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6: Il deserto


Terre di Alaron, contea di Istmil

FAOLAN

Dopo aver festeggiato la notte precedente, Faolan faticò parecchio a svegliarsi alle prime luci dell'alba. Non si era fermato troppo tempo alla festa, ma si era concesso di di ascoltare l'orchestra dal vivo insieme a Nev, tardando il suo arrivo a casa di almeno un'ora e mezza.

Nonostante la stanchezza, tuttavia, non riuscì a pentirsi di aver preso quella decisione: in fondo era la prima volta dopo tanto tempo che aveva ritrovato la voglia di svagarsi, di compiere un'azione all'apparenza semplice, ma che da tempo non considerava più scontata.

Se tutto ciò che aveva sconvolto la sua vita un anno prima non fosse mai avvenuto, probabilmente avrebbe avuto ancora un folto gruppo di amici al suo fianco, e forse si sarebbe persino alzato a ballare con loro e Nev, pensò, con inevitabile nostalgia, quando riaprì gli occhi e rammentò i tempi ormai distanti in cui ogni due settimane assisteva a un concerto.

Ma, se non altro, osservò tra sé e sé con un certo sollievo, era riuscito a concedersi un'ora di distacco dai propri pensieri e dalla strana voce misteriosa comparsa al castello di Grevor, che si augurava non si ripresentasse mai più in vita sua.

Soffocata dal suono degli strumenti musicali degli elfi, dalle percussioni basse che si mischiavano al tintinnio di campanelli e al fruscio delle foglie appena nate in primavera, era scomparsa dalla sua mente, concedendogli una breve tregua.

Faolan aveva sempre amato la musica, al contrario di Grevor, che al concerto aveva finto di sopportarla per non dare una brutta immagine di sé, segretamente annoiato. Forse quella passione derivava dal suo sangue elfico che non aveva mai avuto occasione di esplorare a dovere, cresciuto in un posto che sopportava a malapena i geni di suo padre.

Quella sorta di quiete, tuttavia, era durata soltanto fino a quando non si era addormentato: non appena aveva chiuso occhio, aveva sognato di nuovo lo strano pianeta rotondo e un uomo dai capelli argentati che gli tendeva una mano. Si era svegliato con miriadi di brividi a percorrerlo per tutto il corpo, tanto che aveva impiegato diversi minuti a decidere di abbandonare il letto.

Si alzò in piedi soltanto con un grande sforzo, imponendosi di smettere di perdersi in quei pensieri: quella mattina aveva un'importante missione da svolgere, all'interno della sua contea, e nessuna intenzione di distrarsi. Il suo fratellastro Grevor gli aveva ordinato di andare nel deserto, e per una volta gli avrebbe dato retta volentieri. Quella zona contava un gran numero mostri, ed era meglio evitare che raggiungessero i confini della città.

Doveva sforzarsi di concentrarsi unicamente sul suo lavoro, anche se sembrava un'impresa impossibile.

Cercò di ripetersi più volte che quelle visioni particolari, assolutamente privi di senso, sarebbero dovuti essere l'ultima cosa al mondo in grado di turbare una persona come lui, abituato al campo di battaglia.

Eppure, l'inquietudine che provava non lo abbandonò neanche per un istante, mentre si vestiva e si preparava ad uscire nel cortile dell'Accampamento. Fu proprio quando aprì la porta e mise piede fuori casa che la voce misteriosa si ripresentò, facendolo sentire come se una lama affilata gli stesse perforando il cranio, sussurrandogli lentamente.

"Il ragazzo terrestre che hai visto è proprio come te, una persona che diventerà il mio alleato. Mi seguirete entrambi, e io vi aiuterò. Pensa solo ad eseguire i miei ordini, non appena ti raggiungerò. Va bene, Faolan?".

