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36: Incontro con Blez


Terre di Alaron, Contea di Istmil

DARFEL

Darfel gironzolava inquieto per il castello di Cambria, a disagio in un ambiente tanto prestigioso. I mobili elaborati e le pareti coperte da trofei non rispecchiavano affatto i suoi gusti. Si sentiva quasi soffocare, tra quelle quattro mura. L'unico elemento che lo rallegrò fu un quadro di Fel, l'eroina leggendaria dell'isola, che sembrava sorridergli con dolcezza. La rappresentavano come una donna dai capelli argentati e gli occhi rossi, ma nonostante i colori inusuali, aveva sempre un volto amichevole, che gli suggeriva simpatia, per quanto non si sapesse quasi nulla di lei.

Darfel si fermò di fronte ad uno specchio, osservando il proprio riflesso con una smorfia. I suoi capelli erano più arruffati che mai, la divisa da Cavaliere sporca di terra e rovinata da strappi.

Aveva fatto di tutto, pur di distrarsi dal pensiero costante di Faolan in pericolo, quella mattina. Si era allenato fino a non reggersi più in piedi, era andato a fare una passeggiata con Nevaeh e, ovviamente, aveva litigato con Shalenya, ma non c'era stato nulla da fare: era rimasto fisso sulla convinzione che a Faolan qualcosa non stesse andando per il verso giusto. Così, senza quasi pensarci, si era avviato di nascosto verso la reggia di Grevor, per scoprire qualcosa di più.

Dal canto suo, invece, Faolan era ormai arrivato al castello da parecchio tempo, deciso ad origliare ancora i piani di Grevor. Voleva approfittare di quel giorno libero per parlare con l'unica persona che, a quanto aveva capito, era coinvolta nella faccenda oltre al fratello: Blez, la contessa di Nevis.

"Stando ai racconti di Grevor, anche Blez è incaricata di portare i due ragazzi da Iskender. Spero di riuscire a convincerla a non collaborare con Grevor. Chissà cosa potrebbe farle.", riflettè il cavaliere, tra sé e sé.

Non la conosceva se non di vista, ma era sinceramente preoccupato per lei. Voleva rivelarle le nuove scoperte, e fermare tutto quanto, finché erano in tempo. Sempre che riuscisse a farsi credere.

Grevor era molto abile a mostrare una maschera gentile, e solo a Faolan sembrava di scorgere cosa celasse sotto di essa. Faolan non poteva essere ingannato: sapeva fin troppe cose che nessun altro poteva conoscere o comprendere. Per questo, si sentiva in dovere di agire e cambiare le cose, prima che fosse troppo tardi. Prima che la sua terra ne risentisse, o la contessa Blez ci finisse di mezzo.

In ogni caso, Faolan non ebbe più molto tempo per meditare un piano: Grevor sbucò fuori da una stanza dopo qualche minuto, chiedendogli il motivo della sua presenza al castello.

-La parata dei cavalieri ha bisogno dell'approvazione della contea di Nevis.- rispose Faolan, imperturbabile. –Devo parlare con la contessa Blez.-

-Ma certo, capisco.- osservò Grevor, con finta aria comprensiva. –Vuoi fermarti anche per cena? Sei da solo?-

-Sì, sono da solo.- asserì Faolan.

-Dov'è il tuo solito amichetto?- lo interrogò l'altro, con aria strafottente..

-A lavorare.- tagliò corto Faolan. Meno parlava di Darfel con Grevor, meglio era. Sapeva bene quanto fosse pericoloso nominarlo in sua presenza, dopo che l'ultima volta lo aveva direttamente minacciato. Il solo pensiero gli metteva i brividi..

-Meglio così.- ridacchiò Grevor, conciliante. –Inizia a liberarti delle compagnie insulse. Dopo cena, dobbiamo parlare ancora di ciò che ci ha chiesto Evan. C'è ancora tanto su cui lavorare.-

Faolan aveva una gran voglia di insultarlo, ma si limitò ad annuire, voltando i tacchi per andare in cortile.

Preso dai propri pensieri com'era, quasi non si accorse di Darfel, che gli si parò di fronte senza alcun preavviso, mentre svoltava per un corridoio.

-Darfel?!- sbottò Faolan, pur premurandosi di tenere basso il tono di voce. Sul suo volto apparve un'espressione sconvolta: cosa ci faceva lì? Era l'ultima persona che avrebbe voluto nei paraggi, vicina a Grevor.

-Ehm...ciao! Tutto bene?- se ne uscì Darfel, con un sorriso piuttosto forzato. Era abbastanza palese che non avesse messo in conto di farsi scoprire, a giudicare dal modo in cui si passò nervosamente una mano tra i capelli, ridacchiando. -Da quanto tempo, eh?-

-Che cosa ci fai qua?- Faolan lo afferrò per un braccio, trascinandolo in un corridoio più stretto e nascosto. Darfel lo seguì con passo svelto, senza rispondere, prima di fermarsi di fronte a lui e guardarlo, titubante.

