9: L'incontro
NOTA DELL'AUTORE:
Grazie del supporto che alcuni di voi stanno dando <3 se vi piace la storia, aiutatemi a farla crescere con stelline e commenti <3 grazie di cuore
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Cork, Irlanda, 23 Aprile 1926
IVY
-Ma guarda un po', Ivy? Questa proprio non me l'aspettavo.-
Brian si era fermato di fronte a lei, l'aveva guardata con gli occhi che sorridevano in sincrono con le labbra, finendo di raccogliere i libri, mentre Ivy lo fissava perplessa. Non che non fosse felice di rivederlo, anzi. Ma che accidenti ci faceva lì?
-Tu ... tu vivi qui?-
-Da quasi sedici anni. Piuttosto, scusa, penso che questa domanda dovrei farla io a te: tu vivi qui?-
Sotto all'espressione divertita, Brian sembrava stupito quanto lei di quell'incontro.
Ivy si strinse nelle spalle ed annuì.
-E da quando, scusa?-
-Ti ricordi quando ieri ti ho detto che sarei andata a lavorare in campagna? Beh, eccomi qui. Qualche giorno fa, un uomo di nome Mr Rosenfer mi ha chiesto di lavorare come giardiniera alla sua villa, dopo avermi visto aiutare un fioraio al mercato ed essersi accorto della mia condizione economica. E' stato molto gentile. Tu sei..un suo parente?-
Brian la fissò come se avesse visto un fantasma. Aggrottò la fronte perplesso e sgranò gli occhi, prima di chiederle, con un tono di voce quasi brusco, totalmente diverso da quello allegro usato precedentemente:
-Gentile?! Mio padre? Stiamo parlando della stessa persona? Sicura che si chiamasse Mr. Rosenfer?-
Ivy sgranò gli occhi, colta alla sprovvista da quel commento.
-Ah, quindi è tuo padre? Ecco perché vivi qui! Comunque sì, è stato gentile con me. Offrirmi un lavoro così dal niente, proprio quando ne avevo bisogno, mi è stato di grande aiuto.- fece una pausa, prima di aggiungere, con tono apprensivo: -Ma perché ti sembra tanto strano?-
-Ivy...- Brian si passò una mano sul volto, come se assimilare quelle parole gli richiedesse una gran concentrazione, e tornò a parlare con un tono calmo.
–Scusami, è che di solito mio padre è tutto tranne che gentile, specialmente con i suoi dipendenti! Mi raccomando, fai attenzione. Chiedigli di firmare un contratto, casomai. Non vorrei che cercasse di sfruttare il tuo lavoro o di non pagarti alcune ore.-
I suoi occhi chiari sembravano rilucere di lampi di preoccupazione. Aveva un volto straordinariamente espressivo, pensò Ivy, di quelli che si leggono come un libro aperto.
Probabilmente era il tipo di persona che faceva fatica a mentire, oppure si stava aprendo facilmente con lei perché provava fiducia. La seconda opzione, tuttavia, era per Ivy abbastanza improbabile da credere: neppure lei si fidava di se stessa, perché avrebbe dovuto farlo un semi-sconosciuto? Poi si disse che quel ragazzo era lo stesso che l'aveva aiutata in città senza pensarci due volte, e i suoi sospetti verso di lui scemarono notevolmente.
Ad Ivy sembrò un avvertimento sensato. Gli rivolse un sorriso, grata della sua premura così spontanea.
-Allora per precauzione gli chiederò un contratto il prima possibile. Grazie per il suggerimento.-
-Di niente, figurati! Sorpresa a parte, sono contento che tu venga ad abitare qui.-
-Anche io, proprio non me lo aspettavo! Adesso però devo andare in giardino.- disse Ivy, a malincuore, picchiettando sul sacchetto di terriccio che teneva stretto al petto. -Il lavoro mi attende. Possiamo vederci dopo, quando ho finito.-
-Oppure posso accompagnarti fino al giardino.- Brian scrollò le spalle. -Ho appena finito le lezioni e non ho niente da fare.-
-Se non ti è di disturbo, per me va benissimo. Mi faresti compagnia.- ribatté Ivy, entusiasta. Soltanto dopo rifletté sul fatto che, con i poteri ancora instabili, forse avrebbe dovuto rifiutare: ormai era troppo tardi per mandare via Brian, e si sentì più sciocca che mai ad aver dato la priorità alla gioia di avere un nuovo amico piuttosto che a una reale situazione di pericolo. Vedere qualcuno così felice di passare del tempo con lei l'aveva disorientata e commossa: non ricordava da quanti mesi non accadeva un avvenimento del genere, ma doveva comunque stare in guardia.