"Ma chi è quel ragazzo? Non riesco neanche più a ricordarmi la sua faccia..", non potè fare a meno di rispondere Faolan, sussurrando, con il cuore che martellava forte, quasi aspettandosi una risposta. La voce non si degnò di rispondergli, lasciandolo nel silenzio e nella confusione più assoluta.

Faolan sospirò, scuotendo il capo, iniziando a sistemarsi l'armatura indosso, stretta e salda come una seconda pelle. Si ripeté che probabilmente aveva soltanto contratto una sostanza strana, come gli aveva suggerito Nev, pur non essendone troppo convinto: perchè i suoi effetti non erano ancora svaniti?

Nella speranza di distrarsi, cercò di dedicarsi ai piani della giornata, cominciando dall'inizio: chiamò a sé i suoi colleghi in cortile, gli diede le direttive per le nuove missioni e per l'allenamento delle reclute. Si assicurò che ognuno di loro avesse un incarico da seguire, e poi, finalmente, si recò in armeria, per ampliare il suo equipaggiamento.

Quella, forse, era l'attività che Faolan preferiva: qundo non era occupato con le esplorazioni, si chiudeva spesso in quel luogo, dove miriadi di oggetti da guerra erano fissati contro alle pareti, dove il suo sguardo poteva perdersi tra la lucentezza delle sciabole e la precisione affilata delle frecce.

Sperimentare i vari manufatti lo rilassava. Le armi lo facevano sentire al sicuro: erano gli strumenti attraverso i quali riusciva a a proteggere il suo mondo. Lo ascoltavano, si fidavano delle sue intenzioni, lo aiutavano a compiere le imprese più pericolose senza mai giudicarlo.

Quando finalmente partì, viaggiò per diverse ore, e giunse finalmente a destinazione, nel deserto più ampio della sua zona, come programmato.

La sabbia di fronte a lui si stendeva a perdita d'occhio, come un mare dorato mitigato dalle correnti calde del vento. L'aria era rovente come il respiro di un drago, e miriadi di granelli gli volteggiavano davanti al volto, illuminando la sua visione di scheggie chiare e stretti, luminosi raggi di sole.

Ad attenderlo trovò decine e decine di mostri, ma, per una volta tanto, ne fu sollevato. Per lo meno, facendo il suo lavoro, avrebbe smesso di pensare a tutte quelle assurdità: alla sua vita che non sembrava più sua, ai sogni che non aveva realizzato a causa di Grevor, e, soprattutto, allo strano pianeta rotondo e alle voci che lo perseguitavano.

****

Deserto di Alaron

Un urlo agghiacciante fece sobbalzare Faolan, intento a sfilare una sciabola dall'ennesimo mostro sconfitto. Stava combattendo ormai da più di un'ora, e aveva percorso diversi chilometri, tra le dune di sabbia e i sassi roventi. I piedi gli dolevano, e la testa era annebbiata dal troppo calore. Non aveva trovato anima viva, nei dinorni: dubitava persino che qualcuno abitasse ancora in quel luogo, a quel punto della sua missione.

L'aridità aveva colpito quella zona dell'isola da diversi anni, e le poche case sopravvissute alle tempeste di sabbia erano ormai corrose dal tempo: le poche che aveva incontrato durante il suo cammino assomigliavano a gloriose creature pietrificate e sfregiate dalle mani invisibili dell'arido sole.

A Faolan non era rimasto altro da fare, almeno fino a quel momento, che sconfiggere i mostri che intralciavano il suo cammino e segnare sulla mappa i punti da tenere sott'occhio, per evitare che quelle creature oscure potessero moltiplicarsi e diffondersi in città: la maggior parte di essi li aveva trovati nelle zone più pericolose, dove il terreno aveva preso fuoco o era squarciato da burroni.