-Volevo vedere cosa ti stava succedendo.- ammise Darfel. Non era bravo a mentire, e di rado provava a farlo. Quella volta, probabilmente, aveva già deciso di rinunciarci in partenza: ormai si era fatto scoprire, era inutile fingere.

-E...perché?- Faolan si trattenne a stento dall'urlare. Aveva il corpo teso come una corda di violino, come un burattino stretto da decine di fili.

Darfel non poteva assolutamente stare lì! Era da anni che cercava di distrarlo da quella faccenda, e ora si era gettato come una preda in una tana di mostri. Se Grevor lo avesse visto, sarebbe stata la fine.

-Perché?! Ma secondo te, scusa? Sono preoccupato per te, razza di scemo, mi sembra ovvio!- Darfel lo guardò negli occhi: lo faceva spesso, quando voleva affrontarlo, quasi a volergli dimostrare che non aveva nessuna paura, nessun desiderio di arrendersi. –Non mi dici una parola quando torni dal castello di Grevor. Quando lo vedi torni arrabbiato o giù di morale. E stamattina..sei stato davvero troppo vago su questa questione.-,sospirò, prima di incalzare: -Cosa sta succedendo? Cosa ti sta facendo?-

-Non devi preoccuparti per me.- Faolan fece del proprio meglio per mantenere un tono di voce controllato, una posa imperturbabile. Il minimo tentennamento avrebbe ulteriormente insospettito Darfel. –Ho solo tanto lavoro da sbrigare, ma sto benissimo. Volevo...solo finire il prima possibile, tornare da te stasera. Così saremmo usciti insieme.-

-Mi dispiace, ma non riesco a credere che tu stai benissimo.- insistette Darfel, più gentilmente, per poi proseguire, rapidamente. –Volevo lasciarti in pace come ti avevo promesso, ma non ci riesco. Non riesco a far finta di niente, quando stai da schifo.- ammise, apprensivo. Si era trattenuto per settimane, ma in quel momento non riusciva proprio a stare zitto: il modo in cui Faolan reagiva lo turbava ancora di più. -Faolan, credi che io non veda certe cose? Il modo in cui ti spaventi quando devi andare da Grevor? Le cicatrici sulle tue spalle, sulle tue braccia, o..-

Faolan dischiuse leggermente le labbra, in un moto di sorpresa. Darfel avrebbe voluto prenderlo per un braccio a sua volta e farlo smettere di tremare, dandogli un minimo di conforto: notò subito il modo in cui un fremito inquieto lo scosse, facendogli abbassare lo sguardo. Darfel ci aveva visto giusto: fino a quel momento non gli aveva mai detto nulla, ma gli era capitato di osservare un paio di volte dei segni di bruciatura sui suoi avambracci, o, le poche volte che non portava le armature, dei solchi profondi a segnargli le spalle segnate, e soprattutto, il modo in cui ogni volta aveva nascosto quei suoi dettagli, vergognandosi.

-..i tuoi genitori, la tua famiglia, chi sono? Non li ho mai visti.- mormorò Darfel. –E Grevor, perché ti fa così paura?- quasi lo supplicò, nel rivolgergli quelle domande. –Perché non mi dici niente del tuo passato? Io sono dalla sua parte, davvero. Mi sono trattenuto anni dal chiedertelo. Ma adesso dovresti lasciarti aiutare, davvero. Ti prego. Io..tengo davvero tanto a te. Sei importante per me.-
Darfel si strinse le mani, tormentandole nervosamente. Aveva cercato di rispettare i silenzi di Faolan per tanto tempo, non si era offeso di fronte ai suoi rifiuti di raccontare qualcosa sulla sua famiglia, infanzia o adolescenza. Ma ormai non poteva più fare finta di niente: Faolan stava sempre peggio, e lui aveva troppa paura di vederlo crollare.

-Darfel, non..non sono cose importanti. Ti stai preoccupando troppo, davvero. Non dovresti neanche notarle, certe cose. Sei gentile, come sempre. E ti ringrazio. Ma...va tutto bene. Risolverò tutto quanto.- tagliò corto Faolan. La testa gli vorticava come una giostra impazzita. In quel momento, avrebbe voluto sprofondare nel pavimento ai suoi piedi, oppure correre via e andare a combattere, come faceva quando voleva levarsi quei pensieri dalla mente. Darfel voleva delle risposte, ma lui non poteva dargliele: quella constatazione gli faceva sempre più male.

-Ma io..- Darfel fece una smorfia, prima di ammettere, con grande sforzo: -..io voglio soltanto aiutarti, nient'altro, lo giuro. Lasciamelo fare!-

-Nessuno può aiutarmi!- Faolan esclamò di colpo, senza più trattenere il nervosismo e il panico. –Scusa. Scusa.-, si affrettò a dire, mortificato. Non avrebbe mai voluto sbottargli contro, ed era la prima volta che lo faceva.