-Ma quale disturbo? Mi annoio a morte, mi fai un favore! Riporto i libri in camera e ti raggiungo subito.-
Ivy si sporse curiosa verso di lui, cercando di allungare lo sguardo sulle copertine dei volumi.
-Anche questi li hai rubati nella biblioteca di cui mi parlavi ieri?- scherzò Ivy, concedendosi di parlargli con un po' più di confidenza, ora che la loro conversazione aveva preso una piega più naturale.
Brian aggrottò la fronte con un'espressione sarcastica, e le mostrò una delle copertine.
A caratteri microscopici, recava una scritta molto simile a "Funzioni goniometriche, logaritmi e disequazioni".
-Se permetti, ho un gusto migliore nel rubare le cose cose. Questi sono i libri delle lezioni con mio padre.-
Risero entrambi, e poi Brian salì in tutta fretta le scale e vi scese dopo un paio di minuti, con le mani libere e i capelli tutti scompigliati per la corsa.
-Eccomi qui! Andiamo!-
***
Brian insistette per portare metà degli attrezzi di Ivy fino al giardino, poi le mostrò la via più veloce per raggiungerlo e uscirono insieme. Ivy non disse una parola per un paio di minuti, troppo impegnata a pregare tra sé e sé che Brian se ne andasse il prima possibile. Non che il ragazzo non le andasse a genio, anzi: semplicemente, le sue preoccupazioni erano decisamente in grado di soffocare la gioia provata nel rivederlo. Aveva il terrore che, vedendola a contatto con le piante, Brian notasse subito qualcosa di strano in lei. A volte bastava davvero poco perché le sfuggisse il controllo del potere di mano, e di certo non voleva mettere in mezzo una delle poche persone che erano state gentili con lei in quegli ultimi tempi.
-Non devi..fare altre lezioni?- Ivy cercò di mantenere un tono di voce spensierato, mentre gli poneva quella domanda. Non voleva affatto dargli l'impressione di non volerlo intorno: non conoscendo le sue motivazioni, Brian avrebbe potuto restare ferito dal suo desiderio di tenerlo lontano. E le sarebbe dispiaciuto fargli del male, quando conosceva bene la sensazione di inadeguatezza che si provava nel venire scacciati via. Quando aveva vissuto per strada, si era sentita urlare contro di sparire almeno una ventina di volte al giorno.
Brian scosse il capo, per poi seguirla nel prato, facendosi strada tra l'erba leggermente incolta. Le sue labbra si curvarono in un sorriso rapido. -Perché? Vuoi già cacciarmi via?-
Nonostante il tono scherzoso, Ivy non potè fare a meno di percepire una nota di apprensione abilmente celata dietro al suo sarcasmo. Probabilmente, realizzò con dispiacere, era effettivamente poco abituato ad avere di fianco qualcuno che apprezzasse la sua compagnia.
Ivy tentò di sorridere a propria volta, giusto per rassicurarlo.
-No, no, è solo che non credo sia molto divertente vedermi trafficare con la terra e i vasi.- cercò di giustificarsi, ridendo appena.
-A te diverte, invece? Ti piace questo lavoro?- domandò Brian, di colpo incuriosito.
"Strane magie a parte" pensò Ivy, ma ignorò il lato negativo e ribatté in tono allegro –Sì, abbastanza. Ha un qualcosa di rilassante, anche se ho ancora tanto da imparare. Sui fiori, soprattutto.. non conosco mezzo nome. E poi mi piace la campagna. Prima ho sempre vissuto vicina alla città, stare qui per me è una novità.-
-Prima vivevi a Dublino, giusto?- chiese conferma Brian.
