima faceva comparire nelle sue mani il Ciondolo di Sangue.

Il Re degli Inferi mise ogni suo muscolo sull'attenti, non perdendo tempo per entrare in azione. Corse verso di lei, cercando di afferrare quella reliquia, ma iniziando solo a scontrarsi con la Dea. Dopo che il ginocchio di lui le colpì lo stomaco, il Ciondolo le scivolò dalle dita, ricadendo sul pavimento. Mephisto non perse tempo, piegandosi subito per raccoglierlo, ma la Dea dell'Oscurità fu più veloce, dandogli un calcio e facendo finire quella reliquia lontano.

Scivolò sul pavimento e a quel punto fu proprio il Dio degli Inganni a raccoglierlo velocemente. «Loki!» esclamò Lilith, mentre cercava di trattenere Mephisto. «Adesso!» gli urlò, aspettandosi che lui facesse ciò che avevano concordato.

E non era donare il suo sangue al quel Ciondolo, condannandosi, ma far comparire la persona che lo avrebbe fatto al posto suo.

Solo che ciò non accadde mai.

Loki non fece comparire nessuno, non si attenne al piano iniziale. Rimase fermo, con quella reliquia tra le mani, osservandola attentamente. «Loki!» urlò ancora la Dea, prima che le mani di Mephisto la bruciarono, costringendola a lasciare la presa su di lui. Lilith gli scaraventò addosso una palla di oscurità, colpendolo sulla schiena, prima che potesse raggiungere il Dio degli Inganni, facendolo ricadere a terra.

Ma prima che potesse fare qualsiasi altra cosa, si ritrovò con le mani legate da una corda ruvida e stretta. Aggrottò le sopracciglia, riconoscendo quel materiale e la confusione prese poi il sopravvento nella sua mente, quando vide la stessa corda attorcigliarsi attorno alle sue caviglie.

Le sembrava di star rivivendo la stessa scena di ormai qualche mese prima, quando lei e Loki si erano ritrovati nella stanza della guarigione. E quando alzò lo sguardo, si rese conto che era stato proprio lui a immobilizzarla così.

Lilith non era l'unica confusa da tutto ciò, anche Mephisto era nella sua stessa situazione. Non si sarebbe mai aspettato quel risvolto. Mai avrebbe pensato che qualcuno sarebbe stato più intelligente di quella donna, predicendo le sue mosse e tradendola per primo.

Ma quell'uomo lo aveva appena fatto.

«Credo proprio di averti giudicato troppo in fretta, straniero» ammise il Re degli Inferi, rialzandosi in piedi. «Ti avevo dato per perdente e invece...» lasciò quella frase in sospeso, solo per girarsi e lanciare un'occhiata a Lilith.

La Dea aveva dipinta in volto un'espressione che Mephisto le aveva visto solo una volta. Ed era la stessa che si era impossessata di lei il giorno in cui venne sconfitta da lui.

«Io non perdo. Io vinco o imparo» gli rispose Loki, facendo scomparire quel Ciondolo tra le sue mani. Mephisto sorrise soddisfatto e incuriosito.

«Credo proprio che io e te potremmo arrivare ad un ottimo accordo» proclamò, il Re degli Inferi, mentre Lilith cercava invano di liberarsi e di utilizzare i suoi poteri. Ma la verità era che non poteva farlo, quelle corde asgardiane erano fatte apposta per bloccare qualsiasi tipo di magia.

«Loki, cosa cazzo stai facendo?» gli domandò la Dea, con tono disperato, mentre chiudeva le mani a pugno con rabbia. «Non devi fidarti di lui è-» venne interrotta prima che potesse terminare quella frase, dalla voce di Loki che sovrastò la sua.

«E dovrei fidarmi di te?!» esclamò severo, con la voce carica di rancore. «No» aggiunse, scuotendo il capo.

«Avevamo un accordo» sussurrò Lilith.

«Quando ti renderai conto che ogni parola che è uscita dalla mia bocca era solo una bugia?» rispose per tanto lui. E fu in quel momento che le gambe della donna cedettero, facendola ricadere a terra.

In pochi secondi, ogni cosa le si era infranta tra le mani. Esattamente come avevano fatto quei bicchieri e quella bottiglia. Tutti i suoi gloriosi propositi erano stati scaraventati via e il suo cuore calpestato. Ciò che lei, anni e anni prima, aveva fatto a Mephisto le era appena capitato.

Stava vivendo quello stesso straziante dolore, che ti lacera dall'interno e ti lascia senza forze, senza respiro. Quella stessa rabbia e delusione che ti pervade quando ti rendi conto di aver riposto la tua fiducia nella persona sbagliata.

Perché esattamente come Mephisto amava lei, lei amava Loki.
E ne ebbe la certezza proprio in quel momento, quando ogni cosa nella sua vita sembrò perdere senso e la sua volontà di lottare si sgretolò come il suo cuore.

Loki era l'unica persona destinata ad essere amata veramente da Lilith, ma sembrava che per lui non fosse lo stesso. Sembrava che il suo cuore fosse destinato a qualcun altro. Un'unica e solitaria lacrima solcò il suo viso, svuotandola completamente di ogni sua emozione, impedendole di provare ancora qualcosa.

Era come se fosse appena morta.

Mephisto si avvicinò a lei, guardandola dall'alto, con soddisfazione. Aveva appena vinto, di nuovo. Sotto ogni punto di vista, perché l'aveva sconfitta, lei era stata punita con la più dura delle pene e finalmente poteva averla a casa, tutta per sé.

«Mi sono innamorato delle tue parole. Sfortunatamente eri così brava a mentire» le disse. «È ironico come tu ora abbia vissuto esattamente le stesse cose» aggiunse, per poi schioccare le dita e far apparire una botola sotto di lei. E prima che potesse essere inghiottita da essa, mentre Mephisto era troppo impegnato a godere della sua presunta vittoria, Loki distolse lo sguardo, non osservandola mentre scompariva.

🌟🌟🌟

Eccomi qui con il nuovo capitolo!

Lo so, mi starete odiando probabilmente (e avete anche ragione) 😂
Però, qui non siamo nella serie tv Loki, dove i personaggi vengono presi e stravolti come se nulla fosse.
Qui, il mio Loki, rimane il Loki di sempre, colui che farebbe di tutto pur di raggiungere i suoi scopi.

In ogni caso, preparatevi, perché nei prossimi capitoli ne vedrete davvero delle belle e la vostra voglia di insultarmi crescerà ancora di più😬

Ma intanto, che ne pensate della piega che hanno preso gli eventi?
Vi aspettavate questo crollo da parte di Lilith?
E il tradimento di Loki nei suoi confronti?
Credete che adesso Mephisto e il Dio degli Inganni stringeranno una qualche alleanza?
Ma soprattutto, che fine hanno fatto le due alleate di Lilith?

Per scoprirlo non dovrete fare altro che continuare a leggere😈

Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.

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XOXO, Allison 💕

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