-Non fa niente. Ma dopo questa, non mi hai certo rassicurato.-,sorrise Darfel, amaramente.-

-Senti, so he vuoi aiutarmi, ma non puoi, nessuno può farci niente! Smettila, ti prego. Ti metterai nei casini. Ho paura per te, Darfel, ti prego.-, si ritrovò a supplicarlo Faolan, senza più girarci intorno. -Sei troppo importante. Sei troppo prezioso per me, non lo capisci? Voglio che tu stia al sicuro.-

Darfel, a quella sua risposta, si zittì. Faolan pensò che se ne sarebbe andato, che lo avrebbe mandato al diavolo o avrebbe girato i tacchi, ma non lo fece: restò a fissarlo con aria decisa, anche in quel caso. Di male in peggio.

-Ma cosa stai dicendo? Come faccio a lasciarti in pace quando stai soffrendo, che persona sarei? E comunque, non è vero: posso aiutarti io! Senti...- riprese il biondo, con tono secco. –...mi hai portato in giro praticamente sempre, anche quando rallentavo le tue missioni, solo per farmi divertire. Ti sei sempre preoccupato per me, senza chiedere nulla in cambio, per anni. Mi hai sentito? Anni! Quindi, perché, se ora sono io a preoccuparmi, a te non va bene?-

-Che significa? L'ho fatto con piacere..- cercò di interromperlo Faolan, con scarsi risultati. –Non sono da lodare per questo, Darfel. Non mi devi nulla, non devi risolvere i miei problemi per ripagarmi, o qualcosa del genere. Ce la faccio da solo, non voglio esserti di peso.-

-Significa che io mi accorgo di quanto mi aiuti e di che persona sei!- Darfel alzò il tono di voce. -Perché non mi lasci ricambiare e basta? Perché consideri i tuoi problemi così poco importanti? Sono stanco..sono stufo di vedere come ti sottovaluti.- Per un istante, l'uomo abbassò lo sguardo, con aria stanca e abbattuta. Le parole che si lasciò scivolare via dopo furono talmente esasperate che non ebbe nemmeno il tempo di riformularle.–Per una volta, smettila di portarti tutto il peso sulle spalle, e lascialo a me, qualunque cosa stia succedendo. No? Per me non è un peso. Per me, TU non sei un peso! Devi capirlo, cazzo! Come faccio a fartelo entrare in testa? Anche adesso che sai quanto mi piaci, non lo capisci ancora?-

Faolan scosse il capo. Urlare non serviva, sbottare nemmeno. Ciò che stava spingendo Darfel a quelle azioni non era un guizzo momentaneo di altruismo, bensì una decisione molto più sentita di quanto avesse creduto inizialmente.

Ed era proprio perché era così serio che Faolan doveva fermarlo il 'prima possibile e allontanarlo da sé. Il peso che Darfel desiderava portargli via lo avrebbe schiacciato come un masso, e lui non avrebbe mai permesso che accadesse una cosa del genere, tantomeno alla persona a cui più si era affezionato.

-Non mi devi niente. Ti ho aiutato perché volevo farlo, non mi aspetto certo che tu risolva i miei casini per ricambiare il favore. – rispose Faolan, stanco. –Me la caverò. Non hai nessun debito nei miei confronti, davvero. Sono felice di piacerti. Piaci anche a me, da tantissimo tempo. Ma.. non devi metterti in mezzo a queste cose.-

-Ancora? Ma come te lo devo dire che non ti voglio aiutare e ascoltare soltanto perchè mi sento in debito nei tuoi confronti?- ribattè Darfel, alzando la voce.

Faolan sussultò, quando Darfel gli prese un braccio, senza fargli del male, senza strattonarlo, ma tenendolo fermo vicino a sé. Darfel lo guardò con tutta la convinzione di cui era capace, nonostante gli occhi leggermente lucidi, stanchi. Faolan, da una parte, si sentì in colpa per averlo ridotto a quel modo, esasperando e spaventandolo: sapeva che meritava di sapere la verità più di chiunque altro, sapeva che in quel momento non poteva comprendere il proprio atteggiamento e soffriva perché non riusciva ad aiutarlo. Dall'altra parte, però, non potè fare a meno di provare una certa commozione e incredulità: era la prima volta dopo tantissimo tempo che qualcuno voleva conoscerlo per chi era davvero, che combatteva a quel modo per lui. Suo malgrado, nonostante tutto, non si scostò dalla sua presa, anche se sapeva bene che avrebbe dovuto farlo: più si mostrava vulnerabile nei suoi confronti, più difficile sarebbe stato farlo allontanarlo da sé in futuro.

-Tu non hai idea, probabilmente..- aggiunse Darfel, ammorbidendo la presa sul suo braccio, tracciando con esitazione il profilo del suo polso con le dita. Faolan tremò leggermente, non più per l'agitazione di poco prima, ma per una sorta di sollievo inaspettato. –..di quanto sei importante per me, non solo perché mi hai salvato, ma perché sei tu e basta.- continuò Darfel. -E sai cosa? Non me ne stupisco neanche, purtroppo. Ti sottovaluti sempre, continuamente.- la voce di Darfel si incrinò, mentre abbassava lo sguardo, avanzando di un passo verso di lui. Faolan non lo fermò, e non riuscì a trattenersi dal posare una mano sul dorso della sua, stringendola appena, quando sentì la sua carezza farsi più incerta e preoccupata. Per un attimo si stupì di quanto gli fosse venuto naturale quel gesto, o quanto il tocco dell'altro lo stesse rassicurando, come una carezza familiare. Doveva ancora abituarsi a quelle sensazioni, dato che erano ancora inesperti entrambi.

