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15 - Emozionanti Paure

Terra, New York.

Il cielo era plumbeo sulla città di New York.
Nuvole grigie e fitte incombevano su quei grattacieli dalle strutture moderne.
Nonostante ciò, le strade erano colme di persone. Quella città sembrava non potersi mai fermare, in nessun caso, davanti a nessun evento.

Le macchine viaggiavano incolonnate in quelle enormi corsie, gli odori delle varie attività si mescolavano tra loro e i suoni cozzavano gli uni sopra agli altri. Il caos di quella città poteva farti sentire inspiegabilmente bene o confuso allo stesso tempo.

Era una sensazione famigliare per Loki. L'aveva provata così tante volte nella vita, in così tanti momenti differenti. In ogni caso non sembrava essersi ancora abituato a ciò. Era un maestro di magia, il Dio degli Inganni, un provetto illusionista e proprio per questo non sopportava di sentirsi esposto, con tutte le emozioni che bussavano alla porta del suo cuore.

Perché è proprio vero che ciò che di male fai agli altri non vuoi mai che poi sia fatto a te.
Anche se nella maggior parte dei casi, ogni azione ha un prezzo e ogni desiderio ti si ritorce contro.

E questo lo sapevano bene tutti, Lilith, Loki, Mephisto, Odino e persino Dio in persona.

Ognuno di loro aveva fatto errori, eppure nessuno sembrava ancora aver imparato da questi. Anzi, continuavano imperterriti a commettere lo stesso tipo di azioni che li avevano portati ad avere i problemi che ora si ritrovavano tra le mani.

Loki seguiva la Dea dell'Oscurità lungo quel vicolo stretto e umidiccio. Finalmente avevano abbandonato le grosse e affollate vie di New York, immettendosi in un quartiere decisamente più vuoto e malmesso.

Quel giorno, di buon mattino, i due si erano incontrati sul ponte arcobaleno di Asgard. Senza rivolgersi parola, avevano camminato fianco a fianco, raggiungendo la cupola del Bifrost. Skurge aveva poi provveduto ad aprigli quel portale e trasferirli sulla terra, in un luogo remoto di quell'enorme città, così da non attirare l'attenzione di nessuno.

Come prestabilito dal piano, Lilith si era subito adoperata per nasconderli agli occhi di qualsiasi altro Dio, demone, strega o stregone in circolazione su quel pianeta. E poi avevano iniziato la loro tranquilla passeggiata, diretti verso quella che una volta era la casa della dea.

Passando per quelle strade, i pensieri di Loki erano inevitabilmente ricaduti su Odino. La sua mente aveva viaggiato indietro, arrivando fino a quel giorno in cui, lui stesso lo aveva lasciato in quello stabile, abbandonandolo al suo triste destino. E in quel momento, pur ritrovandosi in quella città, nella sua testa non era nemmeno balenata l'idea di andare a cercarlo.

Le loro strade si erano divise e lui sperava che fosse per sempre. Perciò non aveva nessuna voglia di trovarlo, di accertarsi di sapere come stesse. Era ancora arrabbiato con lui e probabilmente lo sarebbe stato per sempre.

Un po' perché era nella sua indole e un po' perché il torto che gli aveva fatto era troppo grande da dimenticare, troppo difficile da perdonare. Un qualcosa che nemmeno il tempo avrebbe potuto curare mai definitivamente. In qualche modo, quella ferita sarebbe rimasta aperta per sempre.

«Siamo arrivati» annunciò Lilith, fermando i suoi passi davanti alla porta, malmessa, in legno, di un grosso stabile dall'aria vecchia. Loki scosse la testa, accantonando tutti i suoi pensieri in un angolo. Entrarono all'interno dell'edificio e il Dio degli Inganni si rese conto che era anche peggio di come esso appariva da fuori.

Le pareti erano scrostate, alcuni graffiti di cattivo gusto campeggiavano sui muri, il pavimento era sporco e le piastrelle sbeccate. Nel mezzo di quel piccolo atrio si aprivano poi le scale, ripide, consumante dal tempo e scricchiolanti, che presero presto a salire.

«Benvenuto nella mia umile dimora» proclamò lei, aprendo la porta e accostandosi per lasciarlo passare. Prima ancora di poter osservare l'interno di quell'appartamento, Loki si concentrò sul suo respiro. Era affannato.

Sentiva come un peso sul petto, una morsa alla gola, che gli impediva di respirare in modo normale. Per un secondo fu come se gli mancasse completamente l'aria. E non era perché aveva appena fatto sei piani di scale. Era un Dio, non era soggetto a quel tipo di problemi, dati dagli sforzi fisici, che avrebbero colpito un qualsiasi umano.