Sarebbe stato soddisfatto già di quel risultato, per quel giorno , ma un grido improvviso lo aveva fermato, facendolo raggelare. Sembrava l'urlo di una persona, di qualcuno che bisogno di aiuto: non aveva nulla a che vedere col ringhio dei mostri che conosceva fin troppo bene.
"Non seguirlo. Non perdere tempo con cose inutili! Tra poco ti raggiungerò, e mi servirà una mano.".


La voce delle sue visioni, quel tono sibilante che pareva distante migliaia di anni, cercò di nuovo di sovrapporsi ai suoi pensieri, ma Faolan la ignorò con tutte le sue forze, avanzando verso la sorgente di quell'urlo pregno di disperazione.

"Sai bene che non dovresti interagire troppo con le altre persone. Andare a salvare qualcuno non ti servità a niente. Tanto, dopo non potrai tenerlo vicino a te. Perché, piuttosto, non provi ad aiutare me, a dirmi di sì, una volta per tutte? Altri ragazzi, sulla tua isola, hanno già acconsentito.." iniziò a sussurrargli la voce, mentre lui iniziava a correre per comprendere cosa stesse accadendo.

-Smettila! Lasciami in pace!- sbuffò Faolan, mentre avanzava nella sabbia, quasi sperando quella strana voce potesse finalmente dargli retta.

Per una volta, la presenza di quell'entità misteriosa dentro alla sua testa passò per lui in secondo piano: la richiesta d'aiuto, l'urlo più concreto e vicino a lui, in quel momento gli sembrava un affare molto più urgente, e riuscì ad accantonare gli innumerevoli dubbi. Gli era capitato tante volte di uccidere dei mostri, e, indirettamente, salvare delle persone. Ma quella era la prima volta che sentiva qualcuno gridare così vicino, bisognoso del suo intervento immediato.

Corse, corse più forte che poté, fino a quando non vide un ragazzo poco più giovane di lui con un mostro che cercava di avvinghiarsi al suo corpo, quasi avesse voluto polverizzarlo.

Faolan cercò di non farsi bloccare da quella visione, nonostante lo stupore e la preoccupazione.
La creatura aveva la pelle ricoperta da una sostanza vischiosa e la consistenza della sabbia compattata. Faolan sapeva già come sconfiggerlo, ancora prima di colpirlo: era simile a tutti gli altri esseri uccisi quel giorno. Nel deserto, non c'era una grande varietà di mostri.

Ma, a quanto pareva, il ragazzo in pericolo non aveva la sua esperienza, né le sue forza: era disarmato, malconcio, con gli abiti laceri e il volto sconvolto. Faolan non osava neppure immaginare da quanto tempo si trovasse lì, da solo, in quelle condizioni. Numerosi tagli gli solcavano la pelle color sabbia, macchiandogli gli abiti di sangue fresco. Doveva essere stremato.

Non lo conosceva. Non aveva idea di chi fosse, ma non poteva lasciarlo lì. Il cuore gli martellò forte, colmo di preoccupazione, alla sola idea che, se fosse arrivato pochi istanti dopo, quel ragazzo sarebbe potuto morire.

Erano così fragili, le loro vite. Non c'era più un momento in cui non lo ricordasse. Ma quella volta, forse, finalmente, poteva fare qualcosa per salvare la persona che aveva davanti.

-SPOSTATI!- gli urlò Faolan. Non ci pensò due volte, prima di dargli una spinta e gettarlo a terra, facendogli da scudo, ancora prima di buttarsi all'attacco. Il mostro emise un sibilio basso, prima di voltarsi verso di lui ed avanzare, tendendo le zampe per catturarlo. Faolan trattenne il fiato, cercando di non perdere la concentrazione.

Nessuno aveva ancora capito come mai, negli ultimi anni, i mostri si fossero moltiplicati a quel modo: quando lui era un bambino, erano talmente pochi da non essere nemmeno considerati un gran pericolo. Ma da quando aveva iniziato a studiare l'arte del combattimento ed era sceso sul campo, Faolan si era accorto che la sua isola non era più al sicuro. Se, come gli avevano spiegato, i mostri erano degli agglomerati di materia oscura, nati dai disastri naturali,dai terremoti, dalle inondazioni e dalle tempeste..allora significava che più ne nascevano di nuovi, più la sua terra stava diventando fragile.