Tuttavia, non ebbe tempo di pensarci su troppo: poco dopo lo ascoltò continuare a parlare con fatica, cercando di ignorare il modo in cui la propria mente si stava piacevolmente appannando, cercando di eliminare le sue solite preoccupazioni, preoccupazioni che invece avrebbe dovuto ricordare bene.

-Ti sottovaluti così tanto da non pensare neanche più di meritare l'aiuto di qualcuno, non è così? Ma io sono qui, e non intendo arrendermi. Non ho paura di Grevor, né di nessun altro. Sono forte. Sono un cavaliere. Mi hai reso forte anche tu. E ora combatterò per te, se serve.- proseguì Darfel, tornando a guardarlo.

Faolan non riuscì a fare a meno di pensare che forse avrebbero dovuto fare un discorso del genere da un'altra parte, magari in uno dei soliti posti dove si confidavano o andavano a fare le passeggiate e gli allenamenti, di certo non nel castello del suo più grande nemico. Ma probabilmente, certe parole e certi avvenimenti non si potevano prevedere e programmare. Probabilmente, se qualche ora prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato a un passo scarso di distanza da Darfel, a realizzare quanto fosse, in un certo senso, fortunato, non gli avrebbe neppure creduto.

-Non so molto del tuo passato, è vero. Ma puoi fidarti di me, e ti darò una mano, se me lo permetterai.-

Faolan, per qualche istante, fu estremamente tentato di annuire e parlare. Fu tentato di sorridergli e ringraziarlo, di intrecciare le dita alle sue, di restare in quell'attimo in cui gli sembrava che tutto fosse semplice e leggero: avrebbe potuto parlare a Darfel, e Darfel avrebbe potuto finalmente sapere tutto di lui. Ma la determinazione dell'altro, l'onestà con cui gli stava offrendo un aiuto, passato quel momento di euforia, finirono per spaventarlo ancora più del solito.

Non era in una situazione normale, purtroppo.

Parlare, nel suo caso, era sufficiente a far morire qualcuno.

Era successo in passato, e Grevor aveva minacciato di farlo accadere di nuovo. Non poteva permetterlo.

-Anche tu sei importante per me, più di chiunque altro, credimi.- riuscì a dirgli Faolan, con meno sforzo di quanto aveva previsto: era una delle poche cose, in quel momento, che poteva dirgli con sincerità, ed era un sollievo ammetterlo. Darfel gli sorrise, e a Faolan fece ancora più male finire di parlargli. –E proprio per questo, voglio che tu stia lontano da questa storia. Non posso coinvolgerti.-

Non appena Darfel fece per aprire bocca e protestare, Faolan si scostò, suo malgrado, da quella presa. Posò le labbra sulle sue con gentilezza, giusto per fargli capire che non fosse pentito di quei sentimenti, prima di allontanarsi da lui.

-Senti, adesso ti accompagno in giardino.- Faolan decise di cambiare argomento, di punto in bianco. –Se prendi l'uscita sul retro, almeno, non dovrai motivare la tua presenza al castello. A Grevor non piacciono gli estranei.-

Darfel ci rimase a dir poco di sasso. Per un po' tenne gli occhi incollati al terreno, con le sopracciglia inarcate, dimostrandogli la sua palese disapprovazione.

-Ne riparleremo all'Accampamento.- disse Darfel, semplicemente, per nulla arreso.

Faolan si sforzò di ignorarlo, mentre scendeva giù dalle scale a chiocciola del castello, con passo svelto. Le pareti di granito, i gradini di legno, le decorazioni di foglie e piante richiamavano alla perfezione l'ambiente montano che circondava la rocca. Era una vera impresa non perdersi nella fortezza di Cambria, considerando che aveva trenta torri colorate ed altrettante uscite.

Ci volle un quarto d'ora per trovare il giardino, ma tutto il tempo e lo sforzo furono ripagati dalla vista di un'immensa distesa verde punteggiata di fiori, di una varietà incredibile di alberi e di statue decorative.

Il giardino della reggia era spesso adibito a festeggiamenti e pranzi, non era tanto sorprendente che esso fosse sterminato: era più sorprendente vedere come ogni elemento artificiale si intonasse alla natura circostante.

Tavoli di legno e roccia erano stati sistemati in ogni dove, sgombri e puliti. Le sedie erano basi di tronchi d'albero, e sulla scalinata che conduceva al prato troneggiavano splendide statue.

Faolan diede un'attenta occhiata a quelle opere d'arte, nonostante le conoscesse molto bene.

