CAPITOLO VENTUNO
Gli ultimi tre giorni passarono così velocemente che neanche me ne resi conto.
Ero in piedi davanti lo specchio della mia stanza, in un vestito lungo di raso, con uno spacco a lato di colore nero e con lo scollo all'americana, lasciando completamente le spalle scoperte, tacchi a spillo e i capelli tirati in una coda alta.
Optai di fare un trucco leggero, facendo spiccare però le labbra con un colore rosso fuoco.
Toccai lentamente il tessuto del vestito, liscio al tatto, mentre mi guardavo dalla testa ai piedi stranita dal mio aspetto, era raro vedermi in quello stato.
«Chels, sei pronta? Dobbiamo andare...» mi avvertì Chris entrando in camera, bloccandosi alla vista della donna che nascondevo. «Wow!» esclamò sbalordito.
Mi voltai verso di lui imbarazzata, con le dita che giocavano nervose tra loro e con il viso ormai rosso, quasi si mischiava al rossetto.
«Sei bellissima!» sussurrò lui, dopo aver deglutito quasi rumorosamente.
Abbassai per un attimo lo sguardo sorridendo, sentendomi del tutto avvampare avvertendo i suoi occhi su di me.
«Anche tu sei bellissimo!» dissi altrettanto, notando quanto gli donava quello smoking nero, con cravatta e camicia bianco latte.
«Adesso dobbiamo andare però!» esclamò lui porgendomi un braccio.
Con un sorriso stampato sul volto, avvolsi il mio braccio intorno al suo lasciando così poi l'appartamento.
Quella sera avremmo festeggiato i vari gradi assegnati ai miei colleghi, tra cui anche Chris.
Jay gli aveva proposto di essere vice capo superiore, affiancandolo e non essere più solo capo del dipartimento investigativo.
Fui felice della sua promozione, ma iniziai a chiedermi come avremmo fatto una volta che io sarei tornata in Scozia. La mia sede principale era lì, la mia vita era lì e non me ne sarei andata per nessuna ragione al mondo, anche se si trattasse di Christopher.
Sfortunatamente, non ne avevamo ancora parlato.
Raggiungemmo il museo di Storia Naturale a Kensington, dove si sarebbe tenuto l'evento.
Il museo ospitava serate private a porte chiuse, matrimoni e presentazioni erano gli eventi principali che si tenevano al suo interno, ma solo nell'atrio, il resto del museo era limitato.
Appena misi piede al suo interno, rimasi ammaliata da come era stata allestita la sala.
Vari tavoli rotondi occupavano il centro con tovaglie bianche, stoviglieria argentata e come centrotavola delle rose bianche, un piccolo palco rosso era sistemato all'estremità delle lunghe scale di marmo.
Sopra le nostre teste, appeso al soffitto, c'era un'enorme scheletro di balena mentre, sia a destra che sinistra, c'erano delle grandi teche contenenti animali provenienti da tutto il mondo.
L'architettura del museo era al dir poco mozzafiato, aveva quattro stili diversi: architettura romanica, vittoriana, neogotica e neoromanica.
Inutile dire che forse, quel posto, era una delle opere d'arte più belle di Londra, io, mi innamorai di esso a soli sette anni, quando per la prima volta misi piede in un museo.
Mi guardai intorno, notando la sala già piena dei vari capi delle centrali di Londra, alcuni colleghi, anziani o giovani, accompagnati dalle loro mogli o dai loro mariti.
Continuai a scrutare le persone quando i miei occhi si scontrarono con quelli di Jay, che con in mano un bicchiere di martini, lo sorseggiava mentre ascoltava distratto un signore che era al suo fianco, impegnato a guardarmi dalla testa ai piedi.
Imbarazzata, strinsi le labbra voltandomi verso Chris che era alle prese con un uomo sulla sessantina e sua moglie, che si congratulavano con lui per il suo ottimo lavoro.
«Vi ringrazio, se non vi dispiace però, ora io e la mia ragazza andiamo a trovare i nostri posti!» esclamò cordialmente prendendomi la mano.
Sorrisi d'istinto a quel gesto e lo seguii tra la folla, facendo attenzione a non inciampare nei miei stessi tacchi.
Chris alternò lo sguardo tra le mie scarpe e il mio viso, rise notando quanto impacciata sapevo essere.
«Smettila...» dissi colpendolo appena sul braccio. «Già è tanto che sono qui!»
In verità, era così.
Fui l'unica ad oppormi nell'organizzare quella serata, nel bel mezzo di un caso surreale che non voleva svolgersi al termine.
Ma Jay disse che sarebbe stato un bene per tutti, distrarci per qualche ora e rilassarci.
Ma io non riuscivo a distrarmi, vedendo i corpi dei miei amici uccisi ogni volta che sbattevo ciglio, che mi perseguitavano notte dopo notte, ma questo nessuno lo capiva.