Perciò non capiva cosa potesse essere, come mai si sentisse in quel modo. Ma decise di non farne parola, cercando di concentrarsi su altro.

L'appartamento di Lilith era piccolo e malmesso. Ciò che lo lasciò più sorpreso fu però il fatto che fosse completamente vuoto.

Nessun mobile, nessun accessorio, niente di niente. Solo tre grosse stanze vuote.

Nel salotto, nel centro del pavimento in legno, vi era ancora quello stemma, lasciato inciso sulle tavole dall'apertura del Bifrost. Quel semicerchio dalle fantasie tribali non se ne sarebbe mai più andato da lì. Ed era anche l'unica decorazione in quell'appartamento spoglio e senza vita.

«Tu vivi qui?» le domandò sconcertato. «Ci credo che sei voluta scappare su Asgard, facendo di tutto per arrivare nel palazzo» aggiunse, ragionando ad alta voce.

«Ho passato cinque secoli su questa terra, ho cambiato così tante case. Ma alla fine ho imparato che è proprio in posti del genere che nessuno si sognerebbe mai di venire a cercarti» gli rivelò, richiudendosi la porta alle spalle.

Si tolse la collana, lasciandola ricadere a terra. Essa si trasformò subito nel suo serpente verde, che, senza nemmeno rivolgere loro uno sguardo, prese a strisciare verso l'altra stanza. Quella che una volta era la camera da letto.

Per quanto potesse sembrare strano, Asmodeo ormai sentiva quel posto come casa sua. Aveva passato così tanto tempo in quella città e solo in quel piccolo appartamento era riuscito a vivere pacificamente. Forse perché lontano dalle battaglie, senza alcuna minaccia che incombeva sulla sua padrona. Perciò fu contento di ritrovarsi lì e non perse tempo per andare a rifugiarsi nel suo posto preferito: una crepa nell'angolo della stanza, all'altezza del battiscopa.

E poi voleva staccarsi da loro.
Non gli piaceva essere in mezzo a quei due, sentirli punzecchiarsi, flirtare e vedere il modo in cui si guardavano.
Loki non gli stava simpatico, di questo non ne aveva mai fatto un segreto e anche Lilith lo sapeva bene. Come sapeva anche che, Asmodeo era geloso delle emozioni che la sua padrona provava verso quel Dio.

Anche se lei non lo voleva ammettere, lui era certo del fatto che Loki non le fosse indifferente. Sapeva che mai lo avrebbe abbandonato o messo in secondo piano, ma lui si sentiva comunque minacciato dalla sua presenza.

«Comunque, non temere, non ti farò stare seduto sul pavimento» gli disse, assumendo poi un'espressione pensierosa e incrociando le braccia al petto. Loki la fissò confuso, cercando di capire cosa stesse facendo. «Ah sì, ecco!» esclamò, pronunciando successivamente una frase in latino e schioccando le dita.

Lentamente, in quell'appartamento, comparvero dei mobili. Un divano malconcio, un tavolo in legno, delle sedie e persino una cucina dai toni vintage. Un attaccapanni si materializzò accanto alla porta e Lilith colse subito l'occasione per togliersi il cappotto e appenderlo.

«Se solo mi facessi usare la camera della guarigione, non avrei bisogno di tenere a mente tutte queste dannate formule magiche» commentò, addentrandosi in quella stanza e dirigendosi verso il frigorifero.

Loki avrebbe voluto risponderle con una sua solita battuta sarcastica, ma non si sentiva in vena. In quel momento avrebbe solo desiderato stendersi su un letto e dormire. La stanchezza che stava provando l'aveva già sperimentata una volta, proprio quando aveva sentito la voce di quella donna nella sua testa. E si ricordava bene il modo in cui si era sentito spossato e stranito per giorni dopo quell'evento.

«Ti offrirei qualcosa da bere, ma sai, non ricevo mai ospiti» disse, fissando l'interno di quel frigorifero vuoto. Non sentendo alcuna risposta, nemmeno in quel caso, si voltò verso Loki.

Il Dio degli Inganni, se ne stava poggiato con una mano alla parete, la testa piegata e lo sguardo vacuo, rivolto verso il pavimento. I capelli neri che gli coprivano parte del volto e il petto che si alzava e abbassava irregolarmente.