La statua di Alaron, con i capelli colorati di rosso, teneva tra le mani una lanterna, dando l'illusione di reggere una vera e propria fiamma. La sirena Theralin sfoggiava una fluente chioma blu e bolle di vetro trasparente. Iskender, lo Stregoncino, aveva un'ala e diverse parti del corpo in metallo. E poi c'erano Jehan, un Incantatore che comunicava con gli animali, Kalia, una delle prime Contesse, e un'altra serie di eroi dell'isola. Fel, la misteriosa eroina dai capelli argentati, aveva come sempre il volto meno altero e più dolce.

-Comunque...che fame!-, esclamò Darfel improvvisamente, spezzando la placida quiete del luogo e la tensione che ormai aleggiava tra di loro da diversi minuti, estraendo un panino dalla tasca della giacca.

-Darfel, ma sei un mercato di cibo ambulante?- Faolan non riuscì a trattenere una mezza risata, di fronte al suo atteggiamento rilassato, tutt'altro che formale. Si rabbuiò solo dopo qualche secondo: come mai era tornato a comportarsi come sempre? Conoscendolo, dubitava si fosse davvero distratto dai pensieri cupi di prima. Forse stava soltanto temporeggiando, aspettando di comprendere meglio la situazione in un altro momento. Quel pensiero lo spaventò al punto tale che incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo, evitando di guardarlo in faccia.

-Ho solo le tasche e lo stomaco moooolto capienti!-, replicò subito Darfel con aria soddisfatta, terminando il panino in pochi morsi.

-Noto. Beh, è un piacere vederti pieno di vitalità.- osservò Faolan, divertito, prima di aggiungere: -Comuqnue, ora devo aspettare qua la contessa Blez. Devo parlarle urgentemente.-

-Faccende organizzative?- si informò Darfel.

-Esatto. Le porte del cancello si apriranno soltanto al suo arrivo. Quindi potrai andartene da qui soltanto tra qualche minuto. Speriamo che Grevor continui a restare chiuso nel castello.- disse Faolan, scrollando le spalle.

-Va bene, intanto ci sediamo?- propose Darfel, con un mezzo sorriso.

Faolan annuì, prendendo posto su una panchina di legno e socchiudendo gli occhi, lasciando che la brezza fresca gli accarezzasse il viso e gli schiarisse i pensieri.

Per un attimo smise di soffermarsi su Darfel e ripensò alle parole di Grevor, ai suoi piani e alle sue minacce, che lo avevano davvero spiazzato. Suo fratello non era cambiato di una virgola, anzi, era persino peggiorato. Accettare di aiutare un uomo come Evan soltanto per ottenere una ricompensa era assurdo. Ancora più assurdo, era imbrogliare Alaron e fingersi suo fidato collaboratore, per poi pugnalarlo alle spalle.

Ogni volta che Faolan pensava a cosa sarebbe potuto succedere ai due ragazzi terrestri se fossero finiti nelle sue grinfie, si sentiva tremare di inquietudine.

E in tutta onestà, aveva paura anche per sé stesso: non poteva assolutamente farsi scopririre, ma gli appariva sempre più difficile attuare un piano. Come avrebbe potuto contrastare Grevor, chi lo avrebbe aiutato, se tutti sull'isola veneravano suo fratello ed avevano timore di lui, se escludeva Darfel, a cui non poteva dire nulla?

Forse Blez, ma in fondo non lo conosceva neppure. Si sarebbe fidata delle sue parole? Non poteva fare a meno di domandarselo in continuazione.

-Ehi, Faolan, vuoi una mela?- gli chiese Darfel, improvvisamente, facendolo sobbalzare.

Faolan si riscosse, perplesso dalla domanda. –Uh? No, grazie.-

-Ma dai! Le mele fanno bene alla salute! E mi pesano nelle tasche!-

-Ma io ... non ho fame, ecco.- obiettò Faolan.

Darfel gli piazzò una mela tra le mani senza troppi complimenti. Faolan, con una smorfia divertita, le diede un morso.

-E va bene. Ma solo perché odio sprecare il cibo ... -

Darfel sembrò ringalluzzito. –Ah, bravo! Ai vecchi fa bene mangiare.-

Faolan gli lanciò un'occhiataccia, fingendo di offendersi. –Io non sono vecchio! Ho solo due anni in più di te!-,esclamò, e poi si alzò in piedi, dirigendosi altrove.

Darfel sorrise, acchiappò il frutto e lo divorò in pochi istanti. Si gettò il torsolo alle spalle, poi si alzò in piedi e rincorse il Cavaliere, urlandogli con tono divertito: –La verità fa male, eh?-

Faolan si voltò di scatto verso di lui, gli rivolse un gran sorriso e gli fece un gestaccio con la mano, mostrandogli il dito medio. In quel preciso istante, la Contessa Blez apparve alle spalle di Darfel.

-No, no...non fraintenda!-, si affrettò a dire Faolan, ritirando immediatamente la mano, mentre Blez aggrottava la fronte. –Il gestaccio non era rivolto a lei, Contessa!-

Darfel si voltò verso la contessa, mentre cercava di trattenere una risata.

–E' un piacere conoscerla, Contessa Blez.-

Blez tacque ancora per qualche istante, poi scosse il capo, scoppiando a ridere.