Mi accomodai dopo che Chris aveva spostato gentilmente la sedia, lo ringraziai con un bacio sulla guancia e solo allora notai, che il nostro vociferare era accompagnato da un leggero sottofondo di musica classica. Che pagliacciata.
«È solo per una notte Chelsea...» disse Chris vedendomi visibilmente agitata. «Ti prometto che ce ne andremo non appena avrò fatto il mio discorso!»
Annuii senza dire nient'altro, capendo infine che la serata stava per prendere inizio.
Jay salì sul palco stringendo successivamente in una mano un microfono, si schiarì la voce ed iniziò a parlare.
Non gli diedi neanche tanto ascolto e non applaudii non appena ringraziò tutti per essere venuti alla serata, mi limitai a stare seduta con le gambe accavallate e con uno sguardo neutro, tanto da non dare nell'occhio.
«È con grande piacere che sono qui stasera, ad annunciare le nuove promozioni e i nuovi arrivati!» concluse sorridendo Jay, aprendo poi una pergamena.
Appena iniziò a chiamare uno ad uno per nome, maschio o femmina, vedevo Chris felice e impaziente nel sentirsi chiamare.
Ammiccai un sorriso, notando il suo piede picchiettare ripetutamente il pavimento, segno evidente che era pieno di nervosismo.
«Andrà tutto bene!» lo rassicurai, baciandolo dolcemente a stampo.
Ma poco dopo, sussultai nel sentire una mano poggiarsi sulla mia spalla. Mi voltai di colpo, bloccandomi alla vista di mio padre e James.
«Ma voi due che ci fate qui?» domandai scattando immediatamente tra le braccia dei due omoni.
Chris sussultò alla vista di James, che si alzò in piedi titubante e tossendo imbarazzato.
«Volevo farti una sorpresa!» disse mio padre baciandomi in fronte e salutando successivamente il ragazzo con il capo. «Chris!»
«Signor Pearson!» disse lui ammiccando un sorriso. «James...»
«Come stai figliolo?» domandò quest'ultimo a suo genero.
«Sto... bene...»
Mi spostai di poco restando tra le braccia di mio padre, entrambi avevamo gli occhi puntati su Chris e James, che si guardavano intensamente senza proferire più parola.
Notai gli occhi lucidi di Chris e il sorriso triste di James, mi si spezzò il cuore a vedere entrambi così che mi morsi le labbra per trattenere le mie di lacrime.
Ma non ce la feci, nel vederli ormai abbracciarsi e piangere, mentre la festa che ci circondava, continuava tra applausi e risate.
«Io e Chels...» iniziò Chris tirando su col naso, ma James lo spostò poggiando le mani sulle sue spalle.
«Non mi devi nessuna spiegazione, un padre conosce la propria figlia anzi, devo chiederti io scusa per non aver fermato mia moglie e non aver permesso te e Chels di amarvi come si deve, come con Sarah e Dale, un'amore vero...» poggiò una mano sulla guancia del ragazzo e sospirò. «Ti ho sempre trattato come un figlio e continuerò a trattarti come tale!»
«Christopher Woolley!» Jay annunciò il suo nome felice al microfono, cercandolo con lo sguardo tra gli invitati.
James e Chris si voltarono verso Jay, per poi riguardarsi un'ultima volta negli occhi e, prima che Chris potesse allontanarsi, James pronunciò le sue ultime parole: «Ti do il mio permesso figliolo, ora va a prenderti ciò che it spetta!»
Fu solo allora che applaudii, fiera del mio ragazzo mentre lo guardavo salire sul palco contenta.
Quando iniziò il suo discorso io, mio padre e James, ci sedemmo al tavolo.
«Come stai?» mi chiese Nico avvolgendo un braccio sulle mie spalle.
«Ora che ci sei tu qui con me... bene...»
«Con Chris?» domandò alzando un sopracciglio. «Ti tratta bene?»
«Abbiamo i nostri momenti, siamo cresciuti papà, siamo cambiati, non è facile ma... l'amore c'è sempre!» affermai con un sorriso raggiante.
«Ed Harry? Eri con lui quando lo hanno arrestato?»
A quella domanda, mi accigliai non capendo cose volesse dire: «Non era con te in America?»
«No, era partito già da una settimana quando lo hanno arrestato, voleva farti una sorpresa!»
A quella confessione, schiusi le labbra spiazzata ed incredula.
Ricordo di averlo chiamato qualche giorno prima che fosse arrestato e disse esplicitamente che era con mio padre.
Questo voleva dire che... Harry nascondeva davvero qualcosa!
Mi sentii spaesata per un attimo, afferrai il calice pieno di prosecco mandando giù il liquido in un secondo, ma quello dopo, sentii la gola bruciare che iniziai a tossire.
«E detto ciò, vorrei far salire un attimo quì una persona speciale, una persona che mi è stata accanto in ogni momento... Chelsea?» disse Chris allungando una mano in avanti, come per un invito.