Ivy si fermò un attimo, per estrarre dalla tasca la mappa stropicciata del giardino, e dopo aver individuato la quercia intorno alla quale avrebbe dovuto lavorare, riprese il cammino, annuendo.
-Sì, esatto, con i miei genitori, appena fuori dal centro.-
-E perché ti sei trasferita?-
Quel ragazzo sembrava una fonte inesauribile di domande, ma ad Ivy la sua genuina curiosità suscitava simpatia: Brian le dava più l'impressione di essere interessato ai suoi pensieri e alle sue esperienze, più che a caccia di pettegolezzi. Esitò un attimo, prima di decidersi a rispondergli: svelare dei ricordi dolorosi per lei non era mai semplice, ma se non altro intuì che Brian l'avrebbe ascoltata con sincera attenzione.
-Quando mio padre è morto di malattia non ci ha lasciato molto denaro, e mia madre si è ammalata per il dolore; anche adesso ha bisogno di riprendersi. Così, beh, ho cercato lavoro io, ma non mi è andata granché bene. – raccontò Ivy, stringendosi appena nelle spalle quando vide il volto di Brian riflettere un sincero dispiacere.
-I soldi non sono bastati per pagare le spese arretrate della casa e continuare ad affittarla, tanto per cominciare.- continuò Ivy, rammentando con una fitta al petto quei giorni ormai lontani, ma mai abbastanza distanti dalla sua mente. Ricordava con fin troppa nitidezza le loro stanze improvvisamente vuote, le foto di suo padre che aveva dovuto coprire per smettere di piangere, gli scatoloni che si riempivano degli oggetti che avevano comprato insieme ed era stata costretta a vendere, mentre cercava di rimandare il momento in cui si sarebbe lasciata alle spalle il luogo che più al mondo le ricordava Thomas Tallis, suo padre. Non era nemmeno riuscita a salutarlo per l'ultima volta: il suo cuore debole non aveva avuto la pazienza di aspettarla, neanche per un ultimo saluto.
-In ogni caso non ne sarebbe valsa la pena, di lavorare tanto per mantenere un' abitazione che per me e mia madre sarebbe stata troppo grande. Abbiamo deciso di spostarci e cercare fortuna altrove, ma i soldi rimasti sono bastati a stento per risanare i debiti, e pagarci il viaggio e il cibo.- finì di spiegargli Ivy, cercando di combattere contro alle sensazioni che quel racconto le stava rievocando, quasi trascinandola di nuovo nel passato. Una morsa le strinse il petto, quando le tornò in mente il momento in cui era tornata a casa e si era ritrovata stretta dalle braccia di sua madre, in lacrime, che si aggrappava a lei come all'ultima ancora rimasta nell'oceano. Non aveva quasi avuto neanche il tempo di piangere, o di raccontare a qualcuno come si sentisse: adesso che ne parlava sul serio con qualcuno dopo tanto tempo, si ritrovò a sbattere in fretta le palpebre, cercando di ignorare gli occhi leggermente appannati.
Naturalmente, Ivy evitò di raccontare a Brian che il vecchio impiego non era andato bene perché aveva ucciso involontariamente il datore di lavoro che l'aveva scoperta mentre faceva crescere magicamente delle piante. L'avrebbe presa per pazza a dir poco.
Brian ricordava che Ivy gli aveva accennato qualcosa riguardo alla sua casa di Dublino, a suo padre e ai libri che le aveva fatto leggere, ma non si aspettava di sentire una serie di vicende tanto complicate.
-Spero che qui ti troverai bene e che mio padre ti faccia restare. Posso darti una mano per qualcosa, se ti dovesse servire. Già che vivo qui..- replicò Brian, con sincero interesse.