-Vi volete proprio molto bene, vero? Comunque, non datemi del lei, per favore! Mi sento vecchia!-

Faolan la osservò: aveva i capelli e gli occhi neri come l'inchiostro, la pelle scura, ed era vestita con semplicità, nonostante il titolo. Un diadema sottile le ornava la fronte, e l'abito azzurro era decorato da disegni di galassie e pianeti. Aveva un aspetto regale, ma un'aria assolutamente amichevole.

-Oh, giusto, parlavamo proprio di vecchiaia, prima!-, esclamò Darfel entusiasta, afferrando Faolan per un braccio e indicandolo a Blez. –Dimmi: non è un po' un vecchietto?-

Blez accennò un sorriso divertito. -Quanti anni avete, voi?-

–Io venticinque, e tu?-, rispose Faolan.

-Io ventotto.-

-E io ventitrè, quindi siete entrambi vecchi, tranne me!-, tagliò corto Darfel, facendo sorridere di nuovo Blez.

Poi fu Faolan a parlare, abbassando il tono di voce. –Darfel, puoi tornare all'Accampamento, per favore? Ci vediamo dopo.-

Darfel, probabilmente, aveva soltanto una gran voglia di piantare i piedi nel terreno del giardino fino a farsi credere delle radici e non scollarsi mai più da lì, ma, forse per rispetto della contessa e del lavoro di Faolan, finalmente cedette.

-Va bene. Arrivederci, contessa. E ci vediamo dopo, Faolan.- salutò, rapidamente, con un inchino, prima di sgattaiolare fuori dal castello.

****

Pochi istanti dopo, decisamente più sereno, Faolan riuscì finalmente a parlare con la contessa.

-Blez, mi dispiace interrompere la tua visita al castello, ma ti stavo proprio cercando. Dovremmo discutere riguardo ad una questione di grande importanza. Sono Faolan Grenwall, capo della Guardia di Istmil, comunque. Piacere.- disse il cavaliere, porgendogli la mano.

Blez la strinse rapidamente, prima di aggiungere: -Piacere mio. Ti conoscevo già di vista.-, Non sembrava affatto infastidita da quell'improvviso disturbo: l'espressione che regnava sul suo volto, piuttosto, era di sincera preoccupazione. –Di che questione importante si tratta? Spero non sia nulla di grave!-

-Purtroppo lo è, invece.-, replicò Faolan, senza troppi giri di parole. Era inutile perdere tempo, quando si trovavano già alle strette. –Si tratta delle vere intenzioni di Grevor riguardo alla missione che Alaron gli ha assegnato. Sicuramente sai di cosa stiamo parlando. Mio fratello ha accennato al fatto che hai ricevuto lo stesso incarico: portare i due ragazzi fino alla montagna di Iskender.-

Blez sembrò allarmata. Una delle sue mani strinse un lembo dell'abito, tradendo un certo nervosismo.

-E' normale che anche tu ne sia a conoscenza anche voi? Mi hanno detto che solo io e Grevor abbiamo ricevuto questo compito.-

-Chi te lo ha detto, Alaron?-, incalzò Faolan, senza girarci intorno.. Non serviva fingersi ignaro di tutto: qualcosa gli diceva che Blez avrebbe apprezzato di più una certa onestà.
–Puoi dirlo tranquillamente, tanto so praticamente tutto anche io: so che devi portare i due ragazzi da Iskender, insieme ai loro zaffiri, se vuoi evitare che sull'isola scoppi una guerra. Comunque, non era previsto che io sapessi qualcosa sulla missione di Alaron -, aggiunse Faolan, in risposta all'espressione confusa di Blez. –L'ho scoperto per caso, ascoltando una conversazione di Grevor. Era una mattina come un'altra, ed ero qui, al castello di Cambria, per alcune questioni di lavoro.-

Blez lo ascoltava con espressione attenta, annuendo di tanto in tanto, a dargli cenno di continuare. Faolan non riusciva a capire se si stesse guadagnando la sua fiducia, ma procedette lo stesso.

- Essendo il Capo dei Cavalieri, sono spesso chiamato alla rocca, dove mi consegnano i rapporti sulla situazione dell'isola e sulle zone più pericolose da controllare. In questi giorni, in cui si sta organizzando la Festa dell'Incoronazione, capito qui ancora più spesso.- ,le spiegl, lentamente. -Passeggiavo per i corridoi, in attesa di un'udienza, quando mi sono ritrovato di fronte ad uno degli uffici. Ed è stato allora che ho sentito la storia dell'impresa: Grevor la stava spiegando a qualcuno, ma non ho individuato l'altro interlocutore, considerando che ha parlato veramente poco. Forse si trattava di Zeliha, la sua fidanzata.-

Si indicò le orecchie appuntite, una delle caratteristiche ereditate dal padre Elfo.

-Come ben sai, chi ha le orecchie da Elfo ha l'udito più acuto. Quindi, ho ascoltato facilmente le sue conversazioni, e capendo quanto fossero importanti, ho prestato molta attenzione.-

-Quindi, è stato così che hai scoperto la faccenda degli zaffiri?- lo interrogò Blez, inarcando appena le sopracciglia. Faolan era consapevole che avrebbe potuto risultare un impiccione, ma annuì, decidendo di non mentire.