A Lilith, per un attimo, sembrò come di rivivere un flashback. Solo qualche mese prima, più o meno in quella stessa posizione, in quello stesso punto, si trovava lei. In preda ai dolori causati dalla sua stessa magia, che tornava a impossessarsi del suo corpo.

Lo aveva avvertito, gli aveva detto che avrebbe risentito di quell'incantesimo, ma pensava -o meglio, sperava- che lui fosse più forte e che reggesse meglio quel colpo.

«La mia magia si sta facendo sentire, eh» commentò, avvicinandosi a lui, che non sembrava ancora aver nessuna intenzione di parlarle. «Vieni, hai bisogno di sederti e abituarti a queste nuove sensazioni» lo esortò, afferrandogli l'avambraccio e prendendogli la mano nella sua.

Fu un contatto inaspettato per entrambi. Per lui, che aveva la mente da tutt'altra parte e per lei, che quasi nemmeno si era accorta del gesto che stava facendo.

Una piccola scarica elettrica attraversò i loro corpi, smuovendo ogni nervo e mettendo sull'attenti ogni ricettore. Lilith stava lottando contro l'impulso di lasciargli la mano, voltarsi dall'altra parte e andarsene. Mentre Loki, beh... Loki non sapeva nemmeno cosa stava provando in quel momento.

Da quando quella donna era arrivata nella sua vita, ogni cosa in cui credeva, ogni sua certezza, si era sgretolata. E ora non era nemmeno più in grado di catalogare le emozioni che provava. Senza contare il fatto che in quel momento non stesse propriamente bene.

Si guardarono negli occhi e fu a quel punto che lei decise di smetterla di resistere. Lottare contro le sue stesse emozioni non aveva alcun senso in quel momento. Avrebbe solo creato un ulteriore problema, che sarebbe andato a sommarsi a quelli che già avevano.

«Forza, muoviti» gli ordinò, tirandolo leggermente per il braccio e costringendolo a seguirla verso quel divano. Anche Loki scelse di smetterla con la resistenza. Era troppo stanco e dolorante per trovare le forze di protestare. O almeno, questa è la scusa che aveva usato con se stesso, quando non aveva interrotto quel contatto fisico e si era lasciato trasportare dietro di lei.

Una volta seduto su quel divano gli sembrò di sentirsi già meglio, ma immediatamente una fitta all'altezza della spalla lo fece ricredere. Si portò una mano sul punto dolorante e strinse i denti.
Non era decisamente abituato a sentirsi così, debole e vulnerabile. Soprattutto in presenza di altre persone.

«Fermo» lo ammonì, mentre cercava di rialzarsi. «Più opponi resistenza e più fa male» gli rivelò, sedendosi dietro di lui, che in quel momento si trovava con il fianco poggiato allo schienale del divano, in una posizione decisamente scomoda.

Lilith lo aiutò a togliersi l'impermeabile nero, cercando di non far caso a quanto fosse sexy vestito con quegli abiti da tipico uomo d'affari newyorkese. In quel momento aveva bisogno che i suoi pensieri restassero concentrati sul dovere e non che si spostassero sull'attrazione fisica e ormai anche emotiva, che provava per lui.

«Che stai facendo?» le chiese, allarmato, quando avvertì le braccia cingergli il busto da dietro e le sue dita afferrare i bottoni della camicia che indossava.

«Calmati, prometto di non toccarti più del necessario. Voglio solo vedere l'entità dei danni della mia magia e provare a darti un po' di sollievo» spiegò, continuando a slacciare quei bottoni. E Loki scelse, ancora una volta, di fidarsi di lei.

Quando anche l'ultima asola fu liberata, quell'indumento non ci mise molto a finire sul pavimento, rivelando così la schiena di lui.

Muscolosa, dalla pelle chiara, quasi perfetta, se non fosse stato per quel segno all'altezza della spalla sinistra, dato dalla sua magia. Una piccola macchia irregolare, dal colore bordeaux un po' sbiadito, che si espandeva dividendosi in tanti piccoli fasci, simili a delle venuzze irregolari o al disegno di molti fulmini che si colpivano a vicenda.

Ognuno veniva marchiato in modo differente quando veniva a contatto con quel tipo di magia oscura. Il suo aspetto mostruoso quando si trasformava, che nascondeva abilmente nel resto dei momenti, era frutto dell'uso di quel potere. La perdita delle bellissime ali di Mephisto era stata la sua conseguenza invece. E a Loki era toccato quello, un segno indelebile, che si sarebbe sbiadito sì, ma non avrebbe mai abbandonato il suo corpo. L'ombra di quella magia gli sarebbe sempre rimasta addosso.