Io, ancora tra i colpi di tosse e mio padre che picchiettava la schiena con la sua mano, alzai lo sguardo divampando sentendo gli occhi di tutti addosso.
Mi alzai bevendo velocemente un bicchiere d'acqua e, con una leggera spinta da parte di mio padre, mi incamminai verso il palco sistemandomi il vestito.
Afferrai la mano di Chris e lo affiancai, mi guardai intorno e socchiusi gli occhi per via di alcuni riflettori che avevamo puntati addosso, tanto che, non riuscii a vedere bene gli invitati.
Mi sentii disorientata e scombussolata, tutto per via di ciò che mio padre mi aveva detto poco prima.
«Chelsea...»
Ma tutto andò in un secondo piano, non appena Chris richiamò la mia attenzione, facendomi voltare verso di lui.
Rimasi a bocca aperta nel vedere lui su un ginocchio davanti a me, stringendo in una mano un piccolo cofanetto vellutato di colore rosso intenso.
«Mi vuoi sposare?» domandò sorridendo.
Mi sentii quasi mancare a quella domanda, il cuore iniziò a battere così forte da riuscire a sentire il suo rumore costante, le gambe iniziarono a tremare, quasi non riuscendo più a stare su quei tacchi a spillo e gli occhi... quei maledetti occhi che si riempirono di lacrime!
Mi guardai intorno cercando lo sguardo di mio padre e James, prima di dargli una risposta definitiva, volevo il consenso da entrambi.
Nico sorrise solamente, a braccia conserte mentre mi guardava commosso e James... James annuii sorridendo altrettanto, seguito da un veloce occhiolino.
Riportai il mio sguardo su Chris, il quale impaziente, aspettava una risposta.
«Si, certo che ti sposo!» esclamai scoppiando a piangere e abbracciandolo mentre lui baciava continuamente la mia guancia.
Delle urla, applausi e fischi, inondarono la sala ponendo fine ad un lungo silenzio.
Non avrei mai pensato, mai nella mia vita, che quel momento sarebbe finalmente arrivato.
Non avevo mai pensato ad un matrimonio, non avevo mai pensato ad avere una famiglia tutta mia.
Ma dovevo ammetterlo, la cosa mi spaventava.
«Ti amo!» esclamò Chris baciandomi.
«Ti amo!» dissi ricambiando.
Infilò lentamente l'anello al dito, restai a guardare quanto semplice fosse con un diamante grande al centro e due piccoli nei lati, ero persa completamente nella mia felicità quando una voce familiare interruppe il nostro momento.
«Beh, congratulazioni allora...» con tono si avvicinò Jay, bevendo l'ultima goccia del suo drink. «Adesso dove starete... Scozia o Londra?»domandò con fare sarcastico, quasi irritante.
«A questo possiamo pensarci più in la, ma grazie comunque!» esclamò Chris stringendomi a se.
I due si lanciarono un'occhiata tagliente, mentre Jay si allontanava con un ghigno stampato sul volto.
«Andiamo dai!» disse Chris tirandomi con se.
Scozia o Londra... per un attimo avevo dimenticato questo passaggio!
«Congratulazioni ragazzi!» dissero all'unisono James e mio padre, abbracciandoci calorosamente.
«Lo sapevate?>»domandai.
«Certo che lo sapevamo, nessuno porta via mia figlia da me senza il mio consenso!» affermò Nico ridendo.
Trascorremmo il resto della serata a mangiare gran cibo, a bere dell'ottimo alcool e a ballare della buona musica. Infine, avevo deciso di rimanere.
Mi lanciai sfinita su una sedia mentre osservavo da lontano Chris sfrenarsi in pista, risi per quanto pessimo era nei passi di danza, sopratutto se si parlava di jazz.
Tirai fuori dalla mia borsa il telefono, avvertendolo tremare dall'esterno.
Con poca lucidità, aprii il messaggio che mi era arrivato da poco da un numero anonimo, socchiusi gli occhi avvicinando il viso allo schermo senza capire bene cosa ci fosse scritto.
Ero brilla, dovevo ammetterlo, ma ciò non mi impedì di decifrare il messaggio.
Da: Anonimo
Incontriamoci domani a mezzanotte all'osservatorio di Cutty Sark.
P.S. vieni sola
In quell'esatto momento, uno scarabeo volante si posò dinanzi a me sul tavolo, restando immobile ed io, imperterrita, ebbi come un flashback.
Ingioiai quel poco di saliva mischiata all'aspro alcool, mordendomi poi le labbra con fare nervoso iniziando a sudare.
Cominciai a chiedermi come avrei fatto a lasciare casa da sola, avendo sempre al mio fianco Jay, Chris o Peg ed ora, alle calcagne si aggiungevano anche mio padre e James.
Solo una persona poteva inviarmi un messaggio in modo anonimo e con luogo di incontro a Cutty Sark.
Harry.
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