- Esatto. Ho scoperto che Alaron ha chiesto a Grevor di portare Ivy Tallis e Brian Rosenfer, i due terrestri, da Iskender.- Blez annuì, e annuì di nuovo quando Faolan le riferì tutto il resto del discorso, dei frammenti di zaffiro e del danno che avrebbero causato se non fossero stati rimessi a posto.

-Proprio ciò che Alaron ha chiesto a me.- concordò Blez. –Tramite una visione, quando ero nel castello.-

-Ne hai parlato con qualcuno?-,le domandò Faolan, preoccupato.

-Sì, con Oflodor, il mio fidanzato. E lui ne ha parlato con suo fratello, che si chiama Erik. Ma sono affidabili, li conosco bene. Oflodor vuole aiutarmi a portare i due ragazzi da Iskender. Ma poi? Cos'altro avete sentito, cos'è successo? Quali sarebbero le "vere, malvagie intenzioni di Grevor riguardo alla missione che Alaron gli ha assegnato"? -,chiese Blez, riportando le sue parole.

-Dopo aver sentito della missione, ho voluto capirne di più-, ammise Faolan. Ma si guardò bene dal dirle che in realtà, aveva spiato Grevor perché nutriva già parecchi sospetti sul suo conto. Le avrebbe dovuto spiegare cose che non poteva dire ad anima viva. La collaborazione tra Grevor ed Evan, ad esempio. Una collaborazione che avrebbe dovuto spezzare da solo, se non voleva causare ulteriori danni.

L'unica cosa che poteva fare, al momento, era almeno evitare il peggio, far sì che Alaron e i due ragazzi non venissero ingannati da Grevor. Ad Evan, in qualche modo, ci avrebbe pensato dopo.

–Sono tornato qui al castello, per riuscire a captare nuove informazioni. E ce l'ho fatta fatta, ma sono sconvolgenti ... –

Pensò a come avrebbe potuto parlare di Evan senza fare espressamente il suo nome. Pensò disperatamente a come cavarsela, e trovò una soluzione momentanea.

-Ho sentito che vuole rapire Ivy e Brian e consegnarli a un certo "Grande Signore"-, spiegò Faolan. Un nome vago, neutrale, al momento poteva andar bene.

-Rapire e portarli al Grande Signore?! Ma chi è?-,si preoccupò Blez, scuotendo il capo.

-Non lo so! E' tutto ciò che sono riuscito a capire, poi Grevor è uscito dalla stanza, senza aggiungere altro. Mancava davvero poco e mi avrebbe scoperto.- Faolan odiava mentire. Odiava dover eliminare nomi, fatti, informazioni utili dalle conversazioni. Ma non poteva fare altrimenti. Nessuno meglio di lui sapeva cosa sarebbe successo se soltanto avesse nominato Evan, se avesse ammesso che il "Grande Signore" era lui. Nessuno poteva saperlo, perché non c'era nessuno a cui potesse raccontarlo.

C'era una lista di cose che, come al solito, Faolan non poteva dire. Era ancora ingabbiato nella morsa degli incantesimi di Grevor, e nonostante stesse facendo del suo meglio per liberarsi, doveva guardare il mondo dietro a delle sbarre, attento a non farsi scoprire mentre si costruiva un piccolo varco per la libertà. Così come Darfel non poteva rischiare la vita, di certo non poteva rischiarla nemmeno Blez.

- Io..volevo solo avvertirti, metterti in guardia, dirti di non collaborare con Grevor.- insistette Faolan, felice che almeno potesse dirle ciò. Se Blez avesse saputo che Grevor non era affidabile, sarebbe già stato un passo avanti. Poteva salvare lei, una persona. E i ragazzi terrestri, altre due persone. Evitare una guerra sull'isola, altre persone ancora. Per una volta, forse, Faolan sarebbe riuscito a fare qualcosa di positivo, nonostante tutto.

-Non cercare assolutamente Ivy e Brian ad alta voce in posti pubblici, alla Festa dell'Incoronazione, o cose del genere. Grevor non deve individuarli!

Forse lui si aspetta che gli darai una mano a trovare i due ragazzi. Ma, per favore, fingi di non sapere niente di loro. Li troveremo, e avrai il mio aiuto, se vuoi. Tutto ciò che vuoi, basta che non finiscano nelle mani di Grevor. Non ho capito bene a chi vuole portarli e per farne cosa, è vero, ma di certo questo "Grande Signore" non suona molto sicuro.-

Blez annuì seria, per poi chinare appena il capo, in segno di rispetto. –Sì, capisco. Beh, che dire.. non mi aspettavo certo una cosa del genere. Ti devo davvero ringraziare per avermi avvisata. Ammetto di essere davvero preoccupata per il comportamento di Grevor: sta per salire al trono, e cospira alle spalle dell'intera isola. Non dovremmo tentare di fermarlo, anziché portare Ivy e Brian da Iskender e nasconderci da lui? –

-Potremmo farlo, certo, ma non è solo: a quanto pare ha degli alleati, che si rivolterebbero contro di noi senza pensarci due volte. E poi, non abbiamo prove per dimostrare le sue vere intenzioni-, spiegò Faolan, pazientemente. –Non adesso, almeno. E ci serve agire all'istante. Purtroppo, conosco Grevor, ho sentito tutto il suo discorso. Se sapesse che siamo contro di lui, ci eliminerebbe semplicemente. Per non parlare di che cosa vuole fare a tutti gli abitanti dell'isola!