Esattamente come tutte le delusioni, i rimpianti, gli sbagli e le bugie che si portava appresso da quando era venuto al mondo. Quella macchia sarebbe stata solo una decorazione al suo già pesante fardello emotivo.

Lilith osservava, quasi rapita, quella pelle. Si sforzava, ma per quanto lo facesse, proprio non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che quell'uomo la attraesse in quel modo.

Non aveva mai provato nulla di simile per nessuno prima di allora. E si sentiva così spaventata all'idea di amare altro all'infuori di se stessa.
Se c'era una cosa in cui aveva sempre creduto, era quella di non cedere mai alle proprie emozioni, perché rendono deboli. Di non mostrarle mai a nessuno, perché rendono vulnerabili.

Ma allora perché quando stava con lui non riusciva a fare altro se non dare ascolto proprio a quelle stesse emozioni dalle quali stava fuggendo da tutta la vita?

Si chiedeva se davvero fossero così simili.
Anche se, in realtà, già sapeva la risposta.
Entrambi la sapevano.
Entrambi ne erano certi dopo essere venuti a conoscenza delle loro reciproche storie.

Le mani di Lilith sfiorarono la pelle della schiena di Loki, provocandogli dei piccoli brividi. Le dita della donna risalirono lungo tutta la sua spina dorsale, accarezzandolo appena, quasi senza nemmeno toccarlo. Un contatto piacevole, inaspettato, capace di farlo sentire meglio.

Lentamente quel peso sul petto si stava affievolendo.

Lilith continuò, passando i polpastrelli anche lungo tutte quelle venuzze e fermandosi proprio nel centro della macchia.

La sensazione di non riuscire più a respirare era ormai sparita.

«Grazie, suppongo» disse Loki, con tono interrogativo, visibilmente confuso da tutto ciò che era successo. Aveva assorbito il suo dolore? O lo aveva solamente bloccato? Erano domande alle quali non sapeva dare una risposta e che non le avrebbe comunque mai posto.

Loki finalmente riuscì a poggiarsi a quello schienale, sedendosi comodamente e chiudendo anche gli occhi per qualche secondo.

«Wow, allora è così che ci si sente a fare buone azioni» commentò Lilith, con un'espressione stranita dipinta in volto, mentre scrollava le spalle, come per riprendersi.

«Era la prima volta che facevi qualcosa di buono per qualcuno?» le domandò, curioso.

«No, due giorni fa sono venuta a letto con te, non ricordi?» rispose, con un sorriso beffando sulle labbra e lo sguardo divertito rivolto verso di lui.

«Certo, perché l'hai fatto per me quello. Ti sarà pesato molto, poverina» disse, alzando gli occhi al cielo, mentre le immagini di loro due insieme tornavano padrone della sua memoria. E proprio quando ormai si era rassegnato a tenere per sé i suoi dubbi e accantonare quell'evento per sempre, ecco che lei se ne uscì con quella frase, lasciandolo completamente spiazzato.

«L'ho fatto perché, per la prima volta nella mia lunga vita, sentivo il bisogno di farlo. Per la prima volta ho avuto davvero voglia di andare fino in fondo con qualcuno, senza secondi fini» gli confessò, tenendo lo sguardo fisso verso la parete vuota che aveva davanti e giocherellando con le dita.

«Loki, so che quelle sensazioni non le ho sentite solo io e per questo la cosa mi fa ancora più paura» il Dio degli Inganni rimase completamente immobile, come paralizzato davanti a quelle parole, davanti alla verità che stava continuando a negare a se stesso.

Ma forse era arrivato il momento di affrontare le sue paure più recondite.
Forse, per entrambi, era arrivato il momento di farlo.

🌟🌟🌟

Ehi, ehi, ehi, eccomi con il nuovo capitolo!

Diciamo che siamo in una parte un po' di passaggio qui.
Loki e Lilith scendono finalmente sulla terra e si rifugiano a casa della Dea.

Il povero Dio degli Inganni risente della magia nera, ma questo è stato un modo per farli avvicinare ulteriormente.
Cosa ne pensate? Credete che finalmente parleranno e comprenderanno i loro sentimenti?

Per scoprirlo non dovrete fare altro che continuare a leggere 😈
Preparatevi perché il prossimo capitolo sarà molto sentimentale e spicy 🌶

Lasciate una stellina nel caso il capitolo dovesse esservi piaciuto e non dimenticatevi di commentare facendomi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.

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XOXO, Allison 💕

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