Quei pensieri gli occuparono la mente per tutta la durata del combattimento, come un oscuro presagio. Di certo non lo consolava la voce misteriosa, che non faceva altro che ridere e ripetere: "Sei davvero bravo, a combattere..mi verrà utilissimo, quando finalmente deciderai di aiutare ME".

Ma Faolan, ormai, era abituato a combattere con la tempesta in testa. Il suo corpo, in battaglia, pareva quasi muoversi da solo, seguendo le mosse su cui si allenava spesso. Gli occhi erano attenti, e il cuore abituato a martellare in fretta, a reggere la paura e la velocità. Scivolò a terra un paio di volte, girò intorno al mostro e lo colpì al fianco, piantandogli una lama sotto al braccio per immobilizzarlo. Poi, facendo leva sul piede ed estraendo la lama, Faolan gli si parò di fronte, lanciandogli un'occhiata rapida: era completamente privo di occhi, con una gigantesca bocca, dai lunghi denti appuntiti. Con un colpo preciso, Faolan lo freddò nel giro di pochi secondi, centrando il suo nucleo.

Mentre riprendeva fiato, lasciando che il corpo del mostro crollasse ai suoi piedi e iniziasse a svanire, il cavaliere sentì un paio di braccia stringerlo forte, in una presa decisa. Sussultò dallo spavento, prima di voltarsi e accorgersi che colui che lo stava abbracciando era soltanto il ragazzo che aveva appena salvato, che sorrideva, incredulo e tremante.

"Non lasciarlo avvicinare a te! Sai bene cosa può succedergli.." sussurrò la voce dentro la sua testa, ma Faolan decise di ignorarla, mentre si scostava da quell'abbraccio e si voltava a guardare il viso del ragazzo, i suoi occhi stanchi ma colmi di gratitudine, lasciandosi riempire le orecchie da tutti i suoi ringraziamenti.

-Come hai fatto?! Grazie!- esclamò il ragazzo, con un tono di voce incredibilmente vivace, considerato che grondava di sangue da tutte le parti. –Mi hai salvato la vita, grazie mille! Sei una specie di.. soldato? Non ho mai visto nessuno combattere come te. E'..stato assurdo.-

Faolan si irrigidì di colpo, non sapendo come replicare. Non era abituato a stare vicino a qualcuno che lo fissava a quel modo, senza la minima traccia di paura o di soggezione, soltanto incredibilmente riconoscente.

Di norma, lui non era una persona che la gente ringraziava, nè tantomeno abbracciava. Lui era Faolan, il capo dei cavalieri, una figura da guardare da lontano, quasi fosse stato un uragano. Un uragano capace di spazzare via anche il pericolo, certo, ma pur sempre un uragano.
Il ragazzo che aveva appena salvato, invece, era addirittura riuscito a sorridergli, nonostante l'evidente stanchezza. Faolan non poté fare a meno di sgranare gli occhi di fronte alla sua espressione riconoscente, a cui era tutto tranne che abituato.

-Sì, più o meno. Ma..è soltanto il mio lavoro, non ho fatto niente di che.- mormorò Faolan, ancora più confuso di quando aveva iniziato a sentire quelle strane voci in testa, quasi imbarazzato da tanto entusiasmo. 

Era solito avere sempre la risposta pronta, battute pungenti, metodi per evitare ogni dialogo. In quel momento, però, senti che l'altro meritava almeno una conversazione, così, decise di continuare a parlargli. –Ma tu, piuttosto, chi sei? Come stai, adesso? E cosa ci facevi qui, in mezzo al deserto? Pensavo che fosse un'area disabitata.-

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