Ha detto chiaramente di essere interessato ai territori, non alla popolazione.-, proseguì, con malcelato nervosismo. Odiava quel lato del fratello da anni. -Se dovesse scoprire che i suoi cittadini sospettano di lui, farebbe uno sterminio. Se non si accorgerà dei nostri piani e sospetti, invece, per noi diventerà più facile ottenere la pace, alla fine di tutto.-, osservò, prima di riassumente il loro piano: -Dobbiamo agire nell'ombra, per la nostra sicurezza. Portare i ragazzi in salvo, e parlare con Iskender degli zaffiri.-

-Con che mezzi pensa di eliminarci tutti quanti?- Blez sembrò perplessa. –E poi, a cosa gli serve, il territorio dell'isola, senza che nessuno lo abiti? Cos'hai sentito dire, di preciso?-

Era comprensibile che la contessa avesse dei dubbi. Per aver ottenuto quella posizione, doveva essere una persona intelligente e consapevole di ogni realtà dell'isola. Faolan non si era di certo aspettato che non facesse domande, ed era ben contento di risponderle, vedendola così attenta.

–Grevor ha detto: " Se ci dovesse intralciare una sola persona, attiverò l'esercito dei Mostri!".-, riportò le parole del fratello, con un brivido. -Per quanto riguarda il territorio, credo che voglia consegnarne una parte al Grande Signore, probabilmente per ottenere qualcosa in cambio: la sua collaboratrice, Zeliha, gli ha detto più volte un qualcosa del tipo: "Grevor, sai che il Grande Signore tiene parecchio all'isola, se vogliamo ciò che ci offre dobbiamo controllarla il più possibile". – Faolan cercò di ricordare al meglio le parole del fratellastro, sforzandosi di essere esauriente, pur omettendo il nome di Evan, o l'effettiva ricompensa che Evan aveva offerto a Grevor. una ricompensa folle, ma che aveva acceso subito l'entusiasmo del fratellastro.

-Non so a che esercito si riferisca, non so cos'abbia in mente, ma contro i Mostri io combatto da anni, e sono davvero pericolosi.- la mise in guardia Faolan, preoccupato. –Ormai continuano a invadere senza che nessuno ne sappia le cause.-

-C'è qualche ipotesi che spiega la loro provenienza, credo: si dice che i Mostri vengano dalla materia oscura che un tempo difendeva il pianeta Pangram dagli attacchi esterni. L'isola è fatta coi frammenti di Pangram, quindi...- osservò Blez, pensierosa.

Faolan annuì, la fronte aggrottata e le labbra increspate in una smorfia pensierosa. –Anch'io penso sia andata così, Blez. Ma da qualunque posto vengano i Mostri, sono quasi impossibili da sconfiggere, se raggruppati. Se Grevor creasse un esercito del genere, lo userebbe contro ogni suo oppositore. Non possiamo permetterci una cosa simile. Dobbiamo sembrare insospettabili, mentre portiamo in salvo i due ragazzi e lasciamo che lui resti tranquillo, senza scatenare l'inferno.-

Blez si stava guardando intorno con aria preoccupata, socchiudendo gli occhi di tanto in tanto. D'un tratto, sussultò.

-Grevor sta arrivando, è già sulla scalinata. Attento!-, bisbigliò a denti stretti. –Ora dovrò parlarci, vedrò come mi dirà.-

-Ricordati che lui non sa che conosci i suoi piani malvagi, quindi comportati normalmente.- suggerì Faolan. –Ma non fidarti di lui-, riuscì ad aggiungere , prima che Grevor arrivasse.

-Buongiorno, signorina-, esordì Grevor non appena li raggiunse, rivolgendo a Blez un sorriso radioso. Con i capelli verdi tagliati corti e gli occhi dorati, possedeva una bellezza particolare, di cui era perfettamente consapevole. La sua voce, il suo sguardo, le sue espressioni, riflettevano una gentilezza inaudita. Era davvero difficile credere che quel giovane uomo stesse organizzando un rapimento, che fosse d'accordo con un "Grande Signore" non ben identificato, e che mettesse in piedi eserciti di Mostri. In cerca di quale ricompensa, poi?

Blez cercò di imprimersi per bene in testa le parole di Faolan, cercando di non farsi ingannare dalle apparenze.

Ma cosa le garantiva che non fossero proprio Faolan a mentirle, pur sembrando così sincero? Che avessero qualche motivo per metterla contro Grevor?

Si avviò comunque i due fratelli all'interno del castello, colma di dubbi e speranzosa di ulteriori chiarimenti.

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