Ivy lo ringraziò con un cenno del capo e gli sorrise, poi arrestò il passo in un punto del giardino, piantando le vanghe nel terreno fresco di pioggia e tirando fuori altri attrezzi dal sacco di tela che si era portata dietro. Brian posò a sua volta alcuni sacchi di terriccio, cesoie ed innaffiatoi contro il tronco della quercia adocchiata poco prima e si fece appena da parte, mentre Ivy leggeva le istruzioni scritte sul foglio e studiava il luogo di lavoro ad occhi socchiusi.
Iniziò a tracciare una serie di quadrati e cerchi con la punta della vanga, dividendo il terreno in piccole ed ordinate zone, che sarebbero state poi riempite con fiori e piante, creando una composizione intorno alla quercia. La terra era inadatta alla crescita di vita, scarsa di sostanza nutritive, ed Ivy se ne accorse non appena si chinò e la sfiorò con i polpastrelli.
Come tutte le altre volte che si poneva a stretto contatto con la natura, i messaggi sembravano arrivarle dentro la testa. Come chi accarezza una superficie la percepisce liscia o ruvida, lei riusciva a capire con un tocco se una pianta era assetata o sana, se necessitava di luce o d'ombra, se il terreno andava curato o lasciato com'era.
Sentì la pelle delle dita pizzicare, e dovette chiudere gli occhi e imporsi una grande concentrazione per evitare che ne uscissero germogli. Le mani le bruciavano, ma fu solo per qualche istante: quando le guardò, erano sporche di una leggera patina cinerea, ma non c'era traccia di steli o fiori. Sorrise. Il modo in cui riusciva a distruggere il suo stesso potere iniziava ad esserle chiaro.
Il frutto di giorni di esercizi di concentrazione, dopo aver compreso che lavorare con delle piante era piuttosto imprudente e rischioso, iniziava ad esserle visibile. Non era più come all'inizio, in cui evocava liane e rami in un batter d'occhio senza neppure rendersene conto, rinvigorendo persino i terreni più brulli e rocciosi. Ora il suo lavoro doveva essere soprattutto mentale: se la sua mente captava qualcosa, tanto meglio sfruttare quei poteri. Bastava che esternamente riuscisse a nascondere qualunque cosa strana, e passasse inosservata.
La prudenza non era mai troppa, e proprio con quell'ultimo pensiero Ivy si voltò verso Brian, intento ad aprire uno dei sacchi contenenti il terriccio, per poi porgerglielo.
Era così gentile che ad Ivy quasi faceva male tenergli nascoste tante cose, ma d'altronde non era ciò che faceva con chiunque? Era necessario, per proteggere se stessa e gli altri. Scacciò rapidamente dalla testa l'idea di parlare a Brian dei suoi poteri e chiedergli consigli per non farsi scoprire: non riusciva neppure a immaginare la sua reazione, era troppo rischioso.
Ivy vuotò il sacco direttamente sul terreno, e iniziò a scavare una serie di buche in ogni appezzamento che aveva tracciato, fino a che non rimase soltanto un mucchio di terra alle sue spalle. Quella nuova, più umida e fresca scoperta dai colpi di vanga, sembrava più fertile e utilizzabile.
-Cosa devi fare, adesso?-
-Prendere l'acqua dal fiume, bagnare per bene il fondo delle buche, recuperare i vasi di fiori nel magazzino e trapiantarli, mettendoci del terriccio nuovo e fresco-, spiegò Ivy, contando sulle dita i vari passaggi e titubando di tanto in tanto.
-Il fiume si trova a due passi da qui. Vediamo se riesci ad arrivarci prima di me!-, rispose Brian pochi istanti dopo, e si lanciò in una corsa talmente rapida che la sua figura sembrò fondersi con il vento.
Ivy sorrise, e un momento dopo gli correva a fianco: si superarono e si spinsero a vicenda per diversi minuti, con l'erba e i fiori che si piegavano a contatto con le loro scarpe.
Per un euforico momento, Ivy credette che sarebbe andata bene così: la campagna irlandese come scenario, Brian che la faceva ridere e i propri segreti al sicuro.
D'altronde, l'ombra grigia alle loro spalle, con le labbra curvate in un sorriso e le ali scure appena dischiuse, era talmente immateriale da sembrare poco più di una nube passeggera.
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